Sull’onda del successo di una serie come 13 Reasons Why, il colosso dello streaming Netflix decide di puntare su questa particolare variazione sul genere rivolto ai giovanissimi, una direzione per certi versi coraggiosa, che mira a trattare argomenti delicati raccontandoli tramite la vita di tutti i giorni degli adolescenti americani tra high school, prime cotte e club scolastici. Per l’ennesima produzione a seguire questa linea, nel 2017 Netflix commissiona una nuova serie alla sceneggiatrice Heather Wordham, già all’opera su Hannah Montana, ed allo showrunner Matthew Carlson, già produttore esecutivo del famoso Malcolm in the Middle.
Questo sodalizio unisce la conoscenza della prima dei meccanismi tipici delle sit-com disneyiane per adolescenti e l’ossatura che regge insieme vicende e personaggi tipici del genere, alla sapienza di chi ha partecipato allo sviluppo di una delle serie che più hanno sfidato le convenzioni del suo genere come Malcolm in the Middle, una pietra miliare per la serialità. L’unione tra questi due mondi, il 23 Marzo 2018, dà alla luce la serie Alexa & Katie.
Il pilot ci presenta una situazione simile a molte sit-com che ruotano attorno alla vita dei teenager americani: Alexa e Katie sono due ragazze mediamente popolari, che si ritrovano con le loro amiche alle porte del primo giorno di scuola, progettando attività extra-scolastiche, di andare in pausa pranzo tutte assieme e perpetuare faide con le loro coetanee più spocchiose. C’è qualcosa di diverso, però, nella situazione delle protagoniste: Alexa ha il cancro. Non è svelato, nel pilot, a che punto dei trattamenti sia la ragazza, né lo stadio della sua malattia e ciò crea una certa confusione riguardo la sua condizione, ma è una trama che potrà essere sviluppata più avanti nella serie. Ci ritroviamo quindi davanti a due ragazze che dovrebbero ritrovare una normalità ed una serenità nonostante lo spettro che grava sulla loro vita e la loro amicizia, ma è una serenità che sembra non essere mai essere sfuggita dalle loro case. Per tutta la durata del primo episodio, ci troviamo di fronte ad una serie di gag di repertorio decenti ma non eccezionali, che ripercorrono tutte le dinamiche tipiche di un prodotto simil-Disney destinato ad uno specificato target di età.
Tra queste gag, si sviluppa il tema dell’amicizia tra Alexa e Katie, colonna portante del nuovo prodotto Netflix; è un rapporto che, come i segmenti comici che lo costruiscono, appare blando, quasi stereotipato nel suo dispiegarsi durante il racconto del primo episodio. C’è un lato positivo nello sviluppo del legame tra le due protagoniste: nei momenti in cui la malattia di Alexa si fa più palese, la loro amicizia riesce ad apparire un po’ più umana e c’è l’occasione per creare empatia tra queste due ragazze e lo spettatore, nonostante il tenore dell’intera serie sia un po’ troppo sopra le righe. Proprio questa qualità, positiva o negativa che sia, rischia di snaturare il secondo grande tema che vuole affrontare lo show: Alexa e la sua battaglia contro il cancro.
Come già detto, c’è confusione nel capire le reali condizioni della giovane ed il non tratteggiarle subito è dovuto alla chiara scelta di non indugiare troppo sulla sua malattia, per quanto importante – basti pensare che la parola cancro, nel pilot, viene pronunciata solo una volta e dalla voce narrante di una futura Alexa. Questa direzione ha i suoi lati positivi, perché il male della protagonista non sparisce durante la narrazione, ma è sempre presente, anche se spesso non in maniera diretta. Da dietro le quinte, la malattia tira le fila di gran parte delle vicende della puntata, da come vivere il primo giorno di scuola al rapporto con gli altri e rimane un elemento incisivo, pur senza pesare eccessivamente e senza cercare di colpire lo spettatore in una maniera che sarebbe stata quasi volgare.
Tuttavia, è pur vero che il rischio di cadere nell’estremo opposto e di trattare un argomento così delicato con troppa leggerezza è sempre dietro l’angolo e si avverte più che mai nella mancanza di continuità tra le situazioni che hanno a che fare con la malattia e quelle che non ce l’hanno, in cui si passa da spunti narrativi interessanti a rifacimenti visti e rivisti di scene che sembrano tratte da ben più blasonati prodotti dalla comicità preconfezionata.
Questo fragile equilibrio è tenuto insieme da un cast di personaggi bene interpretati, sebbene nessuna interpretazione spicchi nella media. Il canovaccio dello show regge le sue modeste pretese; oltre alle due protagoniste, appaiono i genitori (tra cui la madre della protagonista, interpretata da Tiffani Thiessen), piuttosto dozzinali e caricaturali perché basati su stereotipi, per quanto collaudati, sin troppo artificiosi: la tenerezza della madre di Alexa, un tempo ribelle, non riesce a far breccia, e la noncuranza del padre sembra anche fuori luogo in certi momenti, considerata la situazione.
La madre ed il fratello di Katie riescono ad essere più coinvolgenti, ma forse sono ancora troppo scanzonati per essere apprezzati bene. Infine, le due protagoniste propongono una certa alchimia essendo complementari; dove Alexa è spericolata, Katie è timorosa di andare contro i genitori e spesso tenta di essere la voce della ragione nel duo. Ma, per quanto il loro legame possa funzionare, le due ragazze rischiano di non trovare una dimensione propria come personaggi a se stanti; nelle poche scene in cui non le vediamo insieme, non troviamo uno sviluppo indipendente solo di Alexa o solo di Katie, ma perlopiù continui rimandi al loro rapporto, già colonna portante della puntata, che le vede come inseparabili.
Alexa & Katie si muove su un terreno delicato, dove l’essere troppo o troppo poco è sempre un pericolo; di certo questa serie ha un modo interessante di raccontare la sua storia e gli spunti ci sono per assestarsi su binari accettabili. Lo show rimane pur sempre un pacchetto confezionato ad hoc per soddisfare un pubblico ben preciso che, per quanto possa essere vasto, cerca un intrattenimento di facile fruizione, senza troppi pensieri e di impatto immediato. Alexa & Katie difficilmente potrà mai piacere a chi di questo pubblico non fa parte.
Voto: 6
