O Mecanismo – Stagione 1


O Mecanismo - Stagione 1 Il meccanismo alla base di una parte sempre più cospicua delle produzioni Netflix è ormai chiaro anche ai non addetti ai lavori. La decisione di delocalizzare la creazione di show appoggiandosi ai “paesi ospitanti” ha dato alla luce sia lavori interessanti come l’ottimo Dark e 3% – di cui a breve arriverà la seconda stagione –, sia creazioni meno riuscite, come l’italiana Suburra.

Nello stesso solco produttivo si incunea il recentissimo O Mecanismo, un drama dallo sfondo politico che racconta dell’Operazione Lava Jato, iniziata in Brasile alcuni anni fa, che ha coinvolto Petrobras e le più importanti cariche istituzionali. Con Jose Padilha ad occupare un ruolo di comando quale produttore e sceneggiatore, diventa davvero difficile valutare lo show in maniera indipendente dai lavori precedenti del regista brasiliano, nello specifico Tropa de Elite e Narcos. Dove Tropa de Elite era riuscito a svincolarsi dai legacci di una distribuzione casalinga rivelandosi un successo internazionale, Narcos è invece uno dei capisaldi della sterminata proposta di Netflix che, con O Mecanismo, si propone di di riempire il vuoto nel cuore degli spettatori più affezionati che smaniano in attesa della quarta stagione dedicata alle peripezie dei cartelli colombiani.
Ad agire sotto le direttive di Padilha un cast senza volti particolarmente noti a livello internazionale, mentre O Mecanismo si innesta su uno schema già sperimentato in passato: una narrazione corale che accarezza le vicissitudini pubbliche e private dei protagonisti e le voci fuori campo a tenere insieme le fila, operando i collegamenti logici ed aggiungendo contesto ad un racconto che, altrimenti, sarebbe troppo complicato da seguire, soprattutto per il pubblico non brasiliano che difficilmente potrà avere una conoscenza accurata degli avvenimenti narrati.

O Mecanismo - Stagione 1Da questo punto in poi l’iniziale accostamento a Narcos perde ogni senso di esistere e O Mecanismo fa suoi i crismi del più classico dei procedurali, con numerosi punti di contatto con i giustamente vituperati sceneggiati sulla criminalità Made in Italy. Un peccato perché le premesse avevano del potenziale: l’Operazione Lava Jato da cui traggono ispirazione le vicende narrate – sono stati modificati i nomi ed è stato dato un afflato maggiormente televisivo allo svolgimento del plot – è tuttora in corso e O Mecanismo avrebbe potuto iscriversi alla ristrettissima lista di prodotti true-crime in grado di interferire direttamente con gli avvenimenti reali, tra i quali The Jinx e Making a Murderer sono di gran lunga i più interessanti e riusciti. La mossa di Padilha e del suo entourage consiste invece nel concentrarsi sui protagonisti, presentandoceli alle prese con paure e aspirazioni ma senza riuscire ad analizzarli in profondità. Il caso di Marco Ruffo è emblematico: offerto agli occhi degli spettatori come un individuo divorato da demoni e pulsioni e guidato da un’indomabile forza di volontà, viene rapidamente ridotto ad una figura ridicola, rigurgitante di caratteri macchiettistici, un uomo incapace di emanciparsi dalle delusioni scolastiche e di custodire motivazioni e desideri più profondi della vendetta. La figura ingombrante e malcostruita del commissario fagocita tristemente anche l’ottima prova fornita da Caroline Abras, che dà corpo e voce a Verena senza poter impedire il progressivo ed inesorabile disfacimento delle premesse iniziali.

Al di là delle scelte infelici nella gestione del palco dei personaggi – anche la decisione di ampliarlo così tanto inficia la chiarezza e la fruibilità del racconto – si susseguono numerosi errori strutturali. La voce fuori campo diventa subito un tedioso brusio di sottofondo e la ripetizione costante degli stessi schemi (che, con un altro approccio, avrebbe potuto veicolare con efficacia una sensazione di ineluttabilità e ciclicità della corruzione e degli abusi) assume i contorni di una presa in giro nei confronti dello spettatore; in tutto ciò, una regia vivace nelle scene d’azione e una fotografia abile nel rendere la contrapposizione tra interni ed esterni, giorno e notte, non possono bastare a rendere meno severo il giudizio complessivo.

O Mecanismo - Stagione 1L’assenza di orizzonte che contraddistingue tutta la stagione è particolarmente evidente nei primi episodi dove, oltre alle conseguenze, sono di difficile comprensione anche le premesse. Probabilmente pensata per essere apprezzata da un pubblico attento e consapevole (ne sono prova i commenti recenti di Lula e Roussef che hanno già minacciato di adire a vie legali nei confronti di Netflix per la misinterpretazione degli avvenimenti), O Mecanismo si rivela arcigna per chi, invece, si approccia all’Operazione Lava Jato senza una base di conoscenze pregresse.
Una costruzione così dispersiva e farraginosa in cui il nemico è evanescente e ubiquo, difficile da scoprire anche all’interno del contesto artificioso e limitato della narrazione televisiva, pregiudica l’impatto del finale. Poco importa che la corruzione sia ovunque, che sia talmente estesa da arrivare a coincidere con un sistema in cui può essere sia l’olio che la sabbia nei meccanismi. I problemi di O Mecanismo sono a monte, nella costruzione semplicistica dei personaggi, nell’ariosità impalpabile degli eventi narrati e, soprattutto, nell’evidente difficoltà nel coinvolgere lo spettatore.

Neppure l’assenza di una risoluzione, utilizzata per trasmettere la circolarità viziosa di un caso il cui scioglimento non è nemmeno in vista, è sufficiente a giustificare la visione di un prodotto che, per quanto a fronte di premesse iniziali interessanti non particolarmente promettenti, ha concesso la ribalta al messaggio riassuntivo ma non ha saputo produrre la componente puramente edonistica – che concerne il semplice piacere della visione – ed è stato divorato dalla sua stessa spirale di corruzione e ripetizione.
È difficile, quindi, dare un giudizio positivo ad O Mecanismo, che, in maniera anacronistica, si rivela un’opera estremamente tradizionale, incapace però di assolvere ai doveri autoconclusivi e catartici richiesti ad un prodotto di questo tipo. La speranza è che si tratti solo dell’ultimo colpo di coda di un trimestre seriale rivelatosi decisamente deludente.

Voto: 4

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