Away – Stagione 1 7


Away - Stagione 1 Che la missione su Marte sia da decenni il sogno di tutta l’aeronautica mondiale è ormai storia vecchia. Pensabile solo come qualcosa di fantascientifico, il viaggio dell’uomo sul pianeta rosso si sta – ormai da tempo – concretizzando nei progetti dei migliori scienziati del mondo.
Ciò che fino ad adesso ha reso impraticabile la missione sono però le troppe incognite a cui l’equipaggio si esporrebbe.


Da non sottovalutare poi la durata del viaggio: andare su Marte significherebbe lasciare il suolo terrestre per circa tre anni, durante i quali le condizioni psico-fisiche degli astronauti potrebbero essere soggette a rapidi mutamenti. Proprio su queste incognite si fonda l’intera prima stagione di Away,  serie originale Netflix lanciata lo scorso 4 settembre e nata dalla penna di Andrew Hinderaker (Penny Dreadful).
Impossibile iniziare a parlare di questo nuovissimo prodotto senza menzionare sin da subito la sua stella principale: a interpretare infatti il ruolo di Emma Green – comandante della missione spaziale più importante nella storia dell’umanità – troviamo il premio Oscar Hilary Swank, affiancata da un cast che vanta interpretazioni brillanti.
Pronta ad affrontare la prima missione con equipaggio su Marte, Emma deve fare i conti con la sua vita sulla Terra e con il suo ruolo di madre e moglie. Sposata con Matt (Josh Charles) – un ingegnere della Nasa affetto da un problema genetico che gli ha impedito di partecipare alla missione –, Emma riesce a conciliare, o almeno così sembra per i primi minuti del pilot, famiglia e lavoro. Non si tratta di un lavoro come un altro, ma di un ruolo che la costringerà a stare “via” da casa per tre lunghi anni.
Away - Stagione 1Il titolo Away non è infatti scelto a caso: ogni chilometro percorso dalla navicella spaziale viene profondamente percepito dai protagonisti quanto dallo spettatore. La distanza dalla Terra sembra provocare un crescendo di drammi familiari che mettono in discussione l’intera missione e la partenza del suo comandante: primo fra tutti l’ictus che colpisce Matt, a poche ore dalla partenza dalla Luna per Marte. Continuare il viaggio o lasciare l’equipaggio per tornare dal marito e dalla figlia Lex? Questo il dubbio che divora Emma finché la sua stessa famiglia la spinge a continuare la missione.
Ciò che prima di tutto bisogna riconoscere alla serie è la sua capacità nell’avere saputo riportare sullo schermo gli enormi progressi che l’umanità, in ambito spaziale, ha fatto dall’Apollo 11 in poi.
La ricerca dei dettagli, l’autenticità delle informazioni in merito al viaggio, i problemi che ne possono derivare incuriosiscono lo spettatore, ed è proprio questo realismo a rendere Away interessante: le problematiche, risolte nella missione Atlas,  rappresentano nella realtà alcuni dei motivi per cui oggi l’uomo è ancora così lontano dal lancio verso Marte. La carta vincente del creatore di Away e della showrunner (Jessica Goldberg) è stato proprio quello di confrontarsi costantemente con scienziati della Nasa, il cui supporto è stato fondamentale per tutta la durata della realizzazione del prodotto. Gli stessi attori sono stati affiancati da veri astronauti durante le ore di simulazione, per poter riprodurre al meglio le scene in cui doveva essere percepita l’assenza di gravità. Curioso inoltre che il progetto sia partito dopo che lo stesso Hinderaker si è imbattuto in un articolo su Esquire (scritto nel 2014 da Chris Jones, ex astronauta) in cui viene raccontato l’intero anno trascorso nello spazio dall’astronauta Scott Kelly; da quella lettura nasce il progetto di Away.

Away - Stagione 1Ciò che rende la missione Atlas tanto interessante quanto verosimile è la composizione multietnica del suo equipaggio: accanto alla comandante americana Green troviamo una chimica cinese, un botanico di origini ghanesi, un chirurgo indiano e uno tra i migliori cosmonauti del mondo, il russo Misha Popov con cui Emma, soprattutto all’inizio, sembra combattere una vera propria guerra fredda. Stati Uniti e Russia insieme nella stessa navicella spaziale alla volta di Marte: qualcosa che, in un momento storico che a tratti ricorda i tempi di JFK, fa certamente riflettere.
Ciononostante, le divergenze si placano al fine di tutelare la cosa più importante: la vita, direbbero in molti. E invece no, l’arrivo su Marte – a tratti – sembra essere ciò per cui vale la pena morire. A tal proposito, quando la base chiede agli astronauti le ultime parole in un momento in cui tutto sembra essere ormai perduto, il messaggio che arriva da Atlas riporta soltanto It was worth it. Tornando alla composizione dell’equipaggio, Usa, Russia e Cina sono i paesi che fino ad oggi hanno messo le basi, chi più chi meno, per la costruzione di una stazione spaziale sulla Luna. L’India – da cui proviene infatti anche un altro membro dell’equipaggio – ha tentato la missione ma senza successo.

Arrivando – perché purtroppo ci si arriva – alle note dolenti della serie, questa racconta la missione quasi come se rappresentasse l’argomento secondario; d’altronde se la serie raccontasse solo la missione su Marte, sarebbe bastato un film. Il titolo non a caso è Away: via. Via da tutto, dalla Terra, dalla vita, dalla famiglia.
Away - Stagione 1Purtroppo le numerose scene che raccontano i drammi familiari fanno perdere all’intera serie quel tocco di originalità che ci si sarebbe aspettato da uno space drama che ha l’obiettivo di raccontare la missione più ambita dall’uomo. La distanza dalla famiglia, la malattia di Matt, l’adolescenza di Lex, i rimpianti passati, le relazioni extra-coniugali diventano quasi il fulcro di tutto il progetto.
A tratti melensa, la serie fa sperare in un improvviso Houston, abbiamo un problema : gli episodi più avvincenti infatti risultano essere quelli in cui l’imprevisto – sacrosanto durante un viaggio spaziale – la fa da padrone.

Tornando agli aspetti che invece rendono piacevole la visione di Away, indubbiamente a renderla speciale, come affermato anche dagli stessi attori durante un’intervista, è la sua dimostrazione che l’unione di più persone, appartenenti a culture e confini diversi e lontani tra di loro, possono collaborare per arrivare a un fine comune. Questo è un aspetto che – oggi, più che mai – dona speranza all’umanità intera.
Senz’altro, tra gli elementi positivi della serie c’è anche il riconoscimento della parità di genere in un ambito quasi sempre popolato da uomini; non solo la protagonista è un’astronauta ma è anche la comandante di una missione alla quale partecipa un uomo con un’esperienza ben più nota della sua. Caro a Netflix, poi, il tema LGBT+: Wang Lu (Vivian Wu) è una tra le più famose chimiche del suo paese, è sposata e ha un figlio; tutta la Cina la guarda dalla Terra con orgoglio e ammirazione. Ciò che nessuno sa è che la loro eroina in realtà è innamorata di una donna, una collega che ha lavorato alla missione Atlas e che, per evitare lo scandalo, la Nasa ha demansionato.
Quello dei sentimenti è un tema che, puntata dopo puntata, subisce un crescendo fino ad arrivare al finale di stagione in cui tutti gli altarini vengono scoperti: Ram (Ray Panthaki), vice capo della missione, ammette – senza grosse sorprese – di essere innamorato del suo comandante e, quasi contemporaneamente sulla Terra, Melissa – astronauta di supporto di Emma – si dichiara con Matt.

Tirando le somme di questa prima stagione, divisa in 10 episodi di circa 50 minuti ciascuna, Away è senz’altro stata ben al di sotto delle aspettative. Apparentemente audace e rischioso, il progetto di Hinderaker non è riuscito nel suo intento: la missione su Marte viene frequentemente messa in pausa dalle vicissitudini familiari, attribuendo a quello che doveva essere uno space drama un’impronta decisamente melodrammatica. È forse questa eccessiva ricerca di originalità a rendere spesso la serie banale.
Proprio per questi motivi Away – nonostante i tanti momenti godibili– ha reso ordinario qualcosa che invece doveva essere (e che forse sarà) straordinario.

Voto: 6/7

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7 commenti su “Away – Stagione 1

  • Simon

    Ma gli scienziati della Nasa non si sono messi a ridere quando dal razzo telefonano sulla Terra? Un messaggio impiega almeno 10 minuti ad arrivare più altri 10 minuti per ricevere una risposta. Come minimo. E invece si parlano senza il minimo ritardo. E in videochiamata

     
    • MariaSY

      Lasciamo comunque spazio a questo tipo di “errori” dal momento che alcune scelte possono essere state dettate anche dai ritmi cinematografici. Pur non essendo ingegnere e/o scienziato, non si può dire che i dettagli tecnici non siano stati curati.

       
  • Cromorosso

    Assolutamente per niente d’accordo con l’articolo. La serie Away è lodevole proprio per il motivo che critichi. Finalmente una storia che parla di missioni spaziali con un approccio realistico in cui le storie umane non cedono il passo ai machismi ed ai sensazionalismi testosteronici del genere sci-fi.

     
    • Dalila

      Grazie per avere commentato.. Indubbiamente mi fa piacere leggere opinioni diverse.. Volevo solo precisare che nella recensione, tra gli elementi positivi che ho riscontrato, c’è proprio quell’assenza di machismo e di sensazionalismo testosteronico, a favore di una missione “donna”.
      Grazie mille, a presto!

       
  • Maria Salarich

    Credo che il realismo delle scene e del racconto dal punto di vista tecnico , uniti alla profondità dei personaggi e alle loro vicende personali siano i punti di forza di questa serie in grado di conquistare un vasto ventaglio di spettatori.
    Impeccabili gli attori, regia attenta ed emozioni di ogni tipo nella giusta misura. Sono all’episodio 6 e spero già che ci sia una seconda stagione.

     
  • Francesco

    Attendevo questa serie con molte aspettative, non tanto per il lato “fanta”scientifico, quanto per quello umano.
    mi sono trovato una serie con personaggi bidimensonali (la “brava mamma”, il marito sostenitore a tutti i costi, il russo burbero, addirittura il nero naif religioso) che ammantano la serie di un’ipocrisia stucchevole difficile da digerire. è una serie molto americana in questo, nel brutto senso del termine.
    concordo con chi ha evidenziato la questione delle chiamate. sono il prima che se ne frega dei dettagli tecnici, ma quello è proprio una presa in giro. ma poi, possibile che il Capitano di una missione spaziale importantissima (con tanto di maxischermi al lancio nelle più importanti piazze del mondo) abbia il tempo di chiamare la figlia per parlare del suo 6 preso a scuola (?!?). mi è sembrato degno de La Casa nella Prateria.