The Walking Dead – 3×03 Walk with Me


The Walking Dead – 3x03 Walk with MeCiao ciao Frank, non ci mancherai per niente! Frank Darabont, ex showrunner di The Walking Dead alla fine della scorsa stagione è stato rimosso in favore di Glen Mazzarra (The Shield), ma è da questa terza che il nuovo executive imprime realmente il suo imprinting, facendo dimenticare le delusioni delle passate stagioni.

Da sempre nel format della serie i cold open hanno in seno i caratteri della sorpresa, dello spavento e del coup de théâtre – a differenza di altre serie come Treme, come si diceva in una precedente recensione – e anche in questo caso il bersaglio è centrato. Dopo un episodio improntato completamente sul nuovo setting della stagione, la prigione, gli autori ne dedicano uno interamente all’altra faccia della medaglia, l’altro capo della mappa geografica della serie, che apre ad una lunga fila di sorprese di molteplici tipologie, come l’incipit mette in chiaro senza mezzi termini.

The Walking Dead – 3x03 Walk with MeIl collante di partenza sono le due donne apparse nella premiere, di cui una, Andrea, appartiene al parco personaggi sin dall’inizio, mentre l’altra, Michonne, è stata tra le carte principali del lancio della nuova stagione, nonché uno dei misteri nascosti del season finale della scorsa. Le due donne sono accompagnate da un notevole alone di mistero, soprattutto circa il loro rapporto, sul quale i non detti sovrastano le certezze e tutto fa pensare che tra loro ci sia un alto tasso di ambiguità sessuale. Se fino ad oggi uno dei principali misteri di Michonne, i due zombie tenuti al guinzaglio con catene, non era stato svelato, con questo episodio viene fuori gradualmente assieme alla sua storia, seppur seminando passo dopo passo ulteriori domande.

Now… How’s about a big hug for your old pal Merle?”

The Walking Dead – 3x03 Walk with MeMerle è tornato! È tornato Merle Dixon! Da quando nella prima stagione sono comparse le manette vuote alle quali Rick l’aveva costretto, tutto il pubblico della serie aspettava questo momento e se nella prima annata sarebbe stato affrettato, ad ogni episodio della successiva almeno il sottoscritto attendeva il ritorno di gran carriera di uno dei personaggi più pericolosi e inquietanti della serie. Così non è stato, nonostante un episodio in cui il fratello Daryl in punto di morte riesce a trovare la forza per superare il dolore solo grazie alla visione del fratello. Quell’immagine se da un lato è stata una delusione per il suo rivelarsi irreale, dall’altra ha funzionato da embrione, da traccia lasciata lì, in attesa della sua concreta personificazione. Col senno di poi è azzeccatissima la scelta di far tornare un personaggio della statura e dell’energia di Merle solo in questa terza stagione, quasi come se fosse necessario un reboot per contenere il portato narrativo che questo personaggio si porta dietro. Tanti scenari si aprono a questo punto, primo fra tutti la ricerca del fratello che, sebbene Andrea non sappia se sia vivo o morto, è narrativamente inevitabile, così come il suo compimento. In più i due parlando dei morti rispetto al gruppo di partenza, hanno fatto cenno alla defunta sorella di Andrea, il che fa pensare che quest’ultima possa per empatia, solidarietà o semplicemente per convenienza (nel corso delle passate stagioni la donna non ha certo spiccato per lealtà) aiutare Merle a trovare il fratello e con lui l’intero gruppo.

Civilization, we will rise again”

The Walking Dead – 3x03 Walk with MeUna delle cose che non verrà dimenticata facilmente di questo episodio è che il temutissimo e al contempo attesissimo ritorno è ben lontano dall’essere il principale motivo d’interesse. “Walk with Me” infatti ne approfitta anche per presentare il personaggio più atteso di questa stagione, sia per l’attore che lo interpreta (David Morrissey), sia per lo squarcio narrativo che opera all’interno di un plot che adesso aumenta in maniera esponenziale il suo grado di complessità. Siamo parlando di The Governor, che con la sua comparsa apre l’universo narrativo di The Walking Dead a nuovi e perturbanti scenari, mostrando un nuova alternativa all’apocalisse, una reazione che, declinandosi attorno alla sua figura carismatica, offre lo spiraglio di una comunità parallela e in espansione.

Il Governatore accoglie Andrea e Michonne, le cura offrendole medicine vitto e alloggio, purché rispettino le rigide regole della sua comunità, tra cui il divieto di avere armi – cosa che pesa tantissimo alla spadaccina di colore – perché l’uso della violenza è strettamente circoscritto all’esercito da lui comandato. In questo frangente emerge il talento registico di Guy Ferland (che ha all’attivo episodi di Homeland, Sons of Anarchy e The Chicago Code), che attraverso un puntuale uso della soggettiva, associa allo sguardo di Andrea quello dello spettatore, rendendo palese la sensazione di meraviglia provata dalla donna quando il Governatore accogliendola con un “welcome to Woodbury” le spalanca le porte della sua città.

Con l’andare avanti dell’episodio lo spessore del nuovo personaggio incrementa sempre più, così come la sua aura di onnipotenza che, se in un primo momento appare rassicurante, verso la fine lascia una sensazione di assoluto terrore. Per certi versi, considerando la mutazione avvenuta nei comportamenti di Rick nel finale della scorsa stagione, il Governatore è la sua versione matura, colui che Rick potrebbe diventare se mantenesse la linea para-dittatoriale che sembra stare perseguendo. In effetti il personaggio di Morrissey è a metà tra il dittatore, il leader carismatico e lo sciamano, con non poche cose in comune con il Kurtz (epocale Marlond Brando) di Apocalypse Now, sia per il grado di ammirazione (al limite con la divinità) che riceve dalla sua gente (o sudditi), sia per la tragedia che porta con sé – che inizia ad emergere nel bellissimo finale con la fotografia di una famiglia presumibilmente perduta. Tra l’altro il fatto di mettere i morti appesi come ornamenti sembra un’esplicita citazione del film di Coppola del 1979.

Voto: 9

PS: QUI trovate i punteggi di questo episodio del fantagioco su The Walking Dead

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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