Mosaic – Stagione 1 3


Mosaic – Stagione 1Per chi mastica televisione e cinema il nome di Steven Soderbergh non è certo nuovo: l’autore statunitense può vantare una lunga e produttiva carriera che l’ha portato, soprattutto negli ultimi tempi, alla ricerca di un deciso allontanamento dai canoni del suo lavoro, tentando nuove vie narrative, produttive e registiche. Mosaic è l’emblema di questa sua predilezione per la ricerca del nuovo, essendo uno show nato dapprima come un videogioco, rilasciato come app per smartphone, e solo in seguito adattato in una miniserie in sei episodi per HBO.

Persino la sua distribuzione è stata tanto atipica quanto particolarmente adatta alla trama: in America la serie è andata in onda in una sola settimana, nella quale sera dopo sera gli spettatori hanno potuto comporre in poco tempo il complesso puzzle narrativo che la caratterizza. Il murder mistery raccontato in Mosaic, infatti, è una storia che non decolla subito e necessita, per esprimere il suo pieno potenziale, di una certa fiducia da parte di chi guarda, facilmente scoraggiabile da un pilot estremamente lento e poco appassionante. Superato lo scoglio del primo terzo di stagione, lo show si libera delle esigenze introduttive – indispensabili ma mal collocate nel quadro generale – e procede spedito verso un finale tutto sommato soddisfacente, ma che sembra voler giungere troppo in fretta ad una conclusione e che potrebbe far storcere il naso agli spettatori più esigenti.

Yes, it is all about angle, isn’t it?

Mosaic – Stagione 1Nel videogioco gli utenti hanno la possibilità di muoversi attraverso le diverse sezioni del racconto a loro piacimento, scegliendo autonomamente in che modo giungere alla conclusione – comunque unica – e i punti di vista di quali personaggi seguire. Procedendo con la storia e con le indagini si ha la possibilità di sbloccare progressivamente nuovi “livelli” fino a scoprire la verità dietro il caso della morte di Olivia Lake. Da questa brevissima spiegazione del funzionamento dell’app si intuisce come la trasposizione della stessa in prodotto televisivo porti con sé non pochi dubbi e perplessità: intanto, parlando di libertà, è chiaro che il punto di osservazione della storia è inevitabilmente molto limitato; l’occhio dello spettatore è quello di Steven Soderbergh che, proprio come se stesse giocando al suo stesso videogioco, mette in ordine le sequenze di girato fino a creare la sua – e di Ed Solomon, lo sceneggiatore – personale versione della vicenda. Mosaic, tuttavia, trova uno dei suoi punti di forza proprio nello splendido montaggio, che non si limita a mostrare la successione lineare delle indagini di Petra e Nate ma costruisce, soprattutto negli episodi finali, un notevole gioco di incastri e ribaltamenti di prospettiva da un personaggio all’altro. In ordine, partendo da “Meet Olivia Lake”, seguiamo inizialmente la storia dal punto di vista dell’autrice di libri per bambini fino alla per lei fatale notte di capodanno; di conseguenza siamo trasportati con Eric sino alle accuse di omicidio e al suo arresto, per essere poi letteralmente catapultati nell’indagine di Nate di quattro anni dopo; lo sguardo attento di Nate, che nel frattempo incontra Petra, lo porta sulle tracce di Joel, che da probabile antagonista consapevole si trasfigura in un personaggio tragico e in crisi; la trama trova infine compimento attraverso gli occhi di Petra – esemplare lo sguardo che si perde nel volto disegnato di Olivia – che più di tutti è arrivata vicina alla verità.

Sometimes the best way to sound like you’re telling the truth, is to actually tell the truth.

Mosaic – Stagione 1Anche il tema della verità, e dell’impossibilità di conoscerla a pieno, è uno dei temi fondanti della ricerca dei protagonisti. Tutte le figure ambigue che girano intorno al caso hanno un rapporto privilegiato con la verità: a partire dalla stessa Olivia, che inganna se stessa nel tentativo di apparire in modo diverso agli occhi del mondo – l’assunzione di Joel, l’innamoramento con Eric – sino alla lotta interiore di Joel, incredulo di fronte alla possibilità che possa davvero aver ucciso la donna in un momento di incoscienza. Solomon e Soderbergh ci raccontano di come la verità sia inafferrabile e crudele, di come possa essere distorta e, soprattutto, di come sia sempre una questione di come la si guarda. La verità è interpretabile ed effimera, come dimostra la costruzione mentale che Joel si fa della serata passata con la fantomatica finlandese “Ilsa”, convincendo se stesso di essere andato a letto con una donna che invece ricorda benissimo di averlo assistito durante la sua sbronza. Persino Petra, che come si è detto sostiene fino in fondo la necessità del vero al punto di rifiutare la colpevolezza quasi certa del personaggio di Garrett Hedlund, si scontra con la rassegnazione e con una risoluzione spietata che la soddisfa solo a metà: il vero colpevole resta impunito – e con lui la verità viene sepolta definitivamente – ma perlomeno il fratello ottiene la libertà che gli spetta. La volontà di una studentessa di raccontare la sua versione dei fatti nei confronti dell’omicidio porta un briciolo di speranza nella disillusa lotta del personaggio di Jennifer Ferrin – molto brava a catturare nel poco tempo a disposizione un’espressività simbolica ed eloquente – e la spinge a confrontarsi nuovamente con la vittima, con la quale condivide un rapporto di odio/ammirazione molto interessante ma per nulla sfruttato dalla serie.

Passare da un medium parzialmente interattivo, quindi a due sensi, ad uno monodirezionale come il linguaggio audiovisivo, si diceva, porta delle carenze dal punto di vista strutturale e narrativo. Dopo aver presentato i pregi di una storia in generale ben scritta e di un montaggio ragionato è necessario esibirne i difettiil ritmo non è calibrato alla perfezione; la storia sembra procedere a più velocità, non solo rispetto alla prima parte di stagione sotto tono di cui si parlava, ma anche all’interno degli episodi migliori, con accelerazioni e rallentamenti a tratti disorientanti. Si è parlato bene anche dei personaggi principali, da riconsiderare invece tutti i comprimari e, in generale, la costruzione di un’ambientazione narrativa povera nonostante la ricchezza di potenziale. Si era citato anche il finale, anticlimatico e piuttosto sbrigativo nella scoperta del vero assassino di Olivia, il cui personaggio è assimilabile nella categoria di quelli pressoché inutili ai fini del racconto.

Elevando ancora di più il discorso e ragionando sull’esperimento affrontato dagli autori, però, è qui che si trova il più grande fallimento di Mosaic: la serie fallisce proprio nel suo tentativo di voler essere un game changer, ovvero di voler offrire un nuovo modo di usufruire della serialità. Se nella sua versione giocabile la struttura particellare della storia funziona, lo stesso non si può dire per la sua versione televisiva, la quale resta un murder mistery di buon livello ma non certo lo show innovativo in grado di lasciare il segno che ci si aspettava.

Voto: 7

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


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3 commenti su “Mosaic – Stagione 1

  • Davide

    Sempre molto bravo nelle tue recensioni…personalmente “altro che storcere il naso”!…un finale raffazzonato,pasticciato ed inverosimile…Ok,la verità inafferabile;ma siamo cmq in presenza di un thriller(credo)e qualcuno questa Lake l’avrà pure uccisa…un finale con “buchi temporali”,che lasciano interrogativi,a parte la libertà raggiunta da Eric,grazie alla sorella(e non solo)…la sgradevole sensazione è che avremo una season2…

     
    • Davide Tuccella L'autore dell'articolo

      Ciao! Grazie dei complimenti. 🙂
      Sul finale sono combattuto. Non soddisfa come conclusione di un thriller, è vero, però secondo me è stato un “errore consapevole”, cioè come se Solomon e Soderbergh abbiano deciso fin dall’inizio di fare un non-finale, anticlimatico e orientato a lasciare con l’amaro in bocca. La verità è inafferrabile? Vero, ma a volte è anche deludente, così come per lo spettatore che si aspettava il grande colpo di scena quando poi la soluzione era fin troppo ovvia per essere presa in considerazione.
      Non sono così convinto che avremo una seconda stagione, mi sembra una miniserie pensate per essere a sè stante, vedremo.