Hell On Wheels – 1×01/02 Pilot & Immoral Mathematics 3


Hell On Wheels - 1x01/02 Pilot & Immoral MathematicsL’ultimo prodotto AMC, canale che genera grande attesa sul piano della qualità, riprende gli stilemi del western classico per raccontare una storia di vendetta che si consuma alla fine della Guerra di Secessione. Ecco un breve articolo, quasi privo di spoiler, per presentare il nuovo Drama.

1865. In questo periodo di assestamento per il territorio americano, la deficienza di leggi favorisce la prolificazione di gunslingers, briganti e lotte per assicurarsi il dominio sul territorio: ovvero il fatidico West, porto di anime speranzose grazie alla costruzione della Ferrovia transcontinentale (L’inferno su ruote, per l’appunto). I personaggi che ci vengono presentati in questi primi due episodi sono un po’ quelli che ci si aspetterebbe di vedere in un clima del genere: il solitario che deve vendicare la morte della moglie, i neri ancora bistrattati, la donna forte, i preti in cerca di proselitismo, le puttane, i convertiti, i burocrati che abusano del potere e gli indiani che lottano per la loro sopravvivenza e la loro Casa, nella quale avevano accettato di buon grado i pellegrini. L’unione del popolo esiste solo a parole: “We’re all americans, now- even you rebels”, per il resto si tratta di una fossa di leoni.

Hell On Wheels - 1x01/02 Pilot & Immoral MathematicsLa ferocia di questi tempi incerti è ben inquadrata dalle scene di lotta o dell’arduo lavoro, sul cui sfondo esplodono in continuazione bombe del colore di pece, che aprono nuovi siti per le costruzioni. La speranza per un “futuro roseo della più grande Nazione del secolo” vive nei campi come pura propaganda; il “qui ed ora” è molto più truce e non permette divagazioni oniriche su “ciò che potrebbe essere”: ognuno pensa a sé, a salvarsi la pelle e tentare di raccogliere un po’ di fortuna, prima di approdare a quella vita prosperosa che rappresenta più una promessa lontana che un immediato futuro.

Mister Durant, “bad guy” a capo dei lavori sulla ferrovia, è immerso proprio in questa branchia politica, propagandistica ed economica della serie, su cui c’è ancora poco da dire. Allunga i binari, perché pagato per miglio, e ragiona secondo i dettami del Business, non quelli della “Nuova frontiera” in senso sociale. Egli è un uomo dalle vedute strette: soldi e potere non lasciano spazio a nient’altro se non l’abuso e la spietatezza che caratterizza un po’ tutti gli uomini di questa era.

I neri, ad esempio, seppur liberati dalla schiavitù devono ancora tener testa ad una situazione sfavorevole (che, come sappiamo, durerà ancora parecchio), se non addirittura terribile. L’emancipazione, a detta di Elam, il protagonista di colore, è piuttosto lontana, perciò non gli rimane che lavorare sodo e tentare, in qualche modo come l’omicidio per ripicca, di rispondere con forza agli abusi dei bianchi. Significativa, a questo proposito, anche la scena in cui due membri della forza lavoro rifiutano l’idea di essere motivati da un “muso bianco” (il protagonista Cullen), preferendogli intonazioni e cantilene tipiche dei Campi di schiavitù, che poi rappresentano le radici di gran parte della musica Black, soprattutto il Blues, con la sua sofferente intensità; mentre alla fine tutto sfocia in abuso ulteriore.

Cullen, d’altro canto, ex soldato confederato, è leggermente più distaccato da queste storie di dominazione del territorio, controllo delle persone ed emancipazione: l’unico pensiero che lo smuove è la sua vendetta, tutto il resto (il lavoro, per ora) serve solo ad aiutarlo a trovare i colpevoli del suo rancore e consumarla. Così salva in qualche modo Elam, assassino del capo razzista Johnson, creando nel personaggio una base di sensibilità ancora più forte. Sotto la scorza da tenebroso pistolero del sud c’è dunque un uomo d’onore. Piuttosto ovvio.

Infatti non c’è molto di originale o particolarmente intrigante in “Hell on Wheels”. Regia e narrazione sono privi di guizzi particolareggiati, mentre è la fotografia a colpire maggiormente per il suo colore freddo e patinato, di contrasto ai personaggi sporchi e passionali (su carta), tipico di un racconto visuale post-apocalittico in cui la mancanza di speranze tangibili priva l’ambiente di calore.

Un inizio poco coinvolgente, tutto sommato, e meno attraente di quanto ci si aspettasse, soprattutto nell’immancabile paragone con le atmosfere cinematografiche di riferimento, decisamente irraggiungibili. Sarà anche per questo che “Hell on Wheels” parte a rilento, giocando ad abbassare il tono western, su cui pesano già grossi nomi (Ford, Leone, Tarantino e, in campo televisivo, Deadwood e addirittura Breaking Bad).

VOTO: 7

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