Dracula – Stagione 1


Dracula – Stagione 1Quando ci sono di mezzo Steven Moffat e Mark Gatiss (Sherlock, Doctor Who) si può star certi di trovarsi sempre di fronte a qualcosa di imprevedibile; per quanto riguarda questa nuova trasposizione di Dracula per BBC e Netflix, però, probabilmente nessuno poteva immaginarsi un progetto tanto ambizioso e inaspettato, che si porta dietro tanti indubbi pregi ma anche alcuni difetti.

Lo show inglese, andato in onda inizialmente per tre sere di fila in patria e poi sbarcato sulla piattaforma streaming più famosa del mondo, si compone di soli tre episodi dalla durata di un’ora e mezza l’uno, lo stesso formato che gli autori avevano scelto per Sherlock. Come per quest’ultimo Dracula è il tentativo di aggiornare uno dei grandi classici della letteratura d’oltremanica, una storia senza tempo che la cultura pop ha continuamente ripreso e riproposto in svariate salse: a partire dagli albori della cinematografia (il volto iconico di Bela Lugosi nel film di Tod Browning del 1931) fino alle infinite incarnazioni del personaggio in pressoché tutti i possibili medium, dal fumetto all’animazione, dalla letteratura moderna alla televisione. Dracula non è quindi solo un personaggio, è una vera e propria icona che si è sedimentata nella cultura dell’umanità e che ancora oggi, a distanza di più di un secolo, consacra la sua immortalità.

I knew the future would bring wonders. I did not know it would make them ordinary.

Dracula – Stagione 1Dopo un primo episodio molto convincente, la miniserie del duo di eclettici autori britannici prosegue con i restanti due capitoli alternandosi tra ottimi spunti narrativi e temerari tentativi di sorprendere lo spettatore, sebbene non del tutto riusciti. Si può dire che il lavoro fatto sul personaggio splendidamente interpretato da Claes Bang – una rivelazione, nonostante quest’anno si fosse fatto già notare nell’ultima stagione di The Affair – è riuscito a metà: da un lato ci troviamo di fronte ad un Dracula molto sicuro di sé, autoironico e superbo, caratteristiche che portano alla mente l’archetipo di protagonista sul quale Moffat e Gatiss hanno sempre lavorato – basti pensare allo Sherlock Holmes di Benedict Cumberbatch o ai Doctor interpretati da Matt Smith e Peter Capaldi, anche se in questo caso si tratta di un villain puro; in seconda istanza, tuttavia, il percorso del protagonista si perde a causa di un finale raffazzonato e privo di mordente, che fa storcere il naso per alcune scelte di comodo.

After 400 years, it’s nice to be understood.

Lo show assume come due poli principali il protagonista e la sua nemesi: a frapporsi al vampiro immortale, infatti, c’è una versione femminile del professor Van Helsing, la suora Agatha interpretata da Dolly Wells. Attraverso questo rapporto e una connessione che travalica i limiti temporali dei mortali, i due si affrontano in una sfida psicologica prima che fisica, basata sul tentativo di prevalere l’uno sull’altro su tutti i livelli, da quello retorico-dialettico – i dialoghi sono splendidi, soprattutto nel secondo episodio – a quello ideologico. In tal senso è funzionale a questo filo conduttore la scelta di mantenere la stessa attrice anche quando la scena si sposta ai giorni nostri, mantenendo il confronto e il grande affiatamento tra i due interpreti anche nell’ultima parte del racconto.

Welcome to England, Count Dracula.

Dracula – Stagione 1Moffat e Gatiss sono soliti prendere la linearità della trama e avvitarla su sé stessa al fine di costruire enigmi narrativi per gli spettatori e Dracula non è esente da questo processo, seppur meno evidente rispetto al solito. “Blood Vessel” ne è l’esempio più pratico, con il disvelamento del mistero che avviene in mezzo al racconto e che rende estremamente vincente la scansione in tre parti della storia, poiché genera un’interruzione importante tra il finale di una e l’inizio dell’altra; una scelta che cattura lo spettatore e lo spinge a proseguire la visione, risultando efficace sia per chi ha visto lo show diviso su tre serate, sia per chi ha approfittato del suo rilascio su Netflix per divorarselo tutto di seguito.
Peccato che nell’ultimo episodio questo meccanismo smetta improvvisamente di funzionare e lasci spazio ad una scrittura molto più lineare, che inserisce troppi elementi in troppo poco tempo causando un sovraccarico di informazioni e uno stacco netto rispetto ai primi due – non solo di ambientazione ma anche e soprattutto a livello stilistico. La trama diventa meno fluida e le giustificazioni narrative dei comportamenti dei personaggi diventano sempre meno chiare – si fa riferimento soprattutto al rapporto Dracula-Lucy Westenra e alla scelta del protagonista di abbracciare la morte.

I’m dying. I am doing the one thing that you can never do, Dracula.

Tenuto conto della serie nel suo complesso, tuttavia, non si può considerare Dracula come uno spettacolo non riuscito, al massimo come un progetto che fa del suo sperimentalismo un vanto e un limite. Tra l’autocompiacimento di una sceneggiatura molto consapevole e ben studiata per farsi apprezzare e alcune scelte narrative audaci e oggettivamente intriganti, Moffat e Gatiss confezionano un prodotto interessante proprio perché ricco di contraddizioni. Gli elementi del romanzo gotico ci sono tutti, l’atmosfera è quella giusta e, anche se gli effetti speciali non rappresentano il punto più alto della produzione, non sono di intralcio al godimento della componente horror della serie; il ritmo, però, è altalenante e alle volte sembra quasi non giustificare il minutaggio dei singoli episodi.

Voto: 7-

 

Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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