Si stringe sempre di più lo spazio per Jimmy McGill e cominciano ad accendersi i riflettori su Saul Goodman e tutto quello che riguarda Breaking Bad: l’inquietudine, il dilagare dell’illegale e il lento spegnersi del volersi bene.
I didn’t hear you come to bed.
Una delle cose che distinguono Breaking Bad e il suo figlioccio Better Call Saul dagli altri prodotti è sicuramente la fotografia, che entra di diritto nel campo dei protagonisti della sceneggiatura. Come sarà per le camicie di Saul una volta che affermerà la sua carriera di avvocato imbroglione, in Better Call Saul i colori (spesso desaturati, o usati su svariati oggetti di scena) indicano la trasformazione di una situazione o di un personaggio, che cambia la propria visione del mondo all’interno della storia e la fa cambiare a noi nei suoi confronti.
Nel cinema, si cominciarono ad usare i colori “parlanti” nei film dell’espressionismo tedesco, dove appunto la parola ancora non esisteva e bisognava in qualche modo far sentire un’emozione a chi stava guardando: la musica non bastava più, serviva la pellicola virata al rosso per la paura, al blu per la notte, al verde per l’angoscia, ecc. La stessa cosa che fanno gli autori qui: a partire dalla sequenza della colazione, dove vari oggetti di scena – e soprattutto l’aranciata, di un colore troppo evidente per essere vero – tendono verso l’ocra. Abbiamo imparato che il blu/verde di solito è abbinato alla legge, ai buoni; mentre il rosso e l’arancione ai fuorilegge, ai cattivi. Sembra quindi che vogliano farci capire che Jimmy ha cominciato a virare dal verde al rosso, e per il momento è bloccato lì in mezzo.
Proprio qui cominciamo a comprendere effettivamente che la distanza tra Jimmy e Kim sta iniziando ad essere incolmabile. I due non hanno più gli stessi orari e continuano a cenare in modo freddo e distaccato, sempre con cibi più strani a domicilio.
Il senso di esclusione di Jimmy da un mondo che desidera ma per cui evidentemente non è tagliato si percepisce già da quando era giovane, con Kim prima della classe e Jimmy che tenta in tutti i modi di attirare la sua attenzione e quella del fratello, senza riuscirci. Il suo mondo, nonostante in una sequenza simbolica torni sui suoi passi ed entri in biblioteca, è quello dei Fanta-Oscar, dove può imbonire la gente e guadagnare soldi in modo strano prima e illegale poi.
E allora il loro rapporto si rompe definitivamente – o quantomeno, per come lo conosciamo noi – al ristorante, quando Kim ammette di avere accettato un lavoro che non le permetterà di rimettersi in affari con Jimmy quando lui potrà tornare ad esercitare. Significativa quindi la presa di coscienza di quest’ultimo, che fa finta di andare in bagno e, chiudendo gli occhi e respirando affannosamente, dice più di quanto possa dire a parole (anche qui, si ferma vicino a un cartello giallo, e una luce soffusa, sempre giallognola, gli illumina il volto).
Jim sta quindi uscendo dalla vita di Kim e da tutto quello che è stato finora – le insegne “Exit” si sprecano nel negozio di cellulari e al nail saloon – per entrare in quella di Saul Goodman e di tutto l’altro mondo che già conosciamo.
A tal proposito, Gilligan ci regala un’autocitazione nemmeno troppo velata: la strepitosa sequenza di Fring al capezzale di Salamanca non può non ricordarci quella dove proprio Gus muore per mano di Hector. Anche qui, la tensione si taglia con un coltello, ma stavolta la mano di Salamanca non ha nessuno “spasmo muscolare” per far saltare in aria tutto.
La trasformazione di Jimmy, come un novello Dottor Jekyll, si ha visivamente al cento per cento nel finale di questa puntata quando, per dare una lezione ai ragazzi e per avere campo libero nella vendita dei cellulari, Jimmy tende loro una trappola facendosi inseguire; il tutto si consuma sotto a dei lampioni dalla luce ocra e con una tuta che più rossa di così non si può. Simbolismo, espressionismo: le parole non servono più.
You don’t know the whole story.
Better Call Saul ci ha abituati a delle intro fenomenali, e in questo caso gli autori si sono addirittura superati.
Qui ci dicono chiaro e tondo che la storia tra Jimmy e Kim è giunta al capolinea: lo schermo diviso, i colori diversi che ancora ritornano prepotenti – anche se non in maniera nettissima – il tutto incorniciato dalla bellissima Somethin’ Stupid di Frank Sinatra, che dà anche simbolicamente il nome alla puntata.
Sono quasi sei minuti di puro cinema, di un’introduzione magistrale alla tematica del distaccamento per seguire la propria strada che altri non riescono a dire nemmeno in un film intero.
La definitiva scelta dei due da che parte stare è messa in dubbio solo in pochissime circostanze, quando per esempio uno dei due “rompe” la simbolica barriera e invade la metà dell’altro, perché non tutto può essere spezzato così in poco tempo (anche se passano mesi, e capiamo di essere arrivati al 2004), non tutto può essere blu/verde o giallo/rosso. Ancora i colori quindi, come dicevamo poco fa, ritornano prepotenti, in sostituzione delle parole che ormai Jim e Kim non si dicono più. Ci sono sequenze dove il blu e l’ocra sono ben visibili e spezzano a metà lo schermo, altre dove l’ocra invade anche la metà di Kim e il blu quella di Jimmy, ma sono sempre scene dove la solitudine e il rimpianto si fanno più intensi, come a volerci dire che quei colori non sono fatti per loro, tutto il contrario.
La distanza tra i due assume i contorni di un abisso quando, in macchina, Jimmy preferisce accendere la radio a tutto volume piuttosto che parlare con la fidanzata, un atteggiamento che avrebbe stonato solo fino alla scorsa stagione e che ora sembra del tutto normale.
Le loro vite e la loro relazione sono spezzate dalle loro scelte, dal loro modo di essere, dalla loro visione del mondo: Kim ha deciso di aiutare gli altri per sentirsi realizzata, Jimmy ha deciso di sopravvivere per salvare se stesso. Sono entrambi facce della stessa medaglia che ormai non riescono a vedersi più, messi uno di spalle all’altra.
C’era bisogno quindi di una variabile impazzita, una scheggia venuta direttamente dal mondo di Breaking Bad – tanto per dirci di nuovo quanto ormai ci siamo vicini: Huell è uno dei personaggi più iconici del mondo di Gilligan, un no-sense fisico e morale, un personaggio che fa da collante a svariate situazioni e che, anche in questo caso, sembra far riavvicinare Jimmy e Kim, forse per l’ultima volta.
Anche in questo caso, Gilligan vuole farci capire che in amore non può essere o tutto bianco o tutto nero, o tutto blu/verde e ocra/rosso: ci sono delle sfumature, fino alla fine. Kim ama Jimmy e allora tenta di aiutarlo in ogni modo, ben sapendo della natura del suo uomo, sempre alla ricerca di una scorciatoia che gli semplifichi la vita.
Allora, con il mondo di Breaking Bad sempre più vicino e con Kim che ne entra ufficialmente in contatto con un suo esponente, l’elefante nella stanza che ci portiamo avanti dalla prima stagione comincia anche a scalciare: quale sarà la fine di Kimberly Wexler? Perché in Breaking Bad non ne abbiamo traccia?
Better Call Saul continua a stupire sia dal punto di vista della regia che da quello della scrittura, coniugando scelte di trama, fotografia, montaggio che rendono questo show uno dei meglio riusciti degli ultimi anni. E queste due puntate non fanno di certo eccezione.
Voto 4×06: 7/8
Voto 4×07: 8
Molto bella la recensione con la “narrazione cromatica” per una quarta stagione che sta procedendo spedita verso la ticketing bomb Walter White. Il tono generale si fa sempre più cupo, non so fino a che punto perché sappiamo la piega che prenderanno gli eventi, o proprio per la portata degli eventi narrati. Ma Gilligan sa sempre come lavorare di cesello, questo è poco ma sicuro.
Ciao e grazie per i complimenti!
E sì, la cupezza arriva, il cerchio si sta stringendo sempre di più…
La scissione fra Jimmy e Kim ci viene servita goccia dopo goccia ed è tortura! Se non sbaglio avremo una season 5, probabilmente chiuderà il cerchio, ma c’è da soffrire.
Ottima recensione, Ste!
Mi ha colpito la tua lettura in chiave di colore delle puntate. In effetti BCS è un’opera anche altamente simbolica. Anche un non addetto ai lavori se ne rende conto, anche se non riesce a capire sempre tutti i riferimenti. Per cui è bello avere qualcuno che li spieghi ?
Ho una domanda: le scene iniziali in questa stagione sono cambiate moltissimo. Ero abituato a flash forward in bianco e nero sulla triste nuova vita di Saul, ma da un pò di tempo le cose sono cambiate e abbiamo scene dal passato, da breaking bad o dal presente. Che senso sai alla gestione degli inizi puntata?
Ciao Michele, intanto grazie per i complimenti!
Sulle scene iniziali non saprei dirti, ma anche io ho notato che i flashforward sono praticamente spariti. Posso spiegarmelo solo in un modo, e cioè che ormai stiamo talmente avvicinandoci al punto di contatto con BB che c’è bisogno di farlo capire chiaramente, e quindi per il momento il futuro – addirittura oltre BB – di Jimmy non è di fondamentale importanza.
Ma secondo me, almeno nel finale di questa stagione, qualcosa rivedremo.
Bell’articolo, avevo notato i colori diversi ma non avevo dato tutta questa importanza che effettivamente poi è netta!
Arrivando al nono e in attesa del decimo, la sofferenza aumenta soprattutto attorno a Kim. Mi chiedo continuamente perchè non c’è traccia di lei in BB. Aspetto di leggere recensione su 8 e 9! Grazie