Shrill – 1×01 Annie


Shrill - 1x01 AnnieAnnie lavora per un giornale diretto da un capo severo e scostante.
Ha un rapporto fatto di solo letto e reggiseni che rimangono allacciati, una coinquilina nera e lesbica, una madre pressante e un padre malato.
La sua, con tutti i problemi che tutti possono avere, è una vita normale, ma a renderla complicata ci si mette il suo aspetto.
Perché Annie è in sovrappeso e il mondo sembra non fare altro che ricordarglielo tutto il giorno.

“There is a small person inside of you dying to get out.”
“Well I hope that small person’s ok in there!”

La bravissima Aidy Bryant (già star del Saturday Night Live e apparsa tra gli altri in Broad City e Girls) porta sul piccolo schermo Annie e la sua leggerezza nell’affrontare una serie di personaggi che costantemente riescono ad essere offensivi nei suoi confronti, con le parole come con i gesti. A partire dal suo compagno di sesso Ryan, che sembra avere un morboso interesse per le ragazze piene di curve, passando per la sgradevole insegnante di fitness e arrivando al suo capo Gabe.
Tutti, in un modo o nell’altro, spostano il confine della privacy e della battuta sempre un poco più in là, a volte persino inconsapevolmente (come capita spesso agli uomini), altre in modo voluto e perfido (atteggiamento invece abbastanza trasversale).

L’intelligenza di questo pilot sta non solo nel dare un quadro chiaro e preciso, nonostante le battute e il clima a volte surreale, di tutti i personaggi coinvolti, ma soprattutto nel non essere mai patetico nel raccontare in modo diverso e originale quanto di questi tempi possa ancora essere molto complicato essere accettati da un società che, per quanto si dichiari aperta, rimane ancorata a una chiusura mentale difficile da scardinare.

“Because there is a certain way your body is supposed to be, and I’m not that.”

Shrill - 1x01 AnnieGuardando il primo episodio si vede chiaramente la mano di Jesse Peretz, regista di alcuni dei videoclip più iconici degli ultimi 15 anni ma anche di alcuni episodi (tra i tantissimi) di New Girl, Orange is the New Black e soprattutto la già citata Girls. E proprio a quest’ultima sembrano esserci alcuni richiami nelle inquadrature e nella sporca naturalezza delle location, mai finte e  quindi perfette per rappresentare una normale quotidianità di una “ragazza bianca grassa” nel 2019. E bianca non è messo lì per caso, perché allo stesso tempo Shrill mette brevemente a confronto la vita di Annie con quella della sua coinquilina Fran (nera, lesbica e anche lei più grassa della media), che vive con assoluta tranquillità il suo status di triplice minoranza rispetto a Annie, che invece soffre moltissimo del suo aspetto così criticato proprio dalla società bianca e privilegiata a cui appartiene. Fran (le cui curve sono socialmente e culturalmente più accettate di quelle di Annie) non si fa problemi ad essere provocatoria con altre ragazze, e dichiara apertamente di non avere una sola partner a cui concedersi. Annie allo stesso modo si aggrappa a quello che di bello sembra succedergli per sentirsi accettata, inclusa, perché cresciuta in un mondo in cui ciò che per le altre era normale per lei invece era eccezionale, quasi irripetibile, da accettare senza compromessi per non pentirsene in un secondo momento. 

Shrill rientra sia in quella che sembra una nuova era delle produzioni Hulu (il già avviato PEN15 e il prossimo Ramy) e allo stesso tempo in quel filone di successo di serie comedy che negli ultimi anni hanno rappresentato la normalità di una cosiddetta minoranza, che fosse razziale, sessuale o sociale.
Produzioni come Please Like Me, per citarne una tra le tante, sono riuscite nell’intento di portare sullo schermo la routine, la giornata ordinaria, la vita normale di personaggi molto diversi dal passato, e non perché gay, neri o grassi, ma perché pieni di problemi, desideri, contraddizioni e difetti come qualsiasi altra persona esistente, diventando i testimoni di un nuovo realismo televisivo. L’essere in un gruppo minoritario, oltre ad offrire un punto di vista sul mondo molti diverso da quelli a cui siamo abituati, diventa l’occasione per raccontare, come nel caso di Shrill, una società ancora fortemente ottusa che deve diversificare i suoi componenti per creare un distacco continuo.
E proprio sul finale del pilot vediamo Annie prendere in mano la situazione da donna capace e intelligente quale è, pronta a mettersi in gioco nel mondo in prima persona e senza paura, affrontando le sfide che la vita le pone di fronte cercando prima di tutto di valorizzare il proprio talento e chiedendo in cambio a chi le sta davanti altrettanta considerazione e impegno, senza pregiudizi.

Voto: 8

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