Come lo scorso anno, Mr. Robot arriva al punto di rottura, il momento che svela le carta in tavola e apre il racconto a quella realtà che fino a questo momento ci era stata mascherata dietro un gioco illusorio.
Quello che nella prima stagione era un gioco legato al concetto di identità ha qui allargato i suoi orizzonti ad una dimensione spaziale che conduce ad un ulteriore livello quell’analisi sul “caos” che la serie porta avanti fin dagli inizi. Non più chi è Elliot/Mr. Robot, ma dov’è Elliot/Mr. Robot? Al gioco in stile Fight Club della precedente annata si sostituisce quello alla Matrix (con connotati meno fantascientifici e più psicologici), volto a mascherare la vera realtà dietro una costruzione (in questo caso mentale) rassicurante, dietro la quale convincersi di una vita regolare e priva di ogni pericolo.
Elliot si trova, in realtà, in prigione (per motivi che ancora non ci vengono detti) e tutto ciò che abbiamo visto finora altro non è stato che una rielaborazione mentale di vicende accadute nell’istituto in cui si trova. Il tutto è stato una rivisitazione in chiave espressionista (il riferimento a Il Gabinetto del dr. Caligari è evidente) di persone e fatti che circondano il protagonista, avvenuti in un mondo circoscritto che la sua mente ha voluto riadattare per riadattarsi lui stesso ad una realtà insostenibile. È questo di certo l’aspetto più interessante di un episodio che si divide essenzialmente tra Angela ed Elliot e che ancora una volta oscilla tra momenti riuscitissimi e altri meno efficaci.
Da una parte, abbiamo Angela ancora alle prese con doppi/tripli giochi che dopo sette episodi non hanno ancora portato ad un decisivo twist interessante nel personaggio, ancora troppo debole per poter sorreggere tra l’altro una storyline che nel quadro complessivo non sembra andare oltre il piano della vendetta personale (fatta eccezione per la breve interazione con Darlene nel precedente episodio in occasione dell’hackeraggio del’FBI). Dall’altra parte, abbiamo Elliot, che porta a conclusione un’altra storyline parallela, quella di Ray, a cui forse è stato concesso fin troppo spazio data la sua poca importanza nell’economia generale (di interessante resta solo da scoprire come si inquadra nel contesto reale dell’istituto di detenzione in cui il protagonista è rinchiuso).
La rivelazione finale porta la stagione allo stesso punto in cui, l’anno scorso, si era giunti con il fondamentale “I am Mr. Robot.” Il meccanismo è pressoché identico: un gioco di illusioni durato per diverse puntate si rivela adesso nella sua realtà e a ritroso consente di interpretare tutti gli eventi passati secondo una nuova prospettiva. Gli autori hanno voluto giocare di nuovo con questo meccanismo, ma ciò che questa volta ha funzionato di meno è il “come” ci si è arrivati: dopo un continuo lunghissimo rimestare nella condizione di Elliot e nel suo tentativo di liberarsi di Mr. Robot, un rimestare che ha portato la storia ad uno stallo troppo lungo, un’immobilità che questa rivelazione può solo in parte ripagare.
La sensazione è che la serie abbia voluto puntare (anche in modo un po’ ruffiano) su quei tratti distintivi che ne hanno decretato il successo l’anno scorso, spingendo tantissimo (anche troppo) su di essi, ma dimenticandosi di creare una stagione, come la precedente, in grado di sorreggerli, con autori convinti, forse, che al pubblico ciò potesse bastare. Ironia della sorte, questo episodio sembra aprire così anche una finestra sulla realtà di questa stessa annata, che altro non è che un poco abile gioco di prestigio e di illusioni messo in atto da Esmail: un fumo negli occhi dello spettatore atto a nascondere la realtà di una stagione povera di idee, che troppo spesso ha rigirato su se stessa, con personaggi che si muovono nelle loro personali direzioni senza darci la minima idea del perché agiscano in determinati modi (un esempio lampante è tutto ciò che riguarda Joanna Wellick).
La scelta della prigione è sicuramente interessante, ma ha avuto tra l’altro il problema di allontanare Elliot (se non per brevi frammenti) dal resto dei protagonisti, lasciando il resto della trama proseguire nelle mani di personaggi secondari non così forti da poter sorreggere un tale peso. Lo stallo di Elliot in prigione ha così portato anche ad uno stallo nella trama principale legata alla rivoluzione sociale messa in atto dalla FSociety. È come se la serie avesse messo in stand-by tutto ciò che la prima stagione aveva promesso, lasciandoci nelle mani dei tentativi frustranti di Darlene di dare una prosecuzione alla rivoluzione iniziata, e delle poco incisive storyline di Angela e dell’agente DiPierro, quest’ultima ancora troppo poco dentro le dinamiche della storia dopo sette puntate.
Di nuovo, questo episodio ci ribadisce come Mr. Robot continui a brillare nei dettagli, nelle scelte visive, in alcuni dialoghi e in alcuni dei suoi brillanti twist narrativi, ma come rispetto all’anno scorso tutto questo manchi di coesione. La rivelazione di questo episodio, che fa da spartiacque alla seconda metà di questa stagione, arriva al termine di un percorso annacquato, spesso confuso, che, più che alimentare continui sospetti e teorie dello spettatore, ha portato solo confusione e frustrazione, al punto tale che il colpo di scena non riesce del tutto a risarcire lo sforzo compiuto nel seguire sette episodi in cui la serie sembra non sia andata avanti. Mr. Robot prova ora a rilanciarsi con una nuova prospettiva che apre nuovi misteri (Tyrell è stato veramente ucciso? Per quale motivo Mr. Robot si trova in prigione?), ma rimanda ai prossimi episodi il compito di convincerci che i nostri sforzi di resistere fino ad ora non siano stati vani.
Voto: 7-
“La sensazione è che la serie abbia voluto puntare (anche in modo un po’ ruffiano) su quei tratti distintivi che ne hanno decretato il successo l’anno scorso, spingendo tantissimo (anche troppo) su di essi, ma dimenticandosi di creare una stagione, come la precedente, in grado di sorreggerli, con autori convinti, forse, che al pubblico ciò potesse bastare.”
Non so come tu abbia fatto a descrivere così bene in queste poche righe cosa rappresenta la seconda stagione di Mr Robot.
Mi è parso che Esmail abbia puntato moltissimo sui discorsi esistenziali di Elliot che fra gli adolescenti hanno tanto successo (non so voi ma per un periodo la mia homepage di facebook ne era piena) senza darne però un giusto contesto, solo per rendere la serie ancora più popolare.
Poi il colpo di scena stavolta è stato molto più telefonato, già dalla seconda/terza puntata si poteva capire qualcosa, su reddit addirittura dalla premiere avevano ipotizzato l’incarcerazione del protagonista.
Forse il creatore ha voluto spargere troppi indizi per evitare di nuovo le critiche riguardo i problemi della scoperta su Mr robot ? Non so; solo che il confronto con quella rivelazione rimane impietoso.
Per il resto ancora complimenti per la bella recensione
La struttura di Mr Robot assomiglia un po’ a una matrioska. Dentro una bambola, ne troviamo un’altra che, a sua volta, ne contiene una più piccola e così via… Basti pensare allo scorso episodio, con l’incipit stile sit com anni ’80: è una fantasia di Elliot in coma in ospedale, anzi no, il coma in ospedale è una fantasia di lui in prigione e via discorrendo. Non mi stupirei se anche la condizione di Elliott in carcere fosse una rappresentazione mentale che ne copre un’altra, in un gioco di rimandi certamente spiazzante, ma, a mio giudizio, poco efficace. Primo perché, se tutto ciò che abbiamo visto nella seconda stagione è una percezione illusoria del protagonista, gli eventi raccontati perdono spessore e diventano ombre a due dimensioni proiettate sulla parete; secondo perché questo gioco “a scatole cinesi” si sostiene solo se rivela realtà consistenti e solide, mentre la narrazione pare impegnata a trasformare il protagonista in un coacervo di proiezioni deliranti, quasi una summa della psicopatologia contemporanea. Inoltre, come dice Scerrati, si corre il rischio di lasciare ” il resto della trama proseguire nelle mani di personaggi secondari non così forti da poter sorreggere un tale peso”. Aggiungo anche che non è chiaro in che momento della narrazione si situi l’incarcerazione di Elliott e, quindi, a partire da quando gli eventi narrati nella seconda stagione devono essere letti attraverso il filtro della percezione illusoria. Probabilmente dall’inizio, verosimilmente Elliott è stato incarcerato subito dopo l’attacco informatico che ha messo in crisi l’economia mondiale. Il risultato è quello di aver buttato via tre quarti di una stagione non esaltante, giocata in prevalenza sul conflitto con Mr Robot e qualche vicenda secondaria poco incisiva.
Finalmente una “stroncatura” !!
Ottima recensione che conferma che la struttura della serie sta scricchiolando di brutto.
Arrivare al settimo episodio per scoprire che il tutto ( o quasi ) é un grande bluff….beh di geniale c’è veramente poco.
Se pensiamo che il resto della serie porta al ridicolo hackeraggio del FBI , il voto non può che scendere in picchiata.
Io so solo che aspettavo ogni puntata della prima stagione come un bambino aspetta la vigilia di Natale.
Oggi non è più così