
In realtà, a giudicare almeno da questo pilot, la serie non viene affatto schiacciata dalle proprie aspettative, grazie ad una serie di scelte autoriali e registiche piuttosto efficaci. Essere etichettati come “l’erede di…” è sempre una sfida a cui nessuna serie è mai riuscita davvero a uscirne integra (si pensi alle decine di eredi di Lost), perché gravate da un senso di eredità insopportabile e obiettivamente inesistente. The Witcher, poi, è una creatura molto particolare: nata come una saga letteraria di discreto successo, ha ricevuto una grande spinta dal fenomeno rappresentato dalla saga videoludica, in particolare con il terzo capitolo, uscito solo nel 2015. Come se non bastasse, però, la serie di videogiochi si era più volte beccata le reprimende di Andrzej Sapkowski, il creatore di queste avventure, il quale non aveva gradito alcune scelte autoriali da parte della CD Projekt Red, né aveva abbracciato fino in fondo l’estetica generale. La serie, tuttavia, si ispira direttamente ai romanzi, e dunque ha il difficile compito di seguire la carta cercando di far dimenticare i volti e le ambientazioni del videogioco, ma al contempo senza alienarsi lo zoccolo duro dei fan di quest’ultimo.
Il “Witcher” da cui il titolo è, appunto, Geralt di Rivia (Henry Cavill), il quale viaggia per il mondo – come i suoi pochi compari superstiti – in cerca di mostri da uccidere ad un prezzo decente. Questa gilda a cui appartiene è formata di soli Witcher, riconoscibili dai loro abiti e dai loro occhi, mutanti frutto di esperimenti subiti in tenera età. Il destino di Geralt si intreccia rapidamente con quello di Ciri, ovvero la Principessa Cirilla (Freya Allan), in fuga dal proprio castello dopo un evento traumatico, e Yennefer (Anya Chalotra), una giovane deforme che presenta però spiccate capacità magiche. Lauren Schmidt Hissrich, già autrice e produttrice di Daredevil e The Umbrella Academy tra gli altri, è la penna principale di questo show, che si svilupperà in otto episodi già rilasciati da Netflix.

Al netto di questo importante handicap, però, il pilot ha dalla sua due grandi pregi, ovverosia un ritmo agile e interessante ed Henry Cavill. Partendo da quest’ultimo, chi avesse visto la prima foto di scena ricorderà la sensazione di sbigottimento nel trovarsi Superman con una terribile parrucca bianca. Su internet gli sberleffi non si erano fatti attendere, ma erano molti tra i fan della serie a essere assai poco convinti. Farà piacere sapere che Cavill sembra invece perfettamente in parte: cupo, poco comunicativo ma comunque sempre pronto al dark humor, il suo Geralt è tra le cose più riuscite di questo pilot, un essere che dovrebbe essere privo di sentimenti e che invece ne trasmette moltissimi. Sin da subito gli autori mettono in chiaro la sua particolare posizione di personaggio che vorrebbe vivere defilato in un mondo che lo disprezza e lo teme, con tutta l’intenzione di tenersi fuori dai grandi schemi politici di un’ambientazione pronta a creare intrighi e tradimenti. Accanto a lui, sia Ciri che Yennefer sono ancora appena tratteggiate, ma in entrambe – soprattutto per la prima – si tratta di scelte in forte contrasto con le loro rappresentazioni videoludiche, e sarà dunque interessante scoprire quali percorsi le attendono.

Siamo dunque alle prese con l’erede di Game of Thrones? No. Prima di tutto, perché come già detto non esistono eredi; ma soprattutto perché The Witcher si rivolge a un pubblico diverso, uno che apprezzi l’high fantasy, cioè la presenza molto netta di elementi fantastici, cosa che in Game of Thrones era molto scarsa e forse complice del proprio successo con un pubblico estremamente più ampio. Quel che è certo, però, è che questo pilot funziona molto bene come benvenuto, perché non può che creare una certa curiosità su dove la serie possa andare. Il potenziale c’è tutto: sta adesso alla produzione e a questo cast riuscire a portare a termine questi otto episodi senza perdersi nelle paludi.
Voto: 8
