Game of Thrones – 8×06 Iron Throne 9


Game of Thrones – 8x06 Iron ThroneÈ finita. Qualsiasi cosa si pensi di quest’ultima stagione di Game of Thrones, è innegabile che a chiudersi è un’era televisiva, di quei momenti che vanno ad accostarsi alla fine di Breaking Bad, Lost, The Sopranos, Twin Peaks. A prescindere dal giudizio complessivo sulla qualità della serie, questo “Iron Throne” chiude un arco di dieci anni, lasciando dietro di sé un successo popolare di quelli che non si erano mai visti per un prodotto televisivo.
Basta una rapidissima ricerca su Google per scoprire che tra teorie, reaction, cover, costumi e quant’altro, nessun’altra serie televisiva era mai riuscita a creare intorno a sé una così crescente scalata al successo, una pervasività nella cultura popolare e spesso anche un’isteria collettiva al termine di alcuni episodi specifici. È riuscita a farlo, poi, in un genere, il fantasy, che almeno fino al grande successo del Signore degli Anelli non era mai stato preso sul serio, e che in televisione, anche per il costo ingente che esso richiede, non aveva nessun antecedente degno di nota. Ecco, dunque, che la portata storica di questa serie è incredibile; e di conseguenza, alcuni temi sociali – come la rappresentazione di genere o etnica – sono stati analizzati al microscopio, talvolta con esagerazioni anacronistiche e altre volte con l’apertura ad interessanti discussioni. D’altronde, nonostante sia una serie con zombie e draghi, Game of Thrones non ha mai nascosto di avere un’anima profondamente “realista” (e a confermarlo è il fatto che il nemico fantastico venga eliminato al terzo episodio, lasciando il finale alle guerre umane), con affascinanti analisi sul potere e le sue conseguenze. Questo aspetto, che per la prima parte dell’ottava stagione si era perso, è tornato a gran voce negli ultimi tre episodi, con tutte le deviazioni che il dover chiudere un arco narrativo così ampio e spesso confuso si porta dietro.
Game of Thrones – 8x06 Iron ThronePartiamo proprio da questo: chiudere una serie così grande avrebbe necessariamente richiesto il tradimento di molti dei propri punti di forza. Sarebbe stato impossibile non deludere più di qualcuno, soprattutto quando una beniamina del pubblico passava da eroe a villain. È innegabile che nel momento in cui la serie ha deciso di intraprendere questo percorso, orde di fan si sono ribellate, denunciando incoerenze e scandali. Prima o poi la serie avrebbe dovuto scegliere da che parte stare e dunque quella presunta libertà di appoggiare una famiglia piuttosto che un’altra sarebbe inevitabilmente venuta meno. Per capirci: si può discutere in eterno  su quale casa di Harry Potter preferire, perché ciascuna possiede le proprie peculiarità e sono lì per rimanere anche al termine delle storie di Voldemort (come il non proprio riuscito epilogo della saga è lì a ricordarci). Ma con Game of Thrones le cose sono diverse, perché inevitabilmente si sarebbe dovuto raggiungere un punto di rottura: una soluzione e dunque una preferenza la si doveva esprimere. Non dovrebbe dunque stupire che gli autori abbiano optato per la soluzione “Stark”, dal momento che sono stati quelli con cui il pubblico si è riconosciuto di più sin dall’inizio.
Il problema, però, è che nel frattempo gli autori si sono stufati e hanno cominciato a dedicarsi ad altro. Questo è diventato evidente già con la sesta e ancor di più con la settima stagione, dando vita a momenti a tratti imbarazzanti, se si prende in considerazione quanto il livello di scrittura si sia colpevolmente banalizzato (il primo campanello d’allarme è stato il trattamento riservato a Dorne). Anni di teorie, supposizioni, per poi ricevere indietro tante, troppe sciatterie. Nonostante le critiche, “The Long Night” era in sé un ottimo episodio, certo non all’altezza di “Hardhome” o “Battle of the Bastards”, ma non per questo meritevole dell’ondata di critiche che l’ha travolto. Lì la delusione era comprensibile, però: per alcuni, anzi per molti, Game of Thrones aveva spostato l’attenzione sul nemico mostruoso, una minaccia incombente sin dai primissimi minuti del pilot e dunque liberarsene così è sembrato troppo frettoloso. Di nuovo, una stagione in più, con gli Estranei vincitori in almeno una battaglia, e qualche morto di peso avrebbe quantomeno moderato questa sensazione di un grande nemico sconfitto con estrema facilità.
Game of Thrones – 8x06 Iron ThroneÈ invece difficile salvare, sul profilo di scrittura, “The Bells”.
Visivamente siamo ad un altissimo livello – Sapochnik è senza dubbio il miglior regista che Game of Thrones abbia avuto – ma purtroppo la scrittura è sciatta e poco controllata, più volta a creare il colpo di scena o il disgusto che a risultare davvero coerente con tutto quello che è successo prima. Questo “Iron Throne” è il canto del cigno di una serie che arriva alla sua conclusione affaticata e indebolita, ma che non per questo non è più in grado di trasmettere qualcosa di potente. Anche ignorando, per ora, la vexata quaestio riguardante il rapporto tra questo finale e quello originariamente previsto da George R.R. Martin (chissà se avremo mai modo di leggerlo), la distruzione del Trono di Spade è in effetti l’unico esito che poteva essere davvero accettabile. La scelta di aggirare “the wheel” invece di distruggerla completamente è un po’ l’esito facile, prevedibile ma forse necessario di questa serie. La conclusione, in sé, in questo funziona: i regni si riuniscono di nuovo, c’è una soluzione oligarchica che tutto sommato è coerente, il nord si ritrova indipendente (anche se è difficile capire perché agli altri regni stia bene, a quel punto, la defezione degli Stark), la ricostruzione può effettivamente cominciare. È un finale anticlimatico, certamente, ma forse necessario per la chiusura di un mondo così ampio e così diverso.
Game of Thrones – 8x06 Iron ThroneGame of Thrones, però, ancor più di una battaglia tra famiglie è sempre stato il palcoscenico per una grande vastità di personaggi, tutti a loro modo riusciti. Non meraviglia, dunque, che in molte (troppe) occasioni si sia parlato di tradimento delle loro caratterizzazioni, come se i personaggi appartenessero al pubblico e non allo scrittore (o agli scrittori) che ne determinano azioni e coerenze. È dunque necessario ritornare a Daenerys Targaryen e alla sua trasformazione in villain. Senza dubbio, la sua durezza e la sua tendenza alla tirannia erano lì per tutto il tempo ormai da svariate stagioni. I segnali c’erano tutti, e, se in passato queste azioni potevano essere giustificate attraverso un senso di giustizia sommaria, l’uccisione di migliaia di persone non può certo più giustificare questo suo senso di predestinazione. L’evoluzione di una ragazza destinata sin dall’infanzia ad un certo percorso (una monaca di Monza con i draghi) ha subito differenti variazioni per abbandonarsi infine ad una visione del tutto manichea del mondo. Testimone delle storture della società che l’ha costretta all’esilio, si è convinta che l’unico modo per ricostruire sia partendo dalle fondamenta, distruggendo tutto ciò che c’era in origine: ciò che agli occhi degli altri risulta una carneficina è per lei un male necessario, qualcosa di cui occuparsi prima di poter dare vita ad un sistema differente. Non torneremo su quanto questo cambiamento sia stato affrettato: è una frase che può applicarsi a lei più di ogni altro avvenimento della serie. Certo è che Daenerys rappresenta l’ultimo colpo di coda della generazione precedente e la sua uccisione da parte di Jon Snow è ciò che porta alla distruzione del trono di spade e di conseguenza alla fine di tutta questa gigantesca corsa al potere. Con la sua morte la Madre dei Draghi riesce a compiere ciò che si era prefissata, ovverosia la fine di quel sistema, anche se non avrà mai modo di vedere che cosa ne sarà di tutto questo.
Game of Thrones – 8x06 Iron ThroneJon Snow, dicevamo. Un personaggio sempre molto complesso, su cui si erano focalizzate le attenzioni di molti sia per i suoi nobili natali che per la risurrezione dai morti. Kit Harrington raramente è davvero riuscito a trasmettere la profondità che un personaggio di questo calibro avrebbe meritato, e la scrittura non lo ha certo aiutato. Allo stato attuale, buona parte del suo percorso resta (e resterà) avvolto nel dubbio: perché puntare così tanto sulla sua discendenza Targaryen quando poi la serie non l’abbraccia fino in fondo? Perché è stato riportato in vita dal Signore della Luce se poi ha davvero un ruolo insignificante nella Lunga Notte? Certo, dopo aver insistito ancora e ancora sulla sua fedeltà alla regina, finalmente si rende conto di che cosa la donna da lui amata sia diventata, ma è il senso generale a mancare, è quell’assenza di compiutezza della sua narrazione a lasciare un po’ con l’amaro in bocca. La conclusione della sua storia, nel freddo nord in cui lo abbiamo visto per così tanto tempo, ci riporta certo ad una sensazione familiare, ma non può che ribadire quanto molto di più avrebbe potuto e dovuto trasmettere.
Game of Thrones – 8x06 Iron ThroneVa certamente meglio agli altri Stark, soprattutto a Sansa, la nuova Regina del Nord. Il personaggio interpretato da Sophie Turner è senza ombra di dubbio quello più riuscito dell’intera saga: provate a tornare al pilot e a vedere chi fosse allora Sansa. La sua incoronazione è la realizzazione di un percorso di crescita straordinario. Come contraltare, la centralità di Arya nella serie, soprattutto quale punto di vista principale, non può certo venire a mancare. È stata lei a eliminare il Night King, si è imbarcata in un’impresa senza precedenti e la sua crescita è parallela a quella della sorella Sansa, sebbene in modi e forme assai diverse. E se quasi tutti avrebbero puntato su Arya assassina (Cersei o Daenerys), la sua conclusione è certo molto meno d’effetto di quanto ci si potesse attendere. La scelta di farla partire all’avventura, però, è l’unico esito possibile per questo personaggio, perché un ritorno alla familiarità di Winterfell sarebbe risultato davvero poco credibile. Infine, Bran come nuovo Re di Westeros è una scelta sorprendente ma allo stesso tempo facile: nessuno potrà davvero odiare questo esito, anche perché credo nessuno sperasse in questo finale. Un personaggio tutto sommato inutile nella guerra contro gli Estranei diventa l’emblema della rinascita di Westeros, proprio lui che ha dentro di sé la memoria storica di tutti gli avvenimenti, un uomo (se ancora uomo possiamo definirlo) che è completamente distaccato dalla sete di denaro e di potere.
Game of Thrones – 8x06 Iron ThroneIl vero vincitore, però, è Tyrion Lannister, che dopo un lungo percorso costellato di fallimenti e insuccessi diventa la star indiscussa di questo episodio finale. La grande mente oscurata da una fedeltà sbagliata ritorna finalmente ad essere il fulcro morale dello show, con quella sua spiegazione sulla centralità e la bellezza di una buona storia, che è tutto sommato la vera ragione per cui abbiamo seguito questo show per così tanto tempo. Non possiamo essere sicuri che questo sia vero a riguardo di Bran (anche Arya, Sansa e Jon hanno una storia da raccontare), ma funziona a dovere come atto conclusivo di una serie che per molti anni si era contraddistinta per i suoi dialoghi e i suoi confronti tra personaggi. Tyrion Lannister ritorna a fare quel che gli è più congeniale, ossia consigliare, e Peter Dinklage ipoteca un altro Emmy.
La conclusione di questa stagione è la conclusione di un percorso iniziato il 17 aprile 2011, sotto una stella molto diversa. All’epoca c’erano i libri di Martin a sostenere la scrittura, ma quando il materiale originale è venuto a mancare, la serie ha dovuto trovare delle soluzioni, spesso troppo affrettate, per portare il tutto a una conclusione in tempi ragionevoli. Non capita spesso di dirlo, ma Game of Thrones avrebbe avuto bisogno di più tempo per sviluppare l’enormità di trame e sottotrame, soprattutto considerando che per sei stagioni il ritmo era stato molto più calmo di quello che ha travolto queste ultime due. Alcune scelte sono state davvero sfortunate e i dialoghi in generale ne hanno risentito.
Però Game of Thrones è anche la serie che ci ha dato “Hardhome”, “The Rains of Castamere”, “Blackwater”, “The Winds of Winter”, solo per citarne alcuni. Ci sono innumerevoli serie scritte meglio di questa, molte comedy più brillanti e drama capaci di scendere nel profondo dell’animo umano. Eppure, nessuna di quelle serie è stata in grado di creare immagini visivamente potenti come Game of Thrones, di stravolgere l’immaginario collettivo come Game of Thrones, di ridefinire un genere come Game of Thrones. I problemi di queste ultime annate non possono e non devono oscurare una moltitudine di episodi straordinari che rappresenteranno davvero a lungo un unicum nel mondo quantomeno televisivo. Qualcosa del geenere non tornerà in televisione molto presto.

Voto 8×06: 6/7
Voto Stagione 8: 5
Voto Serie: 8

 

Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.


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9 commenti su “Game of Thrones – 8×06 Iron Throne

  • biboprof

    Un commento perfetto, bravo. Al netto della enorme delusione. Perchè idee buone ce ne erano anche in questo episodio. Buttato via dalla fretta di chiudere tutto in 15 minuti per poi fare seguire un’ora di addii, condita da due devastanti scenette da commedia. Tanti errori di scrittura imperdonabili per professionisti di questo calibro. Su tutti la totale inutilità del personaggio di Jon Snow in quest’ultima stagione. Alla fine è “solo” un show televisivo, certo. Ma ci meritavamo qualcosa di più….

     
  • Michele

    Hai ragione, Mario, si è chiusa un’epoca, un pò come quando era finito Lost.

    Io sono d’accordo che la puntata di stata deludente e anche la stagione. Capisco le difficoltà a trattare organicamente tutto il martial messo sul piatto, ma sono convinto che certe volte “less is more”. Se non c’era tempo di spiegare o risolvere tutte le sottotrame, meglio lasciarle aperte che chiuderle frettolosamente. Sarebbe stato meglio concentrarsi su poche trame, ma fatte bene.

    Per esempio, non far morire tutti i White Walkers tutti insieme e lasciare una lunga guerriglia strisciante a nord. Su Danaerys e Jon, si poteva ridurre la quantità di melassa e buoni sentimenti. Quando Dany scopre che Jon è in realtà l’erede al trono poteva proporgli un compromesso e se lui Jon lo accettava, ucciderlo. È lo stesso Jon, ha stufato a essere sempre quello che è fuori posto in campo di battaglia. Questi sono sentimenti da ventunesimo secolo. A quell’epoca è più credibile che un guerriero combattesse, senza stare a farsi troppe pipe sentimentali. E sì, i soldati che vincono di solito rubano e fanno violenza, è più o meno parte del patto per cui i soldati combattono.
    E che dire dei draghi? Prima invincibili, poi vincibili con le frecce delle navi e una settimana dopo invincibili di nuovo. Meglio tenere una versione è aderire a quella: possono volare e sputare fuoco, ma non in quantità infinite, perché devono ricaricarsi tipo mangiando. Per cui ti danno un vantaggio, ma da soli non vincono la guerra.
    Insomma, si poteva decidere di trattare meno cose, ma rimanere fedeli e credibili a quelle che tratti.

     
  • Boba Fett

    Eravamo stati avvisati che avremmo assistito ad un evento “divisivo” e per certi versi folle. Essere fenomeni comporta gioie ma anche dolori, però non vi nascondo che questo finale non mi è dispiaciuto affatto. Forse perché più che una fine sembra un nuovo inizio votato all’ottimismo con i giovani Stark tutti al potere: papà/zio Ned e mamma/zia Catelyn ne sarebbero fieri! Forse perché è un epilogo che non ci toglie la libertà di continuare a sviluppare e modellare questa saga come meglio preferiamo in attesa che Martin dica la sua.
    Sulla stagione devo ammettere che, tranne per A Knight of the Seven Kingdoms, sicuramente il più riuscito, nessun episodio mi ha fatto rizzare i peli delle braccia, come spesso accadeva in passato, per poi apprezzarli solo rivedendoli, senza più le tossine delle aspettative, eccezione fatta per l’episodio 4 che secondo me resta il peggiore in assoluto non solo della stagione, ma di tutta la serie.

     
  • Dario

    Per nulla deluso, alla fine se i migliori episodi della serie sono fondamentalmente associati a battaglie, ci siamo anche dati una risposta sul tipo di prodotto che abbiamo assistito. Rimane uno spettacolo che mi ha intrattenuto anche nelle stagioni dove si aspettava la nona puntata per vedere smuovere le acque e dove prevale l’elemento cinematografico rispetto a quello televisivo più vicino agli Avengers che a un Lost. La HBO ha fatto benissimo a dare un taglio alla storia e non aspettare i comodi di Martin a cui vanno date tutte le colpe se GOT non sarà il miglior fantasy della storia.

     
  • Writer

    La stagione è stata molto poco felice (anche se magnifica nella messa in scena di svariati episodi) e l’episodio conclusivo quasi disastroso, però voglio ricordare GOT come una fiction che ha offerto alcune pagine mirabili di televisione, pagine che rimarranno impresse nell’immaginario collettivo. Una fiction che ha appassionato, che ha irritato, che ha diviso i fan, che li ha fatti discutere e confrontarsi. Non ricordo nulla di simile dai tempi di Breaking Bad e di Lost. Mi auguro solo che la chiusura di un’era non significhi rifugiarsi in spazi di nicchia, magari meravigliosamente realizzati e attenti all’attuale complessità, ma incapaci di parlare alla mente e al cuore di moltitudini trasversali.
    Got è stata innanzitutto una grandiosa esperienza di fruizione collettiva: piena certamente di imperfezioni, passaggi sbrigativi e, a volte, stereotipati, ma, come scrive Sassi nella sua recensione, “in grado di creare immagini visivamente potenti”. Ed emozionanti, aggiungo, per almeno 6 anni di fila.

     
  • Genio in bottiglia

    Un’ultima puntata sui livelli dell’ultima di Dexter. Ma lí avevamo avuto tante stagioni per prepararci. Qui un paio, 13 episodi fatti di ruzzolamenti, calci alla logica, scritture all F4-F5. Tyrion deve avere un ultimo momento con i fratelli e li trova a colpo secco tra le macierie, persino in buone condizioni, tutto sommato. Dany, dopo un avvio che, per estetica ha ricordato certe adunate naziste (tanto per non farci dubitare del fatto che è pazza adesso), decide che se ne vuole stare un po’ da sola. Quando arriva Jon vaneggia un po’ con lui perché il poverino non é proprio un fulmine di guerra. Dov’era la sua schiera, quando Jon Snow le pianta un coltello in pancia? E, a questo punto, quando si pensa che lo strazio possa finire, viene il peggio. Tutti i Dothraki e gli Unsullied, che immagino non siano stati contenti della morte della loro Regina, non fanno niente, non uccidono nessuno. Il dragofa armi e bagagli e se ne va via, ma Bran lo troverà (e poi?). Amabilmente, i signori di Westeros, si incontrano e decidono di eleggere Bran, spuntato dal nulla, persino sparito durante la serie, oltretutto uno Stark a reggere quella che ora é l’unione di sei regni, senza quello dove regnavano gli Stark. Per me questa puntata, a dispetto della regia, è da 0.

     
  • Artax

    Recensione azzeccatissima, mi trovo d’accordo con te su tutto.
    Era impossibile che il finale di una serie di questo tipo, una volta deciso di fare le ultime 2 stagioni con soli 13 episodi, non avesse trovato delle difficoltà di sceneggiatura. Il cambio di ritmo rispetto alle prime stagioni è troppo repentino, puntando molto di più sugli ottimi effetti visivi, battaglie e maestosità delle messe in scena a un livello mai visto prima nel mondo seriale.
    Siamo tutti d’accordo che sia un finale di serie debole in alcuni punti, ma non mi accodo allo sport preferito in questi giorni in cui si spala merda sugli autori, si chiede vendetta per il propro personaggio preferito “trattato” male, e si firmano petizioni online per un finale diverso.
    La potenza mediatica che ha avuto GoT è stata inegugliabile, ha detto bene chi la compara in particolare a Lost come serie che ha fatto la storia della serialità. Mi mancherà e spero che Martin ci dia la possibilità di riviverla con gli ultimi tomi previsti..
    Non la metto nel mio podio all time per le ultime due stagioni frettolose e anche perchè li ci sono 3 mostri sacri per me (Braking Bad Lost e Soprano).
    E’ stato un bel viaggio, grazie GoT.

     
  • Setteditroppo

    Mi mancherà la sigla di GOT! Mi faceva uscire dalla realtà come un bambino! Aah avidi Stark pigliatutto! Chissà se gli scommettitori ciànno preso! A parte gli scherzi, non facendo il sociologo o lo scienziato della comunicazione, me ne frega relativamente di ciò che ha rappresentato GOT in questi anni. Guardo una storia che negli ultimi due anni è stata progressivamente e inesorabilmente maltrattata fino a divenire superficiale e frettolosa: andate con la memoria in questa puntata alla scena messa su per consentire a Peter Dinklage di monologare in vista di futuri premi…che povertà di messa in scena! che sciatteria!…e le bottigliette d’acqua lasciate lì ai piedi degli attori ne sono una divertente prova. No, dobbiamo dircelo, la spettacolarità visiva si dimentica presto, ciò che resta è il racconto e i suoi personaggi. Ed è maledettamente importante come si arriva al finale. E quei due hanno fatto un disastro. Per me sono imperdonabili. Hanno dimostrato di essere bravini con i toni leggeri, con la commedia, ma in quanto al resto…in questa stagione cosa è stato veramente, totalmente (azzarderei oggettivamente) emozionante, a parte l’estasi visiva di alcuni momenti? Viene in mente la scena di Jaime che nomina cavaliere Brienne, superiore per intensità emotiva persino alle morti di fondamentali personaggi, ed è tutto dire! No, io sono molto deluso. Se sò di avere poche puntate per concludere una storia così grande, faccio in modo di costruire un finale adatto alla brevità del tempo che ho a disposizione e non un finale pensato per un tempo più lungo e che appare quindi tagliato con l’accetta. E il climax cerco di crearlo perché non è affatto vero che debba essere anticlimatico per via dell’ampiezza e della diversità del mondo raccontato: mi sembra che qui la recensione pecchi di giustificazionismo eh;). Sono molto deluso perché era la serie nella quale l’imprevedibilità e il senso di meraviglia con cui prima procedeva il racconto, il plot, la trama, l’intreccio – come lo vogliamo chiamare – era dannatamente fondamentale nel mio personale godimento. Qui anche il prevedibile è stato costruito male. Certo è una serie tv, figuriamoci, e poi ne verranno altre pescate dallo stesso mondo di GOT. Consolante? Meh!…

     
  • Selene

    Io credo che questa puntata a livello narrativo funzioni, sicuramenete meglio e più delle precedente. Jon diventa definitivamente l’eroe sacrificando se stesso (il suo amore) per il bene collettivo e torna al punto di partenza, eroe tragico, in esilio, ma forse più a suo agio tra i bruti (non dimentichiamo il suo primo amore…) che tra i “suoi simili”. Un finale che non può chiaramente mettere d’accordo tutti, un po’ come tutti i finale delle grandi serie (Lost docet), ma secondo il mio punto di vista la puntata finale ha dato una conclusione logica e coerente .
    Mi mancherà…