Nato da una collaborazione tra Netflix e Shondaland, la casa di produzione televisiva fondata da Shonda Rhimes (diventata famosa per essere la mente dietro a Grey’s Anatomy), Bridgerton è un period drama tratto dalla serie di romanzi bestseller di Julia Quinn e ambientato durante l’era della Reggenza inglese, nella quale le giovani debuttanti fanno il loro ingresso nell’alta società londinese e devono trovare un marito.
Queste premesse su cui si muove la protagonista Daphne, la maggiore delle figlie Bridgerton, sono però sconvolte dalla presenza della misteriosa Lady Whistledown (a cui dà la voce la grande Julie Andrews), che fa circolare il proprio bollettino con cui rende pubblici gli intrighi e i pettegolezzi che coinvolgono gli aristocratici, creando così uno scompiglio degno di Gossip Girl. La serie di Chris Van Dusen (già da tempo collaboratore di Shonda Rhimes) si propone quindi di portare una ventata di freschezza e di leggerezza a un genere che può contare al suo interno già numerosi prodotti seriali e che, da Downtown Abbey a The Crown, ha saputo raggiungere picchi di altissima qualità. È ancora troppo presto per giudicare se l’intento della serie sia riuscito o meno, ma già da questo pilot, diretto da Julie Anne Robinson (anche lei proveniente dal team di Shonda Rhimes), possiamo notare diversi aspetti interessanti, a partire dai personaggi principali: nonostante infatti l’alto numero di personaggi che ci vengono introdotti, in questa prima ora siamo comunque in grado di distinguere bene ciascuna delle sorelle Bridgerton e Featherington grazie a una caratterizzazione efficace tramite brevi ma incalzanti dialoghi.
Ciò che contraddistingue questo primo episodio è proprio il ritmo elevato della narrazione, che è anche il fattore che più allontana Bridgerton dalle altre serie citate in precedenza, che fanno dei monologhi e degli elaborati dialoghi uno dei loro principali punti di forza. In questo modo “Diamond of the First Water” riesce ad intrattenere lo spettatore fin dai primissimi minuti, modernizzando un tipo di racconto che è da sempre piuttosto stabile e con poche varianti. Una leggerezza e spigliatezza che però non precludono certo la possibilità di stravolgere altri topoi tipici dei period drama e di molte altre serie, rendendo più attuale non solo il modo di raccontare una storia di questo tipo, ma proprio le dinamiche intrinseche al racconto e presenti tra i personaggi. Un esempio di ciò si ha quando il Duca di Hastings arriva a soccorrere Daphne Bridgerton, solo per essere testimone della scena in cui la ragazza riesce a salvarsi da sola dalla situazione. Quello che potrebbe sembrare un particolare di poco conto è in realtà il sintomo di un intento più grande, che è appunto quello di dare nuova linfa vitale a un genere dagli stilemi già ben codificati.
In questo senso l’idea del bollettino di Lady Whistledown si inserisce benissimo all’interno del riquadro dell’alta società inglese, stravolgendo non solo le vite dei protagonisti ma soprattutto la gestione da parte degli autori degli “intrighi di palazzo” caratteristici dei prodotti aventi come protagonisti degli aristocratici, spostando l’attenzione dai rapporti di potere ai rapporti d’amore. Tutto l’episodio, e di conseguenza la serie, ruota infatti alla ricerca del marito perfetto per Daphne, ed è significativo che questa dinamica venga ribaltata da una scelta imprevista che coinvolgerà la giovane ragazza e l’affascinante Duca di Hastings, decisione che chiude l’episodio e che dà il via vero e proprio alla narrazione.
“Diamond of the First Water” è un esordio riuscito soprattutto perché fa ben capire la direzione che la serie vuole intraprendere senza mai essere banale e troppo esplicito nell’esporre l’intento degli autori. Questo non esclude ovviamente che Bridgerton potrebbe rivelarsi un fallimento, ma le premesse fanno presupporre un esperimento sensato e ben ragionato, che in questa prima ora sa offrire diversi spunti interessanti e lascia presagire un prosieguo intrigante. La nuova serie di Shondaland si presenta come un prodotto leggero e perfetto per un binge-watching natalizio, senza per questo risultare semplicistico o di scarsa rilevanza e ambizione. Data l’enorme mole di materiale a cui gli autori possono attingere (la serie di romanzi di Quinn conta ben otto volumi, uno per ognuno dei fratelli Bridgerton), è probabile che sentiremo ancora parlare a lungo di questa serie.
Voto: 7½