Così come il Dottore ha la possibilità di viaggiare ovunque attraverso il tempo e lo spazio, allo stesso modo la serie di cui è protagonista può permettersi di affrontare qualunque argomento desiderino i suoi autori ed esplorare, da un punto di vista metalinguistico, qualunque genere e sottogenere della narrativa audiovisiva.
Il genio pop di Moffat ha dimostrato più volte di saper sfruttare tale versatilità, e in coppia con Stephen Thompson (The Curse of the Black Spot, Journey to the Center of the Tardis, Sherlock) questa settimana dà un ulteriore conferma del proprio talento, proponendoci la rivisitazione in salsa timey wimey di un grande classico del cinema: il colpo in banca e, dunque, l’heist movie.
“I’ve watched virtually every heist movie there’s ever been” – Douglas Mackinnon
“E si vede” – potremmo fargli eco noi spettatori. A rendere credibile questa operazione, infatti, è innanzitutto l’evidente preparazione del regista, che dimostra di conoscere molto bene il genere di riferimento e di servirsi con disinvoltura dei suoi principali topoi. Più in generale, in Time Heist sono presenti tutti i capisaldi del caper movie hollywoodiano: la trama complessa, le false piste, il piano che viene svelato soltanto alla fine dei giochi… Tutto fila liscio fino all’ultimo secondo, dando vita ad un omaggio che entra di diritto tra i migliori standalone dell’era Moffat.
Come in ogni film di questo tipo, può capitare che qualche dettaglio non sia perfettamente coerente o che gli autori operino delle leggere forzature per far combaciare tutti i pezzi del puzzle, ma è solo ad una seconda visione e con il senno di poi che queste debolezze vengono effettivamente a galla. Con Doctor Who (e specialmente con l’attuale showrunner) bisogna sempre fare un piccolo sforzo verso la sospensione dell’incredulità per potersi godere a pieno un episodio, ma stavolta tale sforzo è davvero minimo: il ritmo e il fascino del concept sono così trascinanti che sul momento non ci accorgiamo di alcuna incongruenza.
This wasn’t a banks heist, it never was. It was a rescue mission.
Heist movie significa innanzitutto intrattenimento. Intelligente, di qualità, ma pur sempre intrattenimento. Chi si aspettava un episodio introspettivo come Listen ha probabilmente mancato il bersaglio. Va comunque detto che, nonostante l’impostazione plot-driven e il tono relativamente leggero, gli spunti per approfondire alcune delle tematiche più care alla serie c’erano tutti. Moffat e Thompson non hanno saputo coglierli fino in fondo, o piuttosto non hanno voluto?
Con una creatura aliena in grado di individuare ogni traccia di colpa ci saremmo aspettati qualche riferimento al passato del Dottore, no? Di certo Ten e Eleven ci sarebbero andati a nozze. Ma questa è la storia di Twelve, e non dobbiamo stupirci se il Teller non rappresenta per lui alcuna minaccia in tal senso. Per rispondere alla domanda di prima, quindi, sorvolare sulla questione è stata secondo me una scelta precisa, che rende ancora più evidente quanto questa stagione rappresenti l’inizio di un nuovo, e si spera brillante, corso.
Is that why you call yourself the Doctor? Professional detachment!
La natura del nuovo Dottore viene fuori, piuttosto, dalle interazioni con i suoi compagni d’avventura. Che si tratti di indifferenza o semplice pragmatismo, la sua reazione alla presunta morte di Saibra e Psi (ma anche a quella dei soldati di Into the Dalek) è rivelatrice di una diversa visione del mondo rispetto a quella più “umana” di Eleven. Il colpo di spugna con cui Moffat ha riscritto la storia di Gallifrey nel 50th Anniversary Special poteva apparire una mossa azzardata, ma più va avanti la stagione è più appare vincente su tutti i fronti. La ritrovata lucidità (e conseguente spietatezza) di Twelve apre finalmente a nuove strade, e questo vale sia per lo sviluppo della trama sia per la caratterizzazione del personaggio.
Still don’t understand why you are in charge.
Per la prima volta dall’inizio della stagione il Dottore ritorna ad essere la “mente” del gruppo e a trovare la soluzione senza lasciarsi guidare dall’intuito di Clara, che, al contrario, rimane in disparte e finisce col subire gli eventi piuttosto che influenzarli. Il Capaldi show funziona alla grande e nonostante la presenza di due ottimi comprimari, Twelve rimane il mattatore assoluto dell’episodio. Questa impostazione è parte del successo della puntata, perché come ogni heist movie che si rispetti il vero protagonista della storia è il piano, anzi, l’ingegno: e questo è senza dubbio il territorio del Dottore. Anche gli altri personaggi fanno, comunque, il loro dovere: la mutaforma (Pippa Bennet-Warner) e l’umano potenziato (Jonathan Bailey) sono alcune delle guest star più interessanti di sempre, le cui personalità vengono tratteggiate in maniera incisiva nonostante la ridotta quantità di screentime a disposizione. Più macchiettistici sono i personaggi di Karabraxos e Miss Delphox (Keeley Hawes), ma anche questo fa parte del gioco e contribuisce alla buona riuscita di alcune sequenze – la prima “esecuzione” del Teller, l’ingresso nel private vault – nello spirito dell’heist movie.
Insomma, non sarà ricordato come l’episodio più sorprendente di questa stagione, ma fino ad ora Time Heist è probabilmente il più solido e divertente (nel senso di entertaining) dei cinque già andati in onda. Un filler senza alcun riferimento alla trama orizzontale (a proposito, Missy dove sei?), ma che porta a casa un risultato più che convincente.
Voto: 8 ½
Note:
– La risoluzione del caso ricorda un po’ Hide, nono episodio della settima stagione, ma la sensazione di assistere a qualcosa di già visto non disturba più di tanto, considerato anche che si tratta di una delle puntate migliori della scorsa annata. L’effetto dejà vu è assicurato anche la prossima settimana: il trailer ricorda moltissimo School Reunion, con la compianta Elisabeth Sladen (Sarah Jane Smith).
– Nel contesto citazionista dell’episodio perfino lo shuttity up up up del Dottore potrebbe essere visto come un omaggio, in questo caso a Malcom Tucker, il personaggio interpretato da Peter Capaldi nella comedy The Thick of It.
– Keeley Hawes ha recitato in un vero e proprio heist movie, The Bank Job, distribuito in Italia con il titolo La rapina perfetta
Bella recensione, Francesca! A me la puntata è piaciuta, ma meno delle quattro precedenti. Alcuni passaggi di trama non sono stati sempre chiari, anche ad una prima visione, e ho faticato a mantenere la sospensione dell’incredulità in alcuni passi dell’episodio: in generale mi riesce difficile pensare che la banca più sicura dell’universo non abbia praticamente guardie ad ogni piano, anche se c’è appunto la creatura che da solo è una misura di sicurezza molto tosta da superare. Il risultato nonostante tutto però è comunque molto buono, anche se a livello di giudizio numerico non vado oltre il 7/7,5.
Grazie!
La cosa delle guardie è effettivamente l’unico grosso problema dell’intreccio. O meglio, mi sembra molto strano che non si fossero piazzati tutti a guardia del caveau, dato che molto probabilmente l’obiettivo finale sarebbe stato quello. Erano troppo liberi di girare, in particolare il Dottore ( che si è introdotto nella banca per ben due volte).
Ma finché non siamo arrivati alla fine confesso di non essermene preoccupata. E dato che questo mi capita raramente quando guardo un episodio di Moffat mi sembrava il minimo tesserne le lodi e assegnare un voto molto alto.
Oddio, probabilmente è l’episodio che meno mi è piaciuto di questa serie.
Doctor Who si sta portando dietro da qualche annetto delle uscite davvero pessime e approssimative per chiudere gli episodi. Questo ne è la prova, così come lo fu l’anno scorso per risolvere la situazione della Long Invasion o per l’invasione degli Ultraman al Luna Park. Davvero non posso vedere delle trame così ben costruite che cadono nel finale. In questo caso mi sembra illogico che la più sicura banca della galassia intera “cada” di fronte ad una tempesta solare. Non sono un esperto nel settore e non so se effettivamente un avvenimento del genere può spazzare via una fortezza sotterranea così mastodontica, ma continuo a vederla come una “escape strategy” davvero debole e poco credibile.
Pure il pentimento finale della Karabraxos perde completamente di credibilità, e sia una cosa forzatissima aggiunta dagli autori per dare un senso alla puntata utilizzando il minimo sforzo. O almeno così mi è sembrato, non so.
Dall’altro punto di vista, invece, mi trovo d’accordo con la recensione ed apprezzo moltissimo il cambiamento di Twelve rispetto a Ten/Eleven nei confronti delle morti occasionali. Mi ricorda molto Nine su questo aspetto (e sono felice di ciò).
Sinceramente non so se le tempeste solari possano produrre un simile risultato, ma forse mandare totalmente in tilt una struttura (e magari farla bruciare per via dei vari corti) sì. Però non sono un’esperta, quindi chi lo sa.
Secondo me, comunque, questo episodio ha una tenuta di gran lunga maggiore degli altri due da te citati, specie The Power of Three che si è concluso in maniera davvero ridicola e sbrigativa. Anche perché il fattore tempesta non è strettamente legato alla risoluzione del “piano”, quindi lo conto come secondario rispetto alla trama. Il pentimento di Karabraxos, poi, mi sembra abbastanza credibile. Perché pensi che non lo sia?
Cercando in rete, mi sono imbattuto su un po’ di fotogrammi della banca dati di criminali che Psi proietta sul muro e c’è oltre che il pistolero robot della 7×03, anche l’amico/nemico di Captain Jack di Torchwood, John Hurt, il personaggio interpretato da James Masters (eternamente Spike di Buffy).
http://oi62.tinypic.com/im2usl.jpg
Qui ho trovato l’immagine con tutte i volti.
http://th02.deviantart.net/fs70/PRE/f/2014/264/f/2/doctor_who___time_heist_cameos_by_jimlogan1701-d801207.png