Le 30 migliori serie del 2019: posizioni 30-21


Le 30 migliori serie del 2019: posizioni 30-21Come da tradizione che ormai dura da 9 anni, subito dopo i Seriangolo Awards (QUI i vostri vincitori) la redazione si riunisce virtualmente per decretare quali siano state le 30 serie migliori dell’anno che sta per concludersi.

Trovate quindi di seguito la prima parte, relativa alle posizioni 30-21, a cui seguiranno nei prossimi giorni le parti 20-11 e la Top 10.

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Vi ricordiamo che la classifica prende in considerazione le serie andate in onda dal 23 dicembre 2018 e concluse entro e non oltre il 21 dicembre 2019 senza distinzioni di genere e rappresenta un compromesso calcolato in base alle Top 50 di ciascuno dei nostri 23 redattori.

Sono molte, inevitabilmente, le serie che non sono entrate in classifica, soprattutto considerando che siamo partiti da un gruppo di circa 150 show; quelle che non ce l’hanno fatta per poco e sono rimaste fuori dalla Top 30 sono: What We Do in the Shadows, The Dragon Prince, Sorry for your loss, The Marvelous Mrs. Maisel, Stranger Things, Black Earth Rising, Dickinson, Peaky Blinders, Dark.

Reso il giusto omaggio a questi show, partiamo subito con le ultime dieci posizioni, dalla 30 alla 21!

30. Big Mouth (Netflix)

Le 30 migliori serie del 2019: posizioni 30-21

Ad aprire la nostra Top 30 di quest’anno troviamo la terza stagione di Big Mouth, l’esilarante serie animata di Netflix sulle gioie e i dolori della pubertà creata da Nick Kroll, Andrew Goldberg, Mark Levin e Jennifer Flackett. Dopo una seconda annata in lieve calo rispetto all’esordio, nel 2019 lo show torna a brillare, forte di un approccio ancora più sperimentale e di un ampliamento delle tematiche messe in campo, naturale conseguenza del lento ma deciso avanzare della crescita dei suoi protagonisti. Le sequenze musicali (culminanti con la messa in scena di “Disclosure”), l’episodio bio-pic dedicato a Duke Ellington e il finale supereroistico rappresentano senza dubbio i picchi creativi di una stagione che ha saputo intrecciare nel racconto argomenti come l’identità di genere, l’orientamento sessuale, la mascolinità tossica e il piacere femminile, confermandosi ancora una volta come uno dei più divertenti e al tempo stesso puntuali racconti di formazione attualmente in circolazione sul piccolo schermo (e non solo).

Simona Maniello

29. Pose (FX)

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Dopo una prima stagione che con gioia e vitalità ha offerto una doverosa e massiccia rappresentazione delle persone trans in televisione, che mancava in campo mainstream, Pose presenta una seconda stagione capace di non calare di un centimetro a livello di intensità, pathos e coerenza narrativa, lavorando ancora più in profondità sul melodramma familiare e sulla costruzione dei suoi protagonisti.
Si sente in particolare la mano dell’autrice Janet Mock, donna nera e trans che ha messo sul piatto il proprio vissuto e il proprio fondamentale punto di vista sul mondo e che insieme a Ryan Murphy ha confezionato un’annata che è riuscita a portare avanti alla perfezione le storyline della stagione d’esordio e al contempo a intensificare la propria anima militante, così da porsi come uno dei punti di riferimento principali per quanto riguarda l’utilizzo della serialità televisiva come strumento politico, oltre che come forma di intrattenimento popolare. Se c’è una serie per cui si possono spendere aggettivi come “importante” e “necessaria”, questa è Pose, un prodotto unico che senza mai smettere di far sorridere e piangere gli spettatori riesce anche a offrire al loro sguardo nuovi orizzonti.

Attilio Palmieri

28. Mindhunter (Netflix)

Le 30 migliori serie del 2019: posizioni 30-21A due anni di distanza dalla prima stagione, Mindhunter torna su Netflix confermandosi un prodotto di qualità, soprattutto per quanto riguarda l’impianto dialogico e la cura nella caratterizzazione dei personaggi. Tuttavia, rispetto alla scorsa annata, questa stagione presenta una costruzione narrativa leggermente meno solida, con tre filoni tematici che non sempre riescono ad amalgamarsi in una fluida esposizione.
Il tentativo di costruire una modalità narrativa in grado di dare spazio all’analisi psicologica dei tre protagonisti, creando a più riprese un rimando tra dilemmi personali e angosce professionali, si scontra con la volontà di dedicare gran parte della stagione all’indagine sul serial killer di bambini afroamericani di Atlanta, il primo grande caso in cui viene testata la validità della neonata unità di scienze comportamentali. La sezione procedurale, dedicata all’indagine sul campo, è sbilanciata anche rispetto alla parte relativa alle interviste ai serial killer – momento di punta della prima stagione –, che vengono relegate in un angolo della narrazione, nonostante la ‘comparsata’ di Charles Manson.
Ciò nonostante, Mindhunter nella sua seconda stagione conserva intatto il suo fascino, grazie a un cast d’eccezione e a una scrittura capace di andare oltre la tematica narrata, usando spesso gli stilemi del crime come medium d’indagine del genere umano.

Francesca Gennuso

27. Ramy (Hulu)

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L’evoluzione della rappresentazione televisiva significa anche un mutamento epocale nell’autobiografismo e la prima stagione di Ramy segna una tappa importante su una strada già tracciata da serie come Master of None o Fleabag: comedy autobiografiche nel solco alleniano che si distaccano dal ritratto del mondo del maschio bianco borghese eterosessuale per esplorare nuove esperienze e nuove visioni del mondo. Nello specifico qui parliamo di quella di Ramy Youssef, stand up comedian americano di origini egiziane che, nei dieci episodi di questa serie Hulu da lui scritta, interpretata e spesso anche diretta, ci trasporta nel mondo di un trentenne musulmano cresciuto a metà tra due culture, che è a tutti gli effetti statunitense ma erede di tradizioni che molto spesso non comprende fino in fondo, ma dell’importanza delle quali è profondamente consapevole. Come trovare la propria identità quando si è sospesi tra due culture e soprattutto, cosa vuol dire vivere il mondo da una posizione così peculiare? Youssef non si accontenta neppure del proprio personale punto di vista, allargando alla madre e alla sorella e quindi a un’analisi ulteriormente complessa, che sa divertire senza prendere nessuna facile scorciatoia e non ci dà nessuna risposta, anzi ci accompagna nel viaggio del protagonista alla ricerca delle proprie, uniche e personalissime domande.

Eugenia Fattori

26. Better Things (FX)

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Entra nelle migliori 30 serie secondo la Redazione di Seriangolo quella che fino ad ora è la miglior stagione di Better Things, ossia la terza. Non è stata un’impresa facile, soprattutto per la decisione di mettere in crisi sin da subito il perno della serie, Sam: ma Pamela Adlon, che Sam la interpreta ma soprattutto la scrive e la dirige, ci è riuscita, portando il suo personaggio verso una nuova conoscenza di sé e del cambiamento dovuto alla sua età. Non c’è solo lei, ovviamente: la madre, le figlie, il fratello, il fantasma del padre, sono tutte presenze scritte in modo eccezionale, sia in maniera autonoma che in relazione a lei. Eppure alla fine sentiamo che il centro di tutto è Sam, il suo distacco dalla figura paterna e, in maniera simbolica, anche il distacco di Adlon dal suo mentore Louis C.K., con cui ha iniziato questa avventura e da cui ha preso le distanze a seguito degli scandali che lo hanno colpito; ma il celebre comedian è stato soprattutto un maestro del passato che, ora possiamo dirlo, è stato ampiamente superato dalla sua studentessa. Pamela Adlon con questa stagione ha dimostrato senza ombra di dubbio di essere una tra le voci più importanti di questa epoca televisiva.

Federica Barbera

25. Tuca & Bertie (Netflix)

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Dopo il lavoro come animatrice su BoJack Horseman, Lisa Hannawalt ha portato avanti (e molto oltre) le sue sperimentazioni visive con la folgorante prima annata di Tuca & Bertie. Ispirata a BoJack per quanto riguarda alcune tecniche di storytelling e a Broad City per la centralità indiscussa dell’amicizia tra le due protagoniste, la nuova serie Netflix è riuscita a costruirsi un’identità ben riconoscibile, forte di un lavoro sui personaggi che viene legato a doppio filo con le tematiche importantissime trattate in questi 10 episodi. Problemi attuali e rilevanti come le molestie sul posto di lavoro si intrecciano con la costruzione di Tuca e Bertie, la cui evoluzione rimane il centro indiscusso del racconto e mostra un attenzione e un affetto verso i propri personaggi, difficili da trovare altrove in televisione. Di certo aiuta il fatto che la storia venga raccontata con lo stile d’animazione più bello e creativo visto quest’anno, sfruttando il più innocuo spunto narrativo per mettere in scena dei segmenti folli e surreali che vanno spesso a sfociare nello psichedelico. L’assenza di compromessi che ha caratterizzato questa prima stagione è anche quella che ha portato alla sua ingiusta cancellazione, ma il talento dimostrato da Lisa Hannawalt rimane una delle più belle scoperte del 2019.

Pietro Franchi

24. Undone (Amazon Prime Video)

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La nuova serie animata realizzata da Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy non poteva di certo mancare nella nostra Top 30. La prima stagione di Undone riesce a creare un connubio riuscitissimo fra l’introspezione drammatica e sottile della psiche della propria protagonista (interpretata da una valida Rosa Salazar) e la resa estetica che una tecnica d’animazione particolare come il rotoscope è in grado di mettere in scena, realizzando così uno show peculiare ed ipnotico che stupisce, confonde e ammalia proprio per le domande e i dubbi irrisolti che ci lascia.
Il rapporto che Alma ha con il padre, interpretato da Bob Odenkirk, si rivelerà dunque la chiave per aprirci alla scoperta di un universo libero dalle regole e dai limiti imposti dallo spazio e dal tempo; un universo che, inoltre, riesce ad illustrare le caratteristiche dei disturbi mentali in un modo sottile e molto vicino agli occhi e alle sensazioni di chi ne soffre, trascinando così Alma (e noi spettatori con lei) in un vortice di sensazioni e di misteri sempre nuovi. Undone, dunque, si rivela una vera e propria esperienza visiva ed emotiva e, per questi e tanti altri motivi, si staglia come una delle novità più interessanti di questo 2019 televisivo.

Denise Ursita

23. Gentleman Jack (HBO)

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Una storia come quella di Ann Lister non si era mai vista in tv, né tantomeno sembrava possibile nella vita reale: una donna, unapologetically lesbica e genderqueer, che gestisce da sola un’attività imprenditoriale nell’Inghilterra dell’800 e riesce persino a sposare la sua compagna. Incredibile, vero? Eppure non è fantascienza, ma il racconto bellissimo e sofisticato di avvenimenti storici fino a non molti anni fa totalmente dimenticati. La sempre bravissima Sally Wainwright fa un lavoro eccezionale nel costruire la personalità di questa antieroina, interpretata a sua volta da un’altrettanto eccezionale Suranne Jones. Forse ancora più interessante è, però, il racconto del mondo che la circonda, all’intersezione tra sessismo e capitalismo: tutte le difficoltà e i lati oscuri della voglia di emergere in un club per soli uomini e di progettare e vivere una vita “normale” quando si è “diversi” sono dipinte con delicata incisività, così come gli aspetti più intimi della relazione tra Ann e le sue donne. Gentleman Jack, insomma, è l’espressione massima di quello che comunemente ci piace definire “un gioiellino”: un period drama elegante ma non stantio, capace di riflettere sul passato ed il presente con grandissima lucidità e raffinatezza.

Francesca Anelli

22. One Day at a Time (Netflix)

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In un’era televisiva in cui il genere telefilmico non indica più tout court la qualità di uno show, rimanere incantati di fronte ad una sitcom non smette ancora di sorprendere. È quello che succede con la terza stagione di One Day at the Time, situation comedy di Netflix che racconta la storia di una familia cubana a Los Angeles, ma in realtà parla di tutti noi. Nonostante sia nato nel gennaio 2017 come reboot dell’omonima serie tv degli anni ’70, lo show continua a mantenere la sua forza dopo tre anni parlando di ciò che è di più stretta attualità, partendo dal tema delle molestie, parlando poi di razzismo, depressione, dipendenze, realizzazione personale, senza mai dimenticarsi di mostrare dinamiche familiari complesse in modo che chiunque le possa comprendere – e capire magari che la propria esistenza da bianc* occidentale etero e cisgender non è poi così diversa da quella di un* immigrat* veteran* latinx, affett* da depressione e ansia. Questa terza stagione ha inanellato una serie di ottimi episodi fortemente tematici  – il secondo, il nono – che ci mostrano varie issues senza la presunzione di dirci cosa pensare al riguardo. Per questi motivi lo show entra nella nostra classifica, nonostante sia stato cancellato da Netflix, situazione che gli ha dato la possibilità di approdare su Pop, canale cable di CBS, che lo ospiterà per la quarta stagione nel 2020.

Davide Canti

21. Glow (Netflix)

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Presenza ormai fissa nella nostra classifica, anche quest’anno GLOW non ha deluso le nostre aspettative, sebbene con una stagione, la terza, non priva di qualche sbavatura. Il set di Las Vegas fa da cornice al claustrofobico viaggio delle protagoniste alla ricerca della propria identità oltre i personaggi che interpretano e i costumi che indossano nel loro show. Rispetto al lavoro corale delle precedenti annate, questa stagione soffre forse troppo la decisione di dare una storyline a quasi tutte le sue protagoniste, ma conserva la brillantissima scrittura e la capacità di lavorare su tutte le sfaccettature dei suoi personaggi, toccando tematiche che dagli anni ’80 ad oggi si confermano ancora troppo attuali, dal concetto di razza alla sessualità, fino a tutti gli stereotipi e maschere cui le protagoniste sono costrette per trovare un loro posto nel mondo. Impreziosito da due guest star di eccezione come Kevin Cahoon e Geena Davis, e trainato da Alison Brie e Betty Gilplin, sempre troppo poco considerate dai premi che contano, GLOW ha confermato ancora una volta il proprio smalto in vista della sua prossima e purtroppo conclusiva stagione.

Diego Scerrati

A domani con la seconda parte della classifica di Redazione delle migliori serie del 2019, con le posizioni dalla 20 alla 11!

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