Gomorra – 3×05/06 3


Gomorra - 3x05/06Gomorra, dopo gli avvenimenti dei primi quattro episodi che hanno dato una bella scossa a tutto l’ambiente e alla storia, cerca di assestare le rovine che sono diventate le vite di Ciro – già da un po’ – e di Genny, resettando le carte in tavola e rimischiando un mazzo che odora di vendetta e di morte.

Tenevo nostalgia e’ casa.

Ciro e Genny tornano così nel pieno centro focale della narrazione, abbandonata per qualche tempo per dare spazio a tutto quello che stava loro intorno, miccia scatenante del roboante dissestamento delle loro esistenze.
Ciro non ci ha messo molto a capire che la vita lontano da Napoli, dalla sua vita (seppur triste e disgraziata) non faceva per lui: il suo ritorno non poteva che essere silenzioso, un’entrata in scena dalla porta di servizio che tenta in tutti i modi di lasciare l’Immortale dimenticato da qualche parte, ricominciando come uno dei tanti Ciro presenti nella sua terra natale. Ma lo sanno tutti, e lui in primis, che non si può tornare a casa senza rispecchiarsi in quello che si è stati e che in fondo si sarà sempre. Ciro Di Marzio ricomincia a fare quello che sa fare, ripartendo dal via, dal suo via, come a voler ripetere quelle atmosfere, quelle azioni, risentire quelle sensazioni di quando era più giovane; ed è così che allora prende sotto la sua ala Enzo “Sangue Blu” e la sua giovane banda, ancora acerbi e inesperti, ancora proiettati con fame atavica verso il prossimo obiettivo, senza quella visione che solo chi ne ha vissute una più del diavolo (se no, che si è immortali a fare?) può avere.
Allora Ciro diventa un mentore, un maestro, una persona con tanta tristezza e rabbia in corpo da voler ricominciare a insegnare un’arte spietata e terribile a chi ne ha bisogno per sopravvivere: proprio come fece con Genny.

Gomorra - 3x05/06L’immagine di Genny buttato per strada, all’ombra delle inquietanti Vele, ci fa capire come chi è arrivato all’apice, ad un certo punto, sia più propenso a sbilanciarsi e cadere rispetto ad altri. Genny si ritrova tumefatto, in mezzo a piscio e polvere, e la prima cosa che fa è rivolgersi a “frateme”, quello che lui, nel bene e nel male, ha considerato “famiglia”, l’unico di cui si è potuto fidare a dispetto di tutto e tutti.
Genny non fa che ripeterlo: la famiglia è sovrastimata, è proprio la famiglia che tende a farti più male, proprio perché sono le persone più vicine a te a conoscerti meglio e a sapere dove colpire. Lo ripete come un mantra, come se si volesse dimenticare del bene che ha voluto ai propri genitori oppure all’amore per Azzurra e il piccolo Pietro, portati via sempre da uno di famiglia. Genny allora non può fare altro che tentare la risalita con l’unica persona che sa per certo lo possa aiutare: Genny e Ciro sono ormai due anime alla completa deriva, che si stringono per stare a galla il più possibile e per trovare un modo per tornare a riva al caldo, sani e salvi.
Tra i due c’è però una differenza fondamentale di pensiero, di come intendere la vita adesso che non hanno più niente: per Genny, come detto, la famiglia è stata solo portatrice di rancore; per Ciro invece il valore della famiglia è più chiaro ora che per mano o colpa sua ha perso moglie e figlia, un dolore che sa molto di lacrime di coccodrillo ma che riesce a dare uno spessore diverso al personaggio, già leggermente umanizzato nella sua rivolta contro il boss bulgaro e il salvataggio della giovane prostituta albanese.

“Com’è accirere qualcuno?”
“Comm nascere. Nisciuno l’ha maje chiesto.”

Ciro e Genny sono cresciuti, non sono più quei ragazzi dei vicoli che vivono all’ombra di clan e boss più grandi di loro: ora sono criminali rispettati, Ciro addirittura una figura quasi ectoplasmatica, un’ombra incappucciata e sinistra illuminata dai fari di una moto nel cuore della notte. Sono adulti che non sono più impulsivi, non più squali attirati solo dall’odore del sangue: ora è l’odore dei soldi a muoverli come cani da tartufo. Entrambi stanno diventando piano piano degli imprenditori, in una fotografia svilente del nostro Paese che rispecchia fin troppo bene la realtà: da imprese ormai quasi fallite passate in mano alla malavita, alle connivenze con i politici, spesso quelli locali, che fanno precipitare tutti – anche la gente onesta – in una spirale nera e senza fine.
Questa spirale e catena di eventi porta le strade delle azioni di Ciro e Genny a incrociarsi nella maniera più drammatica possibile, dove per le malefatte di alcuni pagano sempre le persone sbagliate. Ciro da una parte ha l’obbligo di “svezzare” il suo giovane accolito, e non può farlo se non come ha già fatto in passato: la verginità si può perdere solo uccidendo un’altra persona, provando quasi una sensazione di vera e propria nascita, per diventare una persona completamente nuova e diversa. Genny invece deve far capire il suo potere, deve incutere timore alla gente che lavora direttamente e indirettamente per lui: solo uccidendo chi si ribella può far passare questo messaggio, è questa la lingua che sa parlare.

Gomorra - 3x05/06Allora a pagarne le conseguenze è un uomo disperato, un operaio che ha pagato per poter lavorare e poter permettere una vita dignitosa a sua moglie a al figlio paraplegico. Gli autori di Gomorra si superano quando c’è da dare questo tocco di puro dramma, perché riescono a non scadere nel ridicolo e nello stucchevole, ma danno sempre una sensazione appiccicosa di fastidio a chi guarda, raggiungendo l’obiettivo: quelli che stiamo guardando non sono eroi, non sono persone da imitare, ma è la feccia della nostra società, e saranno dannati per sempre. Con quel colpo di pistola alle spalle, per non dover guardare in faccia la sua innocente vittima, Enzo rifila un proiettile anche a noi, inermi spettatori di una discesa agli inferi che non avrà mai fine.

In conclusione, Gomorra non perde neanche per un attimo quella qualità che da sempre la contraddistingue: due episodi che tirano un po’ il fiato rispetto ai primi quattro, ma che pongono le basi per la probabile rinascita dei due protagonisti. Leggermente più coinvolgente la seconda puntata delle due analizzate, grazie soprattutto all’ondata emotiva del passaggio di Enzo ad un livello da cui non può più tornare indietro.

Voto 3×05: 7½
Voto 3×06: 8

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.


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3 commenti su “Gomorra – 3×05/06

  • Davide Dibello

    Bravo Ste,
    hai individuato tutto quello che c’era da dire ma rimango un po’ perplesso per quanto concerne la scena dell’operaio nonostante l’enorme impatto e l’ottima costruzione tecnica. Il fatto è che non riesco a togliermi di dosso la sensazione che sia stata messa lì solo per dare spessore ad un personaggio (Sangue Blu) che non stava ancora in piedi da solo. Quindi sono un po’ perplesso nei confronti di questa scelta di calcare la mano sulla violenza indiscriminata per distogliere lo sguardo da ciò che non è riuscito perfettamente a livello di costruzione del carattere (a maggior ragione in una stagione finora votata ad una più profonda introspezione) e mi chiedo se solo io ho questa perplessità.

     
    • Ludovico

      L’omicidio dell’operaio ha senso se Genny vuole mettere alla prova le giovani leve visto che ci sarà una guerra . In realtà non è evidente che sia questo il motivo, quindi non so. Il fatto è che altrimenti si tratta di un omicidio per futili motivi e un po’ di botte avrebbero avuto decisamente più senso per risolvere il problema.

       
    • Ste Porta L'autore dell'articolo

      Ciao Dibe, intanto grazie per i complimenti.
      Sulla scena dell’operaio non l’ho trovata solo messa lì per dare spessore a Sangue Blu: secondo me l’intento era proprio quello di fare un parallelismo tra il Ciro mentore di Genny e di Enzo. Diciamo che è stata una “scusa” per renderlo in maniera forte sia visivamente che psicologicamente. Per quanto riguarda l’introspezione ora vediamo: Enzo non mi sembrava molto convinto di quello che stesse facendo, magari ha delle ripercussioni che non ci aspettiamo.