The Tick – Stagione 1


The Tick - Stagione 1La filosofia dietro le strategie di Netflix e Amazon, di cui non possediamo i dati relativi agli spettatori, resta sempre un po’ imperscrutabile. Punta al grande pubblico con pochi prodotti universali? Preferisce creare show di nicchia per spettatori più esigenti? E ancora, qualità o quantità? Sono domande che possono sorgere spontanee, per esempio, di fronte alla scelta di cancellare I Love Dick e One Mississippi permettendo invece a The Tick di essere rinnovata per una seconda stagione.

Partendo dal presupposto che senza i freddi numeri è difficile farsi un’idea dell’impatto di uno show sul pubblico – d’altra parte ognuno di noi si costruisce e vive in una bolla, dunque fondarsi sulle proprie impressioni sarebbe doppiamente parziale –, si può provare a fare delle ipotesi a partire dai pochi dati in nostro possesso (nello specifico il numero di persone che hanno valutato The Tick su IMDB) per chiarirsi le idee sulla visibilità di un prodotto. Lo show creato da Ben Edlund può fregiarsi di essere stato votato da oltre ottomila utenti singoli, un numero che impallidisce di fronte alle stelle del panorama seriale come The Walking Dead, Game of Thrones e Stranger Things (che si attestano nella forbice che va dal mezzo milione al milione abbondante), ma è decisamente migliore di quelli assommati da altri prodotti Amazon che hanno subito l’onta della cancellazione. Anche ripetendo la ricerca su un altro sito aggregatore di giudizi come “Rotten Tomatoes”, si ottengono dei risultati simili, rendendo ancora più forte l’idea che a muovere le strategie di Amazon sia il successo di pubblico e che The Tick abbia ricevuto una risonanza più ampia di quanto ipotizzabile.

Abbandonando il campo delle ipotesi e pervenendo a quello meno speculativo della valutazione, nessun successo di pubblico potrà negare la difficoltà di The Tick ad adempiere le sue promesse iniziali. Quella che era nata come una parodia supereroistica – ben diversa nei toni dall’universo cinematografico Marvel, che usa l’umorismo per alleggerire, e dal cinismo serioso degli eroi di Netflix – si è rivelato essere una appena accettabile risciacquatura di buone idee ed ottime intenzioni. Sul grande schermo un precursore ben più riuscito era stato Kick-Ass che, senza modificare le strutture del genere, ne prendeva in giro gli assunti di partenza portando avanti una storia divertente anche sotto il profilo narrativo. È proprio questo il problema della produzione Amazon che, non potendo rivaleggiare a livello di effettistica con i rivali, ha preferito concentrarsi sulla costruzione verbale dei personaggi, privilegiando l’intessitura delle relazioni tra i protagonisti e sottomettendo le necessità narrative all’intenzione di scatenare la risata, senza peraltro riuscirci troppo bene.

A loss can throw even a super-together hero like myself into a lap pool of despair. Cause him to lose focus, take him off-mission… and cause him to lose focus.

The Tick - Stagione 1Questo non significa che per parlare di supereroi sia necessario assumere un’aria seriosa e riempire le sceneggiature di drama; il problema di The Tick sta nella difficoltà di rispettare la regola aurea di ogni racconto parodico: riuscire a costruire una storia intrigante e solida, nonostante la narrazione non appaia come l’intento principale. Parodia e racconto, che dovrebbero compenetrarsi e nutrirsi l’uno dell’altro come riesce a fare magistralmente American Vandal, risultano invece faticosamente sconnessi. The Tick, nonostante alcune ottime intuizioni – come l’aulica ariosità del suo eroico protagonista o il personaggio di Midnight –, perde di vista la coesione di entrambi gli aspetti, sacrificando la componente action nella prima metà e lasciando da parte l’ispirazione caricaturale nella seconda senza, oltretutto, eccellere in nessuna delle sue componenti.

In proposito, la suddivisione di questa stagione in due parti distinte anche temporalmente merita un minimo di approfondimento. Ai primi episodi, messi a disposizione sul finire della scorsa estate, è seguita una seconda tranche pochi giorni fa; dopo un inizio soft, un classico degli Amazon Studios, The Tick ha preferito puntare su un’identità plot-driven, con una trama che, anche senza essere esageratamente complicata, presentava connessioni tra eventi e personaggi lontani fra loro non sempre facilmente visibili. Questo aspetto, unito alla conclusione anticlimatica del midseason, ha comportato il rischio di una disaffezione del pubblico che, di fronte alla seconda metà di stagione, si è ritrovato a dover recuperare un immaginario che aveva fatto fatica ad essere incisivo sin dalla partenza.

– It’s the stupidest plan I’ve ever heard.
– It’s mad science.
– No, It’s stupid science,
– Mad science begins where phisics ends.

The Tick - Stagione 1Al di là di difetti più o meno evitabili The Tick ha dimostrato di avere le carte in regole per proporsi come un’alternativa piacevole al racconto ombroso sul supereroe di turno. L’idea di rendere ridicola l’esagerazione è funzionale ad un percorso in cui molto spazio è destinato alla costruzione dei personaggi; l’interrogativo sull’identità, infatti, attraversa verticalmente la struttura dello show ed è affrontato dal doppio punto di vista di Arthur e The Tick. La domanda classica – che cosa ti rende un supereroe? – viene ribaltata dall’esistenza di un uomo con un costume blu le cui doti sovrumane e morali non sono mai in discussione ma che non può contare sulla memoria del passato e non ha informazioni soddisfacenti su quello che è stato e quello che è diventato. Per Arthur, invece, si configura un cammino molto più lineare: scolpito dall’Effetto Pigmalione,  può imputare una parte del fallimento alle basse aspettative nutrite nei suoi confronti. Il riscatto di Arthur viaggia allo stesso ritmo della fiducia di cui lo investe The Tick e trova il punto più alto nel ribaltamento dei ruoli di protezione con Dot e con il patrigno Walter.

Di fronte ad un finale che appone la parola fine in calce a buona parte delle storyline introdotte, è doveroso domandarsi in quale direzione possa puntare la seconda stagione. Nonostante un’ottima presenza scenica, scongelare The Terror per riproporlo come villain si rivelerebbe una scelta controproducente: l’esuberanza del cattivo è stata spesso utilizzata per contrastare uno scorrimento cigolante della trama orizzontale e le sue follie sono state ampiamente sviscerate. Sembrerebbe una scelta più logica puntare su quei personaggi, come Overkill e Lint o lo stesso The Tick, che hanno dato prova di avere ancora qualcosa da dire.
Nonostante le difficoltà palesate da questa prima stagione non bisogna disperare: i personaggi e l’universo costruiti da Ben Edlund sono solidi e a difettare sono stati la sottigliezza e il coraggio, condannando lo show ad un limbo di aurea mediocritas che non ha nulla di particolarmente onorevole. Mettendo a frutto l’esperienza di questo tentativo, The Tick ha tutte le potenzialità per diventare l’alternativa semiseria ai classici supereroi.

Voto: 6

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