La premiere della sesta stagione di The Walking Dead aveva disorientato gli spettatori giocando con lo spazio e col tempo, piegandoli – anche in modo maldestro – come mai aveva fatto prima. In questo episodio la serie torna ad una narrazione già collaudata e meno coraggiosa, mettendo in scena molta azione come non si vedeva da un po’.
L’intervento sul tempo è minimo rispetto a “First Time Again“, ma non per questo meno utile alla puntata: utilizzato in modo tattico, permette – soprattutto nel primo segmento dedicato a Enid – di mostrare gli avvenimenti davvero interessanti, quelli significativi. La morte dei genitori della ragazza non viene mostrata per dare spazio alla sua disperazione dentro alla macchina; la visione della violenza viene soppiantata dalle sue conseguenze, che possono essere terribili, come la morte dei genitori, o positive, come il trovare riparo o la tartaruga che si trasforma in nutrimento. In questo modo la violenza non diventa un evento negativo a priori, ma viene contestualizzata e assume un ventaglio di significati diversi, tutti accomunati dalla spinta alla sopravvivenza insita nell’essere umano, che, vivo o non vivo, cerca di preservare la condizione in cui si trova. Per questo Enid, quando lacera le carni della tartaruga, sembra lei stessa uno zombie, sporca di sangue e terra, in silenzio e vorace come i non morti; se già non fosse chiaro, i morti e i vivi sono diventati la stessa cosa.
Il lavoro su Enid in “JSS” non finisce qui. La parte iniziale a lei dedicata è profetica, molto evocativa e simbolica: la morte dei suoi genitori la fa diventare adulta tutto d’un colpo e fa partire un’evoluzione di quel personaggio che avrebbe dovuto avvenire con altri tempi e altre modalità. Quella di Enid è una seconda nascita, a cui segue un’evoluzione quasi antropologica: la possiamo paragonare agli antenati dell’homo sapiens che lentamente diventano uomini passando attraverso la conquista della natura, la caccia, le incisioni rupestri (in questo caso la scritta JSS), il primo utilizzo di utensili (le ossa della tartaruga), l’aggregazione in comunità e la prima parola. Questa evoluzione, condensata in pochi minuti, segna profondamente un personaggio che però il pubblico conosceva poco e su cui è difficile fare un confronto con il prima.
Un tema importante che caratterizza la prima metà dell’episodio e che ha il compito di traghettarci verso l’azione di “JSS” è il rapporto tra genitori e figli, per niente inedito in The Walking Dead. Carol e Sam, Jessie e Ron, Deanna e Maggie sono le tre coppie che abbracciano questo tema – collegato fortemente a quello della perdita del padre – e che tentano di raccontare tre modi differenti in cui comportarsi, o almeno tre momenti diversi che il fato, prima o poi, potrebbe farci vivere. La prima coppia si basa sul passato di entrambi i componenti: Carol e Sam hanno perso membri importanti della propria famiglia, ma allo stesso tempo sono stati liberati da una figura maschile violenta. Questo rapporto sembra un non rapporto, visto il comportamento scontroso e distante di Carol, ma in verità è il più genuino di tutti: la donna gioca a fare la dura con il ragazzino, ma inconsciamente non può non pensare a sua figlia e cercare di evitare a Sam una sorte del genere. Le parole sempre dure verso Sam sono un incitamento a reagire e a crescere convivendo con quella liberazione che è allo stesso tempo una maledizione. Questa è la realtà ed è bene che Sam la conosca subito: in un mondo che può portare via qualsiasi cosa in un batter d’occhio, saper incassare ogni colpo basso è l’unica arma che gli permetterà di andare avanti. È questo l’insegnamento di Carol, che si comporta con il piccolo un po’ come l’allenatore burbero nei film di arti marziali.
Se è vero che gli insegnamenti che fanno veramente maturare una persona sono raramente accompagnati da carezze e coccole, è altrettanto vero che una madre non può far altro che dispensarne in quantità soprattutto nei momenti difficili, come cerca di fare Jessie con Ron. Tale rapporto è l’unico caratterizzato da una vera a propria parentela: per questo la donna cerca di fare meno male possibile al figlio comportandosi più che come madre, come amica. Il modo irrispettoso con cui Ron le risponde non viene punito e la donna si ritrova di nuovo sola: la morte di Pete per mano di Rick ha sconvolto suo figlio, che oltretutto si trova a vivere una fase della vita tra le più difficili. Il comportamento di Jessie non porta Ron sulla strada giusta, ma gli dà una possibilità di scelta, cosa che lui non è ancora in grado di fare. Sbagliare è facile, soprattutto in un mondo che non ti perdona neanche un tentennamento. Se Carol è troppo dura per proteggere Sam, Jessie è troppo permissiva credendo di fare del bene; entrambe sono mosse da un grande amore verso quei bambini che rappresentano una generazione futura troppo indifesa per sopravvivere al mondo.
La terza coppia affronta la perdita della figura maschile in modo più adulto, grazie all’età delle due protagoniste. La grande matriarca Deanna ha perso (non solo) suo marito e Maggie si cala nel ruolo di figlia al suo fianco. Deanna, leader forte che per lungo tempo ha fatto funzionare le cose all’interno di Alexandria, soffre per la perdita di un marito che l’ha accompagnata fedelmente nel suo cammino attraverso le numerose difficoltà prima e dopo l’epidemia zombie. Mentre negli altri due casi il dolore era forte ed era esposto, in questo caso la donna deve farsi forza per andare avanti e pensare alla comunità che in qualche modo dipende da lei. Così non può permettersi di piangersi addosso, ma deve reagire subito, anche se il dolore è forte; Maggie sembra sposare questa linea di pensiero e la aiuta nel processo, trattandola con rispetto.
Questo grande tema non può non includere Enid e la sua storia raccontata in questo episodio: anche lei, improvvisamente orfana di entrambi i genitori, deve sopravvivere, però in questo caso è da sola; una figura saggia che la accompagni in questo processo non c’è, e l’unica cosa che la ragazza può fare è imparare tutto da sola. Neanche il momento dell’elaborazione del lutto però può essere vissuto in modo adeguato, perché la minaccia è sempre dietro l’angolo: l’attacco ad Alexandria mette in pausa le vite di tutti, interrompendo un momento di autoanalisi in modo violento e inaspettato. Per questo l’insegnamento di Carol potrebbe essere il più sbagliato, ma per ora è l’unico che porta dei vantaggi – e, infatti, è lei la prima ad accorgersi dell’attacco.
“JSS” non prova solo ad insegnarci questa lezione a parole, ma la mette in pratica nel modo più duro possibile: il cambio di registro tra la prima e la seconda parte della puntata ci fa entrare nell’azione alla velocità di una delle pallottole esplose dai residenti di Alexandria per difendersi. Il ritmo aumenta in modo graduale prima – per farci capire cosa stia succedendo – e poi diventa sempre più veloce, come sono veloci i colpi di macete sui corpi morti a terra. L’uomo è diventato definitivamente il vero nemico dell’uomo; egli si è trasformato in zombie e viceversa. Queste due figure si fondono anche esteticamente: vediamo corpi senza braccia (come i non morti portati al guinzaglio da Michonne) e interiora sparse sull’asfalto accompagnate da fiumi di sangue che condiscono il tutto. Anche le modalità della morte sono le stesse di quelle utilizzate per difendersi dai walker: una coltellata in testa pone la parola fine all’esistenza del nemico e i cadaveri bruciano (come la vedetta sulle mura all’inizio dell’attacco). Anche la W incisa sulla fronte degli zombie trovati nella passata stagione ricompare, ma questa volta su degli uomini vivi, sporchi, violenti e assetati di sangue e di vita proprio come i non morti.
La cosa che fa più paura è che, al contrario dell’esercito del Governatore davanti alla prigione, in questo caso l’attacco non è spinto da motivazioni che mettono le loro radici nel passato: le cause si ignorano e sia le modalità dell’invasione, sia le poche parole dell’intruso atterrato da Morgan e Padre Gabriel non farebbero pensare ad un attacco per impadronirsi della città fortificata; la pura violenza sembra essere alla base di tutto, cieca e senza un motore razionale da spegnere. Per questo “JSS” è una delle puntate più horror di The Walking Dead, nel senso letterale del termine: la paura alimentata da qualcuno capace di intendere e di volere ci fa temere realmente per la vita dei protagonisti, più che il rischioso piano allontana-zombie di Rick. Tutto accade giusto il tempo di cuocere il pranzo, ma le conseguenze segneranno profondamente più che i componenti del gruppo di Rick tutti gli altri, che si sono confrontati per la prima volta con il peggio che il mondo di oggi può proporre loro. Chi è sopravvissuto è cambiato, si è evoluto – proprio come accade ad Enid prima della sigla – da essere umano a persona consapevole nel giro di un istante.
Nonostante l’alto tasso di coinvolgimento dello spettatore – che, travolto da quel fiume in piena che è “JSS”, viene trasportato fino alla fine senza neanche accorgersene –, gli eventi di questo episodio riprendono, seppur non pedissequamente, fatti già accaduti in passato, ripetendo uno schema che il pubblico di The Walking Dead conosce molto bene: l’ennesima invasione porta scompiglio e mette in pericolo la comunità che deve rimettersi in cammino per sopravvivere. Era già successo con la fattoria di Hershel, con la prigione e con il pericoloso Terminus; Alexandria diventa l’ennesima tappa di un percorso a spirale, che inevitabilmente ci suggerisce già cosa verrà dopo. La ripetitività diventa quindi uno dei punti deboli della serie, a cui si cerca di ovviare con episodi carichi di tensione e dal ritmo serrato come “JSS”. Ma basterà?
Voto: 7,5
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A me ha fatto schifo.
Gabriele, cosa non ti è piaciuto? Soprattutto la seconda parte, quella action, l’ho trovata seppur abbastanza prevedibile (per i suoi esiti), molto godibile e le scene d’azione ritmate e coinvolgenti, come raramente TWD è stato in passato.
Ottima recensione, ma credo che tu abbia voluto vedere più di quello che in realtà c’era.
Godibile in ogni modo.
Grazie mille! Ho voluto cercare una chiave di lettura un po’ più profonda in un episodio che, a prima vista, sembrava solo mazzate e suspense. È probabile che gli autori non pensassero minimamente alla versione che ne ho dato io, ma ti assicuro che quello che ho scritto l’ho pensato senza scervellarmi (cosa che comunque non avrei fatto per una serie su cui di solito sono molto critico come The Walking Dead).
La verità è che io suspanse non ne avevo per niente, perché tanto so che tutti i personaggi appena introdotti sono destinati a fare una brutta fine come tutti gli altri. Al massimo sopravvive la nuova amichetta di Carl. Niente, mi piacciono solo gli episodi di Rick
Visto l’episodio, letta la recensione ( peraltro ben argomentata) e ci si sente come il personaggio di Sordi, Remo, quando assieme alla moglie Augusta visita la biennale di Venezia. E come nel memorabile film, rimane il dubbio, ignorante il fruttivendolo o particolarmente suggestionabili i visitatori “culturalmente all’avanguardia”che alla vista della signora Augusta stravaccata su una sedia la scambiano per un’opera d’arte e ne danno la loro colta interpretazione ?
Ahahahahahahaha….GENIO !
Il tuo spunto di riflessione è molto interessante, però cerca di avventurarsi su un vero e proprio campo minato. Secondo me l’arte moderna, così come i prodotti audiovisivi (film, serie, …) sono arte come lo è un affresco di Michelangelo (con questo non intendo dire che TUTTI gli audiovisivi siano arte, né che TWD sia arte – ANZI!!). La differenza sta nella capacità o meno di interpretare e assimilare quello che abbiamo davanti. Per questo la signora seduta scambiata per un’opera probabilmente può essere considerata un’opera d’arte. Non è questione di ignoranza o suggestione, ma di messaggi trasmessi, che non arrivano più veicolati da una pennellata perfetta, ma da un’istallazione che ci fa pensare. Nel nostro caso – twd – ovviamente non ci troviamo davanti ad un’opera d’arte (e nella recensione non credo e spero di non aver dato questa idea), però quando cogliamo piccoli aspetti positivi o dettagli che fanno riflettere, secondo me è bene condividerli.
La visione di Carol in versione Assassin’s Creed non ha prezzo, ma per tutto il resto…
Tra poco twd si trasformerá in mad max con gli zombie
Sarebbe la cosa migliore che potrebbe succedere!
Due puntate piacevoli … Personalmente visto com’era iniziata quest’ultima ho subito pensato al classico fillerone TWD che segue la premiere più movimentata, invece sono riusciti a fare un episodio abbastanza equilibrato…
Ma la mandria è sempre rivolta verso Alexandria?