Yellowstone – 1×01 Daybreak


Yellowstone - 1x01 DaybreakC’è la palpabile voglia di creare qualcosa di epico in Yellowstone, la nuovissima creatura di Taylor Sheridan, attore televisivo noto ai fan di Sons of Anarchy (dove ha ricoperto per due stagioni il ruolo di David Hale) che, passato dietro le quinte, ha collezionato in pochissimi anni nomination e plausi della critica con Sicario e Hell or High Water.
Epica western senz’altro, ma anche un’epica familiare che ricorda per tematica i grandi serial del passato come Dallas, ma per tono e intenzione è molto più vicino a controparti moderne come Boardwalk Empire, Peaky Blinders o addirittura The Sopranos.

It’s called ‘progress,’ John, and progress doesn’t need your permission.

Al contrario però degli antieroi di queste ultime tre serie, il protagonista John Dutton (interpretato in modo magnifico da un Kevin Costner perfettamente in parte) non è un outsider in cerca di riscatto, ma uno che ha passato tutta la propria vita dalla parte giusta del mondo. Uomo bianco in Montana, un luogo tra i tanti negli USA – ma forse, in modo più evidente qui che in altri luoghi – in cui i bianchi hanno creato il proprio benessere grazie alle infinite terre rubate ai nativi; proprietario terriero in uno Stato in cui la terra è considerata non soltanto profittevole, ma sacra; cowboy in un mondo di frontiera in cui ancora questa parola ha un significato positivo; ricco, in un paese come l’America in cui la ricchezza è misura del successo e del valore di un individuo.
Eppure Yellowstone ci mette in chiaro da subito che anche la frontiera non è più esattamente la stessa che ha reso Dutton una sorta di divinità onnipotente, in grado di regnare sul più grande ranch degli Stati Uniti. Cosa significa quindi, per un uomo che è sempre stato dalla parte giusta, ritrovarsi gradualmente messo a margine proprio nei luoghi in cui prima regnava incontrastato?

“Just tell me who to fight”
“Everyone!”

Yellowstone - 1x01 DaybreakÈ questa la premessa dello show, e non è difficile ritrovarci una metafora dell’America contemporanea neppure tanto sottile. Le ragioni della messa a margine di Dutton hanno infatti due nomi: minoranze e gentrificazione, i due spauracchi per eccellenza della destra bianca americana. Stretti tra le mire di riscatto del nuovo capo della riserva nativa americana – ed è sintomatico che i nativi in questa serie vengano sempre chiamati, e si definiscano perfino da soli, “Indians” – e i sogni espansionistici degli imprenditori locali, Dutton e la sua dinastia scelgono la lotta senza esclusione di colpi. Non contro i singoli uomini, le cui ragioni e strategie come quelle dei Dutton non sono mai appiattite (né dallo show, né da Dutton stesso) su generiche istanze da villain, ma contro il cambiamento in sé.
Ed è qui che John Dutton, ricco uomo bianco privilegiato, assume il ruolo dell’antieroe in lotta contro il mondo, baluardo di un’America e di una mascolinità alla deriva costretta a difendere tutto ciò che dava per scontato. Una mascolinità che la serie non ci ritrae mai in maniera priva di contraddizioni, ma di cui anzi rimarca continuamente la debolezza intrinseca: i figli di Dutton sono scapoli incapaci si staccarsi dalla famiglia, come i figli maggiori, ribelli che rinnegano il proprio retaggio come il minore oppure solitarie cowgirl in abiti eleganti come l’unica figlia femmina, che rimarca la propria educazione di frontiera con atteggiamenti convenzionalmente predatori mutuati dal peggior cliché dei comportamenti maschili.

I know you deserve better, the best I can offer you is peace.

Yellowstone - 1x01 DaybreakAl disfacimento del tessuto famigliare e culturale, Taylor Sheridan (che dirige ed è co-creatore con John Linson) oppone per contrasto un’estetica magniloquente, fatta di paesaggi incontaminati ed enormi, amorevolmente ripresi e accarezzati dalla cinepresa in ogni momento possibile. Yellowstone, al contrario di tanti western moderni che utilizzano il paesaggio di frontiera come metafora (Westworld) o come cifra visiva del genere di riferimento in maniera semi-filologica (Godless) – ma in ogni caso per raccontare l’epica western, più che fare western direttamente –, si muove in maniera diversa. Sheridan infatti non sfugge alla tentazione di fare il western davvero, non soltanto di citarlo, e in questo manifesta un’ambizione che potrebbe anche essere la prima trappola in cui lo show cadrà, se da un punto di vista narrativo non riuscirà a restare all’altezza di questo pilot. Ma è impossibile non commuoversi di fronte alla potenza della natura del Montana che si estende fin oltre le potenzialità dell’occhio umano e – come sottolineato anche in uno dei momenti finali dell’episodio – provoca in qualsiasi uomo un’emozione sconosciuta, che spinge all’esplorazione, alla scoperta, alla conquista.
Yellowstone comunica visivamente ciò che non può comunicarci a parole, ovvero il reale motivo per cui uomini così diversi desiderano vivere nello stesso luogo e plasmarlo a propria immagine e somiglianza: perché la natura libera e pura a questi livelli è il simbolo delle infinite possibilità dell’uomo.

He’s a reasonable man until he’s provoked. Then reason don’t factor into it at all.

Il pilot di Yellowstone riesce facilmente a sfuggire alle trappole dell’agiografia e della soap raccontando, come già negli altri lavori di Sheridan, un mondo che resta ai margini fisicamente e legislativamente rispetto alle regole della società. Nello scegliere di raccontare uomini a proprio agio più con i cavalli che con gli esseri umani, assolutamente non meritevoli (nessuno di loro, senza esclusione) di possedere la terra che occupano, riesce per il momento a non prendere posizione limitandosi ad osservare dall’esterno, come la natura stessa, l’affaccendarsi di piccoli conquistadores impegnati a riproporre una versione da operetta dell’epica western, destinati ad una mutually assured destruction che prescinde dalle motivazioni personali, ma che risiede nel tentativo (già in partenza fallimentare) di imitare un modello di vita incompatibile col presente.

Voto: 7 ½

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Eugenia Fattori

Bolognese di nascita - ma non chiedete l'età a una signora - è fanatica di scrittura e di cinema fin dalla culla, quindi era destino che scoprisse le serie tv e cercasse di unire le sue due grandi passioni. Inspiegabilmente (dato che tende a non portare mai scarpe e a non ricordarsi neanche le tabelline) è finita a lavorare nella moda e nei social media, ma Seriangolo è dove si sente davvero a casa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.