The Handmaid’s Tale – 2×07/08 After & Women’s Work


The Handmaid's Tale - 2x07/08 After & Women's WorkSe la prima parte di stagione si era chiusa con un vero e proprio botto, la seconda parte si apre con due episodi che sembrano indirizzare in maniera decisa il racconto verso una direzione, ovvero quella della rinascita delle donne, in ogni sua concezione, ergendo – finalmente – a vera e propria co-protagonista Serena Waterford.

I need a pen

L’episodio che ha forse spostato definitivamente gli equilibri di Gilead è stata appunto la violenta esplosione durante un’importante conferenza del Partito, che ha visto tra le sue vittime anche decine di Ancelle, costrette a partecipare all’evento.
Oltre a questo turning point importante, l’altro aspetto interessante dell’evento è come lo si legge: al di là delle opinioni lineari e scontate (condanna del partito, nuova speranza per chi subisce soprusi), è il punto di vista di Janine che sorprende un po’: leggerlo come la volontà di Dio per un disegno più grande fa quasi sorridere, specie per la mente della persona che lo ha partorito. Ma la lettura di Janine risulta sorprendente se la interpretiamo rispetto al canovaccio che si dipana in queste due puntate: alcune delle Ancelle vengono “salvate” dalle Colonie e riportate in città, si dà loro la possibilità di conoscersi meglio, di fare quasi comunella come non era mai capitato prima, e Janine ricoprirà un ruolo fondamentale nella questione della sua figlia neonata che è malata e quasi senza speranza.
Insomma, i morti – soprattutto tra le Ancelle – non sarebbero altro che un disegno divino per qualcosa di più grande e importante: molto interessante che questa lettura venga appunto da una persona che ha subito di tutto e di più da quando esiste la Repubblica Divina.

Proprio l’attentato accende in June il senso di colpa di non avere mai saputo il vero nome dell’attentatrice. Si rende conto definitivamente di quanto quello che sta succedendo sia spersonalizzante non solo a livello personale, ma soprattutto a livello sociale.
È quindi così che nasce la scena al supermercato, dove a giro tutte le Ancelle si presentano con il loro nome di battesimo, ritornando ad essere delle persone: solo così si può battere l’ignoranza e il dispotismo, alzando la propria voce e dicendo chi siamo. Perché, come dice il cartello finale de Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud, “Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”: la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi.

The Handmaid's Tale - 2x07/08 After & Women's WorkOltre a questi interessanti e importanti sviluppi, prende piede il personaggio di Serena, come già anticipato: la signora Waterford sta lentamente iniziando a tornare quella che era prima di Gilead, un’attivista e una donna dedita al lavoro, una donna forte che sa quello che vuole e soprattutto come ottenerlo.
La miccia è l’incidente del marito, che lo relega forzatamente a letto, lasciando campo a Serena di esprimere tutto il suo valore, di non essere più costretta a fare lavori a maglia per passare il tempo, di elevare la pari dignità della donna a quella dell’uomo. È una ribellione fatta e finita, che sorprendentemente coinvolge anche June, “promossa” ad aiutante in una delle sequenze più belle di tutta la serie: due donne che fanno un lavoro da uomini (quantomeno nella concezione del nuovo Stato), concentrate, impegnate e soprattutto realizzate. L’apoteosi del simbolismo poi chiude la puntata, che si specchia nel finale della precedente: anche in questo caso è una donna a schiacciare il bottone dell’innesco di una rivoluzione. Non si tratta di una bomba, ma di una penna: a ben vedere, potrebbero essere la stessa cosa.

Someone once said: “Man are afraid that women will laugh at them. Women are afraid that men will kill them.”

Con l’ottava puntata si continua il discorso fatto nascere nell’episodio precedente, mettendo al centro Janine e la storia della bambina partorita per i Putnam. È proprio Janine, con il suo quasi ingiustificabile buonumore, il centro del cambiamento in atto: illuminante il dialogo quasi normale che ha con June durante la passeggiata, quando fa riferimenti diretti alle saghe di Star Wars e Alien. Uno di quei dialoghi che si hanno quando si parla del più e del meno, quando si discute di cose futili solo per stare un po’ in compagnia (June che le risponde “Il sequel era molto meglio” suona talmente strano da farci sorridere a trentadue denti), un momento che ci riporta a quella cultura pop che è stata sradicata da questo nuovo Governo, ritornato di colpo indietro di duecento anni.
Anche questo episodio ci parla ancora prepotentemente dei diritti delle donne: se finora ci si era concentrati sul ruolo della donna in una società maschilista – portando il tutto all’estremo, ma neanche troppo, se ci pensiamo bene – ora il verso della narrazione sembra cambiato, virando sulla lotte delle donne, che devono ricominciare da capo un percorso cominciato appunto decenni fa e che ancora oggi non ha dato tutti i frutti sperati.

The Handmaid's Tale - 2x07/08 After & Women's WorkLa rinascita delle donne è quindi il tema principale di questo spezzone di stagione, tema che si riflette anche sulla figlioletta di Janine, ammalatasi improvvisamente e che sembra non avere più nessuna speranza.
Allora qui “rinascita” assume un significato vero, concreto, quasi carnale, la rinascita da un male che sembrava inestirpabile ma che invece sembra essere passato. Grazie a che cosa, però? A prima vista sembra un vero e proprio miracolo: grazie all’amore incondizionato e sincero della sua vera madre, la piccola in punto di morte riprende a vivere come niente fosse, come se qualcuno avesse deciso che non era ancora il momento, che chi crede veramente in un potere superiore che veglia su di noi venga poi ripagato da tutta la sofferenza che ha dovuto patire – abbiamo appena descritto esattamente la figura di Janine.

Rinascita che passa anche attraverso l’utilizzo di una Martha come medico imprescindibile nel caso della figlioletta di Janine: una donna, peraltro di colore, che torna al suo lavoro ancora grazie a Serena, che si ammutina pur di dare speranza alla neonata, e di conseguenza anche a Janine, già la seconda Ancella che entra nel campo misericordioso della Waterford.
Proprio questa scelta ha ovviamente delle ripercussioni, che si materializzano nella punizione medievale di Fred: veniamo riprecipitati in quel mondo oscuro che è Gilead, troncando forse una speranza che si intravedeva tra le crepe di questa nuova società, che nuova (in senso lato) non lo è affatto.

The Handmaid’s Tale sforna quindi due puntate degne di nota, che danno una svolta importante alla stagione e alla serie stessa, tenendo fede alla sua qualità e al suo ritmo, suggerendoci che forse, più forte della morte, della scienza e persino di Dio, c’è solo l’amore.

Voto 2×07: 7
Voto 2×08: 7½

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.

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