Heimebane – You Will Walk Alone


Heimebane - You Will Walk AloneIn ambito televisivo e cinematografico le storie a tema sportivo hanno sempre trovato terreno fertile. La sofferenza, il gesto atletico e l’impresa ne accrescono il fascino romantico, che esercitano su milioni di persone, e per questo si prestano perfettamente per il piccolo e il grande schermo. È soprattutto negli Stati Uniti che lo sport viene esaltato per raccontare le classiche storie di redenzione e rinascita che diventano immancabilmente una riflessione sul sogno americano, mentre da questa parte dell’oceano Atlantico difficilmente si sono visti prodotti suscitare le stesse emozioni. La situazione è rimasta così fino a pochi mesi fa, quando il canale norvegese NRK ha presentato al festival di Berlino Heimebane.

La serie, ambientata in Norvegia nella piccolissima Ulsteinvik e composta da dieci puntate da cinquanta minuti, è la storia di Helena Mikkelsen (Ane Dahl Torp), allenatrice di una squadra di calcio femminile qualificata per la semifinale di Champions League, che approda alla corte della fittizia compagine maschile Varg IL, neo-promossa nel massimo campionato, dopo che quest’ultima è rimasta senza allenatore, colpito da un infarto che lo ha costretto al letto d’ospedale. Helena diventa così la prima donna a ricoprire questo ruolo nella Eliteserien norvegese. Di fronte a lei, oltre agli ostacoli puramente sportivi, ci sono anche quelli di un ambiente esclusivamente maschile e di tutti i pregiudizi che ne derivano.

Heimebane - You Will Walk AloneLa grandezza di Heimebane sta nel riuscire a parlare ad un pubblico più ampio di quello semplicemente legato al pallone. Attraverso Helena Mikkelsen, la serie tratta un ampio numero di temi attualissimi che riguardano le donne e come vengono trattate nel mondo del lavoro. Helena, allenatrice di successo in ambito femminile, non riesce a essere presa sul serio dalle controparti maschili; per lei i casi di sessismo e discriminazione sono all’ordine del giorno. Come se non bastasse, c’è anche la rivalità con la star della squadra, Michael Ellingsen, interpretato da John Carew  (sì, proprio lui), prossimo al ritiro, a cui è stato promesso il ruolo di allenatore del Varg IL e che cercherà di boicottarla in ogni modo. Helena dovrà anche lottare per essere accettata dai tifosi, che la vedono come estranea, e l’aspetto interessante è che lei si vede come tale: sa di essere lì per fare il suo lavoro e che legarsi emotivamente al Varg IL vorrebbe dire tradire chi è veramente. La sua è una crociata solitaria in cui è costretta ad usare il doppio delle forze per affermarsi e ottenere il rispetto di chi le sta attorno. Allo stesso tempo, la figlia Camilla (Emma Bones) vive esperienze simili in un altro ambiente a prevalenza maschile: quello culinario.

Tra le altre storie che si sviluppano nel corso della prima stagione c’è anche quella di Adrian Austens (Axel Bøyum), promessa del calcio norvegese che ha giocato per soli venti minuti con l’Ajax e che è misteriosamente tornato a casa, abbandonando il pallone. Adrian vive in maniera morbosa il rapporto con il calcio perché ha sempre sentito la pressione del padre e delle aspettative; questo gli impedisce di stare fermo, e invece di confrontarsi con i suoi problemi va a correre.  Si tratta di una maniera elegante e toccante, senza parole, di costruire un personaggio. Nel corso della stagione, Helena farà di tutto per convincerlo ad unirsi alla sua squadra.

Il Varg IL è una squadra piccola, tornata in Eliteserien dopo molti anni di purgatorio e finita sotto i riflettori grazie a Helena. Il suo non essere un punto di riferimento calcistico mondiale permette di raccontare la dimensione più umana di uno sport che spesso viene criticato per i milioni che gli atleti guadagnano, dimenticando che vivono buona parte degli stessi problemi degli altri.

Heimebane - You Will Walk AloneNell’ottimo cast merita una menzione speciale John Carew. Lo abbiamo visto sui campi da gioco dei campionati più prestigiosi, tra cui quello italiano con la maglia della Roma, ma sul piccolo schermo stupisce per la sua capacità di interpretare un ampio rango di emozioni per mezzo delle quali dà vita a un personaggio con cui ha sicuramente molto in comune, ma questo non ne diminuisce il risultato. 

La serie è scritta in maniera eccellente e riesce ad essere estremamente avvincente sia dentro che fuori dal campo. L’unica pecca, davvero minima, si può trovare nella regia delle partite di calcio, ma questo è un problema dello sport in sé, che non si presta nella sua parte giocata così tanto alla televisione e al cinema, a differenza del baseball o del football americano; non mancano comunque alcuni guizzi davvero interessanti.  Meravigliosa anche la colonna sonora di Aslak Hartberg, che riprende lo stile di quella di Friday Night Lights aggiungendo strumenti tipici della tradizione scandinava che danno un tocco più romantico e melanconico all’epica del racconto sportivo.

Che siate amanti del calcio o meno, Heimebane merita di essere vista per il modo in cui riesce a essere estremamente attuale nelle tematiche e perché trasmette in ogni minimo dettaglio le emozioni dello sport. È un prodotto riuscitissimo, un piccolo gioiello europeo che meriterebbe la stessa attenzione che ottengono le serie sportive d’oltreoceano.

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