Gomorra – 3×09/10 1


Gomorra - 3x09/10La morte del vecchio patriarca al termine della stagione passata aveva segnato il primo punto di non ritorno nella storia di Gomorra: tutto quanto costruito con pazienza e con un lavoro certosino andava ripensato e ricostruito a partire dalle fondamenta. Ad una sola serata dal termine di questa terza annata sta arrivando il momento di stilare i primi bilanci.

Il defilamento della figura di Sollima ha condotto ad un percepibile cambio di rotta nella gestione di un intreccio che ha seguito piuttosto fedelmente la classica struttura narrativa in tre atti. La maggiore attenzione introspettiva, costruita insistendo  sulle dinamiche e sui dialoghi a due, ci ha regalato personaggi unitariamente solidi e, soprattutto, relazioni di grande spessore. La prima e principale conseguenza di una simile scelta programmatica è stata la decisione di marcare l’accento sul dualismo fiducia/tradimento.
È importante soffermarsi un momento sulle modalità attraverso cui si sviluppano i rapporti nell’universo di Gomorra. Il mondo della camorra è una condanna ad un’esistenza solitaria e nascosta; le numerose sequenze dedicate ai brevissimi incontri tra boss se da un lato possono sembrare un modo per riempire il minutaggio, dall’altro sono indice della solitudine a cui sono costretti i protagonisti, una solitudine a cui si può sfuggire soltanto forzando oltre ogni limite l’intensità di quei pochi rapporti degni di fiducia.

– Chi è fratete? Io o Enzo? […]
– Io la scelta mia l’agg’ fatt’ già.

Nella nona puntata la morte di Carmela segna un nuovo capitolo dell’amicizia tra Genny e Ciro. Un’azione, quella di Gennaro Savastano, apparentemente controintuitiva, ma dettata dalla necessità di rompere lo stallo creatosi e, soprattutto, da quel sentimento di gelosia per Sangue Blu di cui avevamo avuto sentore già nelle scorse settimane. D’altro canto questa si sta rivelando la stagione della caduta di Genny che, privato di gran parte del potere e forzatamente lontano dalla famiglia, ha coltivato un attaccamento quasi morboso alla figura di Ciro, l’unica persona di cui crede di potersi fidare. Da parte sua l’Immortale, dopo la morte della figlia, è condannato a sopravvivere in un mondo dagli orizzonti limitati, perennemente in cerca di un surrogato per gli affetti perduti.
Rientrato dalla Bulgaria, Ciro si è scoperto diviso in due: da una parte il giovane Sangue Blu, in cui l’Immortale vede se stesso da giovane, pieno di rabbia ed intraprendenza, dall’altra Genny, il richiamo di un passato ancora vivo, un’amicizia stratificata e profonda che ha scontato il fio di errori e tradimenti. La scelta non può essere che una, nel rispetto di una tradizione in cui il primogenito gode di una posizione privilegiata. A farne le spese è Sangue Blu, mero strumento nelle mani di chi detiene il potere, prima accarezzato e blandito e ora abbandonato al suo destino.

Ma int a sta guerr’ io per primo  sto perdnn’ a carna mia.

Gomorra - 3x09/10La parabola di Enzo è altrettanto interessante. Alle cicatrici psicologiche dell’omicidio iniziatico si sommano quelle fisiche e un terribile lutto; il giovane criminale si ritrova a percorrere un sentiero simile a quello di Gennaro nella prima stagione. La solitudine in cui lo vediamo immerso, nonostante sia sempre circondato da amici, rispecchia l’allontanamento rituale tipico delle civiltà prestoriche e necessario all’ingresso dell’età adulta.  Come Genny, di ritorno  dall’Honduras, si era rivelato un uomo nuovo, il processo di maturazione di Sangue Blu passa attraverso una perdita ed una mutilazione (dove la privazione dell’occhio è sempre simbolo di uno stato ulteriore di conoscenza e comprensione: si veda, per esempio, la vicenda di Odino che offre un occhio in cambio della possibilità di abbeverarsi alla fonte di Mimir, gesto che gli consentirebbe di ottenere la consapevolezza degli avvenimenti che hanno luogo sui rami di Yggadrasil) che lo renderanno definitivamente uomo.

Nun c’abbast’ quell c’hai fatt’ fin’ e mo.

Ciò che convince di meno, soprattutto alla luce di personaggi potenti ed ottimi attori, è l’interazione tra gli stessi. Il confine tra degli ottimi dialoghi e una deriva aforistica è sottile e, in più di un’occasione, sembra essere stato superato; la costruzione di intere sequenze in funzione della battuta ad effetto è accettabile, e spesso apprezzabile, purché non troppo ripetuta. L’impressione tratta da questa stagione è che Gomorra abbia perso un po’ di incisività, impegnata a specchiarsi tra arredamenti kitsch e suggestivi scorci di Napoli. Questa tendenza si rende evidente nel corso del decimo episodio, particolarmente pigro a livello di scrittura. A partire da un casus belli su cui si potrebbe discutere – ma che si inscrive nel discorso sulla labilità dei legami, anche quelli di sangue –, per tre volte consecutive assistiamo al ripetersi della stessa dinamica (minaccia al piccolo Pietro, rialzo delle richieste, Gennaro alle corde che si impegna per soddisfare le pretese dei suoi nemici). Non è tanto questione di credibilità dello svolgimento – siamo pur sempre all’interno di un universo malavitoso, se si intravvede l’opportunità di prosciugare una fonte non c’è scrupolo che tenga –, quanto della totale assenza di un guizzo, di un’escursione fuori dal seminato. Abituati a ben altre finezze di scrittura, è quasi frustrante vedere gli attori prigionieri di una sceneggiatura che sembra essersi adagiata sugli allori dei successi precedenti e che ci consegna una vicenda ripetitiva, risolta solo grazie ad un flebile richiamo all’onore del passato.

Tu non si fatt pe fa a fimmin de nisciun.

Gomorra - 3x09/10Questa difficoltà nel raggiungere il bersaglio si nota anche nella gestione del palco dei personaggi che, presi singolarmente, si rivelano completi e coerenti ma che, inseriti nel contesto, perdono decisamente mordente. Il peso dello svolgimento della trama si trova quindi a gravare sulle spalle larghe di Ciro e Genny – il cui rapporto assurge a nuove vette ad ogni episodio – e, più in generale, sulla presenza scenica dei personaggi storici. È infatti nella penombra del salotto di Scianel che si consuma il momento più interessante del nono episodio, in una scena che si lascia aperta ogni possibilità. L’ambiguità della sequenza, con il suo sostrato di non detto, va in coppia con l’ambivalenza di Patrizia. Dopo aver perso tutto con la morte di don Pietro Savastano la ragazza ha preferito restare nell’ombra, coltivandosi la fiducia di tutte le fazioni, immune ai tradimenti ed ai capovolgimenti di fronte, e si ritrova ad essere l’ago della bilancia dello scontro imminente.

A due ore dalla sua conclusione Gomorra ci lascia con più interrogativi che risposte, sia dal punto di vista narrativo in prossimità del finale, che riguardo all’effettivo valore della stagione. Se la recente tendenza a tergiversare dovesse essere confermata dalla visione degli ultimi episodi, potrebbe essere necessario iniziare a pensare a Gomorra come ad uno show più succube del previsto alle logiche del mercato – in cui se un prodotto vende va munto all’inverosimile. Con un’ambientazione dai confini così ben strutturati e una mitologia già evocativa, lo show di Sky Atlantic è un giocattolo perfettamente funzionante che ha dimostrato di poter sopravvivere ai suoi protagonisti ma che non ha ancora fugato i dubbi sulla sua capacità di mantenere alto il livello. Il potenziale dell’ambientazione resta altissimo, come dimostrato dall’impatto di una scena improvvisa come la morte di Carmela, e sarebbe un vero peccato se gli autori, viaggiando sull’onda della fanbase italiana e del successo internazionale, dovessero perdere per strada la densità e l’imprevedibilità con l’unico scopo di prolungare il più possibile la narrazione (la ripetitività nella storyline sul rapimento del piccolo Savastano, per quanto sia un caso ancora piuttosto isolato, è già un fastidioso campanello d’allarme).

Voto 3×09: 7/8
Voto 3×10: 6+

 

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Un commento su “Gomorra – 3×09/10

  • Daniele

    mi sbaglierò.. ma a me torna sempre in mente la frase di Don Pietro a Patrizia “l’affare che ti propongo non è buono, ti prendi un vecchio e tutti i suoi fantasmi”, sembra na proposta di matrimonio giusto? e se invece fosse sempre un messaggio in codice per qualcosa di più grande, come un percorso mirato da affrontare per emergere e prendere il potere?

    Patrizia è un mostro perchè sta bene in mezzo a tutti e per l’appunto non si capisce mai dove punti veramente.

    Vedremo, voi che pensate?

    ps – avrei dato un punto in più all’episodio solo per aver finalmente risentito “stà senza pensier” 😀