Dopo la prematura cancellazione da parte di Fox e l’immediata acquisizione della NBC, Brooklyn 99 conclude la sua settima stagione (la seconda nelle mani del nuovo proprietario) con un episodio ottimo sotto tutti i punti di vista, che riflette alla perfezione la qualità messa in scena quest’anno da Jake Peralta e dagli altri detective del Distretto 99.
Lo schema classico della serie creata da Dan Goor e Michael Schur presenta in ogni puntata diverse storyline che riuniscono due o tre personaggi e che sono indipendenti dalle altre; come negli episodi più riusciti, però, “Lights Out” riesce ad essere coeso facendo convergere le varie trame in un solo punto, che qui corrisponde anche all’evento più atteso della stagione: la nascita del figlio di Jake ed Amy. Quello che è stato un po’ il fil rouge di quest’annata (con tutti i problemi annessi) diventa qui il punto culminante dell’episodio e il modo perfetto per chiudere la stagione (pensando già alla prossima, che è stata confermata), anche senza dover ricorrere a un cliffhanger. I due segmenti principali, quello di Jake e Charles da una parte, e quello di Amy e Rosa dall’altra, funzionano bene, mentre Terry e il capitano Holt ci regalano una delle scene più divertenti e memorabili dell’anno, ballando sulle note di “Push it”, grazie anche al fatto che tutte le coppie di personaggi sono ormai consolidate e la sintonia tra tutti gli attori è evidente in ogni scena.
“Lights out”, come detto, porta a termine il racconto di come Jake ed Amy sono diventati genitori e lo fa seguendo il leitmotiv di tutta la stagione: fare un figlio non è sempre facile (come invece ci viene spesso mostrato in altre opere), anzi per certe coppie può diventare un’impresa quasi impossibile, e questo porta a delle ripercussioni sulla relazione tra i due innamorati, innescando il più delle volte dei conflitti e ulteriori complicazioni. Così è stato per i due detective, che forse per la prima volta vediamo affrontare un problema reale nel proprio rapporto, il quale si spoglia (finalmente) di quell’aura da “coppia perfetta” tanto bella quanto utopica e irrealistica. In questo season finale le difficoltà affrontate dai Peraltiago raggiungono l’apice, con le urla di Amy, costretta a partorire all’interno del distretto, che si alternano a quelle di Jake, che tenta di raggiungerla in tempo cavalcando il tenente Peanut Butter per le strade di New York. Una volta risolti tutti i contrattempi i due si chiedono se potranno essere dei buoni genitori, se non sia stato il destino a mandar loro segnali negativi per quell’evento, ed Amy ribadisce il concetto – che sta un po’ alla base di tutta la serie – che, nonostante le avversioni, lavorando assieme si possono ottenere grandi risultati.
Brooklyn 99 si è da sempre distinta per la sensibilità con cui porta alla luce e tratta temi delicati ma allo stesso tempo importanti (sia a livello televisivo, sia a quello metatelevisivo, ad esempio ingaggiando due attrici latina per ruoli principali, cioè Stephanie Beatriz e Melissa Fumero). Anche qui non è da meno, innescando per tutto il corso della stagione riflessioni nello spettatore sulla responsabilità e sulle difficoltà che la vita ci pone di fronte, e sfruttando quest’ultime per far evolvere i propri personaggi, rendendoli più maturi e consapevoli senza mai perdere di vista i loro tratti distintivi. Forse l’unico difetto di questa annata consiste nell’aver leggermente trascurato alcuni personaggi, probabilmente dovuto al fatto che gli episodi sono stati ahinoi soltanto tredici anziché la consueta ventina; questo, però, non ha per nulla inciso sulla qualità del materiale proposto.
Ormai diventata una delle comedy più apprezzate (almeno tra quelle che seguono il format da sitcom classico), Brooklyn 99 è riuscita a consolidare anche una struttura stagionale piuttosto precisa: il numero di quelli che dovrebbero essere episodi speciali è diventato infatti ormai praticamente equivalente a quello degli episodi normali. Così ogni anno abbiamo il consueto episodio con il bandito delle Pontiac Doug Judy (Craig Robinson), quello con Pimento (Jason Mantzoukas), l’Halloween Heist (quest’anno un po’ meno geniale rispetto al solito), ecc. Forse nessuna serie in precedenza era riuscita a utilizzare così bene dei personaggi (e degli eventi) ricorrenti come fa Brooklyn 99, rendendoli cari ai fan tanto quanto (se non di più) i veri protagonisti e creando negli spettatori un’attesa e un hype anche nel corso della stessa stagione, tenendo viva l’attenzione. Le avventure del 99th precinct rappresentano oggi senza dubbio uno dei picchi più alti di comicità seriale e dimostrano, dopo sette stagioni, una costanza di rendimento e una capacità di stare al passo coi tempi notevole. Anzi, si può notare come con gli anni la scrittura sia stata costantemente rifinita, fino ad eliminare tutto ciò che c’era di superfluo e creando così per ogni episodio una serie di gag e di dialoghi quasi mai banali e scontati, unita a una caratterizzazione dei protagonisti sufficientemente profonda e variegata.
Nonostante non ci sia stato l’atteso cameo di Bruce Willis (ci abbiamo sperato fino all’ultimo, ma non possiamo lamentarci dato che c’è stato quello di J. K. Simmons), “Lights Out” spegne i riflettori (letteralmente) su quella che ad oggi è probabilmente la miglior stagione di Brooklyn 99 e lo fa in maniera come sempre consapevole dei propri mezzi e della propria comicità, regalando ai fan momenti memorabili e confermando, come se ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia stato giusto il salvataggio della serie dalla cancellazione.
Voto episodio: 8
Voto stagione: 8/9