Homeland – 5×03 Super Powers 1


Homeland – 5x03 Super PowersSiamo ancora al terzo episodio, ma sembra già chiaro che il punto di ripristino creato da questa quinta stagione di Homeland sia stato solo un pretesto per rinnestare, secondo una prospettiva nuova, i canoni narrativi tipici dello show: le varie pedine all’interno dello scacchiere si muovono secondo direzioni diverse, ma seguendo un percorso in cui pare impossibile non scontrarsi.

La forza di una serie come Homeland si è sempre racchiusa nella particolare sinergia che si viene a creare tra il “problema” internazionale e le carismatiche derive in cui finisce la sua protagonista mentre cerca di far di tutto per risolvere tale problema. Carrie Mathison e la sua folle ostinatezza sono la forza motrice del racconto in un modo quasi necessario a rafforzare il tono fantapolitico di una narrazione che – come abbiamo visto in particolare con lo scorso episodio – è così strettamente connessa alla politica internazionale odierna da dare a volte un senso di straniamento.

Homeland – 5x03 Super PowersL’esordio di questa stagione ha il merito di aver introdotto una storyline orizzontale alquanto ambigua: non c’è ancora un villain su cui far leva, e le direttrici del racconto si disperdono lungo i percorsi personali, apparentemente distinti, dei tre protagonisti (Carrie, Quinn e Saul). Il focus che questo episodio mette sulla minaccia appena ricevuta da Carrie, e soprattutto sulla crisi che porta la donna a riconsiderare chi era e chi vorrebbe essere, rimette la Mathison al timone della narrazione, creando una prima base di convergenza – tra Carrie e Quinn – che potrebbe essere la molla su cui innescare il prosieguo del racconto.
La prima parte dell’episodio si dipana con una strana e inquietante calma; la cesura è la perdita di coscienza di Carrie che si proietta sul resto della puntata accelerando la narrazione, fino a esplodere nell’adrenalina dei minuti finali quando il racconto si biforca tra l’exploit di Carrie, che in preda al panico vaga per il bosco con il fucile in mano, e la rivelazione della liason tra Saul e Allison, altro elemento che potrebbe riservare uno sviluppo interessante.

«Tell me there is not another way to do this-»
«I’m sure there is, just… not for me.»

Homeland – 5x03 Super PowersLa solidità del cambiamento di Carrie ci era già parsa a rischio nel corso di “Tradition of Hospitality”, quando nell’osservare la dimestichezza della donna in Libano era impossibile non notare quel forte senso di appartenenza a una procedura che ha fatto parte di lei in maniera quasi inscindibile. Con questo episodio, l’analisi sul conflitto tra presente e passato raggiunge un punto di non ritorno: per far fronte alla condanna a morte che grava sulla sua testa, Carrie riporta se stessa indietro nel tempo e soprattutto riporta il suo corpo, la sua mente, verso quelle stesse derive che l’hanno spinta a un cambiamento radicale. Il legame ritrovato con Franny e la vita che è riuscita a ricostruirsi a Berlino con Jonas, fuori dalla CIA, fuori dalle macchinazioni di pace, pare disgregarsi nella proiezione di quell’ingombrante passato che si scaglia prepotentemente sul suo presente. Il meccanismo narrativo messo in atto è un buon espediente per utilizzare il conflitto interiore di Carrie – tra prima e dopo, tra CIA e Düring, tra Langley e Berlino – come elemento scatenante un’inversione di rotta del racconto, che ritorna così lungo quel ritmo folle e adrenalinico tanto caro allo show.

I don’t know how you live with yourself.

Homeland – 5x03 Super PowersIl suo ritrovato e consapevole ruolo di madre – come ammette lei stessa nel corso della puntata precedente – mette Carrie in una situazione diversa rispetto all’incosciente coraggio che aveva mostrato in passato. Per amore di Franny si sente in dovere di non osare oltre quel limite che possa minare la sua incolumità; proprio per questo l’idea di poter mettere in pericolo la figlia le crea una forte sensazione di rabbia, verso se stessa, verso tutto ciò che nonostante gli sforzi non è riuscita a scacciare del tutto. Alla luce di questo groviglio di sentimenti, separarsi da Franny la immette in un turbine misto tra ira, dolore e paura di non essere più in grado di avere un futuro lontano dal suo passato.
Nonostante ciò, la violenza con cui il passato le poggia gli occhi addosso esige lo stesso tipo di sguardo: folle ma lucido, sfocato ma dotato di una visione periferica. A mano a mano che il suo corpo si libera dall’influenza del litio, Carrie comincia a entrare in una zona grigia, un limbo in cui è sospesa tra la soddisfazione per ciò che è diventata e la nostalgia per ciò che era. Partendo dall’assunto che questo sia l’unico modo per ritrovare le sue migliori capacità, e forte della presenza di Jonas, si lascia andare con veemenza verso quella parte di sé che l’attrae e spaventa allo stesso tempo.

Homeland – 5x03 Super PowersChiuse in una stanza adornata dalle immagini di un passato che sanguina ancora come ferita aperta, le varie missioni di Carrie riprendono forma, una dopo l’altra, sommandosi in una linea temporale progressiva priva di contesto, priva di quel sostrato “benefico” che ne giustificava le conseguenze, mostrandosi così ai suoi occhi, e soprattutto agli occhi di Jonas, in tutta la loro straziante atrocità. Specchiarsi negli occhi increduli del suo compagno porta Carrie a vedere con ancora più chiarezza il disprezzo che nutre verso se stessa, oltre a far riaffiorare tutto il risentimento per esser costretta a rivivere ogni singola conseguenza delle sue azioni.
Gli insulti rivolti a Jonas sono in realtà rivolti a se stessa, all’illusione di poter essere diversa, di poter essere libera; apostrofando la razionale calma dell’uomo – That’s good. Get mad. I like it better when you’re mad. At least I know you’re alive – Carrie espleta il suo dolore per quella condanna che la costringe a vivere sempre alle estremità delle sue sensazioni. La deriva è dietro l’angolo, la lucidità in programma s’infrange in quei mille volti che la osservano accusatori, finché i sensi di colpa della donna prendono sembianze umane – Aayan – da cui si lascia aggredire con la stessa violenza che crede di meritare.

Come on, Saul. Your protégé, your golden child. No one believes for a minute she’s not still Agency.

Homeland – 5x03 Super PowersAncora ambigua ci appare la caratterizzazione di Saul, come del resto di Quinn; tuttavia la posizione che le due pedine occupano adesso nella scacchiera pare virare verso una rotta di collisione. Carrie non perde occasione per rimarcare quanto Saul sia diverso rispetto a quando era il suo mentore – «He seems like a man too used to getting his way» «Well, he is now. He wasn’t like that before» –, amplificando la tendenza di questa nuova annata a mostrarci Berenson come in preda a una completa – e un po’ forzata – ri-caratterizzazione. Non ci sono ancora elementi per comprendere se l’uomo possa essere davvero in grado di ordinare la morte della sua golden child, così come non abbiamo nessuna avvisaglia per intuire l’idea che Quinn si sia fatto a proposito dell’ordine ricevuto. Questi elementi di ambiguità, se da un lato appiattiscono molto il ruolo dei due personaggi, dall’altro hanno il merito di dotare la narrazione di una forte carica di suspense, facendoci ben sperare in un adrenalinico prosieguo del racconto.

In definitiva, “Super Powers”, nonostante il suo assetto prevalentemente introspettivo, è un episodio di fondamentale importanza per il futuro sviluppo della stagione. Homeland potrebbe ancora una volta stupirci con la sua capacità di evolversi restando fedele a se stessa e alla sua capacità di armonizzare introspezione e adrenalina all’interno della stessa sfera narrativa.

Voto: 8+

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Un commento su “Homeland – 5×03 Super Powers

  • Birne

    Continua ad andare forte, Homeland, anche se ci richiede sempre di passare sopra a qualche imperfezione di scrittura e di logica che altrove ti farebbero dire “no, vabbè, non ce se crede…”; del resto, abbiamo campato a lungo di sospensione dell’incredulità e tuttavia “hic manebimus optime”.
    Mi riferisco ad un peccato minore, assolutamente veniale, ci siamo bevuti ben altro. Ma dico: come fa Jonas a incupirsi tanto, fino al rifiuto, sul conto della fidanzata con la quale apparentemente sta da un bel po’ di tempo, almeno tanto quanto ci vuole a costruire una relazione seria con convivenza reciproca e il valore aggiunto della presenza della bambina di lei, ecc. ecc.? Che pensava della sua morosa, che stesse al centralino di Langley? e non ha appena detto che ha dovuto fare indagini sul di lei conto per la fondazione During?
    Ma va bene, appunto, perché la serie marcia e forse c’era bisogno di questo scarto per riproporre l’assetto tradizionale, basato sui tre personaggi fondamentali, apparentemente molto cambiati ma di nuovo immersi nel loro humus naturale.
    Apro una piccola, indebita, parentesi: come è evidente sono un’appassionata di serie e leggo con grande piacere le vostre recensioni che sono sempre notevoli ed esaustive, spesso ho voglia di scrivere un commentino, per il poco che vale, ma sono un po’ stupita di constatare che la compagnia si fa sempre più ristretta. Perché? Forse recensite troppe cose e non tutte di grande pregio rispetto ai prodotti più solidi qualitativamente e consacrati, le cui recensioni arrivano con un filino di ritardo e uno è già passato a pregustare la successiva visione? Mi si dirà: Birne, non rompere le scatole, i gusti sono gusti e i tuoi fanno schifo. Ok.
    Ok. Ho molta considerazione del vostro encomiabile lavoro, tanto da pensare che sia possibile che le vostre recensioni sempre così “importanti” possano disamorare l’utente meno intrigato a dire la sua anche molto semplicemente. Non è piaggeria, la mia, e tantomeno presa in giro: lo penso veramente e un po’ mi sento nei panni dell’utente sfigato con solo forse un tantino più di faccia tosta.
    In realtà, ho paura che i morti viventi e il loro fantacalcio si stiano mangiando Seriangolo (angolo delle serie di qualità)…