
I problemi sono arrivati sul lungo periodo: a fronte di una prima parte di stagione davvero convincente, il resto della prima annata ha scoperto il fianco ad alcuni problemi di tenuta narrativa. È abbastanza evidente un calo di ritmo e suspance da metà stagione in poi, un appiattimento del racconto che in qualche modo si “normalizza” e rinnega alcune delle scelte più interessanti che avevano caratterizzato i primi episodi: se all’inizio lo show giocava tantissimo sul mistero legato alla figura di Leanne e alla tensione costante giocata sul rapporto dei personaggi con Dorothy, progressivamente gli autori decidono di svelare fin da subito le proprie carte, rendendo in primo luogo meno terrificante la bambinaia e decisamente meno intrigante la vicenda legata a Jericho. Anche l’inserimento della sotto-trama della famiglia di origine di Leanne e della setta alla quale appartiene contribuisce a trasformare la serie in qualcosa di diverso, traghettando l’interesse dello spettatore verso una vicenda esterna a casa Turner – ad un certo punto sembra quasi diventare un giallo, anche per via delle indagini di Julian e Sean.
Nonostante tutto però la prima stagione di Servant conserva una carica potenziale elevatissima che in questa seconda stagione potrebbe tradursi in una narrazione che si rifà alle atmosfere e alle tematiche dei primi episodi. Purtroppo questo non avviene in “Doll”, che sembra adagiarsi più sulla scia della fine della prima stagione e manca quasi completamente della verve necessaria per lanciare la seconda annata.

Il problema più grande dell’episodio è, tuttavia, la mancanza di un collegamento tra le diverse trame e uno spunto che possa rendere interessante vedere come si svilupperà la vicenda. La scelta di allontanare Leanne e Jericho senza reintrodurli immediatamente sembra essere un boomerang, poiché lascia intendere che l’intrigo si sia già risolto: i Turner rimangono con i loro problemi e la Chiesa si riprende la sua accolita. È chiaro che, in qualche modo, gli autori hanno già pensato a come far di nuovo collidere questi due filoni narrativi, ma la mancanza più grande è decidere di prendersi del tempo prima di farlo, lasciando pochissima carne al fuoco e una reiterazione di situazioni che non aggiungono nulla alla sostanza del racconto. L’unico evento che volge a favore della stagione è la scomparsa misteriosa dell’investigatore assunto da Julian, ma è ben poca cosa per uno show che dovrebbe sfruttare la sua programmazione settimanale degli episodi.

In definitiva, “Doll” è un episodio fin troppo introduttivo che lascia emergere tutti i difetti di Servant: la narrazione riprende da dove era finita la scorsa stagione, chiarisce il cliffhanger ma poi non fa nulla per spingere a proseguire la visione, somigliando addirittura ad un series finale. Gli autori pagano anche la scelta di AppleTV+ di rilasciare l’episodio in solitaria, dove in questo caso sarebbe stato forse più opportuno accompagnarlo almeno a quello successivo.
Voto: 5
