Dopo il toccante doppio episodio che ha segnato l’addio dello storico regional manager della Dunder Mifflin, gli autori di The Office sono impegnati nell’arduo compito di dimostrarci che lo show può andare avanti anche senza Steve Carell.
E in questi due episodi sembrano esserci riusciti.
7×23 – The Inner Circle
Mi ero promesso di guardare questo episodio senza pensare alla grossa assenza. Impossibile, la sigla di apertura è già una pugnalata al cuore.
Superato questo primo impatto emotivo, però, sono riuscito a tuffarmi nelle vicende della puntata, che vede il nuovo manager della Dunder Mifflin finalmente all’opera.
Nonostante DeAngelo dichiari di non volere gente che lo assecondi, forma intorno a lui un “inner circle” con cui scherza, gioca, condivide opinioni e favoreggia.
In questa cerchia ristretta ci sono Jim (nonostante affermi “There’s no inner circle”), Darryl (che per un corso di cinese pagato, dà via tranquillamente la sua integrità morale), Gabe (abituato nel ruolo di “cagnolino” ormai) e il buon Kevin che ci regala una scena spassosissima, quando – fierissimo – comunica alla madre di essere nell’inner circle…which doesn’t exists.
Nella cerchia non si fa altro che appoggiare e assecondare qualsiasi cosa dica il capo, arrivando persino a contraddirsi o a dire stupidaggini: in pratica, danno al loro nuovo boss quell’approvazione che Michael aveva sempre desiderato di ottenere. Se non fosse, però, intrisa di falsità e giroconti personali.
Anche all’esterno dell’inner circle non si sta con le mani in mano: Andy è invidiosissimo (“Oh yes. There is a inner circle“), Angela ritiene DeAngelo maschilista e Pam cerca di non farsi odiare.
L’unico che appare indissolubile e integro è un Dwight imperiale, che si limita a compiere il suo lavoro – bene – senza fare il leccaculo. In lui gorgoglia il desiderio di avere quel posto, e non scende certo a compromessi con colui che lo detiene.
DeAngelo, che non occupa certo una posizione facile, riesce ad acquistare qualche punto-simpatia in questo episodio, regalandoci qualche gag simpatica e riuscendo al contempo a non offuscare ma, anzi, valorizzare gli altri (è sufficiente notare Creed, Kevin ed Erin che sembrano prenderlo sul serio mentre fa finta di fare il giocoliere: fantastici).
Trova spazio in questo episodio anche (finalmente!) Ryan, il personaggio più falso e imbroglione dopo l’inarrivabile Creed, che ottiene la posizione di Supervisore di Kelly semplicemente comportandosi come se lo fosse. E quando l’indiana decide di vuotare il sacco, paragonandolo a Rango, la sua difesa con “I did not see Rango” è semplicemente geniale.
Jim riacquista un po’ di integrità morale quando, buttato fuori dall’inner circle per aver riportato lamentele dei dipendenti, ha l’occasione di rientrarci ma rifiuta e sfida persino il suo boss a dimostrare che le sue vanterie circa il basket siano vere. Il gruppo si sposta quindi giù in magazzino (ricordando uno dei primi episodi della serie, “Basketball”) dove DeAngelo si attacca al ferro del canestro, tirandoselo appresso e finendo in ospedale (fortunatamente, con riflessi presi non si sa dove, Kevin si sposta in tempo).
Così alla Dunder Mifflin serve già un nuovo manager. And now what?, per citare Jim.
Episodio migliore di quello che si ci poteva aspettare: la puntata dopo l’addio del protagonista è certamente la più difficile. Ma The Office, fortunatamente, ne ha 20 di protagonisti.
Ogni personaggio ha una solidità eccezionale, particolarità proprie inconfondibili e soprattutto una comicità che sembra naturale e non costruita – e questo è un po’ un marchio di fabbrica di The Office.
Voto: 7,5
7×24 – Dwight K Shrute, (Acting) Manager
Con DeAngelo fuori uso, l’ufficio rimane senza guida: a Jim piace la situazione, e rifiuta l’occupazione di Manager ad interim offertole da Jo. Ma Dwight ovviamente non si fa scappare l’opportunità, e diventa Acting Manager della filiale di Scranton, ossia un “acting” in più di quello che ha sempre voluto essere (per la gioia di Pam e Jim: emblematico il “What have you done?” dell’ex receptionist). Ed è cosi che, in tre puntate, vediamo la terza sigla diversa.
Dopo aver mostrato un po’ il suo lato nerd che lo ha sempre contraddistinto (con un vago riferimento a The Walking Dead) il buon Dwight mette in atto numerosissime novità: da un antico orologio marcatempo ad enormi biglietti da visita, dal bloccare alcuni siti internet, all’imporre pause pranzo scaglionate. Ovviamente l’arredamento dell’ufficio assume una primaria importanza: armature orientali, piranha, pistole, quadri e una possente scrivania in marmo campeggiano nell’ufficio dell’acting manager.
Le gag divertenti con il nuovo, severissimo, capo di certo non mancano in questo episodio: dal prank di Jim che finge di aizzargli una rivolta contro a, soprattutto, il colpo di pistola partito per sbaglio. Quest’ultima azione, in un primo momento tenuta nascosta ma poi palesata a causa dei ricatti dei dipendenti, costa a Dwight il posto di acting e la possibilità di essere promosso a ufficiale (e gli facciamo passare – perché siamo buoni – il non essere stato licenziato in tronco per una cosa del genere) ma ci regala anche momenti comici indimenticabili con protagonista Creed: prima si nasconde sotto il tavolo quando sente lo sparo, manco ci fosse una sparatoia in corso, e poi fa sparire in un nanosecondo la pistola di Dwight quando arriva Toby per indagare. Semplicemente fantastico.
Il triangolo (no) Andy – Erin – Gabe è ormai agli sgoccioli, con quest’ultimo colpito da isteria e depressione che cerca in tutti i modi di allontanare Andy da Erin e riconquistare quest’ultima: i tentativi sono assolutamente vani perché, si vede da un miglio, quei due are meant to be together.
Sono sicuro che – probabilmente già nel season finale – il mezzo-sordo riconquisterà la receptionist (di cui sono innamorato anche io, ma questa è un’altra storia).
Ma parliamo del vero protagonista dell’episodio…Kevin! Al pari di Creed, ogni sua breve apparizione o battuta riesce a far cappottare dalle risate. In questo episodio lo vediamo pronunciare il giuramento in ritardo rispetto a tutti gli altri, o avere problemi con il codice da inserire per la fotocopiatrice, o l’insistere sul non voler – neanche vedere – la frutta nelle macchinette, o uscire urlante (what the f**k was that!) dalla toilette dove Dwight aveva appena gettato il Piranha, o ancora farsi fare un’imbarazzante quanto energico massaggio da Dwight. DIECI PUNTO ZERO.
La sua leadership comica è minata da un solo altro personaggio.
Jo infatti forma un “search committee” (formato da Jim, Gabe e Toby) per eleggere il nuovo manager; nel frattempo, però, chiede ai tre chi sia il dipendente più anziano in modo che sia lui l’interim manager finchè non verrà eletto il nuovo.
Ed ecco Creed che si sistema nel suo nuovo ufficio, dietro l’imponente scrivania, tutto contento per il nuovo ruolo acquisito.
SCENA EPICA.
Voglio uno spin off di The Office con Creed regional manager, assolutamente. La Dunder Mifflin inizierebbe presto a spacciare droga invece di vendere carta, ma vabè 😀
Puntata eccezionale che, devo ammetterlo, mi ha fatto per un attimo dimenticare la grande assenza di Michael. Non l’avrei mai detto, ma The Office potrebbe davvero funzionare senza di lui.
Tutto questo in attesa del Season finale di questo giovedi, dove sarà deciso il nuovo manager e che brulica di guest stars d’eccezione (se volete saperle, leggete qui).
Voto: 8,5
NOTE
– Ormai è più di un anno che Daryil è stato promosso, e ora frequenta anche la Business School. Non mi stupirei se fosse un candidato a rimpiazzare Micheal.
– Stesso discorso per Andy, che sta acquisendo sempre più sicurezza in sè stesso.
– Spero gli sceneggiatori riescano a salvare il personaggio di Toby, che senza Micheal rischia di diventare insignificante.
– Kelly potrebbe essere incinta. Povero Ryan 😀
Creed Manager! Chiudete l’universo. xD