Baby – Stagione 1 6


Baby - Stagione 1Baby è il terzo progetto originale italiano di Netflix, preceduto da Suburra e dalla docu-serie First Team: Juventus FC; annunciata a novembre dello scorso anno, la serie in questione prometteva di essere “[…] una storia di formazione che esplora le vite segrete degli adolescenti di Roma. Liberamente ispirata ad una storia vera, lo scandalo delle baby squillo scoppiato a Roma nell’estate 2014, la serie racconta le vicende di un gruppo di ragazzi dei Parioli in cerca della propria identità e indipendenza tra amori proibiti, pressioni familiari e segreti condivisi”.

Finita la prima stagione l’unico commento disponibile per chiuderne la visione è la speranza che cada nell’oblio il prima possibile con una damnatio memoriae senza precedenti – anche perché l’unica sopravvivenza tollerabile sarebbe diventare nutrimento per meme in giro per il web.
Come già citato, la serie dovrebbe prendere spunto da quanto emerso dalle indagini della polizia della Capitale che, nell’estate del 2014, aveva intercettato e scoperto un grosso giro di prostituzione nel quartiere per eccellenza della Roma bene, quella zona nord nota per essere luogo d’abitazione prediletto dal ceto alto borghese romano, i cui figli vengono spediti nelle più famose scuole private e sin da piccoli si abituano ad un certo stile di vita, fatto di lusso e agi. Insomma, un mondo staccato dalla realtà e dalla quotidianità – cosa che in Baby non si smette mai di ripetere, neanche ci fosse filo spinato elettrizzato a delimitarne i confini –, un ecosistema che ha regole proprie e dove si accede solo con un certo status sociale.

Ormai quattro anni fa, le indagini avevano portato alla luce il caso di due ragazzine minorenni, rispettivamente di 14 e 15 anni, studentesse di un prestigioso liceo classico privato, adescate da uomini (due i nomi principali collegati al giro di prostituzione, quello di Mirko Ieni e Nunzio Pizzacalla) immersi in un mondo di serate ed escort, che procuravano loro clienti delle alte sfere che non si facevano problemi a fare sesso con ragazzine con un terzo dei loro anni. Tra i nomi più importanti è impossibile non ricordare il marito di Alessandra Mussolini, condannato ad un anno di detenzione, e la scandalosa complicità della madre di una delle due minorenni che spingeva la figlia verso la prostituzione. Negli interrogatori e dalle dichiarazioni rilasciate dalle ragazze, la cosa più agghiacciante era l’ovvia ingenuità con cui le due ragazzine si approcciavano al sesso come moneta di scambio, la logica del baratto che ne scaturiva e la facilità con cui venivano raggirate.

Baby - Stagione 1

Da un materiale del genere, l’aspettativa più logica era aspettarsi qualcosa che riuscisse a problematizzare questo rapporto malato sia con i soldi e con le cose, sia con l’aspettativa che deriva dallo status sociale, o quantomeno una narrazione profonda e puntuale di cosa significhi essere parte di un determinato mondo, così costitutivo da volerci rimanere a tutti i costi e sempre da protagonisti. Bene, in Baby c’è esattamente l’opposto: la storia della prostituzione minorile, quel racconto di formazione paventato, ne diventa il ritratto edulcorato, senza profondità o intelligenza, neanche l’avesse firmato Real Time (che forse l’avrebbe trattato meglio), pensato per quelle masse che si nutrono di problemi alla Uomini&Donne convinti di stare vedendo persone reali, e non il copione di tre sceneggiatori chiusi in una stanza che riciclano canovacci triti e ritriti.

Le protagoniste sono Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani, già vista in Loro), due sedicenni che, stando alla voce narrante iniziale, vivrebbero nel migliore dei mondi possibili e proprio per questo avrebbero bisogno di una vita segreta per poter sopravvivere. Prendi una citazione colta che tutti, ma proprio tutti possono cogliere e poi aggiungici del torbido adolescenziale: no, non ottieni una canzone dei Baustelle, ma l’aggancio da cui parte Baby. Entrambe le protagoniste sono ricche, belle, con un physique du rôle invidiabile e ovviamente senza un brufolo; certo, verrebbe da dire, siamo in tv e ogni teen drama adolescenziale che si rispetti, da Dawson’s Creek in giù, ci ha insegnato che i protagonisti non somiglieranno minimamente a noi e che non saranno mai presentati con i difetti con cui abbiamo dovuto convivere durante il liceo. L’acne, i capelli grassi, le maniglie dell’amore, la paghetta che al massimo equivaleva ad una merenda pomeridiana, i vestiti brutti che rivisti un decennio dopo fanno rabbrividire, o le feste in casa dove i genitori erano sempre al piano di sopra: no, qui si viaggia a suon di gambe da modelle e macchinette all’ultimo grido.

Baby - Stagione 1Che ci può stare, verrebbe da pensare, sono ricchi e si possono permettere cose per lo più negate alla maggioranza della gente. Peccato che però anche quel ritratto della ricchezza morbosa e che vince su qualsiasi tipo di etica o moralità non abbia assolutamente nulla di morboso o bisognoso, non c’è neanche quel tipo di problematizzazione, cioè l’apparenza che va mantenuta a tutti i costi. L’unico accenno di difficoltà economica viene dalla situazione di Ludovica che, a causa del divorzio tra il padre e la madre, non sa come pagare la retta scolastica; o meglio, è la madre – una penosa Isabella Ferrari al peggio delle sue possibilità recitative – che, per ripicca verso l’uomo che l’ha lasciata per una donna più giovane, cerca le attenzioni di uomini con la metà dei suoi anni e che ovviamente la sfruttano, “costringendola ” ad attingere alla retta della figlia per poterne mantenere i capricci. E per fortuna che ai seimila euro per la scuola (che somiglia più ad un bunker antiatomico a esempi eccellenti come il liceo di Babi in “Tre Metri Sopra il Cielo”) ci pensa Ursula, la macchina fabbrica-soldi, che risolve agevolmente il problema.

Baby - Stagione 1 Dall’altra parte c’è invece Chiara, la figlia modello, sportiva e con ottimi voti, che traduce Catullo su due piedi, circondata da amici facoltosi ed idealisti, con cui condivide una vita morigerata, e quindi giustamente altezzosa. Anche la bionda ha i suoi turbamenti adolescenziali, com’è giusto che sia, ma non sono mai indagati come tali: tutto ha una matrice, tutto deve essere al di fuori della persona, e perciò si torna con lo sguardo sulla famiglia, sui genitori separati in casa che sembrano comportarsi come se la decisione fosse assolutamente normale. La parte lesa è ovviamente la madre, dipinta come una donna di mezza età nevrotica senza più fascino che si diverte al massimo a giocare a Candy Crush, mentre il padre, relegato in una piccola stanzetta della loro magione pariolina, fa sesso telefonico con la fidanzata di turno. Il messaggio che pare quindi passare è che non si può voler far sesso con il fratello della propria migliore amica perché si vuole fare, fosse anche solo per noia o senso di vuoto, ma che ogni cosa deve avere quantomeno una ragione esterna, un trauma, un accenno di daddy o mummy issues.
Allo stesso tempo, però, se l’intenzione era quella di dipingere il mondo della disillusione per cui “l’amore non esiste”, sarebbe stato quantomeno apprezzabile lo sforzo di descrivere un comportamento che deriva da un ambiente del genere, avere almeno la sensibilità di non lasciarlo appeso come un qualcosa che va rappresentato giusto perché sappiamo che esiste e perché si dà per assodato che i figli di genitori divorziati crescono necessariamente con qualche problema. Ogni singolo argomento viene trattato come se fossimo in un qualsiasi talk show della domenica pomeriggio, e non con uno sguardo che riesca a farne esplodere le potenzialità: tutto rimane superficiale, accennato, e quindi diventa solo banale cliché.

Baby - Stagione 1Neanche a dirlo, la brava ragazza, Chiara, quella bionda e vagamente eterea, un po’ Marion Cottilard, un po’ Elena Santarelli, e la cattiva ragazza Ludovica, mora, tutta tatuaggi e ribellione, si ritrovano ad essere amiche, e quindi ad alimentarsi l’una con l’altra verso questa doppia vita segreta, insoddisfatte della loro quotidianità e spinte a prendere l’una qualcosa dell’altra. Anche l’amicizia poteva essere una rappresentazione interessante, l’angolazione con cui descrivere come a sedici anni questo sentimento rappresenti la forza con cui si pensa di poter fronteggiare il mondo, soprattutto quando la famiglia, quella “di sangue”, non dà il supporto che si vorrebbe. Ma anche in questo caso non c’è vera alchimia, non una descrizione in crescendo del loro rapporto, solo accenni un po’ sclerotici, un po’ abbozzati di incomprensioni che si risolvono su Instagram, o con un paio di litigi insensati e magari un pomeriggio passato a fare shopping. L’unico briciolo di speranza e di interesse viene invece dal rapporto tra Chiara e Damiano (Riccardo Mandolini), che fa da filo rosso a tutta la storia, per quanto rimanga comunque un aggancio troppo debole per poter giustificare la visione integrale di questa stagione. Con la storia di Damiano il tentativo era quello di dare una visione da outsider, il ragazzino del Quarticciolo con un passato difficile e che non è nato nella stessa bambagia in cui sono cresciuti i coetanei; ma il paragone con la vita difficile della periferia, la differenza tra i due mondi, passa giusto per l’abbigliamento degli uni e degli altri (nel senso che da una parte hanno le divise scolastiche e dall’altra parte discutibili gilet fluorescenti) e la costante recriminazione che una volta entrati ai Parioli è impossibile uscirne.

Baby - Stagione 1E poi non possiamo non menzionare il protagonista mancato, il grande assente della storia: il sesso. In questo caso non s’intende che viene mostrato poco sesso o che ci sia poco nudo, il senso è che non c’è un’argomentazione valida intorno alla questione, come se fosse quasi secondario in una narrazione che si occupa di prostituzione minorile. Questa pruderie da collegio femminile è forse la cosa che fa odiare di più Baby, dato che ancora una volta abbiamo mancato il nostro appuntamento con la verità, con la possibilità di mostrare il brutto che si cela nei luoghi che all’esterno sembrano fatati e irraggiungibili, lastricati di possibilità, di porte spalancate. Il sesso è imbarazzante, come fosse qualcosa di cui vergognarsi a prescindere, che si riduce a dei momenti davvero poco realistici, come il momento di Chiara con un cliente che si ritrova (beata lei) a vivere un appuntamento da sogno. Ed è qui che si arriva alla parte peggiore di tutte: per come viene dipinto, ci sarebbe quasi da farci un pensierino sulla prostituzione dalle parti di Roma nord, dato che i clienti sono al massimo dei dentisti impacciati o dei bellocci nerd, e uno dei papponi ha il cuore così tenero da innamorarsi e immolarsi per la sua “impiegata”. Tra fare gli straordinari a lavoro e lasciarsi portare semplicemente a cena fuori, il messaggio sbagliato che passa è che tanto vale perseguire la seconda strada a questo punto.

Baby - Stagione 1L’impressione generale è davvero che gli sceneggiatori, questo collettivo gender neutral che si firma come GRAMS*, si siano venduti al pubblico come giovane, all’avanguardia, contemporaneista, per cui “anche le idee [sono] importanti”, ma che alla fine abbiano prodotto una cosa così vecchia e trattenuta che a confronto Compagni di Scuola(produzione RAI del 2001)  e I Liceali (produzione Mediaset del 2008) possiamo ricordarli come prodotti invidiabili. Almeno in quei casi c’era l’intenzione dall’inizio alla fine di fare didattica, di sciorinare buoni sentimenti, di far vedere che anche il più cattivo dei ragazzi in fondo ha un cuore; qui invece c’è la superficialità a dominare ogni cosa. Il suddetto collettivo non ha fatto altro che mettere giù una lista della spesa con i trend topic dell’adolescenza e li ha piazzati qua e là, così che nessuno possa dire che hanno mancato di trattare ogni singolo dettaglio di questa generazione attuale. Fabio rappresenta la quota gay e ovviamente è un ragazzino impacciato, circondato solo da amiche femmine, con un padre severo e castrante e che s’innamora alla prima occasione utile di Damiano, ovviamente, prima figura maschile che gli dimostra un po’ di gentilezza; Camilla è invece la quota femminista, figlia di genitori ex sessantottini, ancorati ad ideali vecchi ed imborghesiti. Un’altra questione scottante è la droga, gestita in maniera troppo facile e ben presto dimenticata; anche l’irrequietezza per un matrimonio che non funziona e l’insoddisfazione data da una giovinezza sacrificata troppo presto, per quanto sia affidata a Claudia Pandolfi (che assieme alla Ferrari ci regala una performance da dimenticare), è un argomento tra tanti, che risulta sciocco e banale. Ultimo tema, ma non meno importante, è il bullismo che fa da leva iniziale al racconto, rappresentato dal video porno amatoriale con Ludovica protagonista, e che viene mostrato a tutti senza alcun pudore, cercando nel tema della vergogna e del “maschilismo al femminile” la motivazione per lanciare la ragazza nel mondo della prostituzione. Il punto è che tutte queste idee a livello teorico potevano anche essere valide, ma è la realizzazione il problema, perché è sciatta, senza analisi o riflessione, immersa in una sorta di “normalizzazione” generale agghiacciante e pericolosa.

Baby - Stagione 1Ad infarcire uno scenario già abbastanza imbarazzante, c’è la regia di Andrea De Sica, che rende le cose persino peggiori: nipote di Cristian e di Umberto, vincitore di un Nastro d’Argento nel 2017 per il suo film “I Figli della Notte”, qui non riesce a fare neanche un dignitoso stacco di macchina; al contempo ci sottopone a scene come quella della piscina, con la convinzione che sia davvero un momento rivelatorio per il personaggio, e finisce con l’insistere sui dolly nel tentativo di dominare Roma, quando invece risultano acrobazie inutili e dispendiose. Infine, una menzione speciale va alla colonna sonora, confusa e innaturale, che viene fuori come una sorta di corsa contro il tempo per poter mettere dentro tutti i nomi dei gruppi contemporanei, dai The Giornalisti a Cosmo, poi la trap, che fa subito “cattivo ragazzo” ma neanche troppo, e poi anche cose più hipster e di nicchia, per accontentare (ingannare?) proprio tutti.
Si potrebbe davvero continuare all’infinito a sparare a zero su una cosa che non è semplicemente brutta e fatta male, ma che trae in inganno, riduce ai minimi termini un tema importante, lo porta ad un livello infimo, elimina la pericolosità di trovarsi invischiati in un mondo del genere, come se davvero il più cattivo dei cattivi potesse essere rappresentato giusto da Paolo Calabresi – il personaggio meno credibile di tutti.

Così come si è scelto di iniziare, così è necessario finire: Baby è una serie brutta, pensata male e scritta peggio, che ha promesso di essere un viaggio all’interno di un mondo problematico, mentre alla fine dei conti l’approccio è stato quello del turista che fotografa distratto qualcosa che vede lungo la sua strada. L’unico augurio che possiamo quindi farci è che non venga assolutamente rinnovata – così magari sarà anche più facile dimenticarla.

Voto stagione: 3

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Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet


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6 commenti su “Baby – Stagione 1

  • breakingscarface

    Ciao Sara, scrivo solo per farti i miei personali complimenti per aver visto l’intera stagione, ma soprattutto per aver resistito fino alla fine delle stessa. Credo che l’avrai diluita con qualcosa di più stimolante, non che ci voglia tanto visto la scarsezza dell’opera. Io ho visto solo il minuto e mezzo di trailer ed intuendone le non potenzialità, ho lasciato perdere la lontana idea di approcciarmi a questa serie tv; altresì, lo stesso trailer mi è bastato per fornire il mio voto sul sito, vale a dire un più che meritato 1. Sono sicuro che i creativi ed attenti sceneggiatori saranno già informati delle varie critiche che gli arriveranno, e non parlo di quelle dei propri amici o familiari. Tieni duro!!!

     
  • Travolta

    Le serie vanno viste non si puo’ giudicarle da un trailer.
    Baby e’ una brutta serie tv italiana . La vicenda delle baby squillo di recente cronaca non e’ aderente al racconto ,baby e’ piu’ uno spaccato sulla gioventu’ borghese dei giorni di oggi.
    Sceneggiatura brutta ed attori pessimi io fatico a trovare qualcosa di buono a livello interpretativo gia’ nelle serie tv italiane portate agli onori del mondo figuriamoci in questa. I ragazzi recitano davvero male ,gli adulti se possibile peggio .Il divario con le serie Usa,Uk ma anche scandinave e’ davvero abissale e per una nazione che ha avuto i Gassman ,i Tognazzi ed i Volonte’ oltre a moltissimi altri e’ un qualcosa di inspiegabile.
    Luoghi comuni e banalita’ a non finire .Non mi aspettavo molto ed infatti molto poco si e’ visto.

     
    • breakingscarface

      A parte che credo che uno possa fare ciò che vuole nel rispetto di se stessi e degli altri ovviamente e che nessuno debba dire ad un altro cosa fare o meno, nello specifico penso che si possa eccome giudicare una serie tv da un trailer, soprattutto se si ha esperienza di serie tv, cinema, libri od altro, oppure si conoscono gli autori dell’opera. Perchè perdere tempo a vedere una serie così brutta sin dal trailer? Perchè decidere di non acquistare un biglietto per andare a vedere un film al cinema? Magari dal trailer lo si è giudicato semplicemente poco interessante….. Specificato a malincuore il mio pensiero, il mio commento era semplicemente ironico, piaccia o meno la mia personale ironia, tale era, pure e semplice.

       
      • Sbavo

        Chi conosce film, serie tv, libri, etc. sa benissimo che non si può giudicare un libro dalla copertina. Poi ognuno fa quello che vuole, ma di certo il giudizio che dai basato sul “Trailer” non vale nulla.

         
        • breakingscarface

          Il mio commento vale nulla quanto è inutile il tuo. Complimenti per la precisazione. Bravo!

           
        • Setteditroppo

          Forse il verbo “giudicare”, il sostantivo “giudizio” mettono un po’ di inquietudine in qualcuno. Se il nostro amico con il quale sono pienamente d’accordo avesse scritto “farsi un’opinione su una serie tv” non avrebbe scosso alcun benpensante. La copertina di un libro è l’equivalente di un manifesto non di un trailer che invece ha una funzione molto più importante. Il trailer mostra sequenze che gli autori stessi “giudicano” come le più indicative di ciò che gli spettatori vedranno. Il trailer può ingannarci perché – mostrandoci il meglio dell’opera – ci induce ad un giudizio più benevolo di quanto l’opera completa effettivamente meriti. Ma il trailer non può trasformare la merda in oro. Mai. Ancor più se lo spettatore ha un po’ di esperienza o di cultura o semplicemente s’informa. D’altra parte vedere o leggere tutto è impossibile. Nella vita giudichiamo continuamente prima e non dopo: non è ovvio? Poi possiamo sbagliare ed è altrettanto ovvio. A volte basta un trailer, a volte 15-20 minuti del primo episodio, a volte le prime due o tre puntate per “giudicare” una serie. Soprattutto quando la serie fa schifo.
          E pur tuttavia io questa serie l’ho vista tutta! Sì, condivido la recensione in tutto. Eppure l’ho vista fino alla fine in parte con spirito voyeristico da uomo di mezza età e in parte perché il “brutto” mi ha attratto inesorabilmente, come una droga. Paradossalmente la bruttezza della serie è sembrata quasi programmatica e comunque sempre ordinata, inappuntabile, così conforme alle regole del brutto, senza nemmeno un guizzo di bellezza, al punto tale che è stata capace di sortire un interesse, di accendere la curiosità e non mi sorprenderebbe affatto una seconda stagione e il successo di pubblico.