American Horror Story – 2×01 Welcome to Briarcliff 6


American Horror Story - 2x01 Welcome to BriarcliffSe una casa infestata poteva essere un ottimo inizio per raccontarci un po’ di sano horror americano, questa seconda stagione ci porta direttamente all’interno di un istituto psichiatrico a metà degli anni ’60, dove il concetto di “diverso” e di “mostruoso” sembrano legarsi ancora una volta ed in modo ben più profondo. 

 

La particolarità che emerge da questa premiere – e che già saltava all’occhio dall’incredibile macchina pubblicitaria messa in atto per il ritorno di AHS – è quella di essere un prodotto totalmente indipendente dalla prima stagione, se non per il riutilizzo di alcuni attori in ruoli però diversissimi da quelli precedenti.
American Horror Story - 2x01 Welcome to BriarcliffCapiamo quindi che lo scopo di Ryan Murphy e Brad Falchuk non è quello di raccontarci LA storia horror americana, ma UNA storia, una per volta, così da permetterci di indagare diverse sfaccettature (in tempi e luoghi differenti) non solo dell’horror come genere, ma anche di ciò che di più orrorifico si nasconde nell’animo umano.
Non tutti apprezzeranno la mancanza di collegamento con la stagione precedente, ma è impossibile non considerare i fattori positivi di questa scelta: si può seguire Asylum senza aver visto – o apprezzato – la prima stagione; gli autori possono partire ogni volta da un foglio bianco, imparando dai propri errori e rinnovandosi costantemente, pur mantenendo le cifre stilistiche che permettono al prodotto di mantenere lo stesso nome; ma soprattutto, come dicevo poco sopra, il pubblico può guardare ad una stessa tematica sotto profili diversi, cogliendone ogni volta le variazioni come se fosse davanti ad un vero e proprio studio del genere.

All monsters are human

“Quali diversità, quali “anormalità” possiamo inserire all’interno di una storia ambientata negli anni ’60 e affrontata con gli occhi della scienza e della fede?”
“Ma che domande, tutte.”

American Horror Story - 2x01 Welcome to BriarcliffNon conosco Ryan Murphy e Brad Falchuk, ma guardando la premiere l’impressione che questo scambio possa essere più che plausibile si è fatta sempre più forte, mano a mano che i minuti passavano e le mostruosità si accumulavano quasi senza soluzione di continuità. Lasciando per un attimo da parte la brevissima sezione ambientata nel presente – dove l’unica vera mostruosità è la recitazione di Adam Levine –, nel resto dell’episodio si passa attraverso tutte le concezioni di diverso, lontano, alieno (e mai parola fu così adatta) che si potevano immaginare. La storia di Kit Walker e di Alma, ma anche quella di Lana Winters e compagna, affrontano, non senza un affondo al presente, l’amore visto come diversità: entrambe le situazioni vengono sfruttate, come aggravante nel caso di Kit (“I wonder… did her dark meat slide off the bone any easier than your other victims?”) e come arma di ricatto per chiudere Lana nell’istituto.

American Horror Story - 2x01 Welcome to BriarcliffMa è ciò che incontriamo nell’asylum  ad essere davvero fonte di anormalità. Se infatti tutto quello che è legato alla malattia mentale viene visto con gli occhi del peccato da parte di Sister Jude (Jessica Lange, ah quanto ti amiamo), e siamo portati subito a pensare che sia lei a rappresentare il caso più estremo di “mal giudizio”, ci troviamo subito a ricrederci una volta fatta la conoscenza del dottor Arden, altra faccia della medaglia e strenuo rappresentante della scienza.
Le estremizzazioni di entrambi, appena accennate ma già visibili, assottigliano sempre di più la linea di demarcazione tra “normale” e “anormale”, tra “sano” e “malato”: i ruoli si confondono, e non è un caso che l’unica a sembrare – per ora – più sana degli altri, Grace, si trovi tra le fila dei pazienti e non certo tra quelle dei responsabili dell’istituto.

Forse aver messo troppa carne al fuoco è il vero difetto di questa premiere: nella foga di voler stupire e forse spaventare, si è cercato di mettere in scena di tutto con il risultato abbastanza confusionario di far capire tutto e niente. L’intento è sicuramente positivo, ma le quasi 3 linee di racconto diverse (quella del presente, quella di Kit precedente alla cattura e quella dell’istituto), sommate alle vicende di Lana e alla rappresentazione piuttosto dettagliata di tutti i personaggi, fanno di questa puntata più una dichiarazione globale di intenti che non una presentazione della storia.
E poi, beh, c’è da parlare dell’enorme elefante nella stanza.

“Not a God who would create the things I saw.” “Your story about little green men?”

No, non sto parlando delle scarse capacità di mister Maroon 5, e nemmeno dell’espressione come sempre monocorde dell’amico Joseph Fiennes. Parlo del fatto che cercare il diverso da noi indagando ciò che è dentro di noi è decisamente più interessante della svolta aliena e altamente improbabile che assume la storia di Kit; già, perché finché parla di omini verdi con Sister Jude si può anche pensare che sia una sua allucinazione, una personificazione del suo disagio interiore che allontana il problema da lui nel modo più radicale possibile.

American Horror Story - 2x01 Welcome to BriarcliffMa poi il dottor Arden, alle prese con i suoi esperimenti inquietanti che danno chissà quali risultati viste le creature del bosco, trova il micro-ragno-chip nel collo del ragazzo, e così tutta la tensione accumulata dal perturbante  e disturbante visto fino a quel momento si spegne davanti al ridicolo e all’inaspettato. Gli alieni? In una storia horror americana? Perché?!? Probabilmente ci sarà una spiegazione più avanti, però ora come ora non credo fosse una svolta da prendere per questo genere di racconto: come già detto, c’è moltissimo di cui parlare da un punto di vista psicologico, di scienza e di fede, di etica e di male allo stato puro. Andare a cercare spiegazioni così poco umane non dà proprio niente di più: è nei personaggi che va cercata la risposta.

You are a rara avis, Sister Jude.

American Horror Story - 2x01 Welcome to BriarcliffIl personaggio che in modo indiscutibile catalizza l’attenzione di tutti è quello di Sister Jude, che, grazie ad una Jessica Lange ancora più in forma di quando interpretava Constance, riesce in 40 minuti a farci pensare di lei tutto e il contrario di tutto. Appare in scena intenta a radere la testa di una paziente “colpevole” di ninfomania e subito si dimostra inflessibile e di vedute strettissime: “Mental illness is the fashionable explanation for sin”, frase che potrebbe addirittura essere messa all’ingresso dell’istituto. Quando però ci sembra ormai di averla capita – questa donna che punisce a colpi di frustate qualunque genere di errore – la scopriamo preda di pulsioni umanissime: la scena con il monsignore sarà anche solo immaginata, ma la sottoveste è reale, così come la sua capacità in cucina definita “decadent”, che nella sua accezione di “lussuriosa” è perfetta per esprimere la natura evidentemente repressa di Jude.
Alcuni personaggi devono ancora esprimere il loro potenziale, come Sister Mary Eunice (Nora Montgomery in AHS 1), che piange ogni venti secondi ma che poi si scopre fida alleata del dottore; altri invece sarebbe bene non vederli proprio più, e qui sì, mi riferisco alla coppietta iniziale che (esclusa la visione finale di Bloody Face) risulta immotivatamente trash e messa lì al momento solo per creare un legame con il presente.

Questa premiere ha quindi preso notevolmente le distanze dal prodotto dell’anno scorso, mantenendo tuttavia un linguaggio riconoscibilissimo nel suo essere profondamente inquietante – alcune scelte di montaggio, come ad esempio la ciotola di carne mostrata poco dopo la domanda “Che fine fanno i cadaveri?”, riescono nel loro intento di risultare disturbanti senza troppi giri di parole.
La scelta di mostrare tutto e tutto insieme è stata forse troppo avventata, ma non si può dire che questa prima puntata non abbia colpito: lo ha fatto più nelle tematiche che nella loro rappresentazione, ma si può dire che American Horror Story sia tornato e l’abbia fatto con il botto.
Alieni a parte.

Voto: 7/8

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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6 commenti su “American Horror Story – 2×01 Welcome to Briarcliff

  • dezzie86

    Appena vista, ottimo inizio. Anche io non capisco la scelta degli alieni, spero che la spieghino in maniera tale da risultare più credibile di quello che sembra.
    E comunque una serie così ci voleva: “disturbante” è forse troppo poco per descriverla! AHS rules! 🙂

     
  • MarkMay

    La storia della prima stagione era più vicina a ciò che io mi aspetto da un horror,per cui questa prima puntata(che richiama e cita prodotti cinematografici dell’inizio della storia del cinema) non mi ha entusiasmato; presupponendo questo,che rimane un concetto assolutamente soggettivo, il mio parere sulla puntata coincide perfettamente con quello del recensore. Jessica Lange (rispetto ad AHS1 la VERA protagonista della seconda serie) è una spanna sopra il resto del mondo, è lei che fa il bello ed il cattivo tempo in questo pilot e che da senso al prodotto intero. La scena fra lei e joseph fiennes è a mani basse la scena migliore dell’episodio ed i suoi scontri con lo scienziato pazzo i punti di riflessione più alti della puntata. Tolta lei la storia fatica ad attirarmi; per esempio una cosa che non mi è piaciuta molto della puntata è stata la volgarità di alcune scene; lungi da me fare il bacchettone,ma vedere certe scene “estreme” decontestualizzate ed assolutamente inutili al fine della trama l’ho trovato un modo per farci pensare che loro sono sempre originali e trasgressivi,quando la vera trasgressione non sta in quello ma nel contenuto che vuoi trasmettere (che cmq è ben presente nella puntata).
    Piccolo Off Topic: devo riconoscere a Murphy che nelle sue produzioni nuove (parlo di AHS2 e New Normal) rispetto al passato cerca di dare maggiore spessore anche agli argomenti che vanno contro il messaggio che LUI stesso vuole mandare… Se in New Normal la figura della nonna serve per dare ragioni ad ideali vecchio stampo (magari vecchi e stantii,ma ragionevoli nelle analisi della vecchia repubblicana e non stereotipati), allo stesso modo qui l’ambientazione in un’america che (forse) non esiste più permette al nuovo spettatore di capire sia i passi avanti compiuti dalla società moderna ma anche di capire come la realtà sia DIPENDENTE dal tempo,luogo e contesto nel quale ci si trova…
    Cmq nonostante i difetti se riusciranno a trovare la giusta linea comune per legare passato e presente anche questa seconda stagione di AHS sarà un qualcosa di indimenticabile, altrimenti ci accontenteremo di vedere Jessica Lange vincere a mani basse un altro emmy ed un altro Golden Globe 😀
    Ps:Dov’è Zachary Quinto??? Credo sia questo il quesito più grande che ogni fan di AHS si starà domandando xD

     
    • xfaith84 L'autore dell'articolo

      per quanto riguarda la volgarità, credo sia molto “radicata” nella mentalità di AHS, e infatti molti ne lamentano l’ossessiva presenza in quanto desensibilizzante – a furia di mostrare scene estreme finiscono col sembrare tutte piatte.
      Io l’avevo già parzialmente notato nella prima stagione, quindi diciamo che in questa non mi ha dato poi tanto fastidio (a parte l’introduzione con la coppietta scema, che più che dirsi e farsi porcate su porcate non fanno, ma va beh, quella parte per me andava tagliata in toto)

      Per il resto temo ci sarà da aspettarsi un continuo insistere su questo fattore, speriamo che almeno sia più diluito nelle puntate e meno “concentrato per stupire e scioccare”

      Per quanto riguarda le tematiche legate alla società e al tempo in cui si ambientano, sono perfettamente d’accordo con te; inoltre penso che in alcuni casi, come i già citati “casi d’amore”, i riferimenti al presente e a temi che a tutt’oggi sono ancora scottanti siano un altro elemento molto importante (pensiamo al riferimento della compagna di Lana che non può visitare Lana perché non parente)

      Zachary Quinto arriverà! eheh un po’ manca, in effetti =)

       
  • minstrel

    Grande idea. Fosse stato per me avrei utilizzato sempre gli stessi attori, girandogli le parti in modo assurdo esattamente come fa Lynch in Mulholland Drive. Abbiamo davvero bisogno di nuovi “beautiful” che si dilungano fra sangue che sa sempre più di pomodoro? No, piuttosto di approfondimenti disturbanti e (de)costruttivi. Almeno questa è la mia idea, naturalmente.

     
  • Attilio Palmieri

    All’inizio della prima stagione ero molto perplesso su questa serie. Alla fine mi sono scoperto a favore, sono entrato all’interno dell’operazione e sono rimasto sostanzialmente soddisfatto.

    Nella recensione hai centrato perfettamente il punto: una storia di orrore per stagione in modo da creare una costellazione che analizzi un genere intere, filtrandolo attraverso uno sguardo comune. Ed è lo sguardo cinefilo e postmoderno degli autori, che non rinuncia ad essere autoironico anche nei momenti più drammatici.

    Vorrei segnalare la sigla: quella della scorsa stagione era bellissima, ma questa lo è forse ancora di più.

    Quanto all’elefante, in effetti è un problema, io avrei preferito che la tematica degli alieni ci fosse, ma in maniera esclusivamente contestuale, così come le citazioni di Kennedy e il suo essere cattolico. Insomma, che fosse parte di un universo, quello dell’America degli anni Sessanta.
    Non sarà di certo questo però che mi farà godere meno una premiere che è volata.

     
    • xfaith84 L'autore dell'articolo

      Per quanto riguarda la sigla, credo che sia questa che quella dell’anno scorso siano più inquietanti delle puntate stesse – per dire, la primissima puntata mi aveva lasciato un po’ distaccata ma l’unica cosa che mi aveva colpito davvero era proprio la sigla.
      Questa è ancora più inquietante.