The Umbrella Academy – Stagione 1


The Umbrella Academy - Stagione 1Il ritiro o la cancellazione – qual dir si voglia – degli show del MCU dalla piattaforma Netflix si è rivelata un’opportunità, a modo suo. La rottura con la Marvel ha privato la piattaforma di serie di qualità come Daredevil, ma ha aperto alla possibilità di ricercare un proprio epos superomistico. Netflix ha l’opportunità di ravvivare un genere finora monopolizzato, con nuove riproposizioni e trasposizioni di opere fumettistiche sconosciute ai più, portandole sul piccolo schermo e mettendole a disposizione di molti.
The Umbrella Academy è una serie di fumetti composta da tre volumi, di cui l’ultimo ha visto la luce l’anno scorso dopo quasi un decennio di attesa; serie che nasce dalla penna di un nome blasonato: Gerard Way il cantante dei My Chemical Romance. La Dark Horse Comics, uno dei baluardi della produzione fumettistica avulsa da Marvel e DC, è notoria per le sue storie sopra le righe e per gli iconici personaggi che spaziano dal fantasyRed Sonja, per esempio – all’urban fantasy per il famosissimo Buffy: The Vampire Slayer, complici anche importanti licenze, da Star Wars al franchise di Alien.
Non vi è da stupirsi che sia proprio la Dark Horse a dare alle stampe un fumetto recante interessanti spunti e rappresentazioni estreme dei tropes del fumetto. Il nuovo capitolo dell’accademia Umbrella ha attirato lo sguardo di un produttore come Steve Blackman, dai trascorsi brillanti (Fargo) e meno brillanti (Altered Carbon), ma che rappresenta una mano sapiente nel mondo della serialità, anche di genere.
Dalla sua produzione, il 15 Febbraio esce la serie The Umbrella Academy, che vanta partecipazioni di volti noti come Ellen Paige, Mary J. Blige e grandi nomi della serialità di genere come Tom Hopper (Game of Thrones, Black Sails) e Robert Sheehan (Misfits, Fortitude) per un progetto largamente anticipato e atteso.

The Umbrella Academy - Stagione 1Le premesse della serie sono accattivanti, nella loro semplicità: il miliardario Reginald Hargreeves ha radunato sette di quarantatré bambini nati nello stesso giorno all’improvviso e li ha cresciuti nella propria magione, creando una sorta di X-Men. I suoi protetti vengono allenati sin dalla tenera età all’uso dei loro poteri particolari, con regimi d’addestramento in condizioni disumane. Segnati dalle aspettative del padre adottivo, si ritrovano dopo quasi vent’anni come adulti complicati, colmi di rabbia verso di lui e tra di loro. Alla morte di Reginald per arresto cardiaco, oramai tutti hanno preso la loro strada, ma devono ritornare un’ultima volta a casa per rendere omaggio al loro genitore. Ad accoglierli in una villa vuota, vi sono la madre androide e Pogo, il maggiordomo con le fattezze di un anziano scimpanzé ammaestrato e ben vestito.

La nuova fatica di Steve Blackman sfoggia nell’immediato un’estetica che rimanda ad un’eredità ben delineata nel panorama degli adattamenti dal fumetto allo schermo grande e piccolo: nelle atmosfere chiuse della magione ritroviamo il tenore delle pellicole degli X-Men; le scene urbane e i flashback dei protagonisti da giovani ricalcano il Watchmen di Zack Snyder e i ‘fratelli maggiori’ della piattaforma streaming, come il gotico Daredevil. Questa eredità rende più arduo per The Umbrella Academy trovare una propria dimensione, ma è senza dubbio un ottimo biglietto da visita per ogni fan delle trasposizioni fumettistiche e ne fa un ottimo show con cui approcciare alle suddette atmosfere.
Al contrario, il comparto sonoro di volta in volta non convince, complice l’idea di strizzare l’occhio a prodotti di tutt’altro stampo. Nel primo episodio brilla l’ottima scelta di far ballare in stanze diverse sei dei sette fratelli sotto le note di I think we’re alone now di Tiffany; questa scena mostra i protagonisti per come sono e racconta il rapporto che li lega e divide in maniera struggente e suggestiva. Al contrario, avviene che alle volte la sovrapposizione di certe musiche agli avvenimenti possa snaturare l’ottimo lavoro nelle atmosfere.
The Umbrella Academy - Stagione 1Dont stop me now dei Queen si rivela una scelta quanto meno scomoda nel clima della sparatoria nell’episodio “Run Boy Run”, così come l’incendio della clinica con sottofondo Shingaling di Tom Swoon in “Man on the Moon”. Tutt’altra ‘musica’, invece, quando sotto esame è il personaggio di Vanya. La musica diegetica del suo violino riempie la scena e immerge ancora di più nella solitudine di questo tormentato personaggio, che esacerba la sua rabbia verso la famiglia in un crescendo fino alla battaglia finale, dove il suo dolore si tramuta in una tremenda orchestra.

Ma questa è la cornice di una storia complessa, forse troppo complessa.
All’inizio dello show Luther si presenta con i suoi sospetti riguardo la morte del padre, filone che verrà recuperato verso metà stagione, perché nel mentre Numero Cinque è tornato e ha portato con sé il problema dell’apocalisse e dell’organizzazione che gli dà la caccia e che viaggia nello spazio e nel tempo e di cui è diventato il sicario più abile.
Queste sono solo le più preponderanti trame e sottotrame nel ginepraio di The Umbrella Academy. Le storie in cui i protagonisti si trovano loro malgrado sballottati sembrano correre prima parallele, poi intrecciarsi in un tentativo confuso di raccontare troppe cose in una volta. Il voler unire la mondanità e il dramma familiare, in un contesto superomistico trova irrimediabilmente un ostacolo nel dispiegarsi stesso della storia, che troppo spesso considera le sue variegate trame in maniera distinta e disomogenea. Su tutte, spiccano le vicende di Numero Cinque, che va e viene dalle vite dei suoi fratelli, trovandosi sempre al posto giusto nel momento – narrativamente – sbagliato. Vi è un esempio nell’ultimo episodio, al suo fortuito ritorno al teatro. Anche i flashback di fratelli e sorelle divengono troppo pieni di segreti che si intrecciano in altri segreti, aggiungendo sempre situazioni e personaggi che finiscono per sovraccaricare la già traballante struttura narrativa – come avviene nel flashback del violino bianco dell’ultimo episodio.
Il suddetto problema non è solo un ostacolo per la realizzazione di una storia che intrattenga nel suo insieme, ma mina anche la forza della sua narrazione. Troppe volte, nello show di Blackman, una situazione si è risolta nel giro di poche scene, convergendo in una morte anti-climatica solo per mettere in risalto altri personaggi, come è avvenuto per Leopold e The Handler, personaggi raccontati in maniera tale che avrebbero potuto ricevere fini ben più degne di ciò che era stato costruito attorno a loro.
The Umbrella Academy - Stagione 1Oppure nel sesto episodio, “The Day That Wasn’t”, che riavvolgendo grazie a Five le vite dei personaggi, riporta tutti ad un punto di partenza rispetto alle importanti evoluzioni dei loro rapporti. L’espediente rappresenta più un conveniente mezzo di metanarrativa per rivelare di più allo spettatore che non ai personaggi stessi e la storia dimenticherà che quel riavvolgimento sia mai avvenuto, lasciandolo cadere nel dimenticatoio. Tuttavia, essendo la prima stagione un riadattamento del primo volume e lasciando il pubblico con un finale più che aperto, si può sperare in una lungimiranza che vada oltre questi apparenti difetti di forma.

Le potenzialità che The Umbrella Academy perde in struttura narrativa le recupera con i suoi personaggi, tragici e maestosi allo stesso tempo. In questo tipo di narrazioni è facile usare la stranezza, la particolarità come un finto difetto, che presto diviene un pregio individuale, un potere estraniato ed estraniante dagli altri e dal pubblico. Questo show fa un passo in avanti, mostrando una consapevolezza ammirevole nel ritrarre questa i poteri dei sette non come un tratto distintivo di merito, ma alla stregua di una maledizione, di un fardello con cui fare i conti. I poteri alimentano, anziché risolvere, il dramma familiare che i fratelli e le sorelle vivono con un trasporto struggente, sia vivo che reale. L’emblematica scena che li ritrae danzare alla stessa musica ma in stanze diverse, uniti e divisi nel medesimo istante, rimane il miglior modo per raccontare le storie della famiglia Hargreeves.
The Umbrella Academy - Stagione 1Ognuno vive il dramma di far parte di una famiglia disfunzionale, ma ognuno lo vive a modo proprio. Il momento in cui la loro condizione si palesa è il momento in cui il loro potere cambia la loro identità e come il loro piccolo mondo li percepisce, poco importa quanto siano celebrati dall’opinione pubblica. Luther soffre delle deformità che gli hanno salvato la vita, Diego fallisce nel suo ruolo di vigilante, Klaus deve ricorrere alle droghe per domare i tormenti nati dalla sua necromanzia, Allison commette l’errore di usare il suo controllo mentale sulla figlia e Vanya scopre che la sua vita era una menzogna.
Proprio lei è il fulcro – un po’ in ombra – dell’intera tragedia dei protagonisti, intenti a combattere un destino ineluttabile e ineffabile, che era sempre stato lì accanto a loro, ignorato da tutti perché ordinario e che, una volta scoperta la propria natura, riversa su di loro il rancore covato da anni ed anni, nella potente scena del season finaleThe White Violin”, dove la violinista si muove tra i ricordi, distruggendo il passato che il padre adottivo aveva costruito per nasconderle la verità. L’uccisione della madre e di Pogo suggella la fine di un’illusione da lungo tempo covata.
Il grande ribaltamento di The Umbrella Academy si realizza quando i fratelli e sorelle Hargreeves comprendono quanto sia inutile cercare capi o rispettare una scala numerica arbitraria data a loro da un padre che è padre solo di nome, che solo nell’unione trovano la forza per tentare di scongiurare l’apocalisse e quest’unione non si realizza tramite i poteri che li unisce, ma quando i poteri divengono inutili dinnanzi ad una forza inarrestabile, dinnanzi ad un mistero irrisolvibile e rimangono gli esseri umani.

In qualche modo, The Umbrella Academy rispecchia se stesso in un equilibrio molto fragile tra i pregi e i difetti di uno show a suo modo unico, nel suo racconto di supereroi affaccendati con i classici problemi dei supereroi, che riescono a risolvere le loro battaglie come degli esseri umani, normali e vicini a noi. Oltre la forza di Luther, la spocchia di Five, l’esuberanza di Klaus, l’eleganza di Allison, la ferocia di Diego, si può sempre trovare una Vanya e questo è senza dubbio un merito che va riconosciuto.

Voto: 7

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