Beat – 1×01 BEAT


Beat - 1x01 BEATHeath, rhythm, your mother’s pulse, the beat in her belly.
È la voce fuoricampo del protagonista, che dà il (sopran)nome alla serie stessa, ad accompagnare l’apertura di Beat, la nuova miniserie di Amazon prodotta in Germania e ambientata a Berlino. Sembra quasi la voce di un documentarista che racconta l’origine della vita, accompagnata da quei suoni così primordiali, così moderni, che sono per lui la techno stessa.

Nelle prime scene Robert “Beat” Schlag (interpretato dal giovane Jannis Niewöhner) si addentra nel Sonar, il club di cui è promoter e che a Berlino non esiste ma che si ispira fortemente al Berghain, uno dei più famosi al mondo. Ma Beat non è uno di quelli che noi chiameremmo PR, perché ciò che offre va ben oltre il volantino lasciato in strada; e quando si troverà davanti a un omicidio orribile, saranno proprio il suo stile di vita e le sue conoscenze nell’ambiente a metterlo in una posizione pericolosa. Questa situazione lo porterà a fare coppia con Emilia (una Karoline Herfurth che i più attenti ricorderanno nel film The Reader), agente dell’ESI, l’intelligence europea coinvolta nelle indagini che però aveva concentrato le attenzioni su Beat e i suoi contatti da molto tempo prima.
L’ottima introduzione si completa grazie a un intelligente pianosequenza del regista Marco Kreuzpaintner (già sceneggiatore del film Lui è tornato e regista di Sommersturm), con il quale seguiamo Beat nel tragitto dalla calma fuori dal locale al climax di ritmo e voci all’interno. Una costante, quella di accompagnare il protagonista nei suoi spostamenti, che caratterizza l’intera puntata, mentre siamo sempre al suo fianco e con lui andiamo in giro per una Berlino così luminosa da fare quasi contrasto con l’accecante buio all’interno del Sonar.
Il pensiero va subito a Berlin Calling e alla vita di Kalkbrenner portata sul grande schermo, una vita fatta di ricerca del suono perfetto, sporcata da giornate passate a prendere pasticche e fughe dai centri di recupero. Beat però si scrolla subito di dosso il paragone grazie a una regia più pulita, molto “tedesca” per la rigidità delle inquadrature (le scene negli uffici dell’agenzia di intelligence europea fanno molto Squadra Speciale Cobra 11), e per una necessaria e ovvia questione di serialità, che costringe a dare più profondità e storia ai personaggi.

There is something I believe in. Not screwing with other people.

Beat - 1x01 BEATPartendo dallo stesso Beat, il protagonista tormentato, un idealista in costante astinenza da droghe, e arrivando a Emilia, che malvolentieri si prende carico di diventare partner del promoter, tutti sembrano nascondere un lato oscuro, un passato tormentato e una parte che nemmeno il riflettore più potente del club può illuminare.

La prima metà dell’episodio è quella che lascia meno il segno, a causa dei molti personaggi secondari che sembrano introdotti quasi a forza in un racconto focalizzato su Beat e il ristretto mondo che lo circonda; la seconda parte migliora invece sul piano del ritmo, creando pian piano una forte aspettativa su quanto potrebbe accadere successivamente a livello di trama. Per quanto riguarda la gestione dei personaggi secondari, questi risultano presentati in modo superficiale e con escamotage già visti molte altre volte (un breve accenno al passato, la convalescenza da una malattia), non offrendo così la possibilità di affezionarsi subito a qualcuno che non sia Beat. L’unico che invece emerge da questo quadro è la sua nemesi, interpretata da Kostja Ullmann, il quale, tra il taglio di capelli alla Bardem in Non è un Paese per Vecchi e la fisionomia di Rami Mr. Robot Malek, aggiunge il giusto tocco di follia e crea un cattivo che in una serie non si vedeva da tempo. Riesce infatti a gettare subito chi lo osserva in un’inquietudine psicotica, a mostrare un evil genius dietro agli occhi spalancati, insieme alla malinconia tipica di chi ha perso il lume della ragione da troppo tempo.

Quello che lega tutto e rende questo primo scorcio di Beat meritevole di essere visto è la colonna sonora, incentrata ovviamente sulla techno, e il suo riuscire ad essere sia assoluta protagonista che ottima comparsa: se mentre ci addentriamo con Beat nel locale ne veniamo travolti insieme a lui come fosse un fiume in piena, ecco che spesso quel battito di cuore accompagna un silenzioso tram sullo sfondo, o scorta i protagonisti mentre parlano tra di loro.

No one is more of a slave, than he who thinks himself free, without being so.

Uno degli aspetti più significativi di questo pilot è però la normalità con cui vengono trattati temi e ambienti del clubbing, e più nello specifico quelli della capitale tedesca. Perché se Berlino è conosciuta a livello mondiale per essere l’ombelico elettronico del mondo, è vero anche che quando il muro era ancora in piedi la techno già si ballava, cominciavano a nascere i primi club a Ovest mentre a Est ci si passava i vinili di contrabbando.
Beat rende l’idea di quanto questa musica sia linfa vitale per la città stessa e di come riesca ad unire persone che viste in un qualunque altro posto definiremmo troppo diverse per stare insieme. Un pubblico che non si vedrebbe da nessun’altra parte si apre al passaggio di Beat, si agita, si unisce e si altera, senza nulla togliere o aggiungere a una normale serata di elettronica a Berlino.

Beat - 1x01 BEATI puristi delle techno storceranno sicuramente la bocca, tuttavia bisogna ricordare che Beat non è un documentario sulla musica elettronica, ma sempre e comunque una serie crime. Ed è forse qui che si vedono più difetti.
Sono infatti pochi i momenti in cui l’attenzione è totalmente catturata, complice forse una visione in lingua originale che non aiuta chi non capisce il tedesco. Superata l’ovvia e prevedibile barriera linguistica (con una seconda visione doppiata che aiuta a catturare più sfumature), e ad eccezione di un paio di momenti in cui il montaggio regge bene al punto da far salire un poco di ansia come le migliori tracce techno, Beat si perde però, come già anticipato, sulla strada dei personaggi secondari, tra colleghi di lavoro tormentati, poliziotti caricaturati e partner distratti. Nemmeno la carrellata finale di personaggi al sapore di cliffangher riesce a togliere il fiato a chi guarda, né la sensazione che questa presentazione dei personaggi in blocco nella seconda parte sia stata pensata per aggiungere informazioni e sospetti che avrebbero potuto essere distribuiti con più attenzione.
Ma è pur sempre un pilot, e come tale va preso, considerandolo nel complesso un buon inizio con ottimi spunti, un’ambientazione sicuramente originale e una storia oscura che, se sviluppata bene, può portare Beat a essere da una parte uno spaccato originale sulla scena techno, e dall’altro una ventata fresca nel crime televisivo europeo.

Voto: 7-

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