Intervista a Francesco Pannofino


Intervista a Francesco PannofinoIeri abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con Francesco Pannofino (uno dei più grandi doppiatori italiani nonchè protagonista della serie tv Boris) che è in giro per la capitale con lo spettacolo teatrale “I soldi non servono a niente”. Abbiamo parlato di Boris, del doppiaggio, del fare serie tv in Italia e dei suoi progetti attuali e futuri.

Per la televisione, in veste di attore, hai lavorato a vari progetti. Ma il più innovativo di questi è stato probabilmente Boris. Cosa ha significato per te questo progetto, professionalmente parlando?

È stato un progetto bellissimo. È nato tutto quando mi hanno chiesto di fare un provino per un’ipotetica serie che si doveva realizzare. Già quando ho letto il provino avevo capito fosse roba forte. Poi ho letto la puntata pilota che dovevamo realizzare prima di avere l’ok per produrre la serie (puntata poi rigirata, quindi diversa da quella mandata in onda). La puntata pilota ci ha convinto subito: l’umorismo era talmente alto che doveva per forza andare bene.

Intervista a Francesco PannofinoCon i membri del cast vi siete trovati subito bene?

Subito, perché tutti gli attori sono stati scelti in modo da essere perfetti per il ruolo che dovevano interpretare. Un ingrediente importante per far funzionare bene una serie è proprio il casting, perché non è affatto facile riuscire a trovare gli attori giusti per ogni ruolo e succede molto di rado. Con Boris ci siamo riusciti alla perfezione.

I rinnovi per le stagioni successive sono stati facili entrambe le volte oppure tribolati un po’ come quelli di Occhi nel cuore?

No, è stato facile. Abbiamo rinnovato la serie sulla scia dell’entusiasmo, degli ascolti, del pubblico e delle critiche positive.

Quanto è difficile fare un certo tipo di televisione in Italia? Mi spiego: esclusi Boris e Romanzo Criminale, le produzioni italiane sembrano ancora legate a degli standard qualitativi molto bassi (che nulla hanno da invidiare a Occhi del Cuore) paragonati sia a quelli americani, sia a quelli inglesi. Le produzioni spesso si nascondono dietro il problema “non ci sono risorse economiche sufficienti”, quando invece basterebbe partire dalla creatività di dialoghi, sceneggiature e intrecci. Il problema quindi è che l’Italia non è ancora pronta al salto di qualità che in America c’è stato già 20 anni fa? O semplicemente non c’è il coraggio di innovare, visto che le attuali produzioni hanno comunque molto successo?

C’è il coraggio di innovare nella misura in cui noi siamo piccoli rispetto agli Stati Uniti, non possiamo paragonarci a loro.

In Inghilterra però hanno risorse paragonabili alle nostre.

Eh, che posso dirti… però vedi qualcosa di qualitativamente valido ogni tanto si fa… era peggio se non ci fosse stato niente.

Cosa ne pensi del fatto che moltissime persone preferiscono seguire le serie tv americane in lingua originale, invece che attendere il doppiaggio? Pensi sia colpa del doppiaggio televisivo che spesso non è accurato come quello cinematografico? O è semplicemente la cultura telefilmica del nostro paese che sta cambiando?

Intanto vuol dire che sanno l’inglese, buon per loro. Il doppiaggio continuerà ad esserci, perché è un servizio.

Quindi non lo ritieni a rischio in futuro?

Da qui a chissà quanti anni, quando tutti sapranno l’inglese, forse se ne potrà fare a meno. Ma fino ad allora, il doppiaggio rimane un servizio davvero importante e in italia è sicuramente di qualità. Non è assolutamente colpa del doppiaggio quindi.

Intervista a Francesco PannofinoVeniamo ai tuoi progetti attuali e futuri. Stai portando in giro per la capitale questa divertente commedia intitolata “I soldi non servono a niente”.  Un cast davvero di livello, che riesce a far ridere e riflettere. Sei soddisfatto di questo show? Come ti trovi con gli altri attori del cast?

Sono soddisfattissimo. Quando ho letto la commedia ho pensato “La voglio fare, mi piace e mi fa ridere”. Tra gli altri colleghi, una è mia moglie, Emanuela Rossi, che fa una parte davvero stupenda e la fa bene, e siamo molto contenti di fare questo spettacolo insieme. Poi c’è Felice della Corte che tra l’altro è il direttore artistico del teatro Nino Manfredi di Ostia.

Vi conoscete da molto con gli altri membri?

Con Felice ci siamo conosciuti per questo progetto. Il deus ex machina è stato il regista Claudio Boccaccini che mi ha fatto leggere il testo e mi è subito piaciuto. Poi c’è Paolo Perinelli con cui ho già lavorato e Andrea Lolli con cui non avevo lavorato in teatro ma ci ho girato due fiction insieme.

Siamo in grande spolvero. Poi lo spettacolo ha successo e siamo tutti contenti.

Per quanto lo porterete ancora in giro?

Noi siamo a Ostia fino al 1° Aprile, poi settimana di pausa per Pasqua e riprendiamo il 10 Aprile alla Sala Umberto.

Intervista a Francesco PannofinoChiudiamo col tuo grande ritorno in una serie tv. Parliamo ovviamente di “Bentornato Nero Wolfe”, che ti vedrà protagonista insieme al tuo ex collega di Boris, Pietro Sermonti. Come è strutturata la serie? Cosa ci dobbiamo aspettare?

La serie è basata sui romanzi di Rex Stout, quindi sono dei personaggi della fantasia di uno scrittore, dei gialli molto ben articolati. Io e Pietro Sermonti interpretiamo dei personaggi molto diversi da quelli fatti in Boris. Non so se chi ci ha scelto ha pensato di convogliare una fetta di pubblico più giovane di quello che abitualmente vede Rai Uno, non so.

Io comunque interpreterò Nero Wolfe e Pietro Sermonti farà Archie Goodwin, che è il suo braccio destro, colui che svolgerà le indagini.

Entrambi quindi vi state reinventando in un ruolo completamente diverso.

Si, completamente diverso. E’ questo il bello dell’attore, essere adattabili: il gioco dell’interpretazione è bello quando si cambia.

Ringraziamo sentitamente Pannofino per la disponibilità e soprattutto per la cordialità e simpatia con la quale ci accolto. Più che un’intervista sono state davvero quattro chiacchiere tra amici. Si ringrazia anche il Teatro Nino Manfredi di Ostia per l’opportunità offertaci.

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