The Crown – Stagione 2 5


The Crown - Stagione 2Ha qualcosa da ultima annata, questa seconda stagione di The Crown, dal momento che il cast principale, inclusa la straordinaria Claire Foy, verrà interamente rinnovato con un nuovo parterre di attori che, inevitabilmente, condurrà la narrazione verso altri lidi.
Si tratterà, parlando del prossimo anno, di una delle scommesse più interessanti del panorama televisivo odierno: cambiare in corsa un cast che ha avuto un grosso riscontro di pubblico e di critica per avviare un nuovo percorso narrativo dimostra che Peter Morgan, l’autore principale della serie Netflix, non solo ha le idee molto chiare sul percorso da intraprendere, ma anche, e soprattutto, che non ha alcuna intenzione di adagiarsi sulle comodità di un racconto il quale, nella sua cornice “storica”, non dovrebbe provedere che pochi scossoni naturali. The Crown, però, ha dimostrato già con la sua prima stagione di voler andare ben oltre la più tradizionale agiografia di un personaggio tanto complesso quanto multisfaccettato come quello della regina Elisabetta. Come questa seconda stagione ha documentato – nonostante qualche patetismo di troppo, che però non inficia più di tanto la visione della serie –, The Crown è una storia che riunisce in sé discussione sul potere, sul ruolo della donna e dell’uomo per una volta a parti inverse, ma anche uno sguardo freddo e cinico su un’epoca storica che sembra essere alle nostre spalle, e che tuttavia possiede in sé i germi per comprendere al meglio la contemporaneità.

La seconda stagione di The Crown è dunque un calderone caleidoscopico ricco di sfumature differenti, soprattutto perché decide di ridurre il ruolo dominante della regina stessa e di dedicarsi maggiormente alla costellazione di persone che la circondano, a partire proprio da quel principe Filippo il cui ruolo è, si permetta l’esagerazione, quello di un villain. Il suo arco narrativo unisce l’inizio e la fine della stagione (per sparire quasi del tutto nella parte centrale, che riporta sul palco principale la nostra Elisabetta); se la prima parte, però, si concentra nel concludere quella storyline che si trascinava dalla prima annata, con le recriminazioni dell’uomo sul ruolo subalterno in cui si ritrova, la seconda lo vede protagonista nella sua debole umanità di persona il cui passato è mostrato nella propria interezza.

The Crown - Stagione 2Filippo può dividersi in due aspetti: da un lato, infatti, è il marito probabilmente infedele, incapace di rendersi conto del peso che la moglie reca sulle spalle, l’uomo alla ricerca di una sua identità in una realtà che lo vede in una posizione subalterna; dall’altro, è il ragazzo che non è mai riuscito a perdonarsi la morte della sorella né la crudele reazione al suo errore, se tale può essere chiamato, da parte della sua famiglia – ammanicata con i nazisti, e dunque dal passato ancor più complesso in una Inghilterra che guarda al nazismo con particolare disgusto, come le vicende di Edward dimostreranno. Se nella prima parte il principe dimostra di essere il “problema” di Elisabetta, ossia ciò che frena e complica sensibilmente la necessaria freddezza che la donna deve esercitare nei confronti della realtà che la circonda, nella seconda entriamo più a fondo nella sua umanità, grazie a un racconto che pone al centro del discorso quella che è la sua natura più intima e segreta. La giovinezza di Filippo, che già in passato aveva dato segnali di una drammaticità ancora tutta da indagare, è stata segnata non soltanto dai rapporti altalenanti con le gerarchie naziste, ma soprattutto dal dolore di aver perso quell’unico briciolo di affetto che la sua famiglia d’origine ancora trasmetteva. Attraverso una serie di momenti davvero brillanti, il nono episodio – grazie anche ad un Matt Smith straordinariamente in parte – è tutto costruito sulla figura di un uomo che è dovuto crescere sotto il giogo di una formazione crudele e disumanizzante, volta all’annullamento del Sé in favore di uno spirito di collegialità che mal si sposa con le necessità del singolo. Questo stampo che lo ha formato risulta essere la ragione per cui, con quel figlio maschio debole e timido, non riesce a creare un vero rapporto. Con una tenerezza incredibile (che riesce ad umanizzare il Carlo reale, con il quale difficilmente ci si sarebbe detti in simpatia), il giovane erede al Trono è costretto dal padre ad una vita anni luce distante dalla propria tendenza personale, tutto teso a dimostrare la propria virilità attraverso delle prove a cui non è chiaramente portato (e la chiosa finale sull’educazione che l’uomo avrebbe in futuro dato ai figli ne è fulgida sottolineatura). Filippo è totalmente cieco nei confronti di Carlo, riportando su di lui tutta la propria frustrazione di uomo incapace di crearsi il proprio spazio, uomo che al dolore del passato non riesce a far fronte se non attraverso un senso di rivalsa e ribellione pressoché adolescenziale.

The Crown - Stagione 2Filippo è l’occasione perfetta che Morgan trova per guardare ad una società contemporanea in cui il ruolo femminile non ha più alcuna intenzione di essere subalterno, in cui la donna non ha più alcuna voglia di chiedere il permesso. Nella prima stagione questo ruolo era stato affidato soprattutto a Margaret, la sorella della regina, che dalla propria posizione privilegiata poteva permettersi di guardare agli eventi in modo più distaccato e “controcorrente”. Margaret, tuttavia, non è affatto un’outsider: come la sorella stessa le rammenta, la sua ribellione è anch’essa pura scena, dal momento che la donna non ha mai rinunciato né al proprio titolo né alle proprie prerogative reali per poter vivere nel modo di cui si è sempre professata fedele. Se vogliamo davvero vedere uno sguardo sul femminile negli anni ’60, allora bisogna rivolgersi all’episodio 8, “Welcome Mrs. Kennedy”, indubbiamente la puntata più riuscita, per profondità e bellezza, dell’intera stagione.

La scrittura della figura di Jacqueline Kennedy è l’occasione migliore per mettere a confronto due donne tra loro profondamente diverse, sia per il tipo di successo personale che per l’ovvia fama di sé che le circonda. Tutto, nell’episodio, è costruito in maniera da mettere l’una contro l’altra: il brulicare dell’eccitazione a corte, l’interesse di ogni singolo uomo – persino del generale De Gaulle – nei confronti della nuova arrivata, la frustrazione di Elisabetta per non essere in grado di brillare tanto quanto vorrebbe, la sua curiosità e scarsa fede nelle dichiarazioni di timidezza. Ciò che rende il personaggio di Elisabetta così potente è l’incapacità – o meglio, l’impossibilità – di mostrarsi per quella che è veramente: assecondata da una Claire Foy che è tra le migliori attrici in circolazione nel panorama televisivo, Elizabeth è una donna che deve tenere dentro di sé tutti i propri pensieri ed i propri sentimenti, è la rappresentante di un mondo passato che si aggrappa disperatamente alla modernità, è una delle poche donne ai piani più alti del potere ma che effettivamente si sente come del tutto priva di potere, abbandonata nella propria algida solitudine.

The Crown - Stagione 2Jackie Kennedy è sulla bocca di tutti, amata e venerata in maniera quasi imbarazzante. Eppure è una donna sola, alle prese con un matrimonio disastroso fatto di violenza, droghe e pura esteriorità. In un certo senso, le due donne rappresentano perfettamente gli stereotipi più grossolani dei rispettivi Paesi d’origine, con l’America cialtrona e chiassosa di un JFK come raramente viene rappresentato (il suo personaggio appare davvero come negativo, tra droga e finzione estrema) e di una Jackie vittima dello stesso sistema da cui vorrebbe fuggire; dall’altro lato si trova una Inghilterra incarnata dalla sua Regina, che può solo fantasticare sulle cose che davvero vorrebbe dire, ma che deve nascondersi dietro quella maschera che si è costretta ad indossare, diventando invisibile nonostante sia costantemente sotto i riflettori. C’è della potenza nel suo sguardo quando viene a scoprire i pensieri più reconditi di Jackie, quella delusione per un interesse personale non condiviso, con la frustrazione che passa attraverso la bellezza e la popolarità. Ha un qualcosa di thriller la sua partenza africana, che serve, tuttavia, a mostrare un aspetto della regina che avevamo dimenticato, ossia la sua finezza politica, che la porta a risolvere, nonostante qualche strappo al cerimoniale, la crisi che vede il suo Paese e gli Stati Uniti coinvolti. La chiusura finale, con l’omicidio Kennedy vissuto dall’esterno e la consapevolezza delle azioni di Jackie, sembra accostare due donne, che si ritrovano su posizioni profondamente distanti da molti punti di vista, ma che hanno entrambe una vita che forse non avrebbero voluto in questi termini.

The Crown - Stagione 2C’è spazio anche per altro, soprattutto per una saggia analisi sugli anni stessi in cui Elisabetta si è ritrovata a dover regnare, quelli in cui la televisione ha costretto gli uomini e donne della politica e della società a rendersi più appetibili (con le derive moderne che, ahinoi, ben conosciamo). Allora il mondo si stava appena aprendo alle nuove tecnologie ed i politici si ritrovavano per la prima volta a dover fare un passo verso il proprio popolo. Mentre figure particolarmente dotate, come John Kennedy, giganteggiavano, perfettamente a loro agio in questa realtà, Elizabeth è costretta a dover smussare i propri angoli più spigolosi in favore di una nuova realtà che vede la Corona, suo malgrado, personalmente coinvolta. Ecco, dunque, che l’episodio “Marionettes” è una boccata d’aria fresca perché guarda ad Elisabetta e all’intera famiglia con uno sguardo nuovo e quasi inedito, rappresentato perfettamente dal disgusto con cui la Regina Madre reagisce all’idea di essere più inclusivi nei confronti dei propri sudditi. Le velate minacce di una società mondiale in cui la monarchia è diventata una minoranza e non più la norma sottolineano la costante ambiguità di una società, quella inglese, perfettamente parlamentare eppure ancorata ad una tradizionale monarchia che si regge per buona parte proprio sul personale fascino esercitato dalla Regina stessa (tema che Morgan aveva affrontato, più grossolanamente, nel film “The Queen“). La contemporaneità avanza e nemmeno la Corona Inglese può esserne libera.
Altro episodio di grande riuscita è il sesto, “Vergangenheit”, in cui i nodi vengono al pettine ed il passato colluso coi nazisti di Edward esce finalmente alla luce del sole. Anche qui, come altrove, a colpire non è tanto quanto viene detto da Claire Foy, ma ciò che non dice e che pure riesce a trasmettere con la sua straordinaria mimica (che, tra accento e postura fisica, è ormai diventata assimilabile alla reale Elisabetta).

E dunque anche questa seconda annata di The Crown si dimostra brillante, capace di annichilire i pochi difetti che si possono cogliere (specialmente una tendenza melò eccessiva nella parte centrale, che mette troppo da parte non solo Claire Foy ma in generale il ruolo rivestito dal suo personaggio). La prossima stagione vedrà Olivia Colman rivestire i panni della Regina, rappresentando di fatto una nuova realtà per questa narrazione, con tutti i pericoli che si porta con sé. Quel che è certo, però, è che The Crown è più in forma che mai e si conferma anche per questo 2017 una delle serie più interessanti dell’anno.

Voto Stagione: 9

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Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.


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5 commenti su “The Crown – Stagione 2

  • Michele

    Bella stagione, continua sui livelli altissimi della prima.
    Molto bella anche la recensione, Mario! Cogli diversi punti salienti.

    Ecco, in ordine sparso, alcune cose che vorrei sottolineare:
    – Il dialogo tra la regina e Philip nell’ultimo episodio, fatto in maniera “teatrale”, senza musica, solo parole, posizioni e i due protagonisti che si prendono la scena a vicenda. Bellissimo e tostissimo!
    – La puntata sull’educazione di Carlo, spettacolare! Bello il parallelismo con il giovane Philip e bello anche vedere il padre imporsi sul figlio, un pò per amor proprio e un pò per amore, perché convinto veramente che quello che aveva formato sé stesso avrebbe formato anche l’erede al trono. Ovviamente Charles risulta molto più simpatico così
    – Ottimo episodi anche quello con Jackie e con il Lord modernizzatore. Il tema che a me è saltato all’occhio in questi due e che vorrei aggiungere alla tua analisi è quello del feedback. Sebbene Elisabetta sia abituata a lavorare con persone che le danno informazioni e/o che cercano di influenzare la sua opinione, non è abituata a ricevere feedback, né riguardo lo stile con cui governa né riguardo la propria personalità e la propria casa. Quando succede è chiaro che all’inizio ci rimane male. Si dimostra, però, una persona intelligente perché, passato il momento di orgoglio iniziale, decide di usate questo feedback per fare dei cambiamenti. Questo di rivela un successo e probabilmente è uno degli elementi che hanno determinato il successo di questa sovrana per tutti questi anni
    – Last but not least, per lunghi tratti di questa stagione c’è veramente poco di regale nella famiglia reale. Viene spesso voglia di compatire i suoi membri. Ottimo lavoro fino caratterizzazione e indagine della serie, segno di un’opera ben riuscita

     
  • domenico

    Premessa: siamo su livelli di eccellenza quasi assoluta sotto tutti i punti di vista (recitazione, fotografia, dialoghi, cura per i dettagli), si pensa che ogni episodio sia il massimo ma quello dopo puntualmente lo supera.
    L’unico piccolo difetto che si può trovare a questa stagione è che, rispetto alla prima, sembra essere un filo meno coesa nelle sviluppo della trama.
    Molte puntate restano ottime ma sono sostanzialmente delle monografie incentrate sul rapporto o confronto tra Elisabetta II e vari personaggi (Jacqueline Kennedy, David/Edoardo VIII, il lord “modernizzatore”) oppure su uno specifico personaggio (un paio sul Principe Filippo e un paio sulla Principessa Margaret).
    Per il resto, anche se queste prime due stagioni hanno il merito di averci fatto scoprire il talento immenso di Claire Foy, sono curioso di vedere all’opera Olivia Colman dalla prossima, credo che possa essere il degno coronamento (oops) di una già grande carriera (vedi Broadchurch, Fleabag e The Night Manager).

     
  • Ellis

    Molto bello, tutto.
    Da madre non riesco a non essere infastidita, nella visione, nel modo in cui vengono visti e trattati i bambini. Meglio essere cani, a Buckingham Palace.