C’è sempre qualcosa di molto interessante (anche a prescindere dai risultati) nella ripresa di un prodotto cinematografico per trasportarlo nella serialità televisiva. Questo può avvenire con prequel (Ratched), sequel (Love, Victor), o, in questo caso, con una riscrittura da parte della stessa autrice del film originario.
A Teacher, la nuova serie Hulu, nasce dall’omonimo film del 2013, scritto e diretto da Hannah Fidell, che qui torna come produttrice, sceneggiatrice e regista di sei dei dieci episodi che compongono la serie. Di per sé, trasportare qualcosa dal cinema alla televisione è sempre un’operazione rischiosa per una serie di ragioni: prima di tutto, perché spesso chi scrive e dirige al cinema parte dal presupposto che il piccolo schermo si alimenti dello stesso vocabolario – poche cose sono fastidiose e sbagliate come l’idea di creare un “film di x ore”. L’altro pericolo è che lo si faccia senza avere granché da dire o da aggiungere al materiale di partenza, se non poche scene non significative.
Ora, chi scrive non conosceva il film prima dell’arrivo della serie. Certo è che l’idea di base non sembra particolarmente originale: una giovane insegnante inizia a lavorare presso un nuovo istituto superiore, per iniziare poi una relazione con uno studente di diciotto anni. Non che l’originalità sia di per sé un valore, dal momento che l’arte si arricchisce sempre con nuove riletture e nuove chiavi d’interpretazione. Qui la difficoltà oggettiva è che questo primo episodio è un’enorme introduzione a quella che sarà la trama (torniamo all’idea di un film lungo quanto una serie) e questo pilot fallisce nel creare grandi aspettative se non se ne avevano già in precedenza, dal momento che la sensazione è quello di sapere dove andrà la storia, almeno per un po’ di episodi.
Claire Wilson, la protagonista, viene introdotta attraverso una serie di comportamenti che lasciano immaginare la sua volontà di allontanarsi dal personaggio di moglie perfetta alle prese con un tentativo di concepimento con il marito Matt. D’altro canto, Eric Walker, il senior con cui Claire instaurerà una qualche forma di rapporto – staremo a vedere in futuro in che termini – sembra essere perfettamente inserito all’interno del proprio ambiente, ossia di ragazzo popolare a scuola, un belloccio che aspira a superare una difficile selezione per entrare all’università del Texas. Ciò su cui però la serie sembra puntare – e questa potrebbe essere la scelta vincente – è sui due attori protagonisti, Kate Mara e Nick Robinson. La prima, la cui carriera è sicuramente esplosa dopo il suo ruolo in House of Cards, sembra in ottima forma in questa serie, capace di spostarsi rapidamente da un tono più dimesso di certe scene a quello divertito e incuriosito di altre. Accanto a lei, Nick Robinson (Love, Simon) regge molto bene la scena: i due potrebbero avere quella chimica necessaria per portare avanti una trama impegnativa e forte.
Benché questo primo episodio possa dire poco di dove la serie andrà a parare al termine dell’arco stagionale, ci sembra di poter suggerire che la trama ha le potenzialità per esplodere, dato il soggetto molto complesso e controverso. Ci sono stati vari casi giudiziari e mediatici intorno a relazioni tra professori e allievi, in particolare tra una professoressa e un minore, intrisi dunque di quel punto di vista maschilista per cui tutto sommato i ragazzi ne sono contenti. Alcune di queste vicende sono state romanticizzate, mentre per fortuna in molti casi si è saputo discutere delle implicazioni sociali e violente di chi detiene un certo potere su persone molto più giovani. Un tema così controverso, dunque, non è nuovo al discorso pubblico, ma può diventare, se affrontato con serietà e capacità, assolutamente devastante in una serie televisiva in cui certi comportamenti vengono portati fuori alla luce del sole. Qui c’è ancora poco da giudicare a riguardo, ma certo il meccanismo sembrerebbe muoversi in quella direzione.
Sebbene la serie abbia dieci episodi, una scelta produttiva che fa molto riflettere è quella di avere episodi dalla durata inferiore ai trenta minuti. Si tratta di una decisione molto interessante, solitamente riservata ai generi comedy o dramedy. Se ne deduce che la serie avrà una durata totale inferiore alle cinque ore; il che significa, almeno in teoria, meno tempo da perdere (che con una spiccata tendenza verbosa di certa prestige tv non è necessariamente un male). Questa compattezza, a dir la verità, non è che si noti poi troppo nel pilot, il quale per ironia della sorte avrebbe avuto bisogno di più tempo per lavorare meglio in scrittura sui propri personaggi; nonostante il tentativo di tratteggiare i caratteri in scena con poche informazioni precise, ci si ritrova a non capire le ragioni di certe scelte, o la facilità con la quale talune situazioni avvengano. Stilisticamente, poi, è da apprezzare la volontà di rendere le conversazioni tra personaggi più realistici, sia per una certa crudezza nei discorsi tra giovani, sia per l’integrazione (anche visiva) dei social network e l’ormai inarrestabile influenza che hanno sul nostro modo di porci e di filtrare il mondo.
Tutto sommato, quindi, il primo episodio di A Teacher non riesce a sfondare. La sensazione di essere alle prese con un lungo film è data dalla natura troppo introduttoria di questo pilot, la cui durata non è supportata da una maggior concretezza di certi snodi narrativi. Si è allo stesso punto di partenza, solo con qualche perplessità in più e un po’ di fastidio per quelle che sembrano delle forzature narrative pur di raggiungere un certo punto nel racconto. Quel che è peggio è che una serie del genere sembra inadatta ad una distribuzione settimanale, e dopo i primi tre episodi già disponibili su Hulu si dovrà attendere di settimana in settimana una serie che avrebbe beneficiato del binge-watching, soprattutto se gli episodi saranno tutti (come ci si aspetta) a trama orizzontale. Ecco perché A Teacher sembrerebbe fatto per chi ha davvero interesse in una storia che affronti una vicenda d’abusi predatori in una scuola. Da questo punto di vista, la serie potrebbe offrire una forte presa di coscienza di quanto ci sia ancora da dire sulle relazioni sentimentali e sessuali in certi ambiti, su quanto il potere sia seducente e su quanto male possa fare.
Voto: 6