
Con questo atipico mid-season finale – mancano 3 puntate, lo show riprenderà il 7 gennaio – AHS comincia malino ma si riprende sul finale, accedendo una fiammella di curiosità difficilmente pronosticabile.
L’episodio, come dicevamo, comincia seguendo la strada degli ultimi appuntamenti: una narrazione stantia, priva di brivido e di pathos, che segue binari anche un po’ confusionali. Non si riesce mai a concentrarsi su una storia – alcune volte anche interessante – di un personaggio che subito si vira verso un altro, raccontando spezzoni di vissuto che, onestamente, non appassionano nessuno.
Quest’anno neanche il personaggio interpretato da Jessica Lange riesce ad attirare su di sé l’interesse del pubblico, né tantomeno fa da catalizzatore di tutte le sottotrame della serie: Elsa Mars è stata sicuramente un personaggio particolare nelle prime puntate, ma ormai è quasi la caricatura di se stessa, che vive e racconta storie sempre uguali tra di loro, annoiando inevitabilmente chi guarda.

L’episodio comincia a prendere vita nel racconto di Elsa riguardo alla sua decisione di diventare una talent scout di freaks, soprattutto quando comincia a raccontare la storia di Pepper. Certo, anche in questo caso i dubbi non mancano: perché decidere di punto in bianco di riportarla da una sorella che non vede da 15 anni e non tenerla con sé all’accampamento, dove ha comunque ancora persone che le vogliono bene?
Se si esclude questa opinabile scelta di scrittura, la storia di Pepper e l’episodio di conseguenza diventano molto interessanti dal momento in cui la sorella decide di riprenderla con sé: certo, come al solito l’”orrore” che viene mostrato è molto spinto e qualche volta fuori luogo (il suggerimento che il marito della sorella sia in qualche modo attratto sessualmente da Pepper lascia un po’ basiti, anche se si parla di “mostri” tout court), ma in sostanza l’esperimento flashback/flashforward finalmente funziona.

Le sequenze ambientate nel manicomio ci riportano quindi al 1962 e a quell’atmosfera da incubo che aveva contraddistinto la seconda stagione, forse l’unica veramente riuscita e che ci ha lasciato più di un brivido nel corso della sua messa in onda. È stato sicuramente un piacere rivedere anche quest’anno Lily Rabe nel ruolo di Sorella Mary Eunice – guarda caso uno dei personaggi migliori dell’intera serie –, ma soprattutto è stato costruito bene il cliffhanger, non troppo urlato ma di grande effetto: il colpo di scena di vedere sulla copertina di un Life del 1958 il volto di Elsa Mars, nuova star della tv, lascia sicuramente spazio alle più elucubrate speculazioni su cosa sia effettivamente successo in quegli anni.

Con questa “Orphans” la serie di Murphy e Falchuk trova finalmente degli appigli interessanti, come per esempio la svolta che riguarda il Lobster Boy e le sue mani finite al Museo degli Orrori: American Horror Story: Freak Show trova forse una spinta per gli ultimi appuntamenti stagionali, lasciando un po’ di rammarico per il colpevole ritardo con cui si è deciso di smuovere le acque.
VOTO: 6+

Molto interessante e ben riuscito l’aggancio con Asylum, anche se non ho ben capito perchè ad accogliere pepper c’è Eunice, non c’era Judith in carica inizialmente? Pepper mi sembra fosse già presente all’inizio di Asylum.