Le intenzioni serissime degli autori sono già affiorate nei primi episodi della terza stagione, ma con questo “Asian F” Glee mostra che le emozioni, quest’anno, non saranno centellinate, al contrario delle marchette mainstream che sembrano addirittura essere scomparse. Un ritorno alle orgini, come ampiamente annunciato durante l’estate, prevede una certa intensità sul piano drammatico. I personaggi non vengono più accoppiati e scoppiati in una maratona di beneficenza per il pubblico più giovane: si passa ad approfondirli con uno sguardo sentito, ma ancora non melenso.
Dramedy
Su Mike Chang viene posizionato il più ampio cono di luce, per la prima volta. Dei sogni di questi teenager ne sappiamo abbastanza, ma in questo episodio si scruta un po’ com’è la vita per “Other Asian”, studente modello, giocatore di football in lizza per le migliori università dello Stato che ingrassa le attese del suo severo padre a scapito del suo sogno, ballare. A far scaturire la pressione insostenibile dei suoi genitori è un voto in chimica al di sotto delle aspettative: A- : la geniale F asiatica, stereotipo su cui ridere e su cui riflettere. La pressione si fa meno importante man mano che Mike acquista il coraggio non solo di ballare al di fuori della sua stanza, ma di inseguire le sue passioni più che un futuro già scritto da altri. Tenero, addirittura, il silenzioso passo a due con la madre amorevole, che torna sui suoi errori e si apre alla volontà del figlio, visto giustamente come persona e non come pedina delle proprie aspirazioni irrisolte.
In contemporanea aumentano le rivalità tra dive e aspiranti rappresentanti dello studentato. Brittany, l’unicorno di tutte le donne, arriva in testa ai sondaggi grazie soprattutto ad un’esibizione fracassona che coinvolge tutte le ragazze del post-femminismo: “Girls” di Beyoncé, la quale stranamente appare per la prima volta in tre episodi. La marchetta, diciamocelo chiaramente, non c’è: il testo semplice e diretto e l’esibizione da “Hairography” che distoglie l’attenzione dall’oscenità acustica, sono la leva perfetta a scatenare l’orgoglio e l’entusiasmo delle studentesse e a provocare, conseguentemente, una valanga di voti a cui la confusa Rachel non potrà tener testa.
Rachel, appunto, è in uno stato di incertezza, ancor più del fidanzato procrastinatore, dopo il colpo all’autostima ricevuto dai provinanti della NYADA. Perciò tenta in tutti i modi di tornare al top, attaccando metaforicamente le sue signature stars un po’ ovunque per fare curriculum e per sentirsi ancora la migliore. Il suo egoismo fa oscillare le amicizie cresciute poco alla volta, mentre il suo arrivismo porta ad una separazione importante: Mercedes passa al club di Shelby, dopo una ripresa più seria del loro eterno diva-off.
E’ facile credere che qui la diva sia solo Mercedes, dato che è quella che fugge “sbattendo la porta”, ma ella è stata trascurata per così tanto tempo che persino il Bootie Camp le appare come una vessazione. L’ultima goccia per il suo rancore riguarda il ruolo di Maria: dopo una pulitissima “Spotlight” eseguita con delicatezza da Mercedes, la bistrattata Effie di Dreamgirls, le due dive vengono richiamate all’appello e si esibiscono in un’ulteriore prova di chiarezza vocale ed emozione smorzata: “Out here on my own”, dove le voci si confondono in un brivido d’attesa. “Dimmi che sei stata migliore di me”. Persino Rachel sa di aver vinto la parte a tavolino e che, stavolta, non ha brillato come al suo sublime solito.
Perciò il club si dissesta nuovamente, tra rivalità canore, certo, ma anche politiche, in quanto l’elezione a rappresentante d’istituto potrebbe sconvolgere curriculum e separare Bffs. L’esagerazione in tutto ciò è data dalla classica confusione adolescenziale sul futuro; ma presto o tardi tutti si renderanno conto, dopo il maturo Kurt, che ciò che si ricorderanno davvero del liceo sono i legami interpersonali più che il numero di voci e attività scritte su un pezzo di carta.
Infine abbiamo Emma con le sue ossessioni compulsive e i suoi genitori insensibili. L’attenzione all’ocd della Rossa è meno caricaturale e più triste, ma il vero protagonista di questo subplot, secondo me, è proprio Will, che invece di attaccare l’ocd della sua donna o di farsene beffa, discende nel buio dell’incertezza di Emma, in ginocchio a pregare con lei, per riaffiorarne insieme e accompagnarla verso la guarigione: per sistemarla (fix her).
Il divertimento c’è, ma esplode in risata in pochi momenti: il migliore, probabilmente, riguarda il suprematismo dei genitori di Emma riguardo la capigliatura rossa. Si tratta di un siparietto quasi geniale, nel parallelo tra questi due Ginger ostili agli altri colori (figli di un razzismo di chioma) e una qualunque coppia repubblicana da country club, in cerca di un genero da sit-com dello stesso partito (Red= repubblicano). I parenti della stagione tre sembrano apportare più riflessioni rispetto alle precedenti comparsate incomplete o prettamente comiche (ad es. la madre di Sue).
L’episodio, scarno di battute ma intenso nei rapporti umani, approfondisce i personaggi un po’ abbandonati nel caos della seconda stagione e la regia di Alfonso-Gomez Rejon (aiuto di Gonzales-Inarritu in “Babel”) punta su scelte visive dettate dal sentimento. Decisamente uno dei migliori episodi di sempre, da questo punto di vista tecnico-emotivo.
Musical
Il punto di forza ancora più evidente e congeniale all’intento della serie è proprio lo spirito spiccatamente musical dell’episodio, gestito in un’ottima maniera dal regista. Spesso abbiamo assistito a performance totalmente avulse dalla trama, messe lì per creare un tormentone oppure per omaggiare l’interprete più in voga in quel periodo. In Asian F la realtà viene addirittura trasfigurata in musica(L), come solo i momenti migliori di Glee hanno saputo fare.
Alla minaccia di allontanamento dal club le luci si spengono su Mercedes e la realtà viene sublimata sul palco nell’esecuzione, riadattata nel testo, di “It’s all over”, così com’era in Dreamgirls. Questo sentimento musical, finalmente redivivo, è ancora più forte e commovente nel montage finale, dove i personaggi si muovono assorti sulle note di “Fix you” dei Coldplay.
Quindi il teen drama si ispessisce e il carattere della serie si impregna ancora di più degli stilemi del musical vero e proprio: se questa è la direzione che gli autori intendono prendere dopo i ripetuti svarioni della season 2, noi di Seriangolo siamo completamente on board.
VOTO: 8 e mezzo
ESIBIZIONI: 9
– In “Cool”, tratta da West Side Story, Harry Shum mostra di saper cantare. Non nego la piacevolissima sorpresa e al contempo l’incertezza sulla cosa. Non sono ancora sicuro se si tratti di un doppiatore (come fu per i protagonisti di West side story), di autotune o di un talento nascosto finora. Probabilmente si tratta dell’ultima opzione, perciò: chapeau.
– Anche i personaggi di contorno dell’episodio non mancano di sottigliezze. Nell’incontro tra Blaine e Kurt recante fiori, si fa un piccolo accenno al loro dramma sociale: quello di trattenere i gesti d’affetto spontanei in luoghi pubblici. Così, ancora obbligati a nascondersi da una società troppo poco accogliente verso il loro amore, riducono il riavvicinamento ad una pacca sulla spalla.
– I Coldplay avevano precedentemente negato i diritti delle canzoni, prima dell’intervento rappacificatore di Gwyneth Paltrow, apparsa nella serie troppe tre volte.
– Entusiasmo assolutamente personale: Santana interpreterà Anita in West side story, spero che chi conosce il musical sia contento come me.
– L’episodio è scritto da Ian Brennan. L’ho detto ma lo ripeto: dei tre autori è sicuramente il più ispirato.
– Il prossimo episodio, purtroppo, andrà in onda il Primo Novembre.