Homecoming – Stagione 2 4


Homecoming - Stagione 2Le premesse erano curiose: è il prosieguo di una storia ma con (quasi tutti) nuovi attori e nuovi personaggi, un tipo di narrazione differente e un punto di vista totalmente nuovo su una storia che doveva concludersi. Solo per questo, la seconda stagione di Homecoming aveva destato interesse, dal momento che con un formato molto corto si proponeva di chiudere una storia molto articolata. Quindi, gli autori ci sono riusciti?

Salutati Julia Roberts e Sam Esmail – passati dalla parte di produttori – diamo il benvenuto in questo secondo capitolo a un’altra protagonista femminile, Janelle Monáe: Alex è un personaggio totalmente nuovo, che non compare neanche di striscio nella prima stagione e comincia la seconda su una barca in mezzo a un lago, visibilmente spaesata. È quindi questo il primo gancio forte con la prima stagione, che caratterizza come la prima il modo di raccontare la storia – forse in maniera ancora più incisiva: la memoria.
Proprio la memoria è al centro di questa seconda stagione: se nella prima il racconto si concentrava più sulla mania di alcune multinazionali e del Governo di controllare la vita di molte persone (con accento sul corpo militare e su tutto quello che di orribile sono costretti a fare in nome del proprio Paese), qui l’attenzione si sposta sugli effetti della “cura Geist”, su quello che una persona perde, gli amici, gli affetti, la famiglia, praticamente se stessi e la propria vita.
Proprio concentrarsi sulla memoria ha indirizzato gli sceneggiatori verso la struttura di questa stagione, una sorta di gioco a scatole cinesi dove, a ritroso, ripercorriamo sì la storia di Alex per capire come è finita su una barca in mezzo a un lago senza ricordarsi nulla, ma soprattutto, passo dopo passo, vediamo riemergere alcuni personaggi secondari della prima stagione che danno un senso e un gancio a tutto quello che ci viene raccontato.

Homecoming - Stagione 2È quindi Audrey Temple il personaggio bivalente e simbolo della duplicità di molti personaggi di Homecoming. Ce la ricordavamo spietata portavoce del misterioso Leonard Geist che, nella prima stagione, incastrava senza pietà Colin Belfast: da quasi un cameo di cui non capivamo l’importanza, fino ad arrivare alle origini della sua storia, che passa da una semplice receptionist a braccio destro di Geist grazie alla sua fidanzata Alex, problem solver senza scrupoli.
Il continuo cambio del punto di vista di chi racconta e di chi viene raccontato ci permette di provare quasi lo straniamento di chi ha perso un pezzo della sua vita, portato via da quel liquido rosato così potente e pericoloso. È una centrifuga che ci catapulta nell’animo perso di tutti i protagonisti di questa storia, dove nessuno sembra mai essere quello che è veramente. Proprio qui infatti subentra l’altro punto interessante dello sguardo autoriale: siamo puri solo quando non siamo più noi stessi, o meglio, quando non siamo più quelli che abbiamo costruito per gli altri.
E l’esempio lampante è proprio quello di Alex, che quando “diventa” Jackie e vuole a tutti i costi scoprire la verità lo fa senza se e senza ma, non fidandosi più di nessuno e soprattutto non è condizionato da quello che è, perché non è più niente.

Homecoming - Stagione 2È per certi versi una stagione ancora più cinica della precedente, con un finale che ha nello stile “vendetta alla Tarantino” il suo culmine, un po’ telefonato ma di sicuro impatto. Geist e Bunda (interpretati da due straordinari attori come Chris Cooper e Joan Cusack) sono le due immagini del privato e del pubblico, dove Geist – dipinto sempre come una figura quasi mefistofelica – in realtà ne esce completamente diverso (sempre la bivalenza), un filantropo schifato dall’uso che alcuni vogliono fare del progresso, intenzionato in tutti i modi a mettere il bastone fra le ruote al Governo, questo sì nemico numero uno.
La seconda stagione di Homecoming è quindi molto più breve della prima, con puntate che scendono addirittura sotto i trenta minuti ma che della comedy hanno solo il formato e non certo il contenuto. Questa stagione sembra quindi una postilla al racconto principale, una sorta di asterisco che ci porta a una nota a piè di pagina dove ci viene detto che fine fanno i personaggi secondari: appunto, sembra, perché leggerla così sminuirebbe invece il buonissimo lavoro fatto dagli sceneggiatori che hanno cercato – e per noi, trovato – un modo interessante per parlare ancora della stessa storia ma con altri protagonisti. Anche se il minutaggio è veramente esiguo, Homecoming è una serie piena di eventi e di riflessioni sulla perdita e sull’importanza di avere qualcosa da ricordare quando rimarremo soli. È proprio questo l’incubo da cui si sveglia chi è passato dal trattamento: bellissima la sequenza che vede Geist e Bunda nel campo con le bacche, con quest’ultima che sottolinea come sua figlia si sarebbe sposata da lì a una settimana, oppure quando Audrey realizza quello che ha bevuto e chiede ad Alex se avrebbe sofferto.
Proprio qui sta il dramma di questa stagione incentrata sul concetto di memoria: i ricordi sono qualcosa che abbiamo o qualcosa che abbiamo perduto per sempre?

Voto: 7

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Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.


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4 commenti su “Homecoming – Stagione 2

  • Hugo Drodemberg

    Per me grandissima delusione. Non sto neanche ad elencare le varie insulsaggini sulla memoria (che si vadano a leggere almeno Sachs, per la miseria) ne’ le discutibilissime prove attoriali: per me questa stagione svela tutta la sua pochezza quando va a parare nella botanica. Sequestrare una coltivazione? Ma dove, ma quando, piglia due piante e bona lè. E’ il bello delle piante dei semi dei fiori ma che lo scrivo a fare… e si arriva al culmine della comicità involontaria quando Geist prova a dar fine al suo campo SPALANDO LE PIANTE UNA AD UNA. Io avrò anche un orto, eh, ma c’è davvero bisogno che spieghi perchè spalare le piante una ad una non ha nessunissimo senso? Bah.

     
    • Hugo Drodemberg

      ps alla fine dei conti questa stagione m’ha lasciato la peggiore delle impressioni: essere preso per i fondelli. Le ho dato 5 e non meno solo perchè qualcosa di buono c’è, come scritto in questo articolo, ma essere presi in giro no, eh