Deve esserci qualcosa di magnetico nelle rappresentazioni del mondo della finanza e dell’economia invisibile: è forse il suo senso di surrealtà e lontananza dal nostro quotidiano? O è la fantasia di poter guadagnare o perdere enormi somme di denaro in pochi secondi? Probabilmente è solo la conseguenza del senso di onnipotenza dell’uomo occidentale, alimentato dalla propria cultura che ha dipinto nell’immaginario comune l’uomo di borsa come una specie di divinità al di sopra delle parti, un vero e proprio diavolo orientato al profitto e privo di sentimenti.
Il potere economico che trasfigura l’uomo ordinario e ne esalta le qualità più viscerali e meno nobili: un trope che cinema e televisione hanno già mostrato in molte forme – da Wall Street a The Wolf of Wall Street sul grande schermo ma anche la recente comedy Black Monday. Il messaggio sembra essere abbastanza chiaro: per poter farsi strada in questo ambiente bisogna essere spietati e ambiziosi, freddi calcolatori che sanno fare le scelte giuste al momento giusto senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni o dalla compassione. Ah, e ovviamente è preferibile essere maschi, possibilmente bianchi, come anche Diavoli mostra in questi primi due episodi.
La serie è una co-produzione tra Italia, Francia e Regno Unito, girata in lingua inglese e tratta dal romanzo omonimo semi-autobiografico del 2014 di Guido Maria Brera. I due protagonisti, intorno ai quali ruota tutta la trama di Diavoli, sono Dominic Morgan (Patrick Dempsey), amministratore delegato dell’importante banca di investimenti londinese NYL, e il suo protetto, Massimo Ruggero (Alessandro Borghi, che nella versione italiana della serie sceglie di non doppiarsi), un giovane asso della finanza con grandi ambizioni. La storia comincia nel 2011, all’indomani della crisi finanziaria del 2008, e le vicende dello show si intrecciano con gli eventi internazionali più importanti – la crisi politica ed economica in Grecia fa da sfondo al primo episodio. La serie è co-creata da Ezio Abbate, già nella writers room di Suburra – La serie, e tutti gli episodi sono diretti da Nick Hurran, regista d’esperienza che vanta nel suo portfolio, tra le altre cose, alcuni episodi di Altered Carbon, Sherlock e Doctor Who – tra cui “The Day Of The Doctor”, lo speciale per il cinquantesimo anniversario.
La prima cosa che salta all’occhio in Diavoli è l’esatto opposto della spettacolarizzazione degli eccessi del mondo della finanza di cui si parlava: la fotografia è piuttosto anonima e asservita al rappresentare gli uffici della NYL come un luogo di lavoro fatto di grigi uffici e grandi vetrate, la regia mostra sì la concitazione e la necessità degli impiegati di essere flessibili e rapidi durante il loro orario, ma non si perde a rappresentare personalità fuori dal comune o uomini eccentrici, anzi. L’idea dietro la serie sembra quindi essere quella di dare uno spaccato più realistico e meno sensazionalista del mondo della finanza, e, sebbene inizialmente sembri anche riuscirci, andando avanti con la visione i problemi di questo approccio cominciano ad emergere uno dopo l’altro.
Per esempio, il fulcro del racconto dovrebbe essere il rapporto tra Dominic e Massimo ma la sceneggiatura non si prende mai il tempo necessario per introdurlo a dovere: viene continuamente sottolineato, infatti, come tra loro intercorra una relazione che dovrebbe ricordare quella tra un padre e un figlio – forse per imitare, in modo un po’ goffo, il rapporto tormentato tra Kendall e Logan in Succession – sempre solo spiegandolo allo spettatore e mai facendo capire qualcosa in più di questo fondamentale legame. Anche il ruolo di Kasia Smutniak, che interpreta Nina Morgan, moglie di Dominic, rimane estremamente marginale e poco sviluppato in questa doppia premiere che è ben poco indulgente verso i personaggi femminili, finora semplici oggetti narrativi finalizzati a fare da innesco al percorso di caratterizzazione dei personaggi maschili – esempio lampante di questo sistema è la moglie di Massimo, Carrie (Sallie Harmsen).
Non c’è niente di davvero originale in Diavoli e man mano che le intenzioni degli autori si palesano questo diviene sempre più chiaro. I due protagonisti soffrono di mancanza di carattere e, nonostante i due bravi attori si sforzino di dare loro spessore, i personaggi sono vincolati e depotenziati da una scrittura poco incisiva, fatta di dialoghi anonimi e catchphrase che vorrebbero colpire lo spettatore – come i monologhi di Massimo che chiudono gli episodi, o citazioni random da David Foster Wallace e Paolo Borsellino. La trama, che dovrebbe essere bilanciata tra gli aspetti thriller e quelli che trattano le relazioni di potere, si perde in alcune soluzioni poco eleganti – per esempio la gestione del personaggio di Paul nel secondo episodio, gettata nel mezzo dell’intreccio senza un valido motivo – e in lunghi intramezzi formali privi di contenuto. Poco più interessanti i personaggi di Lars Mikkelsen (House Of Cards, Sherlock) e Laia Costa (La vita in un attimo) che tuttavia non hanno molto spazio in questi primi episodi.
Diavoli è una serie molto derivativa che vuole a tutti costi sembrare un prestige drama: i primi episodi non convincono in quasi tutti gli aspetti importanti in produzioni di questo tipo, dai personaggi alla trama fatta di svolte prevedibili e situazioni che sanno di già visto. La speranza è che i prossimi episodi possano dare qualcosa di più in fatto di profondità e proporre nuove dinamiche – magari dando più spazio al rapporto tra Dominic e Massimo. Si salva la confezione ben curata dal punto di vista tecnico e sonoro, forse non abbastanza per convincerci a proseguire la visione.
Voto 1×01: 5
Voto 1×02: 5½
Esauriente come sempre…:)…mi è bastato vedere il trailer per disinteressarmi della serie…la tua rece ed anche i commenti di altri appassionati di serietv confermano che probabilmente è una serie di cui nessuno aveva bisogno e che lascerà poche tracce…
CHE DIRE NON E’ PROPRIO COSI’, MA VA BENE MEGLIO CRITICARE CHE FARE
DEL BUDGET NON PARLA ?
Lei dice :forse non abbastanza per CONVINCERCI a proseguire la visione
CONVINCERE CHI ?
SE LEI NON VUOLE VEDERLO NON LO VEDA O IL SUO RUOLO E’ ANCHE DI IMBONITORE TELEVISIVO
un altro ha detto e’ bastato vedere il trailer, che dire UN FENOMENO
Ciao Giorgio,
posto che questo è il mio personale contributo sugli episodi non pretendo certo che sia una verità assoluta, anzi ben venga che ci si possa confrontare su opinioni diverse. Non capisco il tuo riferimento al “meglio criticare che fare”, intendi che dovrei esimermi dall’avere un occhio critico verso quello che guardo e avere rispetto per chi lavora nel mondo della tv? Non c’è persona che rispetti di più questo lavoro, visto che sono un appassionato che vive di prodotti televisivi, e muovere una critica argomentata mi sembra un modo per onorare questo lavoro più che il contrario, ovvero osannare qualunque serie che guardo a discapito della mia opinione su di essa.
In che senso non parlo del budget? Non faccio riferimento a quanti soldi sono stati spesi nella produzione? Ma perchè questo dovrebbe fare differenza rispetto al giudizio che si ha di una serie, come di qualunque altra produzione artistica? Se è quello che intendi lo trovo un ragionamento abbastanza bigotto e soprattutto fallace, ma spero non sia così.
Tra l’altro nella recensione sottolineo come la confezione sia ben curata, segno che di soldi ne sono stati spesi e anche bene dal punto di vista tecnico.
La frase che chiude l’articolo è provocatoria e funzionale alla chiusura dialogica della proposizione precedente, non vuole certo essere un invito a non guardare a priori la serie e di certo non voglio convincere nessuno a fare il contrario. L’obiettivo delle recensioni dei pilot è quello di presentare la serie senza fare spoiler, poichè con l’offerta televisiva attuale è importante saper selezionare cosa guardare (il tempo a nostra disposizione non ci permette – ahimè – di vedere tutto) e di dare la propria PERSONALE, sottolineo, opinione sui primi episodi. Invitiamo sempre e comunque chi ci legge a guardare perlomeno l’episodio pilota, laddove la serie interessi, per farsi una propria idea, che potrebbe benissimo essere difforme dalla nostra senza che questo ci offenda in alcun modo, anzi.
Spero di aver fugato i tuoi dubbi 🙂