Devs – Stagione 1


Devs – Stagione 1 Con la messa in onda dell’ottavo episodio si è conclusa Devs, la miniserie fantascientifica creata, scritta e diretta da Alex Garland per FX/Hulu che, nonostante qualche passo falso, si è confermata come una delle più interessanti novità di questi primi mesi del 2020.

Con un curriculum fantascientifico di tutto rispetto (Sunshine, Ex Machina, Annihilation), Garland si approccia per la prima volta al mezzo televisivo dando vita a un prodotto imperfetto ma estremamente affascinante, in grado di inserirsi perfettamente all’interno della sua produzione. Lo stesso autore ha precisato infatti come Devs componga una sorta di dittico con Ex Machina (2015), suo esordio alla regia cinematografica: da un lato troviamo infatti un film incentrato sul tentativo di un uomo di agire come un Dio tramite la scienza e la tecnologia, dall’altro la storia di un gruppo di persone alle prese con la creazione di un Dio onnisciente e onnipotente. Da qui il gioco di parole Devs-Deus menzionato da Forest nel finale, che va così a comporre la definizione dell’espediente narrativo tipico della tragedia greca: non a caso anche qui infatti la macchina-dio giunge in un certo senso a risolvere una storia ormai apparentemente irrisolvibile, garantendo un finale agrodolce ai suoi protagonisti.

Come si accennava in apertura, il risultato è un prodotto però solo in parte riuscito: nonostante Garland abbia affermato che Devs sia stato appositamente concepito per il medium televisivo e che non sarebbe stato neanche volendo in grado di trasformarlo in un film, giunti al termine delle otto puntate è difficile non pensare allo show come a un film di otto ore, in cui le peculiarità del mezzo non vengono mai sfruttate a pieno e in cui la narrazione risulta diluita oltre le necessità di costruzione dell’atmosfera surreale e rarefatta che lo caratterizza. Dopo un primo trittico di episodi perfetti nel calibrare gli aspetti mistery e sci-fi con quelli thriller, giocando ripetutamente con le aspettative del pubblico, il racconto sembra infatti perdere di incisività nella parte centrale, fino a giungere a un finale non del tutto convincente.

Ciò non toglie che dal punto di vista formale Devs sia un vero e proprio gioiello: le scelte registiche di Garland, unite a un production design e a una colonna sonora ipnotici, contribuiscono in maniera determinante alla costruzione di una cornice fantascientifica personalissima, che si distingue con decisione da ciò che siamo abituati a vedere in questi contesti – pensiamo ad esempio a Westworld, che tra l’altro in questa stagione sta affrontando discorsi molti simili. Si tratta di una messa in scena figlia della peculiare poetica di Garland, in cui la (fanta) scienza si fonde con il misticismo, assumendo un’aura di mistero e di weirdness che permea scene e ambientazioni – la gigantesca statua di Amaya, gli interni dorati dei laboratori di Devs, la peculiare illuminazione della foresta circostante –, innestandosi su situazioni e contesti che invece ci sono ben familiari – gli interni domestici, e in generale le riprese di San Francisco.

Devs – Stagione 1In quest’ottica, il finale non fa che confermare i punti di forza e le debolezze della creatura di Garland. Da un lato troviamo infatti sequenze incredibilmente potenti e suggestive – ad esempio Lily e Forest che osservano se stessi nello schermo di Devs riflettendo sull’esistenza del libero arbitrio –, dall’altro una conclusione confusa e forse un po’ semplicistica della storia, che probabilmente paga lo scotto delle altissime aspettative costruite nei precedenti episodi.
Dopo aver impostato lungo tutto il corso della serie uno scontro ideologico tra determinismo e libero arbitrio, con il finale Garland sembra fornire una lettura che non prende una posizione netta, pur propendendo verso la possibilità dell’esistenza del secondo. Lily è infatti in grado di compiere una “vera scelta”, gettando la pistola con cui avrebbe dovuto uccidere Forest, creando in questo modo una frattura irreparabile nelle proiezioni di Devs e facendo  apparire tutte le precedenti azioni degli altri personaggi come poco più del frutto di mere profezie autoavveranti. Al tempo stesso però il piano di Forest riesce comunque a compiersi con il suo arrivo post mortem all’interno di Devs in un momento precedente all’incidente, in modo da impedirlo e continuare a vivere con la sua famiglia, accettando finalmente l’esistenza del multiverso. Si tratta di un finale apparentemente lieto, che non rende però giustizia al percorso dei suoi protagonisti e alla cornice tematica in cui si inseriscono: la hybris di Forest viene infatti in fin dei conti ricompensata, mentre Lily, nonostante abbia compiuto l’unico vero atto di libero arbitrio, si ritrova un’altra volta a subire le scelte che altri hanno fatto per lei.

Nel complesso Devs si è rivelato un buon prodotto di fantascienza filosofica, in grado di impostare riflessioni non solo sull’annosa questione determinismo-libero arbitrio, ma anche su temi più laterali come la nostra conoscenza del passato e della storia, che forse avrebbero meritato maggiore spazio. Al netto di alcuni innegabili difetti di scrittura, purtroppo non sempre all’altezza dell’high concept alla base dello show, Garland si conferma come uno degli autori fantascientifici più interessanti attualmente in circolazione.

Voto stagione: 7+

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