The Handmaid’s Tale – 2×11/12 Holly & Postpartum


The Handmaid's Tale - 2x11/12 Holly & PostpartumManca ormai una sola puntata per concludere il percorso di una seconda annata che, con pazienza e dedizione, sta scoprendo una ad una le debolezze di Gilead e di un sistema che sembra stia prendendo sempre più consapevolezza delle barbarie e della crudeltà perpetrate ai danni di numerosi innocenti. Si tratta di un accenno di presa di coscienza che non avviene soltanto nei riguardi della mera malvagità di alcuni atti divenuti ormai legge, ma che riguarda soprattutto la ricerca di un senso e di una motivazione che possano giustificare questi meccanismi.

Sta diventando ormai chiaro – anche a quelli che sono i più fervidi sostenitori del regime teocratico – che non c’è assolutamente nulla che possa giustificare tutto questo: il confronto con il passato e, soprattutto, con un presente in altri luoghi libero dalle “regole” di Gilead  non può che mostrare in tutta la sua evidenza la tremenda insensatezza di quel mondo costruito sul terrore e sul dolore altrui. June, in questo delicato contesto, ha di fronte la terribile sfida di dover dare alla luce una figlia che verrà strappata ben presto dalle sue braccia e per cui sarà costretta a rivivere e a sopportare di nuovo il trauma della separazione già vissuto più volte con la piccola Hannah.

Abbiamo lasciato, con il cliffhanger finale in “The Last Ceremony”, la nostra June in una situazione a dir poco disperata: rimasta in una casa sconosciuta e priva di elettricità, la donna potrebbe partorire da un momento all’altro in completa solitudine.
Sarà proprio questa solitudine a caricare “Holly” di un’intensità tale da imporlo come uno degli episodi più belli e significativi di questa seconda annata: la casa in disuso, circondata dalla neve e dal silenzio, è il palcoscenico ideale per mostrare una nuova trasformazione di June; il punto di arrivo di un percorso interiore che, dopo il tentativo mal riuscito di fuga a inizio stagione, sembrava essersi arrestato sotto il peso dei tremendi traumi vissuti dalla donna, il cui slancio vitale si era ormai arenato per lasciare il posto ad una sottomissione apatica ed umiliante, unita al temporaneo distacco dai suoi affetti.

The Handmaid's Tale - 2x11/12 Holly & PostpartumIl distaccamento emotivo rispetto alle persone, alle situazioni e ai ricordi che ha caratterizzato la prima fase della gravidanza di June le ha permesso di erigere una sorta di muro difensivo contro ciò che Gilead avrebbe potuto farle proprio sfruttando quelli che, in questo contesto, sarebbero visti come i suoi “punti deboli”. Tuttavia, la forza della protagonista è riaffiorata proprio grazie alle emozioni e agli affetti che, nonostante tutto, hanno continuato a resistere anche in un luogo così crudele. Alla luce di ciò, la nottata passata nella casa vuota e sconosciuta assume il significato di una vera e propria riappropriazione di quelle emozioni e di quei ricordi troppo a lungo soffocati: un ricongiungersi, seppur temporaneo, con la parte più intima dell’individualità di June, in cui passato e presente riescono ad incontrarsi e a confondersi anche in presenza di situazioni così distanti l’una dall’altra da dare l’impressione che si tratti di due vite differenti. La splendida scena del parto, con la protagonista che ripercorre con la mente quello di Hannah avvenuto in passato, è una meravigliosa dimostrazione della resilienza di June, della sua capacità di dare alla luce, in tutti i sensi, un legame con il passato impossibile da cancellare (anche in un inferno come Gilead) rappresentato, in questo caso, dal ricordo della madre di June, Holly, che dona il nome alla puntata e alla nascitura.

Dopotutto, questo filo che riesce a legare June alla persona che era in passato sembra ormai reciso, invece, (com’è chiaro tanto in “Holly” quanto in “Postpartum”) in Serena e Fred: la bellissima scena che vede il loro arrivo irruento in casa alla ricerca dell’Ancella e lo scontro che ne consegue dimostrano in pochissimi minuti quanto la tremenda routine che i due impongono – ma a cui sono a loro volta sottoposti – sia fondata su un’ipocrisia così dilagante da non poter essere più ignorata come prima. E il fatto che, per la prima volta, Serena utilizzi senza timore la parola “stupro” dimostra quanto il castello di gesti, formule e cerimonie religiose costruito da Gilead per ritualizzare quelle che in realtà sono violenze inaccettabili stia soccombendo sotto il peso insostenibile della gravità di queste azioni.

Nonostante questo, però, Serena è ancora furiosa per aver rischiato di perdere di nuovo June e, con lei, la possibilità di diventare madre: sembra essere stata proprio la disperata voglia di avere un figlio a muovere, almeno inizialmente, il personaggio interpretato da Yvonne Strahovski verso questa strada; un desiderio, questo, che si è tradotto – con l’assuefazione prolungata ai sistemi di Gilead – in una delle forme più crudeli e sconsiderate di egoismo, contribuendo al nascere di quelle contraddizioni che costruiscono l’animo stesso di Serena, che oscilla in maniera sempre più forte fra la crudeltà e la tenerezza, fra l’empatia e l’indifferenza.
Non stupisce, dunque, che June abbia preferito evitare il suo “soccorso” e restare nel pericolo e nella solitudine di un posto sconosciuto. Anche il momento in cui la ragazza rinuncia a sparare col fucile verso i suoi odiati vessatori segna una decisa presa di distanza dal loro modus operandi: June non può fare a meno di avvertire la disperazione di Serena, e forse è stato proprio questo piccolo slancio di empatia a farla desistere dal premere il grilletto.

The Handmaid's Tale - 2x11/12 Holly & PostpartumSi tratta di una disperazione che in “Postpartum” è messa ancora più in luce tramite l’attaccamento dai tratti morbosi di Serena alla piccola Holly. L’impedire a June di avere ogni tipo di contatto con la bambina tradisce la profonda paura della donna di non poter stringere con Holly quel legame materno che, invece, June avverte. La scena, significativa e di forte impatto, in cui finge di allattare la neonata riversa sullo schermo tutte le paure e tutto il disagio emotivo di una donna che sembra non riuscire più a sentirsi a suo agio nel proprio ruolo, cercando così di distorcere la realtà per piegarla ai suoi desideri.

Tuttavia, il terribile destino di Eden – condannata a morire per il solo motivo di essersi innamorata di un altro uomo – sembra aver reso chiaro anche alla fredda Serena l’entità della follia di Gilead. Il “sacrificio” della giovanissima Eden potrebbe essere stato il colpo decisivo per scuotere la donna dalle proprie illusioni: la decisione finale in cui permette finalmente a June di allattare Holly è sicuramente una delle conseguenze delle considerazioni e delle emozioni sgorgate a seguito di quella terribile condanna a morte.
Dopotutto, lasciare il segno attraverso la propria storia – positiva o negativa che sia – viene considerata, in entrambe le puntate, come l’azione più importante e significativa. La trasformazione del celebre pensiero di Cartesio: “penso, dunque sono” in “racconto, dunque sono” è un’immediata quanto efficace messa a fuoco dell’intento principale che sorregge l’intero The Handmaid’s Tale: la condivisione, l’ascolto e la considerazione di ogni vita, di ogni storia. Finché ci sarà qualcuno che ascolta le nostre storie e che crede alle nostre emozioni, nessuna vicenda, neanche la più triste e crudele, sarà insensata e insuperabile. Il raccontare e l’ascoltare, il fidarsi e il credere diventano allora i pilastri di ogni tipo di resistenza e un solido aiuto per risollevarsi da qualunque situazione.

The Handmaid's Tale - 2x11/12 Holly & PostpartumE così, anche il ricordo di una vita breve e dal triste destino come quella di Eden è stata in grado di toccare e, forse, cambiare qualcosa nell’animo imperscrutabile e instabile di Serena, che pare ormai stanca della violenza e che quindi concede a June quello che, fino a pochissimo tempo prima, non avrebbe mai dato.
Oltretutto, questa è un’ulteriore dimostrazione della capacità di The Handmaid’s Tale di non lasciare quasi nessuna scena violenta al caso o per il solo gusto di impressionare gli spettatori: ogni evento, anche il peggiore, si incastra perfettamente con l’evolversi dei personaggi della serie e, a poco a poco, scava nelle loro personalità, cambiandoli e tenendo le fila di una costruzione coerente e attenta.

Per concludere, “Holly” e “Postpartum” sono due episodi significativi e di grande intensità che preparano bene il campo all’ultima puntata, coronando la parte finale della stagione con la classe e bellezza che hanno da sempre contraddistinto The Handmaid’s Tale e che, ancora una volta, non cessano di brillare.

Voto 2×11: 
Voto 2×12: 8

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