Siamo ormai quasi al capolinea di una serie che, per quanto discontinua da un punto di vista tecnico e di scrittura, ha saputo intrattenere in modo egregio, e “Mama’s Here Now” rappresenta la quiete prima della tempesta: un episodio che si prende una piccola pausa introspettiva prima del gran finale, il quale si prospetta prorompente.
A questo punto, sono ormai evidenti tutti i lati positivi e negativi della serie di Peter Nowalk. Da un certo punto di vista, How to Get Away with Murder ci ha regalato momenti di pura adrenalina e personaggi difficili da dimenticare, come la stessa Annalise; d’altro canto, qualcuno potrebbe obiettare davanti ad alcune scelte stilistiche alquanto barocche, quali ad esempio l’abuso di time-lapse o di musica pop ad accompagnare gli eventi. Se, infatti, l’intenzione degli autori era quella di conferire un’aura di modernità allo show, un loro utilizzo più ponderato avrebbe dato risultati decisamente migliori. Insomma, innegabilmente abbiamo assistito ad un ottimo legal drama che, pur con qualche supplemento di originalità, non spicca il volo, ma si pone in una sorta di terra di mezzo tra il semplice intrattenimento e il prodotto impegnato.
Who the hell do you think you are? Oprah?
Il centro di gravità dell’episodio è l’indipendenza, che sia familiare o lavorativa. In un momento tragico della vita di Annalise, obbligata a compiere azioni riprovevoli per salvare i suoi studenti e con il fantasma del marito a tormentarla, è l’arrivo della madre a suscitare nuovamente il suo spirito combattivo. Scoprire le sue umili origini consente allo spettatore di comprendere meglio la sua psiche: è una donna molto sensibile, bistrattata durante l’infanzia e che, una volta maturata, sceglie di ricominciare da capo con un nuovo nome, una vita indipendente e un carattere scontroso del quale si spiega finalmente la matrice. Una puntata, dunque, tutt’altro che riempitiva ma, anzi, necessaria per approfondire un personaggio che, se finora è parso impassibile, ha degli evidenti punti deboli celati dietro le proprie esperienze passate. I momenti che coinvolgono la madre sono sicuramente i più riusciti dell’episodio e tra i migliori dell’intera stagione, complici sia la simpatia del personaggio che la bravura innata di Viola Davis, mai così evocativa nel mostrare una Annalise a pezzi; il valore del prodotto deve molto alla presenza di quest’attrice, talmente fenomenale da rendere ancora più interessante un’evoluzione caratteriale già di per sé ben scritta.
Get Annalise out of her sick bed, or wherever the hell she is, so she can fix this.
La tematica dell’indipendenza contagia anche le vicende di Bonnie, che a sua volta vorrebbe dimostrare innanzitutto a se stessa – ma anche a chi le sta intorno – di non essere Annalise-addicted. Per la prima volta vediamo un caso legale da lei amministrato, ma, nonostante l’esito positivo in tribunale, è evidente che vi sia un abisso tra lei e la sua datrice di lavoro: decisamente meno affascinante, meno capace a livello argomentativo e incline all’utilizzo di scappatoie poco ortodosse – e anzi, davvero inopportune – come sfruttare l’orientamento sessuale del proprio avversario contro di lui. Se è vero che come personaggio non si lascia apprezzare, l’ottima attrice che lo interpreta è capace di reggere sulle proprie spalle il peso di buona parte della puntata. Il fatto che Bonnie sia stata così importante (quasi quanto Annalise) nell’ecosistema dell’episodio dimostra come gli autori della serie, a differenza di molti dei loro colleghi più blasonati, tengano alla caratterizzazione di ogni singolo personaggio evitando il più possibile gli stereotipi.
Un pregio, questo, che si ripercuote anche sugli altri protagonisti dello show: persino in una puntata così focalizzata su Annalise e Bonnie non disturba vedere, ad esempio, Connor alle prese con la vita sentimentale, a dimostrazione che alcuni dei personaggi sono così interessanti da reggersi in piedi anche senza che massicci sviluppi di trama li coinvolgano.
What if I was wrong about her the whole time?
Nonostante l’episodio, come si è detto, rappresenti una sorta di “pausa psicologica”, c’è spazio anche per un po’ di trama orizzontale: otteniamo quindi la prova definitiva, grazie ad un potente colpo di scena finale, che effettivamente Rebecca ha sempre mentito, e tutto ciò trasforma il suo personaggio in un interessante nemico di fine stagione. Certo, forse un po’ era prevedibile che, dietro la maschera di ragazza in cerca di protezione, si celasse qualcosa; allo stesso tempo, però, non si può che rimanere ammaliati dalle prospettive di trama che tutto ciò potrà riservarci negli ultimi due episodi dello show prodotto da Shonda Rhimes.
Il giudizio riguardo alla puntata non può che essere positivo; per quanto, infatti, non si stia parlando certo di un capolavoro, il prodotto in generale intrattiene benissimo e riesce a mescolare ottimamente la componente legale e quella crime, tenendo gli spettatori con il fiato sospeso per il finale. L’episodio, nel particolare, è stato anche sopra la media grazie alla sua particolare propensione ad essere essenziale, pur non producendo che pochi elementi utili all’economia della trama orizzontale.
Voto: 8
Note:
– in seguito all’episodio, l’argomento “Anna Mae” è stato per qualche ora una tendenza su Twitter.
La parte finale, quando la madre pettina i capelli di Annalise ( o Anna Mae) e le racconta di come ha bruciato la casa per uccidere lo zio Clyde è stata secondo me una delle migliori della serie
D’accordissimo con pask: è un altro livello. Devo ammettere che inizialmente avevo immaginato la madre di Anna Mae (!) ben diversa, mi ha spiazzato ritrovarmi questa vecchina burbera ed apparentemente indifesa. Contentissimo di non averci preso, questo episodio è uno dei più riusciti finora e tra alti e bassi la serie è riuscita comunque ad incuriosire, quindi salvo disastri finali, promossa.
Sono d’accordo, nonostante i suoi alti e bassi è impossibile rimanerne annoiati 🙂 . E come hai detto tu, speriamo bene per il finale! Hanno mosso tantissime pedine e adesso, per rimettere tutto in ordine, non sarà facile.