The Alienist – 1×01 The Boy on the Bridge


The Alienist – 1×01 The Boy on the BridgeLa trepidazione per l’episodio pilota di The Alienist era in gran parte riconducibile alla presenza di una delle figure di spicco della serialità di questi ultimi anni, di un parterre di attori di peso cinematografico e di un omonimo romanzo di base dal discreto successo. Difficile negare infatti l’appeal dell’equazione costruita dal network americano TNT, che ha scelto il libro scritto da Caleb Carr come base di un prodotto infiocchettato dalla veste produttiva di Cary Fukunaga e dal tris di attori composto da Luke Evans, Daniel Brühl e Dakota Fanning.

Altrettanto difficile negare il peso della sfortunata coincidenza temporale con cui Mindhunter, serie dal concept narrativo molto simile e dal richiamo mediatico molto forte (e per certi versi anche Manhunt: Unabomber), ha preceduto The Alienist, soffiandogli in un certo senso il primato di originalità sulle tematiche affrontate. Entrambe le serie raccontano infatti le storie degli individui che per primi decisero di applicare una metodologia scientifica alla ricerca dei colpevoli di omicidi in serie e quindi la nascita delle tecniche della psicologia criminale e – nel caso di The Alienistdella medicina forense. La principale differenza tra le due consta nell’ambientazione temporale: la storia dello show di TNT non é ambientata negli anni ’70 come il prodotto di Netflix, ma si svolge nella New York del 1896, si innesca grazie al ritrovamento del corpo orrendamente mutilato di un ragazzo e si sviluppa intorno al parallelo coinvolgimento attivo delle forze dell’ordine – guidate dal commissario di polizia (e futuro presidente) Theodore Roosevelt – e dei privati cittadini professionalmente interessati alla vicenda – nelle figure del Dottor Lazslo Kreizler, dell’illustratore John Moore e di Sara Howard, segretaria del commissario ispirata alla prima detective donna, Isabella Goodwing.

The Boy on the Bridge” è un episodio molto introduttivo e adempie al compito di presentare sia i personaggi sia le modalità d’interazione di quest’ultimi con l’asse narrativo principale. Tuttavia, malgrado l’episodio non si possa colpevolizzare di scivoloni o grandi errori, la prevedibilità di tutte le sue soluzioni e una generale sensazione di già visto – ingigantita dalle coincidenze sopra accennate e dall’infelice quanto inevitabile paragone con le grandi aspettative – danneggiano quanto di buono fatto dall’episodio, facendo risaltare le occasioni mancate e quasi suggerendo che si poteva fare molto di più con un materiale così avvincente alla base e un concerto di talenti di questa qualità. L’episodio non suggerisce mai la possibilità che la storia raccontata possa assurgere a un piano capace di aggiungere qualcosa di nuovo ad un genere ormai molto gettonato, come aveva fatto ad esempio la prima stagione di True Detectivetrasformando la storia di due poliziotti in una dissertazione filosofica sull’essere umano – o lo stesso Mindhunter – capace di costruire una disamina oculatissima del periodo di ambientazione della serie e dei compromessi sempre presenti nel progresso scientifico e antropologico.

The Alienist – 1×01 The Boy on the BridgeQuesto pilota avrebbe potuto non solo rileggere il concept dell’avventura investigativa in qualcosa di diverso dalla generalità delle numerose serie tv di genere thriller, ma anche sorprendere lo spettatore attraverso un’analisi cerebrale sul genere di riferimento, sulle sue dinamiche interne e sulle sue eventuali contaminazioni stilistiche. L’episodio invece non si concentra su alcun tipo di meccanismo tematico complesso e inedito, non ricerca una profondità metatestuale, non suggerisce interessi futuri al riguardo e si appoggia su un approccio molto manieristico e narrativo alla materia raccontata, se non per una ricerca estetica che colpisce per la carica iperrealista, per un ritmo piacevolmente molto spedito e per una buona recitazione al lavoro.

I pochi meriti della puntata si concentrano nella tenuta elegante e compatta del taglio “thriller”, nell’agile struttura narrativa che figurativamente ricorda un nastro trasportatore in grado di muovere i personaggi da un punto A a un punto B con facilità encomiabile – attraverso gli eventi raccontati, gli incontri con i comprimari, le azioni e gli inseguimenti – e nell’uso sapiente di una fotografia capace di valorizzare la durezza cromatica dell’ambientazione di fine Ottocento e di una regia che esalta la corporalità molto presente dei tre protagonisti. Non è abbastanza però: sono caratteristiche valide, ma già viste in un numero elevato di produzioni e qui riproposte in una disposizione formale ottima ma lontanissima dai criteri di fiammeggiante originalità che si potevano abbracciare con una storia di questo tipo.

La propensione a un racconto volontariamente ricco di dettagli rivelatori (come si confà a un classico racconto di mistero) non permette di fare predizioni troppo sicure sulla direzione che prenderà la narrazione, ma, se a livello diegetico la puntata traccia una scia di indizi accattivanti, sul piano tematico invece l’attenzione pressoché totale all’intreccio e l’assenza di momenti più contemplativi suggeriscono che la serie giocherà le sue carte approfondendo i nodi presentati nell’episodio senza uscire dal seminato di un intrattenimento appassionato, ma dagli indirizzi tematici prevedibili.

The Alienist – 1×01 The Boy on the BridgeThe Alienist sembra infatti una serie strettamente affezionata all’uso dell’ambientazione d’antan, allo scavo dei personaggi e ad una narrazione non interessata a sfruttare la forza simbolica dei suoi elementi e la portata collaterale innescata dalle sue tematiche, bensì a raccontare una storia che nasce e muore dentro i confini impostati e che intende indagare soltanto i dettagli contenuti dentro quei confini. La progressiva ricerca dell’assassino e la lenta azione mimetica della mente criminale da parte del dottore, a cui si accavalleranno le linee narrative dell’illustratore e della segretaria, probabilmente domineranno la totalità della stagione perseguendo una struttura di tensione ascendente in grado di includere il confronto con i temi legati a doppio filo con le vicende narrate: il ruolo delle istituzioni, l’immigrazione, la violenza sui bambini, l’importanza della psicologia nell’ambito criminale, le disparità di genere e la pericolosità delle avveniristiche nuove tecniche investigative.

Questo pilot presenta The Alienist come una serie ben fatta, ma allo stesso tempo prevedibile, povera di idee realmente dirompenti e penalizzata dall’assenza di una scrittura bruciante a supporto di un comparto tecnico, formale e attoriale di tutto rispetto. La speranza è che “The Boy on the Bridge” sia soltanto una carta d’identità riuscita a metà e che la serie migliori sfruttando le qualità dimostrate e rivelando quelle rimaste nascoste. Le potenzialità ci sono tutte, bisognerebbe aiutarle a fiorire.

Voto: 6 ½

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Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.

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