Dopo l’ottimo primo episodio della nuova stagione in cui abbiamo finalmente visto Jodie Whittaker vestire i panni della nuova Doctor, la serie prosegue la sua undicesima annata chiudendo la parte introduttiva di inserimento dei personaggi in “The Ghost Monument” (senza dimenticare la nuova sigla) e, soprattutto di fronte alla situazione politica mondiale attuale, regalando uno dei capitoli più importanti di Doctor Who con “Rose”.
I’m on a spaceship. Okay.
L’episodio, scritto dal nuovo showrunner Chris Chibnall, riparte dal cliffhanger della premiere, con la Doctor e i suoi companion bloccati nel vuoto dello spazio, alla ricerca del TARDIS. Qui vengono catturati da Angstrom ed Epzo, gli ultimi due concorrenti di una sorta di The Amazing Race intergalattica, diretti verso il pianeta Desolation, la tappa finale della lunga corsa, ricreato negli scenari desertici mozzafiato del Sudafrica usati anche in Mad Max: Fury Road. L’ultimo evento della competizione prevede di raggiungere un oggetto chiamato Ghost Monument, che si rivela essere il TARDIS. I nostri eroi si uniscono alla spedizione, in una lotta contro il tempo per raggiungere la destinazione prima che il pianeta completi una rotazione.
“The Ghost Monument” è il classico episodio autoconclusivo di Doctor Who, che sfrutta la sua struttura per concedere più spazio ai personaggi calandoli in un contesto tutto sommato divertente grazie a una premessa avvincente e alla spasmodica attesa di rivedere la Doctor riunirsi al TARDIS. La puntata si sofferma di più sui companion, mossa anche giusta visto il loro numero triplicato, ed è sempre divertente vederli reagire di fronte alle meraviglie della galassia. Tra i tre, quello che risulta sicuramente più interessante è Graham, e questa sensazione prosegue anche nella puntata successiva, dove però Ryan e Yaz iniziano piano piano a sbocciare.
L’episodio sembra porre anche le basi per quelli che saranno i veri antagonisti di questa stagione: gli Stenza. Introdotti nella puntata precedente, sono gli artefici del genocidio di metà della popolazione – una mossa di thanosiana memoria – del pianeta natale di Angstrom. Vista la dichiarazione di Chibnall di non voler utilizzare i Dalek nel corso di questa annata, è sempre più chiaro che rivedremo gli Stenza più avanti, magari di nuovo sulla terra per una rivincita dello scontro della premiere. Questa specie è anche fautrice della scomparsa della popolazione di Desolation, morta mentre costruiva armi di distruzione di massa che presero la forma dei Remnants; i mostri “lenzuolo” sono anche al centro della scena che ha fatto più discutere i fan, quella in cui viene menzionato il timeless child. Online si sta ovviamente già speculando tantissimo su chi possa essere; alcune teorie suggeriscono che sia la Doctor stessa, mentre altre parlano di un figlio avuto durante una fase di rigenerazioni ormai dimenticata. Sicuramente giocare subito la carta “maternità” sarebbe un mezzo passo indietro rispetto al desiderio di voler modernizzare la serie. Alla fine, potrebbe trattarsi di un personaggio nuovo dato che, come visto con l’introduzione degli Stenza, si sta cercando di costruire una nuova mitologia, una mossa anche giusta per rendere la gestione di Chibnall diversa da quelle precedenti.
Il tanto atteso ricongiungimento con il TARDIS arriva nel finale ed è sicuramente un momento molto emozionante che chiude il processo di “reboot” delle prime due puntate. L’unica pecca è che il nuovo look interno del TARDIS non convince pienamente: la struttura glaciale ricorda un po’ Krypton nella versione di Superman del 1978, ma è un elemento su cui si può sorvolare e che forse richiede un po’ di tempo per abituarcisi. La sensazione è comunque che dopo due puntate la serie abbia gettato le fondamenta per una stagione in grado di rigenerare Doctor Who.
“It took so long. It took her whole life.”
“Yes, it did but she changed the world. In fact, she changed the universe.”
Dove “The Ghost Monument” usa elementi classici della saga per declinarli in quella che sarà la nuova mitologia della serie, “Rosa” sceglie la struttura della puntata a tema storico per prendere una posizione importante su tematiche che oggi più che mai vanno trattate. Come suggerisce il titolo, l’episodio ruota attorno a Rosa Parks, simbolo dei movimenti per i diritti civili e una donna che ha cambiato il corso della storia la sera del primo dicembre 1955 a Montgomery, Alabama, in un’America profondamente razzista. Diventa quasi superfluo soffermarsi a parlare dei pregi puramente televisivi di questo episodio, perché è impossibile guardare “Rosa” e non pensare a quello che accade quotidianamente intorno a noi.
Una serie che ha avuto il coraggio di abbattere l’immagine classica del Dottore come personaggio unicamente maschile mostra un cast multietnico confrontarsi con l’odio di chi è contro il cambiamento e non riesce ad accettare ciò che è diverso. Diventa quindi ancora più forte la scelta di affiancare alla Doctor Yaz e Ryan, rappresentati di minoranze che ci permettono di vedere attraverso i loro occhi le assurdità di quello che vivono, dimostrando quanto sia insensato che situazioni praticamente uguali stiano ricominciando a prendere piede. In un mondo come il nostro, che nel 2018 sembra voler tornare ad essere come l’Alabama del 1955, Doctor Who ci mette a confronto con la realtà dei fatti per ricordarci l’importanza di un evento che, nonostante sia accaduto solo 63 anni fa, sta svanendo dalla memoria di molti. Da questo punto di vista è molto interessante l’antagonista, pur non essendo uno dei più memorabili, che agisce seguendo delle motivazioni che, come del resto quasi tutto in “Rosa”, offrono spunti di riflessione per quello che succede oggi. Krasko incarna perfettamente chi vuole cancellare e riscrivere la storia, una figura a cui non è permesso uccidere e che trova un nuovo modo per portare dolore e, indirettamente, morte; sono le azioni di un uomo che agisce per soddisfare le proprie pulsioni. Allo stesso tempo, la Doctor appare più determinata che mai, come a voler rappresentare la forza delle sue idee che schiacciano quelle del rivale.
Era da molto tempo che Doctor Who non regalava emozioni così forti. La televisione è spesso una via di fuga dalle difficoltà che ci circondano, ma “Rosa” è in grado di unire gli aspetti di intrattenimento puro a una storia che vuole ricordarci che insieme possiamo portare un cambiamento; ad alcuni può sembrare un messaggio da biscotto della fortuna, ma dobbiamo ricordarci che l’odio è sempre volto a dividere e ad allontanare. Una Doctor che dipende così tanto dai suoi companion rafforza ancora di più questa idea e ne valorizza il messaggio.
L’episodio si chiude con la bellissima “Rise Up” di Andra Day, un inno al rialzarsi nei momenti di difficoltà che incarna perfettamente le azioni di Rosa Parks. Puntate come queste sono in grado di risvegliare il senso di comunità e di istruire le nuove generazioni; in questo modo la serie si ricollega alle sue origini, visto che Doctor Who nasce proprio come prodotto didattico. L’arte ha il potere di incuriosire lo spettatore e di portarlo a riflettere su ciò che lo ha preceduto e che lo circonda. Continuando così, Doctor Who può davvero diventare uno dei prodotti più rilevanti a livello culturale del momento, un segno di speranza in tempi bui che ci ricorda anche che abbiamo la forza di portare un cambiamento quando sembra che non ci sia via di scampo al male. Proteggere la storia è essenziale, perché la memoria storica ci permette di non commettere gli stessi errori e di muoverci verso un futuro migliore: in anni di cinismo e odio, abbiamo bisogno più che mai di un personaggio come questa Doctor.
Voto 11×02: 7
Voto 11×03: 8½
Si. In effetti non mi emozionavo così dai tempi di quantum LEAP in Alabama. Pessima prima di stagione, banale seconda e risibile terza. Mai avrei pensato di scrivere questo sul Dottore. Auguri agli whoviani cattivi come me. I buoni, pronti ad un’educazione culturale, ne ricaveranno gioia. Il piccolo principe lo lascio volentieri a loro.
Inizio a conoscere, ad apprezzare questo Dottore e il suo universo. Siamo al principio, ma sono fiduciosa.
Non comprendo le critiche circa il ‘politicamente corretto’ verso ‘Rosa’, quando la puntata ha un forte impatto emotivo, senza scordare la trama. Il buon Moffat usava il trucco della lacrima per celare la polvere sotto al divano, ma era puntualmente scoperto e alla lunga, le trame incentrare sulle Mary Sue più devastanti della storia erano poca cosa (Clara, River ma Clara era realmente tossica).
Abbiamo una struttura classica, lineare, capace d’intrattenere con stile, non è qualcosa che si può trovare ogni giorno, ancora meno si riscontra una messaggio genuino veicolato con freschezza, dinamismo, umorismo e cura della scrittura.
Ho apprezzato molto la terza puntata, anche gli agganci ad una trama più elaborata.
Oh… Io odio ‘Il Piccolo Principe’
Mi son decisa a guardare Doctor Who grazie ad un vostro articolo, che elencava i 10 motivi per cui guardarlo ed è stato amore a prima vista (si, dalla prima puntata del New Who), e per questo non vi ringrazierò mai abbastanza!
Con questa stagione, però, sto facendo molta fatica.
Avevo messo in conto il solito periodo di adattamento, dovuto ad un cambio così radicale (showrunner, Doctor, companion, ecc. Sull’ecc. ci torno più tardi 🙂 ), ma per me ci sono delle lacune, alcune anche pesanti.
Premetto che non sono per niente un’esperta di sceneggiature, di regia, di cinematografia in generale, però personalmente in questa stagione trovo la scrittura un po’ piatta. Dov’è il Doctor che era capace con alcuni discorsi apparentemente superficiali di dare una bella scossa ai miei pensieri? Dove sono quei dialoghi che portano persone diverse, di età diverse, che guardano la stessa puntata, ad interpretazioni diverse? Dov’è quella linea sottile che divide il bene dal male, quel momento in cui parti pensando che il cattivo sia il cattivo, ma poi scopri che il cattivo era magari solo spaventato?
Personalmente, mi sono cascate la braccia proprio nell’episodio di Rosa, che poteva essere per me molto meno ‘telefonato’. La scena in cui Yaz e Ryan parlano di come tutt’oggi sia presente il razzismo è per me stata banale. Il ‘quante volte i poliziotti fermano di più la gente di colore rispetto ai bianchi’ lo trovo su tantissimi video su YouTube, da Doctor Who mi aspetto di più.
Inoltre, i companions: inserire di colpo tre companions per me è stata una mossa azzardata. A parte il fatto che non hanno scelto loro di seguire il Doctah (e questo fa mancare il senso di wonder che per me era stupendo nelle precedenti stagioni, sia in quelle di Davies che in quelle di Moffat), inserirne così tanti tutti assieme non lascia il tempo di approfondire le loro peculiarità, nè il loro rapporto con il Doctah.
E infine, torno sull’ecc. iniziale: la musica.
Murray Gold era un genio, sicuramente era difficile trovare un sostituto. Capisco il cambiamento, ma sulla soundtrack purtroppo per me non ci siamo proprio: qualcuno ha riconosciuto il theme del Doctah? O dei companion? Qualcuno si è fatto trascinare da una scena anche grazie alla colonna sonora di questa stagione? Per me, che ho una visione da musicista, siamo veramente a livelli bassissimi. E per me, la scena finale di Rosa, può avere emozionato per la storia in sè (che è emozionante anche solo a leggerla su Wikipedia per capirci), ma la musica non ha aggiunto niente, anzi! (Io, ad esempio, dopo 10 secondo di Rise Up ho spento e non ho visto i minuti finali perchè quella musica su quella scena per me non c’entrava nulla).
Confidavo molto in Rosa, le potenzialità c’erano tutte, ma dal mio punto di vista (son consapevole di andare controcorrente) è stata una puntata che ho trovato noiosa. Continuerò a seguire Doctor Who per vedere se cambia qualcosa, per affezione, ma la fatica ahimè c’è.
Continua a piacermi molto, questa versione del dottore.
E gli episodi continuano ad essere di ottimo livello.
Gli haters come Michele sono ridicoli.
Ma sono la parte divertente di Seriangolo.
Rosa episodio meraviglioso.
Qualunque persona ami davvero questa serie e la bellezza in generale, non può che rimanerne affascinato.
Per tutti gli altri c’è sempre redtube.
E forse dovrebbero sfogarsi lì.
Ho sempre apprezzato questo sito e la possibilità che dà a tutti di esprimere una propria opinione. Il confronto tra punti di vista diversi di norma è stimolante ed può essere anche un’occasione di crescita, qualora il proprio punto di vista sia argomentato e incentrato sulla puntata in sé e non focalizzato a prendere di mira chi la può pensare diversamente.
Trovo il tuo commento, Alessandra, sinceramente offensive fuori luogo: quello che traspare è che la tua è l’unica visione possibile e chi non si adegua ad essa si merita solo di guardare porno (giuro che ho dovuto googlare per capire cosa fosse redtube. Dai, qualcosa dal tuo commento l’ho comunque imparata in effetti).
Mala tempura currunt…
Un paio di refusi qua e là e un errore da correttore automatico. Tempura stava per tempora ovviamente
Direi che a guardare i voti, ci si rende conto di come Umberto Eco avesse pienamente ragione.
Quella sfilza di “1” sono l’esegesi dei troll. Dell’essere troll.
Io non mi diverto più.
Rosa è un episodio complicato da commentare, apprezzo l’idea, ma l’esecuzione è sotto gli standard del Dottore. Ci sono stati altri episodi politici, ma avevano qualcosa in più in termini di realizzazione. Questo è tutto un “wow”, “figata” e la noia regna sovrana (come purtroppo ci sta abituando la scrittura di Chibnall).