The Walking Dead – 2×11 Judge, Jury, Executioner 5


The Walking Dead - 2x11 Judge, Jury, Executioner A due puntate dal finale di stagione, The Walking Dead continua imperterrito sulla strada intrapresa dalla 2×01, e cioè l’introspezione psicologica e il rapporto che si incrina tra compagni di sventura. Si vede poco il lato zombiesco della serie, che dovrebbe fare da padrone, però non è detto che sia propriamente un male.

La puntata inizia con l’interrogatorio non proprio signorile che i nostri riservano al nuovo arrivato, Randall. Logicamente questo compito viene affidato a Daryl, che per background personale e temperamento è sicuramente l’unico in grado di svolgere questo compito (qualcuno ha detto “Sayid”?): l’impatto emotivo è sicuramente forte, non fosse altro che Randall è stato salvato da morte certa proprio da quelli che adesso lo torturano per farsi dare informazioni dal suo gruppo (qualcuno ha detto “Altri”?).
Proprio questo punto non mi ha convinto del tutto: avevo capito il moto di generosità di Rick qualche episodio fa nei confronti del ragazzo, che stava per essere sbranato dagli zombie in mezzo alla città. Ma già non avevo capito la totale mancanza di umanità di ributtarlo in mezzo al nulla con solo un coltello per difendersi. Ovvio che sarebbe morto nel giro di pochi giorni: l’atteggiamento da Ponzio Pilato di Rick e degli altri suoi compari strideva un po’ col comportamento che avevano sempre tenuto fin lì. Ora devono decidere se ammazzarlo o meno, ma capite che una domanda sorge spontanea: ma se questo era in un gruppo che vi sparava addosso ed era ormai spacciato con una gamba a mo’ di spiedino, perché non lasciarlo in mezzo agli zombie?

The Walking Dead - 2x11 Judge, Jury, Executioner La ferocia con cui Daryl prosegue nell’interrogatorio è davvero troppa e cozza un po’ con l’atteggiamento samaritano che abbiamo ricordato poco fa. È a questo punto che entra in gioco Dale, voce di un’umanità che è ormai sparita da tempo.
Il concetto di Dale è chiaro e lineare: perché ammazzare qualcuno per un crimine che in linea teorica potrebbe anche non commettere affatto? Troppo facile però prendere subito la parte di Dale, dire che ha ragione solo perché tutti quelli che si definiscono “umani” (e quindi, presuntuosamente, anche noi) avrebbero preso la sua posizione. Perché semplicemente non è vero.
Questa puntata ci dà modo di pensare alla nostra natura e a come reagiremmo personalmente in una situazione del genere. Facile dire che staremmo tutti uniti contro i non-morti: The Walking Dead ci ha già insegnato che il peggior nemico dell’uomo è l’uomo stesso, ma questa puntata penetra ancora più a fondo, arriva al nero che c’è in fondo al nostro cuore e continua a scavare. Ho ammirato molto Dale per la tenacia e la disperazione con cui ha difeso le sue ragioni: mi è piaciuto molto anche il dialogo che ha con Shane a proposito delle idee che ognuno di noi porta avanti nella sua vita.

La scena in cui c’è la riunione è esemplare di come stiano andando le cose alla fattoria, e cioè che realmente, a decidere, sono sempre stati Rick e Shane. Non c’è posto per una terza via, è sempre stato o bianco o nero. Rick in questa puntata rappresenta una sfumatura di grigio: si vede che è combattuto sul da farsi, cerca di sfuggire alla logica animalesca di Shane, ma alla fine cede, consapevole che ormai era davvero l’unica cosa da fare.
Nel momento clou, mentre Randall ha già un piede e mezzo nella fossa, all’orizzonte compare Carl, il reale ago della bilancia degli avvenimenti che si sono succeduti in questa puntata. Il bambino dice a suo padre di fare fuori lo straniero con una freddezza fuori dal comune, ed è proprio lì che Rick si sveglia e capisce che il suo modo di agire non si adatta al ruolo che ha ormai di padre.
The Walking Dead - 2x11 Judge, Jury, Executioner Carl ne ha combinate di tutte i colori in questo episodio, ma come si può condannare un bambino di dieci anni che si avventura nel bosco e non riesce a uccidere uno zombie? Troppo facile parlare da adulti, seduti in poltrona coi popcorn. Anche noi abbiamo avuto dieci anni, e anche a noi piaceva esplorare territorio sconosciuti, specie i boschi. Carl è animato dalla curiosità, non ancora dall’istinto di sopravvivenza che avrebbe avuto solo qualche anno più tardi. La scena in cui Carl punta la pistola addosso allo zombie è speculare a quella di Rick un attimo prima che spari a Randall: guarda caso nessuno dei due riesce a premere il grilletto. Il bambino ha troppa paura di farlo, anche se sa che sarebbe a fin di bene; così come ha avuto paura Rick nel momento decisivo, quello di ammazzare qualcuno potenzialmente innocente.

Prima di parlare del finale vorrei dedicare qualche riga a Shane. Il collega di Rick ha ovviamente perso tutte le rotelle quando ha sacrificato Otis, e lo dimostra nel dialogo che ha con Andrea, facendo intuire alla bionda che un “colpo di stato” sarebbe materialmente possibile, se non addirittura giusto. Questo è il classico atteggiamento delle persone che non riescono a farsi valere con le parole, ma devono a tutti a costi usare la forza per far sì che qualcuno si accorga di loro. Ecco perché Shane e Dale non sono mai andati d’accordo: il vecchio ha sempre cercato di far ragionare la gente, passando molte volte per ficcanaso e rompiscatole.

The Walking Dead - 2x11 Judge, Jury, Executioner Il finale, appunto. La macabra ironia che lo pervade è una sorta di monito a tutti noi, una piccola lezione di come va il mondo. Randall si salva un secondo prima di morire; Dale, che ha fatto di tutto per tenere in vita un uomo, viene sventrato da un non-morto. E anche qui Rick non riesce nell’intento di sparare a qualcuno: ci dovrà pensare Daryl, che molto evidentemente non ha di questi problemi. Sarà interessante adesso la storia che riguarderà Carl: se già dava l’impressione di aver abbandonato l’infanzia, adesso dovrà convivere con un peso più grande di lui.
Detto questo, ci sono però anche degli aspetti che non mi hanno convinto. Uno su tutti è la comparsa dello zombie alle spalle di Dale senza che faccia il minimo rumore: abbiamo visto come i non-morti facciano un casino infernale quando si muovono, perché questo no? E da cosa deriva tutta quella forza per cui riesce ad aprire la pancia di Dale solo con l’aiuto delle mani?
Molti storcono il naso per l’eccessiva lentezza e la presenza invasiva dei dialoghi, ma io rimango convinto che non si possa riempire ogni puntata di inseguimenti di zombie e scene in cui le cervella si spiaccicano sul muro. Credo che gli autori stiano facendo un buon lavoro, convinto che il finale di questa stagione non ci deluderà.

VOTO: 7/8

Note
– QUI trovate i punteggi dell’episodio per il The Walking Game.

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Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.


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5 commenti su “The Walking Dead – 2×11 Judge, Jury, Executioner

  • MarkMay

    Mi sento chiamato in causa perchè ho più volte criticato la lentezza e la troppa presenza di dialoghi. La mia critica non si riferiva al fatto che questi parlavano e lo sterminio degli zombie fosse messo da parte,ma mi riferivo al fatto che molti dialoghi sembravano forzati e gli avvenimenti che si susseguivano non giustificavano tutte le pippe mentali che si stavano facendo (per esempio la questione di Rick su Dio e la fede,è un tipo di domanda che uno si può porre anche sotto la doccia,non devono per forza sparare a tuo figlio,io la vedo così ed infatti la trovavo una questione forzata). Mentre in questo episodio “l’alibi” ce lo abbiamo pienamente; abbiamo un prigioniero che POTREBBE tradirli e farli ammazzare tutti ma potrebbe anche aiutarli a sopravvivere dagli erranti e creare una nuova civiltà: cosa farne di lui??? La soluzione più semplice sarebbe quella di ammazzarlo, proseguire in questo mondo dove vige la legge del più forte e non avere pietà per nessuno; dall’altra parte invece abbiamo un vecchio saggio che paradossalmente pensa già al dopo;come faremo a creare nuove regole e fare in modo che la civiltà e le nuove generazioni seguano queste regole se noi per primi andiamo contro la nostra morale e coscienza (e l’atteggiamento di Carl in questo episodio è esemplare da questo punto di vista)??? non mi sembrano questioni da poco e soprattutto son domande che A ME fanno riflettere molto di più rispetto ad una ricerca di Dio o alle storielle sugli immigrati coreani e irlandesi (pezzo che ho trovato inutile e molto noioso,anche questa è la lentezza alla quale mi riferivo negli episodi precedenti).
    Vorrei fare poi un piccolo appunto sul ruolo di Carl; per un attimo ho addirittura pensato che si sarebbe preso lui la briga di uccidere Randall (e se ci pensate sarebbe stata la soluzione che avrebbe permesso a tutti di farla franca senza particolari conseguenze nè dal punto di vista pratico nè dal punto di vista etico-morale,anche questa sarebbe una bella questione da affrontare), ma a parte ciò credo che se gli autori riusciranno a sfruttare a dovere questo suo lato oscuro potrebbe venirne fuori un qualcosa di veramente sconvolgente e mai visto in televisione prima, un qualcosa che veramente metterebbe a dura prova lo spettatore,insomma qualcosa di veramente innovativo. E se le basi sono le stesse usate per concepire questo episodio (quei dubbi che ti fanno esplodere la testa sulla cosa giusta da fare) allora The Walking Dead può ancora dare tanto come telefilm…
    Io come voto all’episodio avrei dato un bel 8 e mezzo 😛

    Ps: un omaggio all’attore che ha interpretato Dale; prima stagione da incorniciare (sembrava il nuovo John Locke), seconda stagione per 10 puntate sottotono ma questo ultimo episodio cancella tutto ciò che di brutto si potesse pensare su Dale (la scena finale della sua morte mi ha fatto letteralmente venire i brividi,un qualcosa che mi capita di rado guardando i telefilm,certamente sarà uno dei ricordi più belli di The Walking Dead, paragonandolo a Lost assomiglia molto alla morte di Charlie,speriamo che il finale di stagione sia altrettanto all’altezza della situazione 😀 )

     
    • dezzie86 L'autore dell'articolo

      Ciao Mark! Ti è uscito un bel papiro sta volta! 🙂
      Col fatto della lentezza e dei dialoghi mi riferivo a tutti i commenti negativi che ho letto in rete, specialmente di questa puntata. Nessuno si è soffermato sulla questione morale dell’episodio (e di tutta la serie in generale), ma sono piovute solo critiche al fatto che non si vedano zombie.
      Appoggio pienamente il tuo punto di vista: sono d’accordo che molti dialoghi siano risultati pesanti e molte volte fini a se stessi, ma in questa puntata li ho trovati molto ben fatti. Mi accodo anche alle sensazioni del finale: da brividi.
      Per quanto riguarda il voto, all’inizio avevo dato 8, poi l’ho abbassato per il fatto del comportamento dello zombie, che in effetti stride un po’ con quanto ci hanno fatto vedere fino ad ora: quella sì che è stata una critica costruttiva. E comunque il tuo commento dimostra a tutti quelli che deridono la serie che The Walking Dead spinge la gente a ragionare, cosa che dimostra che è ancora un prodotto di qualità. 😉
      Alla prossima! 🙂

       
  • Federica

    bella recensione, davvero, e in linea di massima concordo su tutto. Ammirevole come gli autori abbiano provato a metterci costantemente alla prova, con diversi punti di vista, con quel contesto in particolare, il ragazzo che si, è sicuramente una minaccia- lo notiamo soprattutto quando nel cercare di convincere Carl a liberarlo, gli offre anche di andarsene con lui al suo vecchio gruppo- ma è davvero necessario ucciderlo? E’ giusto, visto che si tratta della sicurezza del gruppo?
    Allo stesso tempo è vero però che i comportamenti di Daryl e soprattutto Rick stridono un po’. Ok, Rick è cominciato a cambiare quando ha dovuto sparare alla ragazzina, ma passare da salvare Randall da morte certa, alla decisione di lasciarlo in mezzo al nulla, fino ad arrivare alla sentenza di morte, è abbastanza, non so, strano. Al massimo possiamo metterla in questo modo, e cioè che Rick, oltre ad essere cambiato di per sè, si fa veramente influenzare da Shane, in un modo in cui noi non ci eravamo accorti fino ad’ora.
    E poi, per finire, c’è Dale. Diamine, se gli autori in precedenza non l’avessero fatto passare FIN TROPPO per rompiballe e impiccione, magari la sua morte avrebbe avuto un peso emotivo ancora più grosso. Invece al massimo, nel momento della sua dipartita, può avere acquisito le ultime simpatie, o come nel mio caso un “riavvicinamento”, visto che prima Dale mi piaceva finchè poi la sua “saggezza” non è stata portata all’esasperazione.

     
  • MarkMay

    Quello che è certo dopo questo episodio è che Shane influenza Rick molto più di quanto Rick non influenzi Shane (basti ricordare l’episodio precedente dove Rick ha deciso di salvare il suo amico pur andando contro la filosofia che lo stesso Shane segue,speravo che quel gesto avesse cambiato un pò il punto di vista di Shane rendendo il gruppo più solido,invece come già detto da Daryl e Dale, il gruppo sta cadendo a pezzi e la colpa è solo di Shane).
    Non so voi ma più che un “colpo di stato” di Shane mi piacerebbe che il gruppo tornasse unito più che mai in questo finale di stagione…
    Ps:stavolta ho cercato di essere il più sintetico possibile 😀

     
  • alez

    in effetti lo zombi è stato un po’ diverso dal solito, più silenzioso e forte, ben diverso dai soliti.
    però ci può stare, calcola che lo zombi aveva ucciso quella vacca e la nostra attenzione si è spostata su quello senza soffermarci su altro, ci può stare che non ci siamo accorti di uno zombi nei paraggi.
    Poi la forza, i zombi l’hanno sempre avuta nei classici film, qui in the walking sono più deboli, ma finalmente uno riesce a prendere il sopravvento su un vivo, ogni volta bastava uno spintone per metterli k.o.
    magari con delle unghie ben affilate c’è riuscito.