True Detective – 3×01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow Goodbye 6


True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeTra le prime serie del 2019, e tra i ritorni più attesi, la terza stagione di True Detective è finalmente arrivata, portando con sé alcune iniziali risposte – seppur incomplete – sulla natura di questa nuova prova, che giunge a distanza di tre anni e mezzo dalla precedente e a ben cinque dalla prima. Si tratta di una tempistica che va tenuta in considerazione, soprattutto in virtù delle scelte intraprese con questo nuovo capitolo e di quelle che, si spera, verranno maggiormente ampliate con il prosieguo della stagione.

È impossibile per chiunque iniziare a parlare di questa nuova annata senza tornare alle prime due, soprattutto considerando le loro diverse fortune e quanto questo abbia inciso sulla storia che ci troviamo ora davanti agli occhi, stando perlomeno a queste prime due puntate. La stagione numero 1, quella del grande successo dei detective Rust Cohle e Marty Hart, ha potuto contare su un solido riscontro che, se si fa eccezione per un finale non apprezzato da tutti, non si può non considerare come uno dei fenomeni più interessanti della serialità degli ultimi anni. All’epoca fu capace di creare una sorta di culto nei confronti non solo della serie stessa, ma anche di uno dei suoi protagonisti – il 2014 fu l’anno d’oro di Matthew McConaughey, che infilò in pochissimo tempo una tripletta di tutto rispetto, fra True Detective, un Oscar per Dallas Buyers Club (Jean-Marc Vallée) e un ruolo di prestigio come quello da protagonista di Interstellar (Christopher Nolan).
Fu quindi abbastanza scontato aspettarsi una seconda stagione di alto livello, che perlomeno eguagliasse la precedente; la sua sorte, tuttavia, non fu la medesima e, sebbene ci siano diversi estimatori anche di questa seconda prova, la differenza di successo tra le due fu evidente (non solo nei rating: qui un riassunto della critica di allora) al punto che qualche mese dopo fu l’allora presidente di HBO, Michael Lombardo, ad assumersi parte della responsabilità, sostenendo di aver messo troppa fretta a Nic Pizzolatto a seguito del suo primo successo.

[…]Tell me a story.
In this century, and moment, of mania.
Tell me a story.
Make it a story of great distances, and starlight.
The name of the story will be Time,
but you must not pronounce its name.
Tell me a story of deep delight.” (“Tell me a story” – Robert Penn Warren)

True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeL’idea di arrivare quindi ad una terza stagione a più di tre anni dalla seconda era già un punto a favore di questo ritorno, rispondendo così al bisogno di dare all’autore della serie il tempo giusto per elaborare una storia che ricalcasse i fasti del passato. Probabilmente, però, questa necessità è stata presa un po’ troppo alla lettera, come si è iniziato a notare sin dai primi trailer di questa annata che già preannunciavano una versione rivisitata della prima stagione, come se la ricetta del successo fosse esattamente questa: “se la prima è andata bene e la seconda male, torniamo a ciò che ha avuto successo e ne avremo altrettanto”. Questo può essere vero in senso lato – analizzare i pregi e i difetti delle proprie opere e cercare di riproporre i primi evitando i secondi è un processo basilare della produzione artistica – e tuttavia va come sempre contestualizzato e riconsiderato alla luce di un concetto che a True Detective dovrebbe essere particolarmente caro: il tempo.
Tra l’uscita della prima stagione e della terza ci sono esattamente 5 anni di differenza: un lustro che in termini televisivi equivale quasi ad un’era geologica, dati i ritmi sempre più alti con cui si sfornano serie TV e con cui, di conseguenza, generi e sottogeneri nascono, si innovano e si ibridano – e, in certi casi, si esauriscono. Basti pensare che nel 2014 andava ancora in onda Mad Men, finiva Boardwalk Empire e, per stare in tema, arrivava a conclusione The Killing, serie che insieme ad altre ha spianato la strada a True Detective e a tanti altri crime, passati dal classico “whodunit” ad una maggior attenzione ora ad aspetti sociali, ora agli individui coinvolti nei crimini – investigatori compresi.

Si tratta di una lunga premessa, ma importante per dare il giusto contesto a un concetto fondamentale: l’equazione “tornare alla prima stagione = avere successo” non ha alcun senso dopo tutto questo tempo, men che meno se lo si usa come metro per misurare la distanza dalla seconda. Ecco perché queste prime due puntate, “The Great War and Modern Memory” e “Kiss Tomorrow Goodbye”, compiono un errore di partenza piuttosto grosso nel cercare di ricalcare alcuni tratti della prima stagione in modo talmente pedissequo da risultare fastidiosi: non si possono infatti guardare queste due puntate senza riconoscere nell’Arkansas del caso Purcell le stesse atmosfere della Louisiana di Cohle e Hart, senza contare gli infiniti paralleli tra le scene in macchina fra i due protagonisti, il racconto su diverse linee temporali e persino l’investigazione riaperta a distanza di anni dalla prima indagine.
Non si può chiudere un occhio nemmeno guardando al caso nello specifico, che vede di nuovo coinvolti dei bambini e per giunta con un nuovo richiamo all’esoterismo, che strizza l’occhio al fandom più di tutto il resto messo insieme. A giudicare quindi dagli elementi di base, e considerando il motivo per cui è stato scelto di replicarli in modo così evidente, l’operazione True Detective 3 non può che partire con il piede sbagliato: è un errore sotto tanti punti di vista, ma soprattutto perché sembra per certi versi una presa in giro – come a dire che il mondo è andato avanti, la serialità televisiva ha raccontato altro, ma True Detective può permettersi di tornare usando esattamente gli stessi metodi ed essere applaudito come se il tempo per lui si fosse fermato.

I used to think back then… it was before ‘Nam and after ‘Nam.
But more it’s… before the Purcell case and after.
And it keeps comin’ back.

True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeTuttavia, le due puntate hanno mostrato anche diversi punti di iniziale distacco dalla strada maestra e, sebbene non si possano ad ora avere delle certezze su come verranno trattati e quanto incideranno sul peso complessivo, è legittimo sperare che saranno proprio questi fattori a fare la differenza, facendoci in qualche modo “dimenticare” una somiglianza che in queste due puntate si fatica davvero ad ignorare. A far ben sperare è anche la collaborazione di Pizzolatto con David Milch, la cui esperienza come autore di genere crime potrebbe essere esattamente quel quid in più che ci aspettiamo.
Partiamo quindi da un punto di contatto che però sembra con questi due episodi mostrare i primi segni di autonomia: si tratta delle diverse timeline e in particolare del loro utilizzo non solo come architettura della serie, ma anche come colonna portante della narrazione. La storia del caso Purcell e dei due detective deputati ad indagare – Roland West (Stephen Dorff) ma soprattutto Wayne Hays (Mahershala Ali) – si dipana tra il 1980, anno della sparizione dei due bambini, il 1990 con il ritrovamento di Julie che porta alla riapertura del caso, e il 2015, con un’intervista ad un ormai invecchiato Hays che mostra i segni di una malattia degenerativa della memoria già iniziata nel 1990. Innanzitutto possiamo dire che, sebbene anche la prima stagione avesse avuto tre linee temporali (prima due, poi una terza per qualche episodio), in questo caso la rappresentazione simultanea di tutte e tre emerge sin dall’inizio, andando a coincidere con tre fasi ben distinte del caso.

True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeMa l’elemento più importante è costituito proprio dal protagonista, interpretato da un Mahershala Ali già in odore di premi dopo soli due episodi, che con il suo problema di memoria risulta essere fondamentale per la struttura stessa della serie: è da lui infatti che dipendono molti degli ingressi e delle uscite dalle linee temporali, che avvengono a volte in modo indiretto – con un semplice collegamento tra i pensieri di Wayne –, altre con autentiche incursioni di una timeline nell’altra. È così che abbiamo sfondamenti della quarta parete, con Ali che guarda in camera riferendosi a qualcosa che appartiene a un altro tempo (“I’m ready to go now. I don’t want to be here” dice apparentemente nel 1980, anche se la frase è del 2015); oppure incursioni visive del futuro nel passato – la luce riflessa in una pozzanghera è in realtà un riflettore del 2015 – che portano di nuovo Wayne a guardare in camera, verso di noi e forse verso se stesso nel futuro. I collegamenti tra le linee temporali quindi non sono più un semplice espediente narrativo, ma diventano fluidi, porosi, gestiti più dai ricordi del personaggio che da vere e proprie necessità del racconto – come se fosse lo stesso Wayne a dettare la linea di ciò che stiamo vedendo. Quali sono le ragioni e dunque le conseguenze di questo tipo di narrazione?

True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeLa motivazione, come si diceva, dipende dai problemi di memoria di Wayne, che influenzano a tal punto l’architettura della serie da rendere l’uomo il vero fulcro del discorso, molto più di quanto ci si potesse aspettare. Si tratta di problemi che non vengono specificati e che dunque potrebbero essere tanto di ragione fisiologica (demenza senile, sindrome di Alzheimer) quanto di origine traumatica: il PTSD causato dal Vietnam è un argomento che viene più volte menzionato, soprattutto durante il confronto con “lo spazzino” Brett Woodward. Un trauma di questo tipo, causato soprattutto dai lunghi periodi di solitudine nella giungla, potrebbe essere stato peggiorato dal caso Purcell e a dircelo è lo stesso protagonista, che riconosce nell’evento un nuovo spartiacque che ha diviso la sua vita in un “prima” e un “dopo”.
Che ci sia un trauma alla base non è di per sé un fattore obbligatorio, ma renderebbe ancor più interessante questa scelta, inquadrandola in un periodo televisivo come quello degli ultimi anni, in cui molti prodotti hanno lavorato sulle conseguenze che il trauma e il rimosso hanno sulla memoria delle persone (solo per citarne alcuni: Sharp Objects, Homecoming, Castle Rock e Fleabag per la serialità, The Tale per i film TV). Tutti questi show (True Detective compreso anche qualora si trattasse di un problema di diversa natura) hanno in comune un narratore inaffidabile, non certo una novità se parliamo di letteratura, ma che di sicuro per quanto riguarda la serialità ha una storia piuttosto giovane e, appunto, particolarmente sviluppata in questi ultimi tempi attraverso il filtro della rimozione. Guardare quindi alla stagione sotto questa lente rappresenta un enorme salto in avanti rispetto alla prima annata, nonostante i fattori sopra esposti: perché siamo obbligati a stare molto attenti a ciò che vediamo, perché siamo costretti a chiederci costantemente se credere o non credere a ciò a cui assistiamo.

True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeCi sono ben due momenti nel primo episodio in cui siamo obbligati a porci delle domande. Nel primo caso si tratta di una semplice sensazione di qualcosa di strano nel primo dialogo tra Wayne e Amelia, qualcosa nell’ordine della conversazione che non torna: le domande su Will sono seguite da altre di carattere personale sulla donna, per poi passare in modo quasi criptico alla questione del razzismo, poi ai ragazzi più grandi della scuola e infine, all’improvviso, di nuovo al giovane Purcell (“And Will’s good in English?”), come se la conversazione centrale non fosse mai esistita. La sensazione è leggera, forse diversamente interpretabile, ma diventa quasi inattaccabile nel montaggio in cui Wayne trova le bambole nel percorso che lo condurrà al corpo del bambino: l’uomo intravede la prima bambola ma, invece che avvicinarsi subito, prima cammina dietro al tronco dell’albero e poi, con uno stacco netto, lo vediamo davanti all’oggetto in piena osservazione, quasi come se le due parti fossero state messe in scena in modo invertito.
La regia di Jeremy Saulnier (noto per Green Room e il recente Hold The Dark, ma che ha alle sue spalle una carriera ancor più lunga come direttore della fotografia, cosa che qui non passa inosservata) è particolarmente attenta alla natura di questi passaggi, che paiono seguire l’andamento della memoria stessa di Wayne – più rapidi e netti quando sembra mancare qualcosa, più fluidi quando le vicende si confondono tra le varie linee temporali.

True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeAd acuire maggiormente l’idea che ci troviamo davanti ad un narratore inaffidabile è anche un altro elemento, cioè il ruolo che potrebbe avere nella sua ricostruzione mentale (e dunque nel nostro resoconto) il libro che Amelia scrisse proprio sul caso Purcell. Sappiamo che “Life and Death and The Harvest Moon” è diventato negli anni un classico della letteratura non-fiction e, dalle parole di Wayne, sappiamo anche quanto il lavoro della moglie sia stato meticoloso, scrupoloso quasi quanto quello di un’investigatrice. Non può quindi essere una coincidenza quel continuo ritorno di Wayne alla luna, la grande luna piena che ha caratterizzato la notte in cui scomparvero i giovani Purcell e Steve McQueen morì: cos’è quindi quello che stiamo vedendo? Una ricostruzione, falsata dalla malattia o dal trauma, e forse persino ibridata da un libro che – per quanto accurato – potrebbe aver ricostruito parti delle vicende diventate col tempo per Wayne l’unica versione possibile?
Sappiamo bene – ce lo insegna la psicologia, ma anche le serie citate sopra – che il rimosso può rimanere nascosto per anni, salvo poi emergere nei modi più imprevedibili: è per questo, forse, che il secondo episodio si conclude con una scena staccata dal resto, uno spaesato Wayne che si “sveglia” in mezzo alla strada, proprio in quella Shoepick Lane dove 35 anni prima si trovava la casa dei Purcell? E il suo dimenticarsi costantemente delle sorti della figlia Rebecca avrà a che fare con il caso?

Son, I know where I am in a way you will never understand.

Un ultimo elemento di cui parlare, e che va a favore di questo nuovo inizio per True Detective, è il trattamento riservato al razzismo, che, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non si presenta in modo urlato bensì subdolo, strisciante, e per questo ancor più caratteristico di una certa quotidianità vissuta da uomini e donne di colore soprattutto in stati come l’Arkansas negli anni ’80 (basti pensare che un evento come quello dei “Little Rock Nine” era avvenuto poco più di vent’anni prima).
True Detective - 3x01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow GoodbyeA tal proposito, decisivo è stato l’intervento dello stesso Mahershala Ali che ha convinto Nic Pizzolatto della necessità di un detective di colore proprio per indagare un razzismo di stampo differente, quello che non comporta per forza offese ad alta voce, ma una più silenziosa svalutazione della persona, che viene ignorata o presa meno in considerazione. Se per quanto riguarda Woodard e il suo essere un nativo americano le reazioni della comunità vengono fortemente espresse, nel caso di Wayne e di Amelia si fanno più sottili: un riferimento quasi solo suggerito da parte di lei nella conversazione a scuola; una domanda più esplicita della giornalista nel 2015 (“Did you ever feel your leads and theories were discounted because of your race?”) rapidamente accantonata dall’anziano Wayne – ma prontamente negata dal passato, che torna invece a ribollire nella memoria attraverso la discussione con Roland, accusato di non aver preso le sue parti (“They ain’t my tribe, man”). Solo in un’occasione viene pronunciata nei confronti di Wayne una frase apertamente razzista, ma da una fonte che non merita attenzione (Ted Lagrange/Robert Herbert) e che difatti riceve una minaccia sullo stesso tono. Sembra quindi che Pizzolatto abbia preso in seria considerazione questo suggerimento da parte di Mahershala Ali, e che dovremo aspettarci un’analisi del razzismo diversa dal solito – ma non certo meno dolorosa.

Ci sono molti motivi per considerare i due episodi una più che valida partenza per questa terza stagione, e forse è proprio per questo che gli eccessivi rimandi alla prima annata risultano ancor meno necessari: perché di materiale ce n’è, sia per fare un buon lavoro sul tema thriller/crime, sia per inserirsi all’interno di un discorso estremamente attuale e riuscire perfino a dire qualcosa di nuovo. Cadere nel cliché del dover richiamare la prima stagione “per il suo successo” (e riconoscerlo come tale proprio per questo) è un passo falso che non si può ignorare né percorrere; e tuttavia si spera che i punti di forza fin qui sottolineati siano quelli che davvero prenderanno il sopravvento, e che ci condurranno davanti ad un lavoro che potrà distinguersi nel bene o nel male misurandosi solo con se stesso.

Voto 3×01: 7½
Voto 3×02: 7/8

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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6 commenti su “True Detective – 3×01/02 The Great War and Modern Memory & Kiss Tomorrow Goodbye

  • Davide

    Bravissima come sempre…concordo nell’analisi e per inciso la seconda stagione non mi era affatto dispiaciuta,anche se a tratti piuttosto confusionaria nella trama…

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      grazie! Io non sono un’estimatrice della seconda stagione, spero che questa terza sappia intraprendere un nuovo percorso!

       
  • Boba Fett

    Molto interessante quel particolare del primo incontro di Wayne e Amelia, l’avevo interpretato solo come un tentativo di “rimorchio” e in generale, al netto delle tue osservazioni e di altre che avevo letto giorni fa, questo inizio non mi è affatto dispiaciuto; il racconto non è niente di che (ormai ho capito che i killer seriali sono negli USA i preti e le suore delle nostre fiction), però il come viene raccontato, con tutte quelle sfumature e le sotto trame è decisamente affascinante.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Ciao Boba Fett, pensa che quella riflessione sull’incontro Wayne-Amelia è stata una cosa nata da un momento durante la prima visione in cui pensavo di aver avuto un mezzo colpo di sonno e di essermi persa qualcosa… guardo la scena, sento che parlano di Will, poi di altro, poi di nuovo di Will dal nulla e io perplessa a chiedermi se fosse stato un mio deja vu o se mi fossi persa dei passaggi che giustificassero questa reiterazione. Son tornata indietro apposta e con più attenzione ho proprio notato che il dialogo è davvero strano. L’ho riguardato credo 4 volte, continua a darmi quella sensazione. Poi per carità, magari qualcuno potrà interpretarlo in altro modo, ma io l’ho trovato quasi innaturale, come se saltassero di palo in frasca senza ragione.
      Concordo sul fascino del “come”, del resto è ormai la caratteristica dei crime contemporanei: l’importante non è tanto “chi è stato” quanto come reagisce al crimine la società che lo vive, che processi innesca… di sicuro una parte più interessante della “semplice” risoluzione del caso.

       
  • magicblack

    Complimenti Federica, come sempre, ottima analisi e, come spesso capita, mi ritrovo perfettamente con quanto da te detto, in particolare con la parte nella quale fai riferimento alle troppe similitudini ed analogie che ha questa stagione con la prima.

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Grazie! 🙂 Sì, diciamo che alla prima visione ero stata ancora più critica (per non dire inferocita) su questo elemento; poi una seconda visione e una più attenta analisi dei fattori nuovi mi hanno fatto almeno alzare un po’ il giudizio, però sì, il fastidio rimane!