Curon – 1×01 Il Lago Nero 1


Curon - 1x01 Il Lago NeroNel pilot di Curon si sente fin da subito una pesante e opprimente mancanza di coraggio. È l’assenza che pesa di più, che circonda tutta l’immagine, la scrittura, le interpretazioni, è il difetto che supera gli altri presenti e anzi forse li genera. Ma in cosa consiste il “coraggio”? In una narrazione di genere horror, soprattutto nello sforzo di leggere a fondo il reale, di portarsi nell’abisso della sua superficie, rischiando un’interpretazione arbitraria delle sue dinamiche: per cercarne le direzioni nascoste e riprodurle attraverso una messa in scena in grado di intensificarle, fino a un livello definibile come iconico.

Il coraggio nell’horror consiste nel guardare in faccia la realtà e riscriverne la forma per rendere accessibile il suo lato meno intellegibile. È molto difficile avere un’intuizione di questo tipo: ci vuole un agile controllo di analisi e sintesi, una profonda e acuta lettura del reale. In questo tipo di operazione si parte dal reale e si costruisce un’icona, un segno corrispondente a un elemento della realtà ma frutto di una distorsione metaforica, cioè di una mediazione linguistica, risultato di una riflessione sul reale. Anche in Curon c’è questo tipo di direzionalità: la storia reale di Curon Venosta, paesino dell’Alto Adige con un passato legato a vari incidenti, è la base della produzione italiana Netflix creata da Ezio Abbate, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano. Dopo 17 anni dalla morte della madre, avvenuta a Curon sotto circostanze soprannaturali, Anna (Valeria Bilello) torna nel paese per fuggire dal suo presente assieme ai figli Daria (Margherita Morchio) e Mauro (Federico Russo). Troverà un passato sommerso, un padre (Luca Lionello) che non la vuole, incubi ossessionanti e la presenza di un campanile che emerge dall’acqua e forse nasconde oscuri segreti.

Perché si sente questo vuoto pneumatico nelle prime immagini di Curon se la struttura direzionale è quella corretta e vede susseguirsi come in una scaletta a priori realtà, mediazione immaginifica e infine narrazione horror? Dove si rintraccia questo vuoto? Se il coraggio è il “correre il rischio di un’interpretazione arbitraria del reale andando alla ricerca delle sue direzioni nascoste”, allora non è il referente reale ad essere problematico:  in sé non è fallace e non sbaglia in nulla, è una piattaforma più o meno neutra che permette di impostare riflessioni. Il referente reale – tutto quanto appartenga alla realtà esistente – del pilot è composto da una serie di elementi appartenenti a una sfera tematica – le relazioni interpersonali tra genitori e figli, l’adolescenza come periodo di costruzione della personalità, la xenofobia, il pregiudizio – e da altri appartenenti alla storia reale del paesino di Curon. I primi sono in sé sempre validi, universali inesauribili a cui attingere secondo diverse modalità; i secondi non sono negativi, anzi, contribuiscono attivamente a livello iconografico: per esempio il campanile sommerso che caratterizza il paesaggio di Curon offre spunti immaginativi potenzialmente considerevoli. Quindi tematiche e iconografia non sono il nodo problematico del pilot.

Curon - 1x01 Il Lago NeroIl vuoto di coraggio allora risiede nella mediazione immaginativa, nella modalità interpretativa del reale, nel momento che sta tra il referente e il risultato fantastico. È lì che la serie italiana è manchevole: nell’insieme di soluzioni con cui approccia al reale e lo attraversa per trasformarlo in un’immagine più netta, più spaventosa, paradossalmente più vera del reale stesso. Il primo errore a riguardo nel pilot è nel tentativo di negazione del ruolo di mediazione. Curon apre la propria narrazione presentando non il reale, ma qualcosa che è già fantastico, che è già horror; accorcia cioè tutto il percorso di preparazione e sviluppo di un mistero proveniente dalle faglie della realtà e annulla il periodo di gestazione dell’immaginazione con la visione di un mistero scoperto e leggibile che dovrebbe in qualche modo aumentare la suspense – posizionando lo spettatore su un livello di conoscenza superiore rispetto a quello dei personaggi – ma invece non fa che togliere possibilità al reale. Mostrare il lato mostruoso, sovrannaturale della realtà, così nella sua trasparenza, depotenzia la capacità del reale stesso di generare mostri.

La conseguenza di questo accorciamento nel percorso di esplicazione del mistero e del mostruoso è l’inesistenza dell’atmosfera horror e, secondo una legge inversamente proporzionale, l’insistenza ossessiva nel rendere tutto disponibile all’horror. Quasi come se si accorgesse di aver tolto possibilità alla realtà di diventare spaventosa, il pilot cerca attraverso la fotografia e la recitazione sopra le righe degli attori di radicalizzare tutti gli aspetti paurosi della scenografia e della sceneggiatura. Proprio per questo, anche quando gli eventi si incrinano leggermente o la scrittura si dispone per provocare spaventi organizzati in realtà non avviene nessuno slittamento di tono, nessun innalzamento di tensione, perché tutto è già ricompreso o riassorbito nella disposizione iniziale.

Vince un’omogeneità che non permette a un livello più prosaico di fare esperienza dello spavento e a livello più teorico di cogliere l’eccedenza dello straordinario. Allo stesso modo le personalità dei personaggi sembrano già alla partenza della serie appiattite dai caratteri a grassetto che sono obbligati a incarnare: caratteri urlati che negano possibilità di qualunque sviluppo caratteriale a causa di una caricaturalità ingiustificata e, a livello attoriale, molto difficile da gestire. Risulta difficile appassionarsi o dare fiducia a caratteri così poco credibili, che pur cercando di urlare per dimostrare di essere reali, sono chiusi nella muta bidimensionalità delle caricature.

Curon - 1x01 Il Lago NeroIl pilot di Curon soffre quindi di falle strutturali che si riversano sui più piccoli aspetti della rappresentazione e della narrazione. L’episodio è come soffocato dalla mancanza di coraggio di cui si parlava sopra, che più specificamente è un mancato riconoscimento delle modalità di distorsione del reale. Curon non sembra essere un horror in grado di riflettere l’abisso melmoso dell’anima o il male che esiste nel mondo concreto o anche i fantasmi del passato che abitano le maglie del presente.

La serie si sforza troppo di sembrare un horror e di riproporre senza prospettiva gli stilemi di questo genere mentre impiega tutte le sue forze per creare un’illusione che non ha direzione e non ha scopo se non quello di generare rumore immotivato. Come spaventato dalla possibilità di raccontare qualcosa veramente, l’episodio si rifugia nell’accentuazione e quindi perde tutto un patrimonio di sfumature. Così facendo, lascia ancora inespresse le potenzialità del genere horror-fantasy, il genere che il panorama seriale italiano attuale non sembra riuscire davvero a manipolare con successo.

Voto: 5

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Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.


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Un commento su “Curon – 1×01 Il Lago Nero

  • Michele

    Credo che sia utile dare una valutazione equilibrata del pilot in modo da avere una visione realistica di questa opera. Per questo propongo un uso estensivo della categoria di “cagna maledetta” riferendolo a tutto il cast.
    Che ne dite?