Le 30 migliori serie del 2017: posizioni 20-11 8


Le 30 migliori serie del 2017: posizioni 20-11La nostra classifica di redazione continua oggi con la seconda fascia, dalla posizione 20 alla 11 (qui trovate le dieci serie posizionate più indietro). Ricordiamo anche qui che non facciamo alcuna distinzione tra generi e che, dato l’altissimo numero di serie tv di qualità andate in onda quest’anno, tante non ce l’hanno fatta ad entrare in classifica, ma questo non significa che non le abbiamo apprezzate! 
Partiamo quindi con la ventesima posizione, ricordando l’appuntamento a domani per la Top 10:

20. The Good Place (NBC)

Le 30 migliori serie del 2017: posizioni 20-11

Uno dei grandi pregi di The Good Place è quello di saper mettere in moto con costanza ingranaggi comici eccellenti. L’agilità estrema con cui la comedy NBC si muove all’interno delle coordinate del suo genere di appartenenza non è però l’unico motivo del suo successo: la caratteristica nascosta della serie è quella di saper dispiegare un’implicita e persistente analisi dei comportamenti umani e delle relazioni nella cornice sorprendente di un contesto costruito secondo le regole del più fine realismo magico. La storia della permanenza nella dimensione ultraterrena di Eleanor Shellstrop – cinica e buffa protagonista seguita da strepitosi comprimari – si classifica infatti come un’invenzione narrativa di certo dipendente da un umorismo instancabile, ma soprattutto dominata da una creatività spettacolarmente concentrata nella raffigurazione di un mondo metafisico e concettuale lontano dalle normalità delle commedie di stampo generalista.
La convivenza di elementi più prettamente comici – sempre e comunque mantenuti su un tono qualitativo alto – e di momenti invece più contemplativi è responsabile di una formidabile tensione interna che irradia la commedia di una vivacità narrativa capace di toccare grandi temi esistenziali, mantenendo comunque leggerezza e autoironia. Virtuosa e pronta anche a salti audaci (come dimostra l’enorme colpo di scena alla fine della prima stagione), The Good Place  è un gioiellino da non perdere.

Leonardo Strano

19. Legion (FX)

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Di serie sui supereroi la televisione americana ne è ricchissima, spesso e volentieri con risultati deludenti o comunque non memorabili; ma se dietro le quinte collaborano FX e Noah Hawley, autore di Fargo, non potevamo che avere un prodotto intrinsecamente differente da tutto quello che abbiamo visto fino a questo momento. Legion è una serie atipica e a tratti assurda, che mette da parte quello che già sapevamo sui mutanti – la serie fa parte del mondo espanso degli X-Men – in favore di una nuova sorprendente indagine sulla vita e sulla mente degli esseri umani. Unendo con grande maestria la visionarietà di una regia sempre ispirata, un cast di grandissimo pregio (su cui spicca una Aubrey Plaza semplicemente superba) ed una scrittura quasi sempre in forma che tende a sacrificare la trama, Legion non è adatta a chi cerca una serie supereroistica piena di azione e plot twist, ma saprà dare molto a chi non si farà fermare dall’apparenza e vorrà andare più in fondo nei meandri della mente, e della follia, del proprio protagonista.

Mario Sassi

18. Stranger Things (Netflix)

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Si ritorna negli anni ’80, a un anno di distanza dai fatti narrati nella prima annata: i fratelli Duffer non perdono lo smalto dell’anno passato, ma forse insistono troppo sui meccanismi della prima stagione, rendendo parte di questa annata un “già visto” solo rinfrescato dalla crescita e dall’inserimento di nuovi personaggi.
Stranger Things rimane però un prodotto di assoluto livello, magnetico, ipnotico, dove la componente horror aumenta di pari passo alla crescita dei ragazzini protagonisti, che cominciano ad essere un po’ diversi dai bambini che avevamo conosciuto: l’innesto di una protagonista femminile oltre a Eleven spalanca infatti le porte all’adolescenza. Una delle serie di punta di Netflix riesce quindi ad essere di nuovo tra le migliori proposte dell’anno, anche se lontano dall’entusiasmo della prima stagione, dove l’elemento novità aveva forse dato una spinta fondamentale. Sempre ottimi gli attori (su tutti la giovane Millie Bobby Brown e il navigato David Harbour), con particolare menzione a Joe Keery che, anche grazie alla scrittura, rende il suo Steve Harrington la vera punta di diamante della stagione.

Ste Porta

17. American Vandal (Netflix)

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Nell’ampio panorama di produzioni originali Netflix per il 2017 una posizione di spicco se l’è guadagnata American Vandaluno degli show più divertenti ed innovativi dell’anno.
Girato sotto forma di mockumentary, segue le vicende di Dylan Maxwell, uno studente non particolarmente dotato accusato dalla scuola e dall’intera comunità di Oceanside di avere graffitato ventisette disegni fallici sulle auto del personale scolastico.
Partendo dallo stile che ha caratterizzato il successo di documentari true crime come The JinxMaking a Murderer e The KeepersAmerican Vandal decostruisce il genere, dando vita ad una completa reinvenzione in chiave parodica. Al lato comico fornito dalle premesse iniziali si aggiungono la componente mystery di un intreccio ben congegnato e l’attenzione a temi sociali particolarmente delicati, a partire dall’Effetto Pigmalione: grazie a un’ambientazione e a personaggi tutt’altro che banali, il racconto di un’età in cui si è schiavi di categorie e apparenze risulta essere brillantemente efficace.
Con i suoi numerosi colpi di scena, la tensione che si accumula durante la visione e un finale estremamente intelligente, American Vandal è perfetta per il binge-watching: nessuna high school, nel 2017, è stata divertente come quella di Oceanside.

Davide Dibello

16. Gomorra (Sky Atlantic)

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Gomorra ricomincia dall’amicizia maschile più iconica della serie, quella tra Ciro e Genny, per scrivere un racconto potente sulla mascolinità di confine, in cui all’assenza di scrupoli morali fa da contraltare il comune desiderio di dare un significato alla propria vita e alla propria esistenza nel mondo. Il rapporto fraterno tra i due è il centro di una ramificazione di affetti e interessi che si sostituiscono alla famiglia di sangue ma che, come questa, non offrono davvero un rifugio dal destino inesorabile del criminale.
Gomorra ci regala una terza stagione che amplia la narrazione oltre Secondigliano – la Roma di Azzurra, la Bulgaria, ma anche zone di Napoli prima ignorate come Vomero e Forcella – e a nuovi personaggi forti e ben delineati che da gregari diventano padroni del gioco o, al contrario, da appartenenti alla nobiltà delinquente cadono vittime dei rivali, del tempo, dell’ambizione altrui. Un’annata che non fa rimpiangere le assenze eccellenti (quelle di Sollima e Cerlino soprattutto) ma, anzi, regala nuove sottotrame dagli sviluppi imprevedibili, ascese vertiginose e tragiche cadute. Sempre più tragedia senza speranza né redenzione, Gomorra scommette anziché giocare sul sicuro e ci regala la stagione più ambiziosa e forse più bella di sempre.

Eugenia Fattori

15. The Handmaid’s Tale (Hulu)

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Tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood, The Handmaid’s Tale è stata la serie che ha definitivamente introdotto Hulu tra i grandi produttori televisivi odierni. Si tratta di un racconto nuovo, capace di esaltare al meglio le qualità più interessanti delle narrazioni distopiche, ossia il descrivere, attraverso una storia solo in prima istanza irreale, situazioni e idiosincrasie del mondo che circonda lo spettatore. La serie ha saputo raccontare, attraverso un mondo parallelo distante da noi, la lenta discesa verso il baratro di una società, nella fattispecie quella americana, che guidata dal terrore si riduce a cancellare ogni progresso sociale e ad annullare le libertà che tanto duramente sono state conquistate, ponendo soprattutto l’accento sul ruolo della donna nella contemporaneità. Di tale influenza da essere stata persino utilizzata in battaglie politiche recenti, la serie ha il grande pregio di assemblare una storia dall’intrinseca potenza narrativa con una scrittura efficace e l’ottima interpretazione di Elisabeth Moss; tutti elementi che fanno di The Handmaid’s Tale una delle serie dal maggiore impatto visivo e sociale di quest’anno televisivo.

Mario Sassi

14. The Crown (Netflix)

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La seconda annata della serie scritta e creata da Peter Morgan non ha perso davvero nulla della bellezza e dello spessore presenti già nella prima stagione, tutt’altro: The Crown continua ad ammaliarci senza fatica, riuscendo nel difficile compito di rappresentare le difficoltà e le sfide che la giovane regina Elisabetta ha dovuto affrontare in quel periodo cruciale che è stato l’inizio degli anni ’60. Molte sono le riflessioni che i nuovi dieci e intensi episodi mettono in scena, come quella dedicata al confronto/scontro della monarchia davanti ad un mondo sempre più moderno, oppure l’analisi della sempre maggiore influenza politica e sociale conquistata dalle donne di quel tempo (“Dear Mrs. Kennedy” ne è un ottimo esempio).
La rappresentazione degli stati d’animo incontrati dalla regina nelle diverse circostanze è inoltre accompagnata e talvolta amplificata dal maggiore interesse dedicato ai personaggi secondari che, con la possibilità di osservare la monarchia e la stessa protagonista da diversi punti di vista, hanno donato alla narrazione un respiro più ampio e versatile rispetto alla prima annata.
Tutto questo, unito a un apparato tecnico e attoriale davvero impeccabile (sentiremo la mancanza di Claire Foy), non può che far guadagnare a The Crown un più che meritato posto nella top 30 dell’anno.

Denise Ursita

13. The Deuce (HBO)

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La prima stagione di The Deuce è uno di quei progetti che sopravvivono al passare del tempo, che vanno per la loro strada senza curarsi troppo dello stato della televisione al momento in cui vengono rilasciati. Detta così sembra quasi che si stia parlando di qualcosa di superato, ma in realtà è vero esattamente l’opposto: la scrittura di David Simon (e del suo miglior collaboratore, George Pelecanos) era già avanti ai tempi di The Wire, in cui trascendeva il formato episodico per privilegiare il quadro d’insieme, in cui si parlava già di impostazione antologica all’inizio di ogni anno.
Quello che rimane da fare, quindi, è continuare a parlare delle falle nel sistema americano con l’urgenza e l’umanismo di sempre, muovendosi in un intricatissimo sistema di personaggi con la naturalezza che solo uno scrittore così esperto è in grado di raggiungere.  E forse il motivo per cui si è parlato troppo poco di questa splendida annata sta nel fatto che, nonostante la presenza di nomi nuovi come James Franco, Maggie Gyllenhaal e Michelle MacLaren, nessuno si aspettava un prodotto anche solo di poco al di sotto dell’eccellenza; perché la realtà è che, con un autore come Simon, all’eccellenza ormai ci siamo abituati.

Pietro Franchi

12. The Marvelous Mrs. Maisel (Amazon)

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Dopo il parziale fiasco (almeno dal punto di vista qualitativo) di Gilmore Girls: A Year in the LifeAmy Sherman-Palladino è tornata a deliziarci con una serie tutta nuova, da bingiare e ri-bingiare per ricordarci che non serve essere cupi e seriosi, né particolarmente complicati, per confezionare uno show di altissima qualità. Non è cosa da poco, infatti, riuscire a raccontare la comicità divertendo davvero  lo spettatore, né tanto meno fare scelte creative gustosamente femministe senza mai risultare pedanti o “politici” – nel senso più negativo del termine. The Marvelous Mrs. Maisel  si conquista un posto meritatissimo nella top 30 più competitiva degli ultimi anni proprio grazie alla disinvoltura con cui domina il suo genere di riferimento e allo stesso tempo lo “supera”, dandoci l’ennesima conferma che la prestige tv contemporanea è un laboratorio di inclusività in cui anche la leggerezza può essere finalmente un valore aggiunto e non, invece, una limitazione. Midge, la meravigliosa protagonista della serie, lo sa benissimo: si può far ridere, e soprattutto si può essere presi sul serio, anche e soprattutto restando se stessi.

Francesca Anelli

11. Girls (HBO)

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Sarebbe davvero difficile sopravvalutare l’impatto che lo show della Dunham ha avuto sulla serialità televisiva contemporanea: dal suo debutto su HBO nel 2012 Girls si è sempre fatta vettore di fondamentali questioni di genere e generazionali, nonché luogo di infaticabili sforzi di provocazione e ricerca estetica. Questa sesta ed ultima stagione ha portato, in modo più che soddisfacente, a conclusione i percorsi di personaggi come Hannah, Marnie, Jessa e Shoshanna che abbiamo tanto amato quanto detestato in questi anni. Il capitolo conclusivo non rinuncia a nessuna delle caratteristiche che hanno fatto di Girls la serie che è: l’insistenza sulla fisicità della protagonista, la descrizione di personaggi spesso detestabili, recidivi, egoisti, il gioco sull’elasticità dello spazio che separa Lena autrice, Lena attrice e Hannah personaggio di finzione, la compresenza di un racconto che non esita a tendere verso il surrealismo e di un’invidiabile lucidità descrittiva.
Canto del cigno della serie, la stagione dà modo alla Dunham di riproporsi uguale a se stessa, ma con una nuova maturità e freschezza date probabilmente dalla consapevolezza della fine, regalandoci alcuni degli episodi, primo fra tutti “American Bitch”, meglio scritti di sempre. Goodbye Girls, ci mancherai.

Irene De Togni

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8 commenti su “Le 30 migliori serie del 2017: posizioni 20-11

  • Luigi Medugno

    Gomorra, The Handmaid’s Tale, Mrs. Maisel, Stranger Things oltre il decimo posto. E tra i primi dieci chi ci avete messo? Sono davvero curioso…

     
  • Travolta

    “Gomorra scommette anziché giocare sul sicuro e ci regala la stagione più ambiziosa e forse più bella di sempre.”
    Fosse stata davvero la piu’ bella di sempre ,e sarei curioso di sapere quanti di voi concordano con questa frase, allora andrebbe messa tra le prime 5 .Siccome invece e’ stata di gran lunga la peggiore ,imo of course, il 16° posto basta e avanza :-).

    The Handmaid’s Tale tra le top ten.

     
    • Luigi Medugno

      Anche perché lo scorso anno era tra le prime dieci, quindi o il livello è enormemente aumentato o c’è qualcosa che non torna. Io resto dell’idea che la prima resta la moglior stagiine di Gomorra; per aderenza alla realtà, livello recitativo e per un aspetto che definirei didascalico, che nelle stagioni successive si è un po’ perso.

       
      • Federica Barbera

        Ciao Luigi, sul parere personale che si può dare alle serie ovviamente si può andare avanti per ore a discutere, io ad esempio ritengo questa terza di Gomorra una stagione che si è presa dei bei rischi per fare un lavoro totalmente diverso dal passato e soprattutto per innovarsi, e questo ai miei occhi la fa essere molto più coraggiosa delle precedenti (infatti nella mia personale classifica è molto più alta). Ma sono, appunto, opinioni.

        Ci tengo però a precisare una cosa: il fatto che l’anno scorso fosse tra le prime dieci e quest’anno più in basso non è assolutamente in contraddizione con un suo miglioramento, perché quelli che stai leggendo non sono voti assoluti sulla serie, ma in classifica, dunque relazionati ad altri show, che a loro volta sono cambiati rispetto all’anno scorso o hanno avuto esiti diversi. Una serie può in assoluto essere migliorata, ma se poi altre serie hanno saputo fare di meglio (sempre secondo il nostro sindacabilissimo parere di redazione che in totale ha valutato 200 serie per trarne una top 30), può succedere che sia comunque più in basso.

        Vi ricordiamo inoltre, a livello generale, che su 200 serie la differenza tra un decimo e un ventesimo posto si calcola veramente in decimi di voto! E credetemi, ogni anno si dedicano settimane a questa classifica, con tanto di faide e liti redazionali, quindi non le prendiamo assolutamente alla leggera 😉

         
  • Marco

    The Handmaid’s Tale, Halt and catch fire non tra le prime 10?????? Anche Goodless è troppo indietro….come anche Stranger Things, The Deuce e American Vandal. The Handmaid’s Tale merita in assoluto il primo posto e Mindhunter il secondo.

     
      • Marco

        E’ovvio che quando si fa una classifica non ci sarà mai uniformità di pensiero e il risultato non può essere immune dalla soggettività di percezione. Però alcune eccezioni ci sono. E’impossbile non considerare alcuni parametri che fanno una serie migliore di un’altra. Ad esempio a prescindere dai pareri personali è impossibile non riconoscere che Twin Peaks sia una serie migliore di Better Call Saul , o che The Leftovers sia meglio di American Vandal…. Però dire che oggettivamente Rick and Morty sia meglio di Handmaid’s Tale oppure che Master of None sia migliore di Mindhunter (???) lo trovo assurdo. Peccato al quel “c’è di meglio, fidati” mi ero illuso di essermi perso chissà quale serie 😉

         
  • Federica

    Di queste ho visto Legion e Stranger Things. Di Stranger Thngs devo ancora vedere la seconda stagione, ma la prima mi ha conquistata. Mi sono proprio innamorata di quei ragazzini, e poi quei vestiti e quelle musiche anni 80 che contrastano così tanto con le atmosfere horror, davvero unica, spero di non rimanere delusa dalla seconda stagione!
    Legion per me è stata la vera rivelazione dell’anno. Io non amo i film o le serie sui supereroi, anzi, non li sopporto proprio! Ogni volta che esce un nuovo film degli X-men sono costretta al mio fidanzato ad andare a vederlo al cinema…ho cominciato quindi a vedere Legion con scetticismo, invece mi ha colpita, trafitta al cuore! Inizialmente la guardavo con mia madre e mia sorella perché su Fox cominciava subito dopo The Walking Dead che guardiamo insieme, ma già dopo la prima puntata mi sono trovata sola a guardarlo, per loro era troppo strano e non riuscivano a seguirlo! Io invece non vedevo l’ora di vedere una nuova puntata e fare un tuffo nella mente di David. Peccato solo che stia passando così tanto tempo tra una stagione e un’altra, l’attesa è snervante!
    Tutte le altre come al solito me le segno, in particolare The Handmaid’s Tale di cui ho sentito parlare un gran bene un po’ da tutti.