Le 30 migliori serie del 2018: posizioni 20-11 4


Le 30 migliori serie del 2018: posizioni 20-11Continuiamo con la classifica delle migliori serie TV del 2018 secondo la Redazione di Seriangolo: dopo aver visto la prima parte (posizioni 30-21), eccoci quindi alle serie che si sono piazzate tra il 20esimo e l’11esimo posto! Vi ricordiamo che queste classifiche non tengono conto della divisione di generi, ma soprattutto ci teniamo a rimarcare che il numero di show da cui siamo partiti era davvero molto alto: per questo motivo, tante serie più che valide sono rimaste fuori da questa classifica, ma questo non vuol dire che non ci siano piaciute! Senza ulteriori indugi: ecco le posizioni dalla 20 alla 11!


20.  L’Amica Geniale (HBO/Rai/TIMvision)

Le 30 migliori serie del 2018: posizioni 20-11

Tratta dall’omonima tetralogia di Elena Ferrante, L’Amica Geniale è il frutto dell’insolita collaborazione fra RAI, HBO e TIMVISION ed è riuscita a conquistare senza sforzo un’ammirazione condivisa sia dai lettori dei libri – che hanno potuto constatare la fedeltà della trasposizione televisiva alla storia –, sia da chi si è affacciato per la prima volta al mondo di Lila e Lenù, restando affascinato dagli eventi, dai personaggi e dal clima della Napoli degli anni ’50. Quest’ultima diventa il palcoscenico sul quale L’Amica Geniale racconta la storia di un’amicizia peculiare, segnata dalla voglia di riscatto sociale che le protagoniste cercano affannosamente di conquistare in un universo a dir poco proibitivo, costellato dalla povertà e, soprattutto, da un maschilismo asfissiante che cerca in ogni modo di soffocare le legittime aspirazioni delle due giovani.
L’attento lavoro di Saverio Costanzo, nel descrivere con fedeltà l’epoca e i luoghi trattati attraverso gli occhi, le emozioni e i pensieri delle sue protagoniste, apre così la strada a un racconto realistico, emozionante e magnetico, capace di rapire e di coinvolgere ben presto i suoi spettatori. Con una regia ben curata, una grande fedeltà al romanzo di partenza e un cast quasi tutto napoletano  scelto davvero alla perfezione, L’Amica Geniale colpisce dunque nel segno, meritandosi senza dubbio il grande successo conquistato in Italia e in America.  Per questi (e tanti altri) motivi, lo show non poteva assolutamente mancare nella classifica delle 30 serie migliori dell’anno.

Denise Ursita

19. Brooklyn Nine-Nine (Fox)

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Dopo cinque stagioni, Brooklyn Nine-Nine continua a essere una delle migliori comedy in circolazione. La serie di Dan Goor e Michael Schur non ha perso un colpo, riuscendo a mantenere intatta la magia dei suoi personaggi e del mondo creato che l’ha resa una delle serie più amate dal pubblico. Non è infatti un caso che, durante quei tristissimi giorni in cui sembrava che Brooklyn Nine-Nine fosse stata cancellata per sempre, migliaia di persone, tra cui il premio Oscar Guillermo del Toro, si sono fatte sentire sui social nella speranza che le avventure del Nine-Nine non fossero davvero arrivate al capolinea. Grazie alla NBC, però, le storie di Jake Peralta e colleghi riprenderanno a gennaio 2019. Se però vivessimo in un mondo in cui succedono solo cose terribili, la conclusione della quinta stagione sarebbe potuta benissimo essere un meraviglioso series finale. “Jake & Amy” è un bellissimo ritratto delle splendide relazioni costruite tra i personaggi – anche se vedere Gina a singhiozzo ci spezza il cuore – ed è impossibile non commuoversi duante le ultime scene della stagione. Nell’attesa di arrivare al 10 gennaio, non ci resta che farci una partita a Kwazy Cupcakes.

Ivan Pavlović

18. GLOW (Netflix)

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GLOW cercava la conferma dopo la prima ottima stagione e ha addirittura finito per superarsi, sfruttando pienamente le sue potenzialità e muovendosi con estrema consapevolezza tra la commedia delle maschere e il dramma delle persone reali che vi si nascondono dietro. Sono i protagonisti a voler salvare lo show o lo show a salvare loro? Questo permette di trovare una chiave emotiva ma mai retorica su alcuni temi come quello delle molestie, della rivalità tra donne (nel punto piu alto di scrittura dell’intera serie), del mondo dello spettacolo, ma sopratutto dell’amicizia. Protagonisti dietro le quinte: gli anni ’80, con la loro sensualità eccessiva, la trasgressione, il coraggio ingenuo e genuino di osare senza paura di sembrare ridicoli e quello di sfidare lo status quo. E da lì viene fuori forse l’episodio piu bello non solo della serie, ma di questa annata televisiva, quello in cui gli autori ricreano una puntata dello show, in un gioco metatestuale di scrittura davvero raffinata. GLOW si è dimostrato, con questa sua seconda stagione, più di un semplice caso fortunato, probabilmente non ancora premiato come meriterebbe, ma in continuo, e giusto, crescendo di popolarità.

Diego Scerrati

17. Pose (FX)

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New York e gli anni ’80 fanno da sfondo ad una storia che, prendendo ispirazione dalla realtà (e in particolare dal documentario Paris Is Burning di Jennie Livingston), si trasforma così tante volte da non poter essere inquadrata in un genere specifico. Pose, la serie di Ryan Murphy, Brad Falchuck e Steven Canals, ci porta all’interno della ballroom culture tra le comunità gay, trans, latine e afroamericane, ma allo stesso tempo ci fa assistere all’ascesa della Trump Organization. Ci fa viaggiare attraverso gli enormi cambiamenti interni all’America di quegli anni attraverso storie particolari ma dal valore universale, che trasformano la serie in un family drama, in un’indagine socio-culturale ma anche socio-economica, con un po’ di sano glam direttamente dagli 80s che si alterna alla rappresentazione del più grande incubo di quegli anni – l’HIV. In ogni singola puntata si può passare dalla commozione più pura per i dolori più grandi (in una storia come questa non mancano, e come potevano farlo, i lutti e il fantasma della morte) a quella per le gioie dei sogni realizzati, che sono sempre più dolci quando arrivano fino a coloro che la società tratta come gli ultimi degli ultimi; ma soprattutto ci si diverte con sfide di “voguing” che lasciano semplicemente a bocca aperta. La posizione nella nostra classifica è la numero 17, ma le categorie sono sempre loro: Live! Work! Pose!

Federica Barbera

16. Barry (HBO)

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Barry è stata una delle migliori novità 2018 di HBO che, orfana di dramedy eccellenti e per tanti versi sovversive come Girls, ha assoldato una coppia di veterani della comedy nera, Alec Berg e Bill Hader, per firmare un gioiellino di otto episodi da trenta minuti ciascuno con protagonista Hader stesso. Al centro della scena c’è appunto lui, Barry, reduce di guerra che sfoga la PTSD nell’attività di sicario; un uomo solo, senza famiglia o amici, che sembra essere stato catapultato sulla Terra come una specie di alieno, senza passato né tantomeno futuro. Il primo accostamento importante della serie è stata l’aria di familiarità che condivide con Patriot; tuttavia, se i due prodotti si somigliano fortemente nel registro adottato e nella scelta di essere soprattutto una narrazione fortemente concentrata sulla raffinatezza del dialogo, in Barry però non esiste un focus sulla depressione e sul suo percorso, non esiste catarsi emotiva. Il protagonista omonimo della serie di HBO subisce la normalità, si sente costantemente inadatto nelle situazioni socialmente riconosciute e riconoscibili, anche le più basilari, tanto che i momenti in cui lo vediamo a suo totale agio sono quelli in cui compie un omicidio. Non più “giusto” o “sbagliato”, o concetti come giustizia o salvezza: il vero grande pregio di Barry è aver reinterpretato nuovamente il concetto di antieroe portandolo ad un livello ancora più alto, più sofisticato, ma senza essere pretenzioso o noiosamente complesso.

Sara De Santis

15. Trust (FX)

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Il leitmotiv dei tempi che stiamo vivendo in ambito audiovisivo riguarda il fatto che non sia importante quale storia si scelga di raccontare, ma il modo in cui lo si fa. Non c’è serie che si presta maggiormente come esempio per questa affermazione di Trust, nuova serie antologica di FX che entra meritatamente tra le migliori di quest’anno televisivo.
Prendiamo un caso famoso, il sequestro da parte della ‘Ndrangheta del nipote illustre John Paul Getty III nel 1973 a Roma, un cast di altissimo livello, da Donald Sutherland a Hilary Swank passando per Brendan Fraser, e un pluripremiato regista cinematografico, Danny Boyle; il risultato del mix di questi elementi è uno show sorprendente che, a partire da un fatto di cronaca nera molto noto, è stato capace di mettere in scena un intero periodo storico, affrontandone i diversi aspetti sociali e culturali. Dalle beghe familiari della ricca e disastrata famiglia di petrolieri protagonista sino all’incursione, probabilmente mai così scevra dagli stereotipi d’oltreoceano, nella situazione politica ed economica del mezzogiorno italiano in quegli anni. In tal senso spicca un cast nostrano di altissimo livello, che trova nelle splendide interpretazioni di Luca Marinelli e Giuseppe Battiston i suoi picchi. Gli autori riescono, dunque, a trovare il connubio ideale tra una forma di narrazione televisiva moderna e le velleità artistiche di un regista molto amato; insomma, tutto quello che non è riuscito a Ridley Scott con il mediocre All the money in the world, film basato sugli stessi fatti.

Davide Tuccella

14. One Day at a Time (Netflix)

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Uno dei trend più interessanti della serialità televisiva contemporanea è senza dubbio la rielaborazione e rivalutazione di quei generi che sono sempre stati ai margini della produzione televisiva, almeno dal punto di vista della ricezione critica. Ancora più interessante, poi, è il fatto che queste sperimentazioni siano portate avanti da e/o vedano come protagonisti soggetti (scritti e scriventi) rimasti a loro volta per anni ai margini di questo mondo, come ad esempio la comunità latinx. Con queste premesse, dunque, non si può non vedere in One Day At a Time – la rivisitazione moderna di una commedia multicamera con le risate registrate che racconta la vita e i problemi di una famiglia di immigrati cubani a Los Angeles – una delle serie più rilevanti di quest’annata. La seconda stagione ha continuato il discorso iniziato l’anno passato, affrontando ancora una volta temi delicatissimi – il concetto di cittadinanza, la sessualità femminile, il rapporto tra genitori e figli – con grande profondità e contemporaneamente leggerezza, riuscendo a farci digerire con un sorriso anche i momenti più “didattici” e senza risparmiarci, ogni tanto, le lacrime.

Francesca Anelli

13. Killing Eve (BBC America)

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Tratta dai romanzi di Luke Jennings Codename Villanelle, Killing Eve, prodotta da BBC America, si impone come una delle novità più interessanti e tra le produzioni più riuscite del 2018. La sapiente penna di Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) ci avvolge nelle spire di questa particolare spy-story, che vede fronteggiarsi la spietata e superba Villanelle contro l’erratica, astuta agente Eve Polastri. Se l’inizio può ricordare i più blasonati giochi delle parti tra legge e fuorilegge tanto cari al genere, Killing Eve gioca finemente le sue carte, portando lo spettatore ad assaporare una storia nuova, in cui la fa da padrona la dinamica dicotomia tra le donne protagoniste, che riflette l’attrazione e repulsione reciproche nate dal rispetto dell’una verso l’altra. Lo show danza sul sottile filo di topoi molto cari al thriller, ibridati con un umorismo dalle tinte oscure, in grado di creare quel clima di tensione regnante negli otto episodi di questa prima stagione. Non siamo di fronte al semplice scontro tra due mondi, tra lo status quo delle istituzioni e il caos di cui è portatrice la criminalità organizzata. Killing Eve è la storia di due dei più interessanti personaggi femminili dell’anno: Villanelle, la killer prezzolata che, mossa dalla noia, dal senso di rivalsa, dalla sua stessa eccentricità, intraprende un sentiero pericoloso, forgiato da lei stessa; e Eve Polastri, l’agente che credeva di darle la caccia, ma che finirà col mettere in dubbio tutto ciò in cui pensava di credere. E noi con lei.

Massimiliano Barberio

12. The Marvelous Mrs. Maisel (Amazon)

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La seconda stagione di The Marvelous Mrs. Maisel non solo si è rivelata all’altezza delle aspettative che la precedevano, ma si rivela un arricchimento eccezionale in termini di contenuti e della profondità con cui questi vengono trattati dalla serie. Si regala spazio ai comprimari e si creano storyline indipendenti, la densità degli eventi aumenta e si allarga il campo al ritratto di una società e dei suoi ruoli di genere che ragiona brillantemente con il contemporaneo. Da tutto questo la protagonista emerge come il ritratto di un’antieroina a volte sgradevole e volutamente molto meno “centrata” rispetto alla stagione precedente, ma che proprio grazie a questo passo indietro riesce a dare spazio a un ritratto corale della femminilità vintage che diventa atemporale. Resta però immutato il ritmo indiavolato delle parole e delle immagini che saltellano, frizzolano, scoppiettano in un turbine di colori pieni, movimenti di macchina, trovate scenografiche e costumi che fanno a gara per qualità con i dialoghi che (come nella miglior tradizione della scrittura di Amy Sherman Palladino) riescono ad essere al tempo stesso sagaci e svagati, pieni di contenuto eppure apparentemente leggeri come l’aria.

Eugenia Fattori

11. Patriot (Amazon)

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Per una questione di probabilità, a fidarsi di quanto poco se ne sia parlato sin dai suoi esordi, Patriot è il miglior show che non avete ancora visto. Dopo una prima stagione nebbiosa e struggente, capace di issarsi ai primi piani della nostra Top 30 2017, lo show creato da Steven Conrad e prodotto da Amazon era atteso alla probante sfida del sophomore slump, con il difficile compito di confermarsi. Nel narrare le vicende della spia Jonh Tavner e del gruppo di personaggi che orbita attorno al protagonista, Patriot riprende le fila del proprio discorso esistenziale, incentrandolo ancor di più sul dolore e sulla sofferenza quali costanti ineluttabili e motorie della natura umana. Capace di far convergere in un unico stile le peculiarità di autori e registi come Martin McDonagh, Wes Anderson e dei fratelli Coen, Patriot è anche quest’anno una scommessa vinta, perfetta nel fondere la natura drama e le situazioni da dark comedy e nell’inserire una colonna sonora divertente e geniale all’interno di una cornice estetica riconoscibile e coraggiosa.

Davide Dibello

 

A domani con le posizioni dalla 10 alla 1! E se non avete ancora votato ai Seriangolo Awards, correte subito a farlo cliccando QUI!

 

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