Fringe: 4×03 – Alone in the World


Fringe: 4x03 - Alone in the WorldCi siamo lamentati un po’ tutti di come Fringe fosse partito con il freno a mano tirato, in questa quarta stagione. Certo, questa 4×03 secondo me ancora non brilla come molte altre puntate di questa favolosa serie, ma bisogna darle atto che almeno qualcosina smuove. “Alone in the World” è ancora ben lontana dai fasti della seconda stagione e dell’inizio della terza, ma di certo non è un episodio da buttare.

Un ragazzino scampa ad un pestaggio grazie a qualcosa che, nell’ombra, ferma i due bulli che lo volevano picchiare. Interviene la Fringe Division, che, grazie agli esami di Walter, capisce che si tratta di una strana spora che si propaga nell’aria. Quando poi il ragazzino sta male, il Dottor Bishop capisce che egli è collegato empaticamente con le spore. Nel finale, Walter è ormai convinto di essere pazzo e tenta di operarsi in maniera drastica.

Quello che fa di questa puntata la migliore delle tre viste fino a ora è sicuramente la massiccia presenza sullo schermo di Walter Bishop. E’ innegabile che la bravura e il carisma che Noble riesce a trasmettere al suo personaggio catalizzino l’attenzione dello spettatore, che rimane così molto più coinvolto emotivamente nelle vicende che si dipanano nella storia. Il Dottor Bishop di questo universo giallo è ancora più impotente, ancora più triste e disorientato di quello “originale” dell’universo blu. La mancata influenza positiva di suo figlio Peter pesa come un macigno sulla sua vita: è come se il nostro dottore vivesse ancora nel manicomio in cui è stato costretto per diciassette lunghi anni.

Fringe: 4x03 - Alone in the WorldE il caso Fringe di questa settimana è messo lì apposta per approfondire questo dolore. Il bambino che instaura con quelle strane spore un rapporto di “amicizia telepatica” non è nient’altro che il riflesso del figlio che Walter (in questa versione dei fatti) non ha mai avuto. Aaron è sì portatore di un potere che sviluppa la storia della puntata per quaranta minuti buoni, ma serve a noi finalmente per cominciare a sentire come sono andate le cose dopo l’intervento degli Osservatori.
Walter infatti confessa al ragazzino che suo figlio Peter è morto per la rara malattia che lo affliggeva, proprio come succedeva nella storia che abbiamo sempre conosciuto. La variabile dell’Osservatore ovviamente subentra quando Walter tentò di portare “over here” l’altra versione di Peter: il mancato intervento di September fa sì che stavolta il lago ghiacciato sia fatale per il piccolo Peter dell’altro universo, uccidendolo. Ecco allora spiegato lo stato mentale di Walter: non solo non ha avuto come sostegno l’amore e la pazienza di Peter a sostenerlo nella degenza, ma ha addirittura perso due volte suo figlio, considerando anche il fatto che implicitamente ha ucciso il pargolo di un’altra persona. Insomma, la vita intera di Walter è stata condizionata da quella scelta. Il terrore di sbagliare di nuovo e di far del male a qualcun altro lo hanno portato a rinchiudersi nel suo laboratorio, senza pensare minimamente a mettere la testa fuori dalla porta. E’ ovvio che adesso, quando sente le voce e vede delle persone che non esistono riflesse negli specchi, pensi di essere pazzo.  Chi di noi non lo penserebbe?

Una delle cose che non riesco a mandare giù è che in queste puntate ci sia sempre un massiccio riferimento al potere dell’amore che lega indissolubilmente le persone. Abbiamo capito che è l’unica cosa al mondo che va anche contro le regole degli Osservatori (anche perché se no non ci sarebbe in giro “l’impronta” di Peter che si fa sentire sempre più forte), ma possono anche smetterla di dircelo e di farla essere la risoluzione dei casi. Il mistero che vede protagonista il piccolo Aaron è abbastanza figo, come quasi tutti i casi di Fringe da tre anni a questa parte, ma perché risolverlo ancora con un legame sentimentale? Attenzione, non sto dicendo che rifuggo totalmente la soluzione: anche a me piace essere coinvolto e emozionarmi guardando una storia toccante, come in questo caso, ma adesso stanno esagerando.

Fringe: 4x03 - Alone in the WorldL’impotenza di Walter e la fragilità di Aaron sono assolutamente complementari, e i due sembrano le facce della stessa medaglia. Ma secondo me il titolo della puntata non si riferisce affatto ad Aaron, che è solo un pretesto: è Walter ad essere solo al mondo. In questo universo giallo lo è sempre stato, ha addirittura dovuto perdere due volte suo figlio, tanto che alla fine tenta addirittura di auto-lobotomizzarsi (non vi sono venuti i brividi alla schiena quando Olivia estrae il ferro dalla testa di Walter? Brrr). L’eccezionale interpretazione di John Noble ha fatto poi il resto.
Ho poco da dire su Olivia, tranne il fatto che forse gli autori commettono l’errore di farci intuire sin da subito che la bionda stia facendo un identikit di Peter. Ecco, facendo in questo modo hanno un po’ rovinato la scena finale, che però tutto sommato è ben riuscita, anche se Fringe ci aveva abituati a ben altri cliffhanger.

Un’ultima cosa, che esula dalla puntata in sé, ma che ritengo fondamentale per la trama orizzontale della serie. Grazie alla dichiarazione di Walter, abbiamo capito che Peter “over there” (che poi è quello che abbiamo sempre conosciuto) è morto il giorno in cui il Dottor Bishop ha tentato di portarlo “over here”. Ma allora perché, nello scorso finale di stagione, September dice a December che gli altri non si ricordavano di Peter in quanto «non è mai esistito»? L’Osservatore probabilmente si riferisce ad un Peter “adulto” (una scappatoia poco degna per gli sceneggiatori di Fringe: invece di fare i fighi con frasi ad effetto potevano dirci subito che è esistito), ma comunque rimane ancora un mistero l’origine della “Macchina” in un mondo in cui Peter è morto da bambino. Speriamo che questa faccenda venga chiarita presto perchè costituisce un evidente tassello mancante nel puzzle di questo universo Peter-less.


VOTO: 7

[rps]

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.

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