Legion – 2×01 Chapter 9 3


Legion - 2x01 Chapter 9Dopo una prima annata passata a riscrivere le regole di genere e della televisione d’autore in generale, Legion ci aveva abituati ad aspettarci qualunque cosa dal genio perverso che porta il nome di Noah Hawley. Questa premiere sfrutta esattamente tale concetto e, giocando ancora una volta con la sanità mentale di chi guarda, rilancia la posta in gioco, rassicurandoci sul fatto che il peggio deve ancora venire.

In un panorama televisivo pullulante di novità e offerte diverse tra loro, la serie FX può essere ancora definita senza alcun dubbio un unicum. Rielaborando il materiale di un fumetto attraverso una visione praticamente senza compromessi, Hawley si distanzia anni luce dai suoi “concorrenti” in TV (le produzioni Marvel-Netflix, ad esempio) ma anche al cinema, riuscendo a sfruttare la grande libertà concessa da FX ai grandi autori per costruire qualcosa che fugge i topoi di genere per analizzare in maniera appropriata il labirinto della follia nella mente umana. In questo senso, quello che ha gettato Legion sotto i riflettori non sono stati i pur interessanti e ben gestiti contenuti che affronta, ma piuttosto la componente stilistica che definisce come vengono affrontati, attingendo dal cinema d’autore ed evitando a tutti i costi la necessità di andare incontro al pubblico in quanto a trasparenza o velocità (alcuni episodi si svolgevano interamente nella testa di David) della narrazione. Sembra assurdo sentirlo, ma in questo senso “Chapter 9” è un ulteriore passo avanti in questa direzione.

Legion - 2x01 Chapter 9I primi minuti completamente in medias res sono un po’ una dichiarazione d’intenti per quello che verrà in seguito: attraverso una serie di immagini e sequenze criptiche che saranno (in parte) comprensibili solo in seguito, assistiamo a quello che si rivelerà essere il ritrovamento di Daniel dopo un anno dal suo rapimento da Summerland. Ci sono appunto dei simboli ricorrenti che continuano ad apparire nel corso della puntata (la porta nera del nightclub, ad esempio), ma la loro spiegazione viene costantemente (e giustamente) rimandata. Piuttosto che seguire un filo narrativo logico e cronologico, Hawley preferisce l’associazione di idee, la comunicazione di uno stato d’essere piuttosto che il didascalismo del racconto di cosa effettivamente sta accadendo. Tutto l’episodio sembra essere costruito intorno a questa filosofia: la voce narrante di Jon Hamm scandisce le 3 anomalie che caratterizzano la mente di Daniel (la follia, l’incapacità di distinguere il reale, la corruzione da parte di Farouk), mentre l’impianto visivo e quello narrativo lavorano insieme per renderle il più tangibili possibile. Il tutto confluisce in un senso di spaesamento che, passo dopo passo, porta alla lenta perdita di fiducia nei confronti del protagonista: se nella prima stagione l’essere dalla sua parte contro un nemico interno non era mai stato messo in discussione, in questo inizio lo spettatore viene tagliato fuori. Quello che accade nella mente di David viene sempre mostrato, ma l’impenetrabilità di quello a cui assistiamo crea il sospetto che forse i dubbi di Syd e Clark non siano poi così infondati.

Legion - 2x01 Chapter 9Come si diceva, in ogni caso, gran parte del piacere nell’assistere al delirio di ogni episodio – perdendo qualsiasi tipo di distinzione tra reale ed immaginario – sta nell’incredibile comparto tecnico che affianca il racconto. La messa in scena è sempre protagonista in Legion, i cui tratti cinematografici vengono a galla nella passione verso l’immagine come tale, spesso costruendo sequenze per il puro gusto di farlo – si pensi, in questo caso, alla meravigliosa scena del ballo nel club. Si possono costruire decine e decine di teorie su come interpretare le parti più enigmatiche di questa premiere, ma anche senza di esse la qualità della visione non ne risente; è proprio questo tratto caratteristico che avvicina idealmente la creatura di Hawley al lavoro di geni del grande schermo come Stanley Kubrick (più volte citato nella scorsa annata) e David Lynch, con cui l’immaginario ricorrente della porta nera del club ha molto a che fare.
Ma più di tutto, e sembra quasi scontato dirlo, la qualità della serie emerge nella sua capacità di costruire un’estetica che sia in tutto e per tutto riconoscibile, strettamente legata con gli altri lavori di Hawley (Fargo su tutti, soprattutto nel comparto musicale) e capace di citare grandi nomi del cinema e della televisione (si pensi a Wes Anderson nella sequenza di presentazione dei nuovi dipartimenti nella Division 3) senza, per questo, perdere una propria identità. È grazie a questo che, come si dice spesso, Legion è uno di quei prodotti che “non potevano che essere fatti in questo modo” dato il materiale di partenza: e si parla appunto di tutti quei lavori con un’opera alle spalle così unica e legata al suo medium che solo una trasposizione d’autore può renderle davvero giustizia (un paragone che salta subito all’occhio è il lavoro di Paul Thomas Anderson con Inherent Vice di Pynchon, ad esempio). Quello che ne consegue, poi, è un’inevitabile stravolgimento e riscrittura del genere che non può che portare la televisione a compiere un ulteriore passo in avanti, merito per cui FX è particolarmente responsabile in tempi recenti.

“Chapter 9” è Legion all’ennesima potenza: è una premiere esplosiva e destabilizzante, che cerca ancora meno compromessi della scorsa stagione per lanciare un nuovo ciclo di episodi più folle che mai. Ed è proprio in questo tratto che il grande successo della prima annata firmata Noah Hawley viene confermato: perché farci capire sempre meno di quello che sta succedendo, mettendo in scena un’immagine più indecifrabile dell’altra, è il miglior modo per farci sentire di nuovo a casa.

Voto: 8½

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