Euphoria – 1×01 Pilot


Euphoria – 1x01 PilotIl pubblico delle serie sta cambiando mese dopo mese, non solo per quanto riguarda l’intero bacino spettatoriale, ma anche per i target delle singole emittenti. Si tratta di audience sempre più mobili, intrecciate e trasversali, che costringono i canali a sperimentare su generi a cui non sono abituati: Euphoria è proprio l’esempio perfetto di questo discorso.

Gli adolescenti statunitensi guardano soprattutto determinati canali e piattaforme di streaming, tra cui figurano Netflix (ovviamente) e The CW (rete free-to-air che negli anni ha costruito la propria identità quasi interamente puntando su un pubblico giovane). Visto il successo planetario di alcune serie e in particolare la risposta dei target più giovani, anche i canali che non hanno negli adolescenti e post-adolescenti il proprio target privilegiato stanno iniziando a chiedersi come fare per catturare la loro attenzione.
Il caso di HBO è sicuramente peculiare e, a guardar bene, il processo che ha portato alla realizzazione di Euphoria sembra anche molto semplice da interpretare. Dopo essere stata per anni la rete della televisione di qualità, quella in cui pagando una (salata) sottoscrizione si potevano gustare contenuti esclusivi di derivazione letteraria e cinematografica e (anche per questo) dedicati soprattutto a un pubblico benestante, adulto e mediamente istruito (The Wire, The Sopranos), HBO ha stracciato qualsiasi record con Game of Thrones, ampliando a dismisura la propria audience di riferimento, fino a ottenere impressionati risultati tra i giovani.
Euphoria arriva quindi al momento giusto, presentandosi come il primo drama HBO intenzionato a parlare in maniera privilegiata a un pubblico teen, approfittando dell’enorme espansione del target della rete generata dalla popolarità della serie tratta dai libri di George R.R. Martin.

Euphoria – 1x01 PilotAl centro della serie c’è Rue, una ragazza adolescente e orfana di padre, a cui negli anni è stato diagnosticato un disturbo bipolare. È intelligente, bella, ribelle, con una sorella minore che vorrebbe imitarla in tutto e una madre comprensibilmente preoccupata per le conseguenze dei suoi eccessi. Perché Rue soffre d’ansia, è al centro di un vortice di insicurezze dal quale vorrebbe solo fuggire e per evadere assume un alto quantitativo di droghe e sostanze stupefacenti. Per quanto Rue sia una ragazza emancipata e indipendente, amante della trasgressione e dell’evasione, nel suo intimo l’uso e abuso di droghe significa soprattutto l’interruzione momentanea di un dolore costante, figlio sia di un perenne senso di inadeguatezza sia di stati d’ansia improvvisi che la rendono impotente e la fanno sentire ogni volta in pericolo di vita.
Per anni abbiamo detto che questo genere di storie parlano ai millennial, solo che oggi (chi prima, chi dopo) ci accorgiamo che questa generazione è cresciuta, è diventata “adulta” e di conseguenza le serie che la ritraggono non raccontano più le storie come quella di Euphoria ma sono show come Ramy, Love e Broad City.
Benvenuti nella generazione Z, dunque, dove ci sono soprattutto i nati nel Nuovo Millennio, che naturalmente condividono con le generazioni precedenti alcune caratteristiche che hanno a che fare specificamente con l’anagrafe (alcuni problemi che si hanno a sedici anni sono sempre gli stessi) ma che allo stesso tempo si fanno portatori di una nuova vitalità, caratteristiche proprie e contraddizioni strettamente legate all’essere giovani in questi anni. Loro sono il futuro, che come tale è sempre incerto, problematico, pieno di potenzialità, speranze, falsi miti e paure.

Euphoria – 1x01 PilotAlla base del progetto Euphoria c’è una serie israeliana che HBO ha deciso di riscrivere adattandola al contesto contemporaneo e ai giovani statunitensi. Lo sviluppo dello show è stato affidato al talentuoso regista e sceneggiatore Sam Levinson, che l’anno scorso si è fatto notare con l’ottimo Assassination Nation, lungometraggio che fonde Spring Breakers e The Purge rielaborando il tutto in chiave femminista; l’eredità del film si sente in maniera consistente già nel pilot di Euphoria, sia per quanto riguarda l’aspetto stilistico, sia per quanto concerne il modo in cui l’adolescenza viene ritratta.
A questo proposito, una delle caratteristiche più interessanti di questo primo episodio (e, crediamo, dell’intera serie) è il modo in cui è narrato: assistiamo infatti a un narratore (anzi, una narratrice) interno che ci prende per mano e ci racconta la sua storia. È proprio Rue a raccontarsi, sin dal momento della sua nascita, descrivendo nei particolari cosa ha significato l’essere riconosciuta come bipolare, cosa significa avere attacchi d’ansia e rappresentando tutte quelle ricorrenti situazioni dell’adolescenza da un punto di vista totalmente interno.
Questo rende la serie ancora più interessante, perché da una parte è molto più facile empatizzare con la protagonista grazie al voice over che fa da mediatore, dall’altra però è la stessa protagonista che, in quanto istanza narrante, dichiara l’inaffidabilità del proprio racconto, soprattutto per quanto riguarda il ritratto di se stessa. Sam Levinson è molto preciso in questo caso nel sottolineare la varietà di traiettorie narrative possibili per ogni situazione, mettendo così in evidenza tanto le bugie che puntualmente gli adolescenti raccontano ai genitori e in generale alle figure che rappresentano l’autorità, quanto le possibilità narrative della serie a partire da una narratrice la cui affidabilità è sempre molto debole.

Euphoria – 1x01 PilotLa protagonista della serie, Rue, è interpretata da Zendaya, giovane diva affermatasi nel mondo Disney e arrivata nelle produzioni importanti grazie al ruolo in Spider-Man: Homecoming. A giudicare dal primo episodio la sua corporeità e la sua recitazione sono perfette per questa storia e si presentano già come gli elementi cardine di un ritratto della generazione Z molto efficace.
Un discorso a parte va fatto per la voce dell’attrice, perché in questo caso si tratta di un elemento essenziale della serie, che in alcuni casi è anche scollato dal personaggio. Il voice over della protagonista, infatti, non funge solo da narratore interno che racconta le vicende del suo personaggio, ma fa anche da voce narrante della serie stessa, planando da un personaggio all’altro e mettendone in evidenza le caratteristiche principali.
Non solo, la serie utilizza la voce di Zendaya per sospendere la narrazione e dedicarsi alla riflessione sulle questioni che emergono delle situazioni tipiche degli adolescenti contemporanei: si va dalla salute mentale al consenso nei rapporti di coppia, alla nudità come elemento ricorrente tra i giovani al ruolo del porno nei rapporti sessuali, alla percezione e la discriminazione dei corpi grassi e alla ridefinizione del concetto di trasgressione.

A giudicare da questo primo episodio Euphoria potrebbe essere una delle serie più interessanti del 2019, soprattutto se proseguirà nell’alternanza tra il racconto della protagonista e il ritratto dalla sua generazione. L’inizio è molto promettente e se la serie creata da Sam Levinson manterrà il coraggio di non sedersi sul classico stereotipo dell’adolescente ribelle, bella, tossica e intelligente (il rischio è dietro l’angolo), potremmo assistere a un ottimo prodotto.

Voto: 8

 

Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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